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Il grande problema dei timidi
Una delle frasi più ricorrenti che passa nella mente di un timido/introverso/fobico è questa: "Quando sto con gli altri non so che dire, non so che fare."
Una delle ragioni scatenanti di questo problema più plausible è l'ansia. Ovvero pensiamo che il fatto di essere ansiosi non ci permetta di esprimere appieno la nostra creatività e spontaneità nei rapporti sociali. Ma è veramente così? Faccio questa domanda perchè essendo uno che prende psicofarmaci ho sperimentato l'assenza di ansia in un contesto sociale (grazie alle benzodiazepine). Questo però non è bastato per riuscire ad esprimere quello che avrei voluto. L'inibizione nei comportamenti, la mancanza di argomenti interessanti e in generale quell'alone di trasparenza che mi circinda abitualmete non sono scomparsi. Quindi? Cos'è che manca veramente? Ho diverse ipotesi in mente, ma vorrei sentire altri pareri |
Re: Il grande problema dei timidi
Se sei molto introverso è probabile che parlerai poco anche in assenza di ansia..non è che tutti debbano essere dei grandi intrattenitori/oratori:nonso:
Puoi esercitarti a fare il cosiddetto "small talk" (parlare del più o del meno) che solitamente agli introversi riesce difficile. |
Re: Il grande problema dei timidi
Per il MIO parere, nel MIO caso, è tutto riconducibile a una bassissima autostima.
L'ansia (per fortuna mai giunta a livelli "paralizzanti") è a sua volta una conseguenza di quell'assunto iniziale: "io non valgo niente, io non interesso a nessuno, io non so niente delle cose di cui gli altri parlano, la mia vita è qualcosa di cui mi devo vergognare dato che non ho una compagna e non lavoro, se parlo risulterò ignorante, mi troveranno brutto, mal vestito, noiosissimo, ingenuo e stupido". |
Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
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Altre volte invece è proprio una mancanza di argomenti e di interessi :) |
Re: Il grande problema dei timidi
quindi uno che prende un antidolorifico per una gamba rotta poi può mettersi correre?
Comunque credo sia tutto un insieme, gli argomenti, il contesto (per esempio io faccio più fatica a conversare se ci sono gruppi molto grandi oppure se ho davanti una sola persona ma con cui ho interagito poco fino a quel momento), la paura di fare brutte figure e di sentirsi dire cose che non vogliamo, poca abitudine nel relazionarsi con gli altri, annoiarsi, mettersi dubbi. Secondo me essere più sicuri di se stessi, avere meno paura di sbagliare e farsi le ossa (che ne so, magari riuscire ad intavolare anche una piccola discussione con un negoziante o un'altra figura del genere con cui si interagisce per poco tempo, ovviamente sempre con rispetto e senza far perdere tempo agli altri) sono alcuni validi ingredienti per riuscire nei nostri intenti sociali. |
Re: Il grande problema dei timidi
Il mio problema unico e solo è che non riesco a fare small talk, il resto, timidezza e cazzi annessi sono solo conseguenze.
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Re: Il grande problema dei timidi
Io so fare small talk proprio quando sono in ansia,il silenzio non lo reggo,mi imbarazza troppo e questa cosa non la trovo positiva
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Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
Ecco per quanto mi riguarda lo small talk è qualcosa che non reggo proprio. Preferisco i silenzi piuttosto che conversazioni sterili e noiose
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Re: Il grande problema dei timidi
Dipende anche da cosa significa lo small talk: se significa parlare del più o del meno va bene se sono interessato o conosco a sufficienza l argomento. Se significa invece fare pettegolezzi su persone non presenti o fare battute, divento presto insofferente perché ho un odio viscerale per queste cose e spesso in questi casi mi ammutolisco.
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Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
Secondo me lo small talk ha un'importanza enorme, perché la prima impressione che facciamo agli altri conta molto.
Nei periodi in cui sono più informato sui temi d'attualità oppure sulle tematiche di comune interesse, riesco a parlarne in modo accettabile, e sembro addirittura assertivo (perché parlo di cose sulle quali mi sono già fatto un'idea). E' una buona base di partenza. Certo da sola non basta. |
Re: Il grande problema dei timidi
Voi non avete paura di fare sentire stupida o poco informata la persona o le persone con cui interloquite? questa convinzione che ho è il mio maggiore problema quando conosco persone nuove. Certo, magari faccio una bella figura, ma ho paura di essere visto come una specie di marziano e mettere a disagio (e magari annoiare) gli interlocutori, che quindi tenderanno ad evitarmi per trovare qualcuno di più "ignorante".
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Re: Il grande problema dei timidi
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Nella vita ci sono due tipi di persone prevalentemente, secondo la mia idea: gli estroversoni cazzari, che spesso sanno fare poco o tanto e male ma sanno vendersi bene e quelli che parlano poco e fanno tanto. |
Re: Il grande problema dei timidi
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Ci sono delle volte (rarissime) in cui mi rendo conto di stare "al di sopra" dell'interlocutore. Però non mi sento a disagio per lui, anzi la mia bassissima autostima esce un pò risollevata da quegli episodi. |
Re: Il grande problema dei timidi
Io credo che serva anche una certa capacità nel riuscire a trasformare le (piccole) cose che ci accadono quotidianamente in episodi da inserire in una conversazione. Se io stesso dò poca importanza a ciò che mi capita allora, quando sarà il momento di partecipare ad un dialogo, mi sentirò come se non avessi nulla da dire.
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Re: Il grande problema dei timidi
Le mie difficoltà relazionali sono una diretta conseguenza della scarsa autostima o del sentirmi spesso un gradino più in basso degli altri. Questo mi provoca molta ansia, soprattutto quando devo parlare in pubblico ed essere al centro dell'attenzione.
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Re: Il grande problema dei timidi
Guarda secondo me il tuo problema è proprio il benzo.
Io l'ho assunto per un po' di tempo e non è che faccia chissà quale effetto. A me toglieva soltanto quel magone che si prova nel petto all'inizio dell'ansia ma in generale la sudorazione, il non riuscir parlare svelto, i tremori e l'ansia stessa sono sempre rimasti là dove erano. Non ho mai voluto assumere qualcosa di più pesante. Tu se vuoi, parlane con il tuo specialista. |
Re: Il grande problema dei timidi
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comunque, a conti fatti, per molti di noi ed io sicuramente, è così sono comunque dell'idea che se il problema timidezza non si manifesta, perchè deve essere un problema? io ad esempio divento rosso, sudo e tremo e questi si che son problemi, ma se invece non parlo, dove sta il problema? |
Re: Il grande problema dei timidi
Parla solo quando hai davvero qualcosa da dire, è inutile mettersi a dire cose inutili. Se ci sono dei silenzi pazienza, anche quelli fanno parte di una conversazione. Non è detto che bisogna parlare ogni momento, va bene fare delle pause.
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Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
Il problema è che sei preso da così tante paranoie che non sai poi cosa dire. Ti preoccupi di te stesso e di ciò che gli altri possano pensare di te. Ciò ti blocca dall'agire spontaneamente.
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Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
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Per fare un paragone è come essere brilli senza però l'effetto euforico. E ora che ci penso con l'alcol trovo sempre qualcosa di interessante da dire e soprattutto da fare che è anche più importante quando interagisci con qualcuno |
Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
Capita anche a me ma gli altri non hanno niente in piu di te.
Respirano parlano mangiano e cagano come fai te, ma a differenza tua si sono creati un palco di stronzate sopra la loro esistenza che va in fumo ad un soffio. Spogliali e smascherali, vedrai che sono piu deboli di quanto pensi. E ci godrai a soggiogarli, eccome se ci godrai. Ricorda che crepano pure loro |
Re: Il grande problema dei timidi
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Il fatto che molti basino la loro sicurezza su dei castelli di carta purtoppo non ci aiuta molto |
Re: Il grande problema dei timidi
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Il punto è possibile riuscire a trasportare queste caratteristiche al comportamento giornaliero di ognuno di noi? |
Re: Il grande problema dei timidi
1 allegato(i)
Oltre a questo è chiaro
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Re: Il grande problema dei timidi
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Oggi non parli, passi inosservato e torni a casa contento; domani non parli, la gente inizia ad ignorarti e tu sei ancora più tranquillo e contento; dopodomani dici che hai un impegno, te ne stai a casa a guardare quei 6 episodi arretrati della tua serie preferita, stai da Dio e sei ancora più contento; il giorno dopo nemmeno ti invitano più, tu guardi il cellulare silenzioso e sei ancora più contento. Alla lunga hai permesso alla tua timidezza di condizionare la tua vita. Questa è in buona parte la mia storia. |
Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
Sintonia emotiva con l'altro.
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Re: Il grande problema dei timidi
Io quando bevo sono ancora più inibito di quando sono lucido. Perché ho paura di dire cazzate e fare gaffe (è successo, non vi racconto che è meglio), ho paura di barcollare o rovesciare le cose (una volta mi è scivolato di mano un bicchiere di birra :mrgreen:); e ho paura di avere lo sguardo perso (edit).
Le stesse paure che ho nel dialogo di tutti i giorni, moltiplicate per tre. |
Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
Voglio spezzare una lancia a favore dei timidi.
E' vero che spesso siamo ansiosi, è vero che spesso siamo troppo riflessivi, è vero che spesso siamo semplicemente paranoici... Ma è vero che il problema di molti timidi è anche l'essere emotivamente più sensibili e in un certo senso maturi. Non siamo in grado di banalizzare i rapporti, per noi è tutto molto importante, una parola sbagliata può essere un casino, mentre i non-timidi sparano stronzate (a volte anche in modo ripetitivo a mo' di tormentone) senza curarsi troppo delle conseguenze. Tanto poi basta un "ma non intendevo dire quello" e tutto si sistema. Per un timido è inconcepibile, perché riconosciamo la fragilità insita in chiunque. I timidi hanno fin troppa premura nel rivolgersi agli altri spesso. E questo ci fa apparire bloccati, inebetiti, tontoloni e via dicendo. A volte nella mente di un timido si nascondono intrecci di ragionamenti che farebbero sfigurare un campione di algebra, elaboriamo possibili dialoghi, possibili conseguenze, possibili danni e offese nel tempo di uno sbadiglio. E questo non è un male, la cosa negativa è il fatto di rimanere bloccati nell'incapacità di scegliere, perché alla fine di tutto questi ragionamenti al contrario di quelli matematici non hanno un risultato garantito da teoremi o leggi, e si torna all'incapacità di astrarre di cui sopra. E ci si perde nelle infinite variabili. E le occasioni si sprecano. |
Re: Il grande problema dei timidi
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Re: Il grande problema dei timidi
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