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Storia d'N
RIVOLUZIONE
Percorso ormai quel tanto di strada sul fianco della montagna - in modo da aver visto sparire il mondo dietro le nuvole, ma senza scorgere neppure lontanamente la vetta - N si fermò a prendere fiato. Vide dall'alto scivolare proprio nella sua direzione un'indistinguibile macchia di sangue, in contrasto con il colore delle pietre intorno. Man mano che questa proseguì poté distinguerne i dettagli: era una donna martoriata dalle ferite, che rotolava giù dal crinale fortunatamente non troppo ripido. N rimase immobile e quella finì la caduta giusto ai suoi piedi. N: Accidenti che ruzzolone! Incredibile che tu sia tutta intera! Non riusciva che a sostenere la testa a pochi millimetri dal terreno, N la adagiò supina contro di sé; anche a pochi centimetri di distanza faticava a definirne i lineamenti, e rimase sorpreso nel sentirla parlare così limpidamente e tranquillamente. R: Intera per modo di dire...ormai la mia pelle è segnata irrimediabilmente dalle ferite: quelle nuove sono profonde ed ampie, e sovrastano le antiche cicatrici aggiungendo dolore al dolore. N: Stai cercando di raggiungere la cima? Più avanti immagino che la scalata si faccia difficile. R: Per così dire...per me non è mai stato possibile percorrere questa strada facilmente: le mie gambe sono come tronchi privati di vita, utili solo e ospitare parassiti e a degradarsi lentamente a vantaggio di questi. La salita consumata a prezzo di fatica e umiliazione pareggia nei fatti le cadute - ho bisogno di aiuto per proseguire, da sola mi è impossibile anche quasi respirare. N: Cosa troveremo in cima? Quote:
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Re: Storia d'N
RIVOLUZIONE
[...] R: Si incomincia con questa domanda, fino ad oggi si è continuato con una risposta frettolosa, ma non basta. Camminare è il solo modo per saperlo. Prendimi con te in questo viaggio, non abbiamo nulla di cui cibarci, nessun luogo dove ristorarci, ripararci dal sole e dal gelo: niente distrazioni. Io conosco la strada, l'ho percorsa molte volte in mille modi; lasciami aggrappare e portami con te, fin che riesci. N: Ti confesso che nonostante le tue condizioni ti trovo istintivamente attraente, la tua voce non sembra affatto incrinata dal dolore e dai sentimenti - logica e ferma, decisa e uniforme: con poco più di un velo di fiducia nel mondo ma con il peso di un obiettivo ancora ignoto - andiamo, il sole batte. Con non poco affanno la donna si lasciò legare alla schiena del viandante, che riprese la sua lenta andatura. N: Vuoi scalare una vetta senza gambe... R: Mi faccio trasportare dai coraggiosi come te, siete in molti più di quanto forse pensi. N: E nessuno ti ha mai portata fino alla fine? Ti hanno sempre abbandonata? R: Oh beh no, non è così; alcuni di loro avrebbero voluto resistere, ma sono stati vinti dalla stanchezza, dalla fame o dal sole – morti o svenuti, io ero destinata a rotolare giù in ogni caso - altri sono fuggiti perché non si ritenevano all'altezza - probabilmente non lo erano... - ...c'è stato si, ce ne sono stati che mi hanno solo usata, che hanno approfittato di me – in questa montagna brulla priva di vita – idioti o bastardi, e mi hanno lasciata poi sola e stordita, o gettata direttamente giù a precipizio. N: Tuttavia chiedi ancora a un passante l'aiuto di cui hai bisogno, questo fa onore alla tua apparente sfiducia nell'uomo. R: La mia sfiducia è ambigua, intermittente, ma in questi casi è difficile determinare se sia originata da me o di riflesso dallo scetticismo di chi mi si è avvicinato e mi ha visto tentare quest'impresa senza alcun mezzo, senza gambe. Devo chiedere sostegno, ne ho necessità, ma ormai l'esperienza mi insegna che sarò abbandonata, sopraffatta o corrotta da uomini deboli. N: Io ti porterò sino alla fine del percorso, e non dormirò né morirò. R: Non sono sempre stata così malridotta comunque; agli inizi ero benvoluta da tutti, e nessuno mi si avvicinava tanto da farmi del male - nemmeno aiutarmi, è chiaro. Io stessa ero molto diversa da oggi, interiormente voglio dire... N: All'inizio eri una bambina ingenua, ti facevi comandare e rimuovevi ogni trauma tornando spensierata nel giro di un paio di schiaffi. R: Già, immersa nella religione dell'amore e della compassione mi buscavo le botte e stavo zitta; ma ero uno degli elementi indispensabili di quella società: tramite la mia comparsa i popoli oppressi potevano assaporare un gusto nuovo, quello della prospettiva di un nuovo corso più equo tra sé e i privilegiati, e questi ultimi godevano dello spettacolo sapendo bene che tutto sarebbe tornato esattamente come all'inizio. Sperandolo perlomeno. N: Quando i popoli sperimentano un nuovo corso tutto può essere restaurato? R: Non esattamente, ma lo avrebbero scoperto molto più tardi. Inizialmente il mio nome - Rivoluzione - aveva il rassicurante significato scientifico di rivolgimento e ritorno al punto di partenza, per questo le rivolte politiche vengono definite tali. N: In realtà una volta che il sapore della libertà, della giustizia, si è accostato alle lingue degli uomini rimane, in qualche forma... R: ...sotto forma di ricordo, di flebile tradizione... N: ...in una o due persone magari, nascostamente armate di idee nuove e potenzialmente grandiose... R: Tutto come prima non torna mai, la storia non si ripete simile a sé stessa. Anche i ceti dominanti lo sapevano, sapevano che le rivoluzioni possono essere uno strumento da usare a loro completo vantaggio. A quei tempi non esistevano rivoluzioni coordinate o preparate a tavolino: ci si riuniva e si protestava, si spaccava tutto e si rubava il rubabile - qualche strascico di questa tradizione resiste fino ad oggi -, così da dare all'esercito legittimazione qualora partisse - come puntualmente accadde e accade - la repressione dei dissidenti... N: ...in nome di quel sedicente senso di sicurezza, di stabilità, che tanto preme a chi occupa una poltrona in cima a una piramide sociale... La stabilità era un problema anche per i due viandanti: il peso, pur non eccessivo, della donna, unito alla poca forza di N e al terreno sassoso e friabile rendeva il percorso una trappola continua; fermatisi decisero di riposarsi: la donna a terra, N seduto ad ammirare il cielo, lontanissimo sotto i suoi piedi. R: Alle mie prime apparizioni in politica sono stata identificata con la restaurazione; in quei casi accolta come una celebrità, portata sopra un cuscino di seta - avevo ancora le gambe, bisogna dirlo -. L'insediamento di Guglielmo D'Orange, in Inghilterra, fu salutato come la prima "grande rivoluzione" sebbene si tornasse di fatto ad una situazione di compromesso tra parlamento e monarchia, dopo la "grande rivolta" di cinquant'anni prima. N: Ti avevano fraintesa... R: Insomma, no, allora ero effettivamente questo, prendevo il significato che il mondo mi dava. Chi controlla il mondo controlla i significati: "guerra civile", "terrorismo", "malavita", "delitti mafiosi", "rivolte politiche", "corruzioni dell'animo", "disordini sociali", mentali...le parole si costruiscono con l'uso, chi le sa usare e decide - istituendo ad esempio un'accademia che determini univocamente regole e lessici - ha in mano i pensieri di chi discute, li controlla e manipola. N: Ricominciamo a salire, comincia a vedercisi poco. Non si mossero. R: Gli illuministi mi vestirono ancora più moderatamente; per loro non era possibile immaginare una rivoluzione politica non istituzionalizzata; mossi da quell'incrollabile fede nell'evoluzione materialistica dell'uomo, dall'idea che l'uomo tende a migliorarsi e a migliorare le proprie organizzazioni naturalmente, si dimenticarono di me, e lasciarono che l'Europa si preparasse a ricevere il più duro colpo portato sotto la mia ala da lì a millenni. N: Il 1789... R: Ormai già ben prima di quegli avvenimenti avevo cominciato ad immaginarmi in una forma diversa, improvvisa, radicale; come sotto l'influsso di un eccitante o pressata dagli istinti adolescenziali vedevo solo nel sangue la soluzione. N: Di sangue se ne vedeva molto, se n'era sempre visto. R: La novità fu il colore delle strade; al rosso provocato dagli eserciti e dalle esecuzioni dei tribunali si sostituì il linciaggio pubblico dei nobili e i potenti da parte del popolo. N: Strade color del cielo. ...ci sarebbe da parlare del popolo. R: Allora ero soddisfatta, credevo nel popolo. Ma col tempo ho compreso che il popolo non esiste, che è un miraggio di chi, immerso in un mare di facce e di sudore, sente perdere la propria natura di uomo, la propria razionalità. N: E il popolo si fece raggirare ancora: Terrore giacobino e restaurazione. R: Eh ma ad elencarli tutti i raggiri...ogni giorno, io ero presente – tu sei presente! -, mi si insulta, mi si caccia giù dalla montagna, giù da un abisso; si ridicolizzano ed emarginano coscienze evolute, si proibiscono libri, si pilotano stati, si creano concetti falsi, storia falsa, verità false; chi controlla le parole e il loro flusso controlla tutto, nel mondo degli uomini. N: Ed è impossibile per un popolo disorganizzato rispondere, è impossibile anche realizzare la propria posizione all'interno della società. R: Il popolo non esiste! Nel senso che esiste chi controlla "il popolo", e lo dirige come fosse un suo organo, e chi si sente parte de "il popolo", e non vive le proprie esperienze ma quelle della massa! Diventa un individuo indistinguibile nella marea della gente che insorge, protesta, pretende, si informa, si appassiona al "fatto del giorno", consuma, va controcorrente. N: Dici che sarebbe più controllabile se ognuno facesse come desidera? R: Chi controlla la massa non ha a cuore gli interessi dei singoli componenti di quella potenza; e chi sente di appartenere ad una massa non si rende conto degli errori che commette, viene deresponsabilizzato nelle sue azioni: "il popolo" diventa organizzazione periferica del potere, e il singolo, ormai funzionario, agisce in virtù dell'interesse del potere. Per questo il controllo della rivoluzione non è necessario, bisogna anzi evitarlo quando essa è mossa da una sana coscienza individuale. N: Capisco, se vi fosse una coscienza comune condivisa le azioni della massa sarebbero autocoordinate dai singoli... R: Ma anche senza questa coscienza comune assoluta, basterebbero pochi punti; basterebbe agire secondo natura, rispettando sé stessi, stando in pace con sé stessi. A quel punto droga, malavita e gli altri mali della società sarebbero messi sulla strada della sconfitta. N: ...il singolo agisce razionalmente, al contrario della massa - se la rivoluzione si sviluppa nel singolo non vi è necessità di violenze. R: Ci sono voluti secoli perché lo comprendessi: la rivoluzione dev'essere individuale, indivisibile dalla persona; è come una fede, non si istituzionalizza o generalizza senza svuotarsi di significato e di prospettive; viva e priva di strade predefinite, procede piano trasportata dai singoli, si diffonde come un'epidemia generatrice: infonde vita e cade ed attende nuovi coraggiosi – e la strada ricambia, torna indietro, svanisce, a seconda della prospettiva. N: I coraggiosi non si possono annichilire ne controllare, essi non abbandonano la strada scelta con tanta cura – qualche volta senza una seria possibilità di scelta – e battono le suole fino a consumarle per raggiungere... R: ...con gentilezza...la LORO vetta. Nei minuti di silenzio successivi i due ripartirono, l'una sulle spalle dell'altro, e una nuvola iniziò a sovrapporsi alla montagna. |
Re: Storia d'N
Non valuto il testo dal punto di vista formale ma ne prendo spunto per dire la mia su questo argomento per me felicemente off topic perché la varietà non guasta, anzi... Rispetto molto i grandi uomini di sani principi che hanno dedicato la loro vita in favore dei diritti civili. Oltre a un grande coraggio e altruismo devono aver avuto anche una grande fiducia nell'uomo. È proprio quest'ultima cosa che invece a me manca. Tanta gente è banale e ottusa da far schifo e non potrà mai affrontare una rivoluzione individuale. Quindi lasciamola nell'ignoranza a farsi strumentalizzare! Almeno fossero persone gentili. Col cavolo! Di gente comune di merda il mondo è pieno. Qui dentro ne abbiamo tutti esperienza, ad esempio. Certa ignoranza e maleducazione insita in molte persone appesterà sempre il mondo e non c'è rivoluzione che tenga. L'intelletto è lo strumento con cui l'animale si è rovinato ed è arrivato allo stato di uomo, purtroppo. Quindi utilizzarlo nelle rivoluzioni non è altro che indice di malafede, come si fa capire dal testo, che non porterà niente di interessante. Una rivoluzione decente e per questo impossibile dovrebbe eliminare tutti i bastardi e fannulloni, ricchi o poveri che siano. Per me l'uomo non merita tante attenzioni e dispendio di energie. Invece se certi intellettuali o qualcun'altro la pensa diversamente, crede che ne valga la pena, che si faccia pure crocifiggere dal Ponzio Pilato di turno.
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Re: Storia d'N
SUPEREGG
Con le mani e i piedi e il resto del corpo immobilizzato N non poteva che osservare, e nonostante intorno al letto la luce dell'ampia finestra blindata rischiarasse e lavasse i muri, un'ombra senza pace galoppava in circolo. N: Chi è? A: Chi? N: Chi è che mi gira intorno?! Il galoppìo si fece di colpo insostenibile, la sensazione claustrofobica delle pareti strette al quadrato del soffitto e le fasce di cuoio su fronte torace, polsi e stinchi... N: Aiutooo!! Che sta succedendo?! Aiutatemi! Aiutami! A: Sta zitto! Zitto! Non gridare..! Se ti sei ritrovato qui c'è di certo un motivo. N: Ma quale motivo? Per tenermi così legato? A: Io non so, sono sulla tua stessa barca sai... << Fate meno casino qui! >> A: Ecco vedi? Dobbiamo parlare sottovoce... Non dovremmo nemmeno parlare forse... N: Siamo rinchiusi e bloccati in un dannato buco di stanza in due, io legato in sto letto...e dovrei anche tacere?! Ma che senso ha scusa, io grido quanto mi pare e piace: AAAAAAA! A: No! Zitto! Taci! Chiudi la bocca! Fermati! Anche se ti sembra illogico loro sanno, fidati: loro sono quelli che sanno le cose... Come va il mondo... E il fatto che io e te siamo chiusi in un manicomio è la prova che non siamo in grado di capire, di sapere e comprendere determinati aspetti della vita... N: Ma tu sai perché ti hanno messo qui? A: Certo! Ho chiesto io di essere internato. Ormai era evidente la mia deviazione mentale... N: A me sembri abbastanza normale; se non altro...hanno fatto un buon lavoro qui dentro... A: Oh beh, stare rinchiuso è un bene, quando si è inetti e inadatti alla ragione... Pericoloso che noi si stia al mondo sai... N: Cioè non segui terapie, ti tengono solo in 'sta stanza? Accidenti... ...ma che genere di deviazione avevi? A: Ce l'ho ancora - ce l'ho ancora! Te l'ho detto: non capisco le cose che accadono... Non riesco né a ignorarle né a capirne i meccanismi... N: Ma scusa...sai di essere qui, parli lucidamente con me; ti sei analizzato da solo nel tuo rapporto col mondo! Voglio dire...mi sembra che tu non sia proprio pazzo! A: Ma non è questo... Alcune cose le capisco... Ne colgo il senso... ...quello che non capisco sono gli eventi umani...le conseguenze e le necessità degli uomini. N: ... A: Tipo le guerre, l'economia...il sistema scolastico, informativo...i sistemi in generale...le relazioni di lavoro, amorose...la criminalità...la politica... Fatico a capire anche la storia e la filosofia...il cibo, i corpi, i problemi... Ecco, direi che mi sono reso conto di essere perduto quando ho compreso che i problemi miei e quelli degli altri uomini non coincidevano affatto..! Era evidente che qualcosa non andava... Ma io sono uno e loro moltissimi; è altrettanto evidente che il problema sono io. N: Anche qui dentro siamo in tanti... A: Ma siamo comunque una minoranza in un sistema più grande. N: Ma noi qui dentro siamo la maggioranza: come dentro la tua società sono la maggioranza quelli che hanno problemi diversi - è la stessa cosa. A: No, ma no! Noi siamo folli, non vedi?! Siamo in un manicomio! L'esistenza stessa dei manicomi - mi sembra tanto evidente, come mi sembra evidente che tu hai degli ottimi motivi per stare qui - testimonia che siamo folli! N: L'esistenza stessa dei manicomi testimonia che non siamo pochi come si vorrebbe far credere... A: Ma se ci siamo ritrovati qui c'è di certo un motivo... |
Re: Storia d'N
4D PINBALL
L'asfalto ricopriva come una colata immane il viale delimitato da file innumerevoli di arbusti, al di là di questi l'erba svaniva per far posto a fossati colmi di rottami. N veniva dalla sua direzione guardando verso la remotissima tangenziale, e prendendo fiato in silenzio poté udire suoni mai ascoltati prima. F: HAHAHA! Mi fate un baffo dilettanti! B: Non darti tante arie! P: Si! Sei solo un pallone gonfiato! F: Ma che invidiosi! Pensa un po'! B: Come mai noi non abbiamo mai visto il sangue? F: Ma taci va, non è colpa mia se siete sempre addormentati quando agisco! P: Si certo come no... Proprio in quel momento un'auto da corsa concluse la sua sfrecciata frenando e ribaltandosi tante volte quante necessarie per sfracellarsi e spezzarsi in due contro un Pino marittimo, appena ammaccato. P: Visto?! Visto?! F: Tutta fortuna! P: Ma che fortuna! Guarda che lavoro di fino! B: Beh, bisogna ammetterlo...quattro morti sul colpo! Complimenti! P: Beh è un dono di natura sapete... L: Allora! Volete smetterla di urlare?! Lo sappiamo che siete dei fenomeni ma tacete un po'! Abbiamo sonno! Ma che ora è? [sussurrìo]: Le 12 e 25... L: Ma porca di quella porca di una miseria! Finitela o vi faccio vedere io! P: Ehi amico vedi di calmarti! B: L'amico friz qui ha appena frantumato a metà una spider! L: Ah beh allora posso capire...quanti feriti? P: Nessun ferito! Quattro morti! F: Tutta fortuna... L: Perbacco! P: E con questi fanno 300 tondi questa settimana! L: Beh ragazzo mio, scusa per l'irruenza prima...complimenti davvero, porti onore all'aiuola, ma ora abbassate la voce che c'è anche il piccolo qui che deve riposare... P: D'accordo... N guardandosi intorno aveva ormai intuito che quelle frasi e quelle parole provenivano dagli alberi eretti al di là dell'asfalto. N: Scusate ma... B: Sta parlando con noi? L: Ecco...si sono fatti sentire... P: Facciamo finta di niente..! N: No no non voglio disturbarvi... ...mi interesserebbe solo sapere come mai siete così fieri di voi sapendo di aver ucciso tutte quelle persone...mi pare di capire che addirittura considerate l'esser causa di un incidente stradale come un onore, come una grande impresa, come una forma di elevazione sociale per così dire... ...non voglio certo farvi la predica, io non...non so bene cosa vi spinga a farlo, potrebbe essere anche la vostra stessa natura chi lo sa? Ma dato che mi sento particolarmente vicino spiritualmente alla specie umana ecco, mi chiedevo se potreste smettere di vantarvi almeno per aver fatto di alcuni di loro dei cumuli di ossa e macerie. ... N: Fate finta di non sentirmi... ...ma io non me ne vado. N rimase immobile nella sua posizione, e nel tempo che passò di fianco a lui si trascinarono sull'asfalto per poi cadere nel fosso mani insanguinate e macchine e moto e sedili imbottiti di viscere spappolate dentro le lamiere, e continuavano con la sua attesa a macellarsi i corpi umani e meccanici delle automobili e chi si salvava veniva investito e diviso in più parti o soffocato dai fumi tossici. Il viale illeso, gli alberi appena scorticati dopo urti anche davvero tremendi. [sussurrìo]: He he he...io sono a 320! [sussurrìo da più parti]: Zitto! N: Mi fate schifo..! Che razza di esseri figli... P: Ehi pezzo di niente! Vieni a dirlo tra le mie radici se hai il coraggio! Vieni a continuare la frase avanti! B: Dai Pino calmati... P: No no, stava per insultare mia madre! Senti un po' brandello di virtualità, perché diavolo credi che siamo tutti qui ordinatamente in fila? Pensi che ci abbia portato il vento e disposti per bene uno dietro l'altro di fianco ad una strada?! Ma che razza di ragionamenti..! N: No, ma questo non vi autorizza certo a ridere, a onorarvi del sangue e del dolore inflitto! B: Rilassati Pino, questo ci fa tagliare tutti... N: Non farò tagliare nulla, potete fidarvi. [sussurrìo]: Si, certo...come l'altra volta... N: Non ero io l'altra volta! Spiegatemi cosa succede e me ne andrò, promesso. Vi lascerò in pace. L: Te lo spiego io se ti avvicini, e voi tacete che non fate che danni. Quest'ultima frase era sibilata tra i nodi di un Larice dall'aria antica, solenne; accanto ad esso si sviluppava a vista d'occhio un piccolo Arancio silenzioso. N gli si sedette vicino e lo ascoltò. L: Conosciamo la vostra morale umana, siete scandalizzabili dalla vista del sangue, dall'ascolto della ridicolizzazione del vostro sangue; quando lo vedete scorrere rosso e caldo sotto i vostri altrimenti blindati occhi. Quando è linfa, quando è dolore silenzioso e diverso per voi non c'è nulla di cui preoccuparsi, quando è un numero su un foglio, quando è un foglio, per voi è tutto normale, passabile, sopportabile, non comprensibile in maniera pratica, per quello ci vuole lo schizzo di sangue, la gamba mozzata, l'occhio sradicato e le unghie disintegrate direttamente contro i vostri stomaci, nelle vostre mani, sui vostri occhi, tra le vostre dita... P: Stringi amico... L: ... N: Non ho fretta. L: Noi siamo stati sradicati dal luogo in cui siamo nati e cresciuti, piantati come ornamento in questo luogo desolato e arido, nutriti tramite meccanismi automatizzati con acqua inquinata e priva di qualunque valore, disposti in file ordinate - per voi non sarà comprensibile ma è davvero una cosa odiosa per una pianta - con pochissimo spazio per i rami, tanto che saltuariamente passa il camion della potatura...i nostri frutti, utili per nutrire la terra della striminzita aiuola a noi affidata vengono rubati dai passanti, i nostri fiori quando va bene lasciati cadere e poi portati via senza considerare che li abbiamo portati sui rami per settimane, quando va male direttamente estirpati per essere regalati tra innamorati...puoi immaginare che facile sia per le radici con quel deserto... N: ... L: Dici che uccidiamo gli uomini, che distruggiamo le auto, che feriamo e mutiliamo e paralizziamo i tuoi tanto cari uomini. Non è vero. Sono essi stessi a guidare l'automobile da loro posseduta sulla strada che loro hanno costruito contro gli alberi da loro disposti! Non vengano a lamentarsi, noi non uccidiamo nessuno! Noi siamo fermi immobili! E cosa credi che sia piacevole farsi colpire da tonnellate di metallo sparate a centinaia di chilometri orari?! N: Da come ne parlate tra di voi sembrerebbe di si. L: Considerando che il cielo è annerito dallo smog di quelle automobili e delle fabbriche all'orizzonte, considerando che l'ambiente e l'orizzonte stesso sono svuotati dalla desertificazione che ha ormai colpito i luoghi esterni alle città del mondo proprio a causa delle folli politiche ecologiche degli uomini, considerando che tra di noi non possiamo che parlare e finiamo sistematicamente per insultarci ogni qual volta si apre una discussione - prova tu a stare per secoli accanto a sempre lo stesso tizio che ti racconta sempre la stessa storia della tipa che gli ha sfiorato la radice - ebbene...gli incidenti sono l'unica distrazione per noi, parlare degli incidenti, considerare il computo dei feriti e delle vittime è l'unica attività che ci distragga dalla nostra noia. Senza contare che in fondo i nostri avi cominciarono ad esultare per gli scontri con le auto proprio perché desideravano essere da esse sradicati ed uccisi, piuttosto che continuare a vivere in queste condizioni... La voce piano piano si affievoliva e restava nella mente del viandante immobile come un gusto amaro. N: ... N non parlò più e rimase piantato sull'erba simile ad un tappeto in una terra concimata da sostanze a lei estranee mentre il vento intorno continuava a produrre suoni tra i pochi rami già e ancora carichi di foglie. |
Re: Storia d'N
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"Non dobbiamo arrabbiarci contro una persona ottusa, bigotta o estremista: Lasciamola stare! Serve! E’ una pedina o un ingranaggio della società. Osserviamola e divertiamoci!" |
Re: Storia d'N
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Concordo con il punto di vista degli alberi ma penso anche dell'altro. L'uomo fa schifo e deve sparire? Bene, allora continuiamo a maltrattare l'ambiente e anche l'uomo scomparirà al più presto. Dal punto di vista personale io con gli anni, perdendo la fiducia nell'uomo ho perso anche la fiducia nelle mie già modeste ambizioni di vita. L'automobile la usano tutti però credo che una buona parte delle persone sarebbe disposta a fare dei sacrifici se ci fosse la possibilità di vivere rispettando l'ambiente e i popoli svantaggiati. Gli uomini non sono tutti uguali dal punto di vista dei valori. Se io mi azzardassi a dire che i loro diritti civili dovrebbero dipendere dalla loro rettitudine morale, avrei tutti addosso. Invece al fatto che spesso diritti civili e addirittura privilegi vengano concessi o no in base alla disponibilità economica, pochi si arrischiano a replicare ai responsabili di questi disequilibri…meglio far finta di non vedere. Io però nel mio piccolo dò solo a chi per me merita. |
Re: Storia d'N
Deh caro Nothing
Io se mi sarà possibile eviterò il più possibile di commentare i dialoghi... Se non ti rispondo non offenderti quindi, alla fine dentro c'è quello che penso, in forma più o meno esplicita o contraddetta..! Sono un orgoglioso cerchiobottista..! :ridacchiare: |
Re: Storia d'N
Certo, io intanto dico ciò che penso e spero che venga condiviso o aspramente criticato. Anche se la vedo più o meno come te, sto cercando di trovare aspetti che i tuoi testi tralasciano. L'importante penso che sia confrontarsi anche se questo non è il luogo più adatto per trattare certe tematiche. :)
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Re: Storia d'N
EUGLOSS E L'OTTIMISMO
Il manto di cemento che ricopriva le orme di N finì proprio dietro un marciapiede, tra due porte scorrevoli che aprirono un passaggio nel muro contro una vampata di gelo. N: Accidenti che freddo! E: Non è abituato all'aria condizionata? Non si preoccupi e venga con me! Le faccio visitare per bene il Centro e vedrà come si sentirà meglio! N: Oh grazie, vengo volentieri. Il Centro somigliava a una prigione futuristica, ma dai visi visibili della gente all'interno si strappavano sempre sorrisi. << Scusi per i televisori al plasma? >> E: Settore F6, dietro quella scala mobile; dica che la manda Eugloss, vedrà che le fanno qualche offerta! Ancora sorrisi; N rimaneva immobile facendosi trascinare dalle braccia grigie del suo accompagnatore, le porte scorrevoli erano ormai lontane. E: Abbiamo una vastissima scelta: radio, televisori di ogni tipo, lettori multimediali, computer, accessori, giochi... ...lei è un appassionato di videogiochi vero? La porto al reparto B4, lì potrà trovare ogni mondo virtuale in cui soddisfare la sua sete di divertimento! Venga! Leggermente allibito da parole semisconosciute e illuminato nelle ombre meno nascoste dai fari al neon N continuò a farsi trascinare. E: Abbiamo guerra, picchiaduro, simulazioni sportive, abbiamo giochi di ruolo... ...non è interessato? Mi dica, cosa vorrebbe vedere? N: Mi scusi, ma lassù c'è scritto... E: "Davanti ottimista, dentro felice"? Il nostro motto! Non è meraviglioso? N: Certo certo, è molto bello; ecco, in effetti vedo che tutti sorridono... E: Non ci faccia caso, anche lei sorriderà tra non molto! Su, venga con me! Non ebbe tempo di pensare a una risposta - non sapeva neppure se fosse il caso di divincolarsi: quel luogo era affascinante anzichenò - che il grigio Eugloss lo brancò trascinandolo con maggiore forza al piano di sopra. E: Guardi che definizione. Questo è un miracolo dell'umanità! Guardi che immagini! C'è da innamorarsene..! N vedeva quelle immagini ma contemporaneamente scrutava gli occhi sognanti di chi attorno annuiva alle parole estatiche del trascinatore, un po' perplesso. N: Non capisco, mi piace molto questo televisore... Altri sorrisi. << Scusi per i telefoni cordless? >> E: Settore C4, proprio sotto qui, prenda la scala mobile; dica che la manda Eugloss, vedrà che le fanno qualche offerta! Ancora sorrisi. N: ...ma forse è un po' grande... N pensava alla sua limitata portata di pellegrino: una scatolona del genere, sebbene ultrapiatta, avrebbe occupato muscoli e sacco interamente. E: Ma guardi che non costa nulla sa? Qui tutti possono uscire con qualunque cosa! Mi dica cosa desidera, un suo sogno nel cassetto! Mi sveli uno dei suoi piccoli segreti, uno dei suoi desideri, il desiderio che la renderebbe felice se soddisfatto! Me lo dica, avanti! Su! N: Ehm...io forse dovrei andarmene, queste luci mi fanno lacrimare... E: Non si preoccupi! Ci farà l'abitudine! Come per il freddo no? Aveva freddo e ora sta benissimo! Deve solo ambientarsi..! N: In realtà sto tremando... E: Lei è proprio divertente! Quello rideva, ma N effettivamente non tremava dal freddo, non solo almeno. Di nuovo trascinato tra scaffali e cartelli numerati. E: Ce l'ha un computer? Si goda questo gioiello...80 mila giga di memoria, processore di ultima generazione - è quel processore che ha eguagliato la mente umana, riscrivendo la Divina Commedia senza usare la "U" - a questo prezzo non può farselo scappare! N: Lei è molto gentile, ma io non ho denaro... E: Non si preoccupi! Si fidi di me, le preparo un bel foglio di rateizzazione senza impegno; lei mi sta molto simpatico sa? Le faccio comprare il mondo senza manco che se ne accorga! Le piace il computer? Venga con me! Altri sorrisi; N rimaneva immobile facendosi trascinare dalle braccia grigie del suo accompagnatore, le porte scorrevoli erano sempre lontane. << Scusi per i televisori ad alta definizione? >> E: Settore K3, dietro la seconda a sinistra; dica che la manda Eugloss, vedrà che le fanno qualche offerta! L'individuo che aveva posto la domanda era inglobato da borse e pacchetti, la moglie poco davanti progettava sorrisi imperturbabili. N: Mi scusi, ma anche comprando quel computer dice che sarò felice? E: Accidenti amico mio! Potremmo frequentarci fuori di qui sa? Lei mi fa sbellicare! N: ... E: Ah, fa sul serio? Oh santi numi..! Eugloss si irrigidì in una smorfia assurda e cadde a terra in quella posizione, rimbalzando un pochino sul metallo; alla vista del suo grigiore sparso tutti gli avventori si congelarono similmente, rendendo l'ampio spazio un deserto di uomo e acciaio. |
Re: Storia d'N
LEGGE REPUBBLICANA
D: Dimmi amico mio, mi è giunta voce che tu abbia molte domande. N: Beh...in realtà non poi molte...io cerco senza particolari domande... D: Ma converrai sulla necessita di ascoltare una domanda per rispondere. N: Mmm...beh, direi prima di tutto spiegami chi sei, e poi dimmi la tua funzione nel mondo; sei un uomo importante mi sembra, intelligente dicono. D: Lo dicono? Davvero? N: Mmm...qualcuno lo dice. D: Non saprei se puoi chiamarmi in qualche modo; c'è chi mi chiama "divino marchese", chi "scellerato anticristo" e chi semplicemente de Sade; mia madre soleva chiamarmi Donatien; ma a te è concesso solo se lo desideri. N: Cioè...se voglio posso chiamarti Donatien? D: Certo, non vedo perché né come potrei impedirtelo. N: Già...mmm... D: La mia funzione nel mondo...deh, che domanda bizzarra e retrograda... N: ..? D: Secondo te ognuno ha una funzione nel mondo? N: Non saprei... D: Secondo te esiste un fine per ogni cosa, ogni azione tende all'adempimento di un disegno? Magari un disegno divino!? N: Davvero non so rispondere. Tu che dici? D: Amico mio no! Non puoi avere dubbi in questo tempo! Non se vieni volontariamente da me a colloquio! Bisogna sforzarsi di pensare con la testa se si vuole divenire repubblicani! N: Repubblicani? D: Si! Non si può più vivere in un mondo dominato dal clero e dagli organi religiosi! Sotto Roma siamo tutti oscurati dall'inettitudine imposta! Sotto Roma siamo tutti sminuiti e ridotti in schiavitù! E dovremmo pure ringraziare! La futura repubblica dovrà essere abitata da cittadini privi di queste influenze! Bisogna riuscire a cancellare le ingerenze spirituali e anche il più piccolo residuo di spirito dalle nostre menti razionali! Basta con l'anima! Basta con queste st****ate! Dimentichiamo il peggiore peccato dittatoriale del non-pensiero umano: l'etica! N: Accipicchia, sembri più rivoluzionario che repubblicano...cioè, la chiesa no e lo stato si? D: Ma vedi...essendo che di Stati non ce ne sono mai stati fino ad oggi - perdonami il gioco di parole, - divertente però, - chi riesce a pensare e volere un futuro dignitoso per sé stesso ricorre all'idea - che non è utopica ma realistica - di uno stato nel quale ognuno pensi alla propria felicità e al proprio bene! Uno Stato repubblicano governato secondo natura da ogni cittadino! Capisci? Uno Stato pubblico, libero, nel quale ognuno possa decidere e perseguire per sé il meglio! N: Ma se qualcuno dovesse decidere che il proprio bene è...per esempio uccidere o derubare qualcun'altro? D: Buon per lui! Insomma, nel mondo naturale non esiste la proprietà privata, ogni cosa è a disposizione di chi se la prende, e le conseguenze vengono dietro. Chi uccide qualcuno non deve essere perseguitato dalla legge, da un organo superiore! Che follia è mai questa? La legge repubblicana non porrà all'omicida altra pena che quella in cui può incorrere per la vendetta degli amici o della famiglia dell'ucciso: "io vi accordo la grazia", diceva Luigi XV a Charolais che aveva ucciso un uomo per divertirsi "ma la accordo anche a colui che vi ucciderà". Tutte le basi della legge contro gli omicidi si trovano in questa sentenza sublime! N: Non so...quindi se io decidessi di ucciderti ora... D: Ha ha ha amico mio! Io ti colpirei per primo! N: Stavo scherzando ovviamente...comunque...e del valore della vita? Voglio dire...vendetta si, ma intanto quel poveretto è morto. D: Ma è naturale che sia morto! Tutti dovremo morire prima o poi! Anche io, e persino tu, credimi! Che senso ha farsi imporre da una legge sovraordinata dei limiti ad azioni che alla coscienza individuale paiono sensate e fattibili?! Se non ti voglio uccidere bene, sennò...peggio per te, vorrà dire che nutrirai i fiori del mio giardino mentre mi beo delle tue ricchezze. N: E non si rischia di trasformare il mondo in un campo di battaglia? D: Trasformare? N: Ma i deboli? I malati, gli anziani, i bambini e le donne incinte? D: Il leone quando caccia sceglie sistematicamente la preda più debole della mandria, un cucciolo o un vecchio o uno zoppo, e non vi si scaglia da solo ma in tre o quattro contro uno. Questo è giusto? Certo che si! N: Il leone mangia la sua preda però; l'uomo può uccidere anche solo per divertirsi... D: E si diverte eccome! Ha ha ha! Torna presto a trovarmi! Ti farò provare! N: ... |
Re: Storia d'N
Quote:
Questo soprattutto mi ha colpito particolarmente (forse perchè ultimamente mi sto ponendo interrogativi "etici" molto vicino a quelli del brano), e scriverei qualcosa se non fossi sicuro di cadere nel banale/ovvio. Mi limito quindi a farti i miei complimenti, apprezzo sia i tuoi ragionamenti (che spesso condivido) sia il modo in cui scrivi. |
Re: Storia d'N
Grazie Kavin!
Ci tengo a precisare che il personaggio di Legge repubblicana è un vero... mmm... "filosofo"... Perciò la responsabilità delle sue idee è sua, non mia..! Sentiti libero di commentare come desideri, prima o poi arriveranno anche dei dialoghi un po' più (o ancora più) banali; quindi..!! :bene: Tieni conto che mi sono posto la regola di aggiungerne uno circa 2 giorni dopo l'ultimo messaggio nel topic... Quindi più avanza la discussione (fin'ora poco più che nulla) e più ritarda il dialogo successivo, bene o male che sia! |
Re: Storia d'N
[QUOTE=Allocco;649095]LEGGE REPUBBLICANA
Dò la mia opinione che analizza parzialmente il discorso e lo affronta solo da un punto di vista (secondo me il più sensato). Penso che la natura abbia dato all'animale certi istinti egoistici utili per far funzionare al meglio il sistema della natura nel quale questo si trova. Vige la legge del più forte, se escludiamo le scimmie e l'uomo; questo ha l'aspetto positivo di autoregolazione della popolazione che impedisce di consumare del tutto le risorse della natura prima che si rigenerino. Questo avviene perché i predatori non hanno altre esigenze oltre a quella di sfamarsi e riprodursi (o altre ma di poco conto). L'uomo invece con la sua intelligenza ha voluto creare un sistema sopra il sistema. Nel suo mondo artificiale pretende di dare dei diritti di base, quello alla vita è il più importante, a tutti. Siccome è pur sempre un animale si son dovute creare leggi per assicurare il funzionamento del suo mondo (spesso non ci riesce lo stesso ma questo è un altro discorso). Quindi con la sua intelligenza ha fatto qualcosa di immensamente stupido che neanche gli esseri in questo meno dotati avevano fatto. Per quanto si possa progredire con la tecnica, la natura non potrà mai fornire un quantitativo infinito di risorse e di determinati tipi (delle quali l'uomo ne ha bisogno enormemente di più degli animali perché oltre ad avere una popolazione maggiore, ogni singolo individuo ha anche tanti bisogni secondari che vuole soddisfare) e questo porterà a fare guerre. Quindi prima di chiederci se la legge è giusto o sbagliato che ci sia dovremmo chiederci se è giusto o no che ci sia l'uomo (ad esclusione degli indigeni). A mio parere da esseri sbagliati nascono atteggiamenti sbagliati. |
Re: Storia d'N
ETICHETTOLO II
Sbucando dal buco N buttò l'occhio sulla barba di un nano, ritto davanti a lui, alto come un grattacielo lillipuziano e fiero come il carbone. N: Ciao, scusa se compaio così dal nulla... n: Non c'è problema - come non c'è problema?! Mi è venuto un colpo! N: Ehm... ...si infatti... n: Lascialo perdere... - Non sa quel che dice... N: ... n: Che ci fai da queste parti straniero? - "Che ci fai da queste parti, straniero?" N: ... n: A domanda si risponde eh! - Piantala! N: ...ehm...si, sono un... n: Un po' confuso direi - sottovoce direi decerebrato, ma... N: No ecco...io sono confuso si, sei un nano ma hai due personalità, vero? n: Eh si, si vede tanto? N: Beh...a dire il vero si; hai mai indagato sulle cause della tua condizione? n: Mmm... No no, in fondo non mi dà fastidio - Eh già, perché io sarei "l'altra" personalità! Ha ha ha! N: E...vi do del "voi"? n: Non so perché non lo avete fatto dall'inizio, screanzato! - Non dargli retta amico, si diverte così... N: Sono ancora confuso... Accanto al nano stava seduto un cane, ansimante, e ansimava avendo davanti a sé un tavolo ricco di pietanze inaccessibili. n: Ti vuoi accomodare con noi? - Non lo voglio seduto al mio stesso tavolo! N: Se porto disturbo... n: Siediti e non dar retta a quello... Non può fare a meno di provocare... N: Bene, avevo giusto un languorino... n: E dimmi, cosa ti porta alla nostra porta? - Non è una metafora e non ci sono porte. N: Vorrei capire, viaggio perché voglio comprendere il mondo, per quanto mi è possibile. n: Molto bene! Un obiettivo più che nobile! - Buona fortuna! Non ce la fareste in un milione di anni! N: Beh, fino ad ora ho visto molte porte, e qualcosa forse mi è rimasto... Il cane sbavava mentre il nano ingurgitava cibo per due, e ingurgitava e si puliva e masticava e inghiottiva... n: Non bagnare il pavimento cane! E giù botte. N: Ma..! n: No scusami, tutti mettono bocca nei miei modi ma, saprò ben io come educare un cane no? N: ... n: Bisogna insegnargli l'educazione! E giù botte. n: I cani sono sempre stati trattati in questo modo! E per questo sono diventati il miglior amico dell'uomo! Perché non si ribellano, non danno problemi, una volta compreso chi è il capo. Loro comprendono questo del mondo: che il capo è forte e sa essere sia benevolo che crudele. E questo è un bene, loro sono felici di avere un capo; sono degli ex lupi, e tra lupi...insomma...esiste una gerarchia. Infatti vedi che mi ubbidisce ed è sempre dolce con me. N: Ma non è un controsenso insegnare l'educazione, quindi un repertorio di comportamenti gentili e affettuosi, con la violenza? N subì allora un richiamo dal nano tanto forte e diritto che svenne sul colpo a sognare. << Billy ci è stato inviato a nove mesi di età con la diagnosi di arresto della crescita di origine non organica. Era a quel tempo uno dei bambini che evitavano costantemente la madre. [...] Nelle registrazioni dei nove mesi Billy viene nutrito col biberon tra le braccia della madre. L'inizio di questa sequenza sembra irrilevante; Billy succhia contento, la madre lo guarda teneramente; mostra un minore evitamento dello sguardo rispetto alle precedenti osservazioni. Poi, all'improvviso, la madre trasforma il momento del pasto in un gioco assillante. Dice: "Guarda qui, Billy", e gli toglie di bocca il biberon, lo tiene in alto, getta indietro la testa, e fa scendere qualche goccia di latte nella sua bocca. E Billy, incredibilmente, inizia a ridere e scalciare tutto eccitato. è stata la prima volta in effetti che qualcuno di noi ha visto un segno di gioia sul volto di questo bambino. [...] Un bambino affamato, uno che ha conosciuto l'inedia nei suoi primi mesi di vita, ha modificato un suo imperioso bisogno biologico per un fine che con qualche ironia potremmo definire "sociale". >> |
Re: Storia d'N
LUPUS
T: Ciao. N: Ciao. T: Vedi quell'uomo? N: Si. T: Che ne dici? N: ...non saprei, mi sembra impaurito. T: Non vedi che andatura barcollante? Là a terra la bottiglia vuota? N: Dici che è sua? T: E guarda quella signora, con i gioielli al collo - sarà la moglie di un idraulico. N: Di un idraulico? Con i gioielli al collo? T: Certo, non immagini nemmeno quanto sia redditizio truffare la gente. N: Gli idraulici truffano la gente? T: Hai ragione, tutti truffano tutti, tutti vogliono tutto a scapito degli altri. N: Non intendevo proprio questo. T: Ne sei certo? Sei certo che quella donna che ti guarda sia attratta da te? N: No non credo, sembra un po' imbronciata... T: Ti sta studiando... Forse ti segue ogni giorno, l'hai mai notata prima? N: Mi sembra di no... T: Si nascondeva bene; se ora è uscita allo scoperto significa che è pronta a colpire. N: A colpire...me? T: Certo! Ma cosa credi? Non vedi che sguardo? Com'è vestita? Non vedi che ha i capelli sulla faccia? Forse è una parrucca - sarà poi una donna? N: Sembra proprio una donna... T: Ma se fosse un uomo abilmente camuffato potrebbe avvicinarti e senza che tu te ne accorga immobilizzarti e rapinarti. N: Beh ma io non ho nulla di prezioso... T: Male male, lo sai cosa succede in questi casi - quando non trovano quello che cercano i drogati non la prendono affatto bene - fossi in te starei attento. N: Non mi sembra pericolosa, e credo proprio che sia una donna... T: E quel gruppo di bambini? Quante persone avranno rapinato oggi? N: Ma cosa vai a pensare..! T: Ci sono i filmati mio caro, ci sono le prove che questi immigrati mandano i loro figli a rubare ai turisti! Prove inconfutabili! N: Filmati? Filmati di alcuni bambini che rapinano turisti, non vuol dire che questi bambini siano dei ladri - sono lì tranquilli... T: Sono tranquilli ma parlottano tra di loro, confabulano, non vedi? Ogni tanto indicano di qua e di là per sviare i controlli; c'è anche una pattuglia la all'incrocio, non possono certo muoversi adesso e fanno i bravi ragazzi. N: Mi sembri un po' paranoico. T: Guarda quello che gli sfila il portafoglio! L'hai visto? N: No. T: Sei stato lento, quell'extracomunitario ha sfilato il portafoglio al tizio in cravatta. Beh, tanto meglio, anche il tizio in cravatta i soldi li aveva non certo per meriti suoi. N: Che intendi dire? T: Beh si vedeva dai suoi occhi che aveva appena assistito a qualche cosa di ambiguo; forse cede ai ricatti sessuali del suo capo, forse semplicemente conserva i suoi soldi in una finanziaria dei tropici. N: Dai suoi occhi? T: Si! Quello sguardo: fisso, affannato, tristemente vuoto. Quello sguardo, quella signora! Ce l'ha; anche i bambini l'hanno, e i poliziotti all'incrocio... N: Ce l'hanno tutti... ...cosa significa? T: Tutti non aspettano altro che l'occasione per fregare il prossimo a proprio vantaggio! Credi che quella vecchietta stia aspettando di attraversare la strada? Appena le si avvicinerà un ragazzino gli punterà qualche arma addosso e in un vicolo lo violenterà. N: Davvero?! T: Non sarebbe la prima volta, le violenze di questo tipo sono comunissime; ma nessuno denuncia nulla per vergogna. N: Ce l'hanno tutti quello sguardo... ...io...e tu? T: Io non ce l'ho, vedi? N: Non vedo niente. T: Tutto il resto ti minaccia, e lo sai in fondo: anche tu hai quello sguardo! N: Anche...io... T: Chiuditi in casa e trema di paura finché qualcuno non saprà consolarti: tremerai per sempre, murato nel tuo buco infernale! E non avrai i soldi per l'affitto! E il mutuò scadrà e perderai anche la casa e sarai solo nel mondo, senza nulla! N: Sarò solo in mezzo a tutte queste persone cattive... T: Si! Sono cattive! Le persone ti minacciano! Le vedi come ti guardano con la coda dell'occhio; oppure rimangono fissi per terra gli sguardi perché ti temono: sanno che i tuoi occhi sono cattivi quanto i loro e ti evitano, non vogliono allarmarti con i loro sguardi impauriti - perché lo sappiamo che quando si è minacciati si finisce con l'attaccare per primi, e ti vogliono prendere di sorpresa... N: Anche la polizia... T: Soprattutto! Non ti sei ancora accorto di come lo Stato sia tuo nemico? Di come in tutti i suoi organi esistano corruzioni e malfunzionamenti ricollegabili ad errori umani? Non sono errori, sono clientele e cattiveria, avidità e sete di potere! Vogliono schiacciarti come una pulce! Quanto paghi di tasse? N: Non...non credo di aver mai pagato tasse... T: Vedi? Anche tu li freghi! Questa è la prova che siete tutti malefici, cattivi! Questa è la prova che il pesce furbo la scampa, è la prova finale del fatto che devi isolarti, credere solo in te stesso; non fidarti e chiuderti in casa: chiuditi in casa. N: Non ho una casa... T: Questo è un cancello aperto...entraci...è una villa disabitata. N: Ma non si può fare qualcosa per questa cattiveria? Siamo irrecuperabili? Io non vorrei essere... T: Vorresti cambiare la natura dell'uomo? N: La natura dell'uomo... T: Cammina su, vedi la casa è piena di allarmi, è inespugnabile; qui dentro sei al sicuro. N: Sono al sicuro. ... T: Hanno rapinato la villa qui accanto ieri notte, la notte prima la villa accanto a quella dei nostri vicini... N: Ma noi abbiamo gli allarmi, siamo al sicuro. T: No no, anche loro avevano gli allarmi, ma li hanno disattivati, hanno legato e seviziato gli abitanti e hanno portato via tutto. N: Qui non c'è niente...solo sacchi di sabbia, catene, assi di legno... T: Prepara bene la fortezza per la notte amico mio, proteggici dal mondo esterno...te li ricordi quegli sguardi? Proteggiti dal mondo e sarai al sicuro, isolati e vedrai che vedrai la luce del sole domani...metti quei sacchi lì, e le assi inchiodale...ecco, bene. N: C'è un fucile qui. T: Si, ci sono delle armi in quella cassa. N: ... T: Vuoi prenderle? N: Forse dovrei, se qualcuno riuscisse ad entrare... T: Certo che... ...aspettare che entrino in casa è da codardi. N: Come? T: Si insomma, noi lo sappiamo chi è il nemico: gli altri uomini! Allora perché aspettare? N: Vuoi dire che dovrei attaccare io per primo? T: So che ti sembra una follia, ma considera che tutti ti sono contro, questa casa è destinata ad essere attaccata dai delinquenti, dagli immigrati, dai truffatori e dagli approfittatori: tutti ti sono contro... ...e tu sei solo a difenderti da loro e non puoi contare sullo Stato che è il più ladro di tutti. N: Ma finirò in galera. T: No, abbiamo preparato tutto perché nessuno riesca ad entrare in casa; tu non hai mai sparato ma farlo e resistere alla polizia basterebbe a far capire a tutti che tu sei forte, che tu sei un vero uomo, forte, il più forte di tutti e che hai il coraggio di agire prima che gli altri si approfittino di te...quindi agisci! Forza! Non sei una checca! Spara a quella signora! Spara ai ragazzini! Ai poliziotti! N: Non posso. T: Come? N: Non mi interessa quello che mi dici, io mi fido degli uomini. Quegli sguardi sono solo tristezza e paura, e sei tu – tu sei! - a portare tutto ciò. T: Io? Ma è la natura dell'uomo, piccolo uomo. N: No. Nella natura dell'uomo c'è l'amare, l'odiare, l'uccidere, il violentare, il godere e il sorridere; l'uomo non è cattivo. T: Piccolo idiota, tu sei un solo pezzo di sterco su questa dannata terra, ti farò uccidere. N: Questa è la tua natura - ora vattene. ... T: Ciao... |
Re: Storia d'N
LCD
V: Dove se ne va di bello? Va in vacanza? N: Beh no...sono qui solo di passaggio... V: Ah ho capito deve prendere il Nizza delle cinque; mi spiace tanto sa ma pare abbia più di cinquanta minuti di ritardo. N: Così tanto? S: Lei non prende molto spesso il treno vero? N: Beh no in effetti...possiamo darci del tu? S: Certo! Ormai non si può più sopportare la disorganizzazione delle ferrovie... V: Una vergogna...è una vergogna..! Io per venire a visitare il mio defunto marito devo prendere un interregionale dopo mezzogiorno; ebbene, quando c'è - le rare volte - tutto bene, ma se è in ritardo o rimane fermo mi tocca aspettare da sola in stazione! N: Non puoi prendere un altro treno? V: Eh non ce n'è d'altri! N: No ma...tipo un treno prima... V: Eh no perché c'è l'orario del cimitero da rispettare... N: (L'orario del cimitero?!) S: Eh ma è così, mio nipote mi raccontava che era andato ad una manifestazione giù a Roma; ebbene, a parte che ci sarà stato casino e tutto quello che vuoi, ma dice che è rimasto fermo sulle rotaie per ore ed ore...'pèta che gli telefono.. N: No no non c'è bisogno ti credo ti credo... (L'orario del cimitero?!) S: Comunque non devi sorprenderti troppo, le ferrovie italiane sono una disgrazia; e non si sa mai cosa aspettarsi... V: Ho incontrato un giovanotto su una carrozza quando qualche mese fa sono andata a farmi operare a Genova, e parlavamo così come parliamo noi; e lui dice che in fondo gli fa piacere che sia così! N: Che i treni siano sempre in ritardo? V: Si! Dice che rendono il viaggio più avventuroso! N: Non ha tutti i torti... S: Eh certo, poi quando ti ritrovi a domare le cimici, gli scorpioni o le zecche che fanno da pendolari dentro molte carrozze li si che è davvero uno spasso..! Un'avventura! Che roba... N: Zecche..? Che roba veramente... L: Psss! N: Eh? L: Ehi! N! Psss! N: ... L: Qui fuori dal gabbiotto! Lo schermo! Vieni fuori! N: Scusatemi, prendo un po' d'aria...buona continuazione! V: A lei! S: Bisogna dirsi in bocca al lupo ormai! Buon viaggio! L: Mi sembravi sorpreso... N: Lo sono, quei signori mi hanno raccontato delle cose incredibili riguardo i treni, le carrozze e... L: Zitto zitto! Parla in silenzio! N: ... L: Come faccio io! N: Ok, perché non devono sentirci? L: No! Perché io ti racconto quello che sta dietro alle dicerie, alle voci di corridoio delle stazioni! N: Vuoi dire che sono voci false? Che in realtà l'organizzazione delle stazioni e della viabilità è perfettamente coordinata ed efficiente? Che i prezzi sono adeguati al servizio e anzi economici? Che... L: No. N: Ah. L: Io sono uno schermo e genero utili non indifferenti all'azienda ferroviaria tramite la pubblicità che continuamente assilla i viaggiatori in attesa sulle banchine, la mia fortuna è l'essere connesso con i sistemi di comunicazione dell'azienda - che poi nei treni sono quelli dei lavoratori privati, visto che non esiste una dotazione al riguardo -; in tal modo posso essere al corrente di tutte le schifezze che questi sedicenti manager dagli stipendi faraonici e dalle mansioni ridicole mettono su per truffare il prossimo..! N: Accidenti... L: Ti basti pensare che pur avendo installato pubblicità ovunque i biglietti ancora aumentano e i treni beh...continuano ad essere in ritardo o mancano del tutto... - se va bene un centinaio di treni soppressi al giorno, non so se mi spiego! In media 1700 treni soppressi alla settimana! N: Ma da cosa deriva questa inefficienza? L: Ehhh! Questa si che è la domanda da un miliardo di treni soppressi! Se proprio vogliamo vedere le origini dell'inefficienza ci perdiamo nei meandri delle gestioni economiche dei governi del dopoguerra...ma in fondo anche loro con i mezzi che avevano non è che potessero fare molto meglio... ...terribile è invece la gestione moderna, ovviamente mancano i soldi per il rinnovamento, nonostante i continui finanziamenti e gli aumenti ormai diventati costanti con l'ultimo piano finanziario avviato in quest'anno; perché i mezzi ci sono, ma è destabilizzante rendersi conto che se si dovessero spendere una miriade di milioni di euro per comperare vagoni e locomotrici nuovi si arriverebbe a malapena a sostituire i residuati museali oggigiorno in transito - quando va bene, quando va male in riposo eterno - nelle stazioni con la non esaltante prospettiva della bancarotta... N: No dai... L: Eh certo! L'azienda non fa che aumentare i prezzi per i passeggeri e licenziare gente; pare che dal 2007 in quattro anni si avranno tipo 10000 licenziamenti - loro li chiamano "uscite pianificate", che cari! - a fronte di un migliaio di assunzioni metà delle quali a tempo determinato... N: Non c'è...scusa ma non ci credo che sia tutto così schifoso... L: No no, ci sono anche buoni risvolti... N: Ah bene! L: Ad esempio i processi ai dirigenti che nonostante i divieti permettevano l'uso di vernici e parti contenenti amianto nella costruzione dei vagoni; 48 morti accertate e molte vite rovinate dalla diagnosi di malanni e tumori più o meno mortali, ma comunque sempre pericolosissimi e non certo comodi da portare... V: Guardi che il suo treno sta per partire eh! Si sbrighi a salire! N: Spero che all'interno i bagni funzionino... --- Per dovere di compiutezza devo ammettere che NON RIESCO A TROVARE il sito dal quale avevo preso i dati... Penso non esista più e ciò mi fa dubitare nettamente della loro validità... Del resto le notizie sull'amianto nelle ferrovie esistono, così come quelle sui treni cancellati e diverse altre cose citate; non trovo invece dati concreti su una cronologia dei licenziamenti, ma lì nel 2007 si parlava di previsioni, a prescindere di quanti poi ce ne siano stati davvero... Bom insomma, facciamo che ogni riferimento a fatti, persone e società è relativamente casuale in questo caso specifico... Mea culpa mea culpa :piangere: |
Re: Storia d'N
KODOMO
Tra N e Kodomo si stendeva un velo trasparente, sospeso invisibilmente nel vuoto. N: Ciao! K: Ciao! N: Ti vedo bene. K: Già, mi ricordo delle tue visite, ti avevo fatto passare allora all'esame, ma c'era margine di miglioramento. N non comprese appieno il significato di quella risposta, ma lasciò correre. N: E tu? Come stai? K: Eh guardi, ho una specie di fitta che va e viene sotto l'ascella sinistra; poi, quando tossisco sento come muovere dentro il torace... N: Caspita... ...ma come fai a vivere qui? K: Me la passo bene, sono mantenuto dai miei da sempre - non devo manco comprare il pane, e i soldi che guadagno li posso usare esclusivamente per me! N: Quindi lavori... K: Lavoro, faccio quello che c'è, spesso rubo. N: Non hai timore della legge? K: In realtà è difficile che ci becchino, abbiamo studiato delle strategie di copertura - abbiamo dei poveracci che prendono le responsabilità delle accuse, ad esempio... N continuava a non capire tutti quei cambiamenti di tono, ad ogni risposta il suo interlocutore modificava timbro, registro e discorso - sembrava di parlare con una moltitudine di persone, ma c'era solo lui davanti. N: Ho l'impressione di parlare con molte persone... K: Stia tranquillo e mi racconti tutto: quando è accaduto per la prima volta? N sorrise di soppiatto. K: Che ca**o hai da ridere, porco?! Mi trovi spassoso? Vuoi un calcio nei denti?! N: No no... ...scusa, è che hai un fare molto strano... K: Già, sono strano...l'altra notte ho sognato di uccidere degli uomini. N: Hai sognato che uccidevi qualcuno? K: Io ho ucciso qualcuno, anzi...ho ucciso... Beh, a dire il vero ho perso il conto! Ha ha ha! N: Accidenti, ma perché lo fai? K: Che vuoi, sono gli unici lavori che ci rimangono, quando arriviamo in questo paese: o lavi i vetri, o spacci, o batti. N: Sono confuso... K: Vuoi una sigaretta? N: No grazie, ma tu fumi? K: No, per chi mi hai preso fratello? Il mio corpo è un tempio. N: Ma allora perché mi hai proposto di fumare? K: Si sbaglia, io le ho ripetuto di smettere di fumare! Sono anni che la avverto, ma lei fa sempre finta di niente! N: Accidenti, io non fumo mica! K: Male! Sa quanto lavoro danno le industrie del fumo nei paesi del terzo mondo? Io oserei dire che siamo dei benefattori, dovremmo essere premiati per questo! N: Ma tu non fumi... K: Per dio amico mio! Ci mancherebbe che rimanessi senza! Quando sei sulla strada e devi fare seicento chilometri da solo come un co***one almeno una sigarettina ti fa compagnia...mica me la vorrai togliere? La mancanza di senso di quella conversazione stava toccando vette impensabili, N si teneva la fronte per non esplodere meningi, ma continuava a non capire proprio nulla. K: Anche io ho perso la testa con quel numero; certo ho ottenuto buoni risultati, ma la comunità scientifica mi continua a snobbare... N: ... K: ...e se riesco a pubblicare la raccolta potrei anche mettere su un gruzzolo, con i diritti... N: ... K: ...nulla da dichiarare? Proprio in quel momento il velo trasparente cadde, e nell'oscurità intorno ad esso si spandeva la figura di Kodomo: un centimetro d'uomo - minuscolo - simile ad un uccello, ad un cane, ad un maiale, ad un sosia, un macellaio, una madre, un solitario, un debole, un pazzo, un assassino, un operaio, uno scrittore, un viandante... Resosi conto della confusione di N il piccolo seme indistinto si accostò a lui e con un impercettibile fare fraterno prese a bisbigliare. K: Devi perdonarmi, il tempo è grazia e condanna. N: Ancora non capisco. K: Sono Kodomo, ora non puoi vedermi, sono il germe della possibilità...germe poi, sono l’idea di ciò che l’uomo è e va ad essere. L’uomo prima di essere uomo, per semplificare. N: Quindi tutte quelle personalità cosa significavano? K: Cosa può significare una personalità? Erano semplici possibilità per una vita. N: Tutte quelle possibilità per una stessa vita? K: Certamente, durante ogni fase di ogni vita si può svoltare, volontariamente o meno; ma è soprattutto nelle prime fasi che queste variabili rendono gli elementari bivi della condizione adulta degli incroci di milioni, miliardi di strade. N: E tu hai il potere di decidere di queste svolte? K: Assolutamente, il cammino degli uomini è personale; ognuno decide per le possibilità che l’ambiente gli offre. Io ora so tutte queste cose perché sono nulla, non sono nel mondo, sono libero dal velo dell’oblio; domani, una volta uomo, dovrò imparare a ricordare tutto questo. Oppure non farlo. N: Credo che tutto sommato tu mi abbia aiutato, grazie. K: ... N: E buona fortuna! K: ... |
Re: Storia d'N
GIUSTIZIA
Spostatosi al di sotto di uno spicchio di roccia, conformato in maniera tale da coprire con un'ombra quasi nera un buon pezzo di terreno - giusto fino ai piedi del viandante -, N si fermò per prendere fiato e ripararsi dalla tempesta di grandine. Vide in quel momento dalla macchia di buio spalmata sulla pietra e la terra muoversi una serie di mani, e attrezzi indistinguibili e vesti e stracci e veli stracciati dal ghiaccio. Mentre questa strana conformazione si trascinava verso la luce N iniziò a distinguerne i connotati; era una particolare forma di donna: gli attrezzi legati uno per polso da corde erano dei più svariati - spade, ganci, penne d'oca e monocoli e molti altri - ma il viso pareva mancare - non per il buio, pareva mancare del tutto. N: Chi...cosa sei? G: Sono la Giustizia. G: Da dove vieni? N: Sono un viandante, vago nel mondo in cerca di domande principalmente; per ciò che so di te dovremmo essere simili. G: Per ciò che sai di me? Varrebbe a dire? N: Beh...anche tu lavori sulle domande, lavori sulle leggi applicate a fatti fondamentalmente sconosciuti: delitti, frodi, azioni illegali che difficilmente sono commesse di fronte ad un pubblico. Lavori con le domande - chi è stato? Perché? Come? E così via... G: Ah, capisco...beh...non credo che tu abbia bene compreso chi hai di fronte. N: In che senso? G: Io non sono conoscibile per un uomo. N: Non sono un uomo. G: ... N: Non puoi vedermi...beh, non sono propriamente un uomo, ma immagino tu intendessi dicendo ciò "per chi vive e pensa nel modo degli uomini". G: Esattamente. Chi vive e pensa nel mondo degli uomini è costretto, se non abbastanza umano da costruire un linguaggio, ad usare linguaggi predefiniti, predigeriti e privati in un certo senso di significato. Credimi se ti dico che tra i significati degli uomini la mia presenza non è assolutamente prevista - e in genere sono avara di avverbi, quelli di questo genere poi: assolutamente, certamente, sicuramente, veramente; sono inascoltabili pronunciati tra parole insensate. N: E le parole degli uomini sono insensate? G: Devi scusarmi...non conosco il tuo rapporto con gli uomini, ma ho l'impressione che si avverta un certo rancore quando rivolgo il discorso verso di loro... Non devo sembrarti oggettiva. N: Ti hanno portata loro in questo luogo? G: In verità non saprei dirlo...allora non ero che una ragazzina, devo aver cancellato dai ricordi ciò che riguarda la mia vita prima dell'esilio. Sogno, sogno spesso...sogno giudizi, processi e pene arbitrarie e prive di logica; ma non solo... Scusami. Il tempo non accennava a migliorare, e il buio del letto della donna pareva estendersi lentamente immergendo in sé anche le estremità del visitatore. N: Cosa sono tutti questi oggetti? Perché sono legati ai polsi? G: Sono significati, sono concezioni di me che abitano nelle menti degli uomini. Loro non mi hanno bloccata in questo luogo volontariamente, non mi hanno portata qui a forza, non mi tengono ferma qui seduta a terra. Chi mi ha portato qui non saprei dire, ma è il peso abnorme di questi fardelli - guarda: trofei, assi di legno, siringhe e dischi dei freni - a inchiodarmi a questo lastrone di pietra e fango, ormai. G: Non sogno solo ingiustizie. Gli uomini sanno anche sperare in me, in questo mi ricordano vagamente certe volte: nella speranza. N: Ma davvero hai un'opinione così negativa della condizione umana? G: Si. Ma la speranza... N: Già. N: Non ti chiedo di aggregarti a me, dubito che riuscirei a sollevare tutto quel peso. G: Già. |
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SOLDATINO ALLEGRO
Raccolti tutti nelle mani di N, caduti come neve sulla sua superficie, stavano decine e decine di migliaia di atomi di polvere. Tutti questi granelli apparentemente disorganizzati formavano, ad uno sguardo più attento, una serie di corpuscoli dotati di senso compiuto. I corpuscoli, osservati con l'attenzione che si rivolge ad un essere umano, rivelavano la loro natura umana: erano piccoli soldati schierati ormai, sulla pelle di N. N si rivolse ad uno di loro, notando come non fossero semplicemente piccolissimi soldati, ma anche - e questo lo colpì alquanto - soldati piccolissimi, intendendo con ciò che oltre a stare in migliaia in un centimetro quadro erano anche anagraficamente bambini. N: Chi siete, piccoli soldati? Cadete dal cielo come la neve? S: Non siamo nessuno. No. N: ...siete equipaggiati di tutto punto, ma sono armi giocattolo le vostre, dipinte in qualche tipo di plastica... S: Falso. N: Come mai parli in questo modo? Non vuoi parlare con me? S: Per nessuna ragione. No. N: Vuoi che me ne vada? S: No. N: ... S: Voglio che tu gridi. N: Che io gridi? S: Tutti lo vogliamo. Tutti: Si! Lo vogliamo! N: Perché volete che io gridi? E poi...cosa dovrei gridare? S: Sei un nostro superiore. Vogliamo essere comandati e motivati. N: Sono un vostro superiore perché vi tengo nelle mani? Posso anche poggiarvi se volete...davvero. S: Vogliamo che ci gridi e ci insulti. N: ... S: Vogliamo che ci gridi e ci insulti! Tutti: Si! Vogliamo che ci gridi e ci insulti! N: Ma io non capisco... Tutti: Si! Vogliamo che ci gridi e ci insulti! N: ... S: Gridaci e insultaci! N: No. State zitti. Tutti: ... S: Vogliamo che usi quella saliera su di noi. Mentre il piccolissimo soldato parlava tutti gli altri iniziavano ad usare alcuni dei loro coltelli per scavare profonde ferite nelle loro spalle e sulle proprie tempie, gemendo lievemente all'unisono. S: Spargi quel sale su di noi. N: Ma perché?! Siete forse impazziti?! Smettetela di ferirvi! S: Non siamo noi a ferirci. La guerra ci ferisce, la guerra necessita delle nostre ferite. N: Ma non è vero per niente, non è proprio vero! La guerra non necessita niente e voi non le dovete nulla soprattutto! Smettetela e basta, ve lo ordino! I piccoli soldati smisero ma ormai erano tutti scorticati nei medesimi punti; molti di loro avevano già compreso che data la poca attitudine al comando di N avrebbero dovuto arrangiarsi, e tirando fuori dai loro astucci la polvere da sparo fornitagli la gettavano spargendola per la piccolissima aria del plotone verso la carne viva e sanguigna aperta, piangendo. N: Non posso credere a quello che vedo. S: Gridaci e insultaci! Gridaci e insultaci! N: No! Tutti: Gridaci e insultaci! Gridaci e insultaci! S: Spargi il sale! N: Non dovete... Tutti: Gridaci e insultaci! Gridaci e insultaci! S: Spargi il sale! Spargi il sale! N: Fermi...piano... Tutti: Gridaci e insultaci! Spargi il sale! Gridaci e insultaci! Spargi il sale! N: Accidenti... Tutti: Gridaci e insultaci! Gridaci e insultaci! Spargi il sale! Spargi il sale! Gridaci e insultaci! Gridaci e insultaci! Spargi il sale! Gridaci e insultaci! N: Silenzio!!! S: Ci hai gridato, ora insultaci. E piangevano. N: Ora basta, medicate quelle ferite o si infetteranno... E piangevano e mentre piangevano si agitavano, si attivavano fisiologicamente; qualcuno aveva con sé della colla e molti la annusavano dai sacchetti; le loro pupille piccolissime si dilatavano, le loro mani e i nervi si tendevano innaturalmente; le loro ferite ribollivano del sangue trattenuto dalla polvere e eruttato come la follia dipinta nei loro piccolissimi occhi schiacciati gli uni contro gli altri e roteanti nelle mani di N. N: ... Caricati istintivamente i fucili iniziarono a spararsi vicendevolmente. N: Fermi! Smettetela! No! Basta! I piccolissimi proiettili rimbalzavano sulla pelle elastica delle mani e dei polsi di N ma non risparmiavano le membra dei piccolissimi soldati: mutilati, dei piccolissimi uomini privi di gambe e di occhi, esplosi con le proprie orecchie per mano di piccolissimi fratelli, privati di denti e gengive e mascelle e cervelli dipinti per terra - sul palmo di N - e sparsi come tracce di atomi d'inchiostro su di un autorevole calcolo statistico. N: Fermi...smettetela... L'unico sopravvissuto era a quel punto il piccolissimo soldato cui N aveva rivolto la parola, il più feroce nella battaglia, l'unico sopravvissuto. Rivolgendo una pistola alla tempia ancora carica di polvere da sparo e chiudendo gli occhi pianse ancora. S: Basta. |
Re: Storia d'N
JOGGING
Voltatosi improvvisamente udito un rumore sinistro N si ritrovò il sole in faccia, all'altezza della fronte. Protettosi la vista con una mano scrutò la valle in cerca della fonte del rumore: era uno sgusciare rattrappito di pestate e gorgoglii sordi, ma intervallato da rapidi sprazzi di scalpiccii secchi. C'era un uomo spuntato dal sole nella valle in via di definizione, correva in tuta da jogging con scarpe da corsa, un bastone nella sinistra e una capretta a mo di zaino sostenuta dietro la nuca nell'altra mano; correva nella valle ed essa pareva divisa in due da una linea profonda e superficiale: da una parte distesa di asfalto rovente dal sole, dall'altra deserto di pietra arida e impervia. L'uomo percorreva in un circolo la valle dall'alto in basso, e fu meno semplice del previsto raggiungerlo per lo scalzo N; l'uomo d'altro canto non si fermava ai richiami del viandante, e non si fermò neppure quand'egli gli fu ad un passo con la sua corsa parallela. N: Scusami...non puoi...fermarti? L'uomo non si fermava né si sarebbe fermato: era privo di bocca e di occhi, privo di ogni organo di senso compresa la pelle. In effetti non si sarebbe potuto nemmeno definire un uomo non fosse che indossava una tuta da jogging e scarpe da corsa e reggeva il bastone e la capretta. Stremato N si agganciò ad una delle stringhe e scalzò lo pseudopiede del corridore, il quale immediatamente cadde per rispuntare dotato di calzature nuove fiammanti un paio di metri più avanti. S: Prendi fiato e poi parla. N: Ma perché non vuole fermarsi? E perché non sembra un uomo normale? Vestito in tuta da jogging, con quelle scarpe...cioè...con te e l'altra scarpa e poi ora quelle due nuove scarpe fiammanti... S: Quante domande! N: E la valle, questa valle percorsa da una linea di demarcazione netta tra due territori assolutamente contigui e pure opposti! Cosa...come si è formato un luogo simile? Stanno costruendo qualcosa? S: Mmm... Passeggiamo. S: Allora dicevi? N: Quell'uomo, sta ancora correndo; come fa...cioè...cosa è? Perché va su e giù in circolo in questa valle? S: E poi? Altre domande? N: La valle stessa mi incuriosisce alquanto: come si è formata? Perché è costituita in questa maniera bizzarra? S: Ma cosa ti fa pensare che io possa rispondere alle tue domande? Io sono una scarpa! N: Ah già. L'uomo non si fermava ancora e continuava a percorrere la valle in lungo e in largo in circolo, lasciando tracce sulle tracce lasciate sull'asfalto arroventato dal sole e sbattendo le suole morbide e arse sulla nuda e impietosa pietra. N e la scarpa osservavano la scena cercando qualche parola per capirsi. S: Sembra quasi un'allegoria ecologista... N: In che senso? S: Beh...questa specie di uomo - che in realtà non è affatto un uomo - corre con indosso i segni del consumismo in un ambiente composto per metà di asfalto - ossia un materiale artificiale ma malleabile, nel quale può lasciare tracce - e per l'altra metà di pietra - vale a dire un luogo considerabile come naturale ma nel quale il suo passaggio non lascia alcuna traccia. N: Mh...e l'allegoria cosa..? S: Cosa significa? Mmm...beh, un uomo consumista non è un uomo, e sebbene possa dettare legge nell'ambito dell'artificiale deve sottostare alla sua insignificanza rispetto all'ordine superiore delle cose, alla natura. N: Dici? La tuta da jogging continuava a sbrigliarsi intorno al vento e alle articolazioni prive di connotati umani del corridore, e il deserto di pietra scricchiolava come sempre sotto il pestare sordo delle scarpe fiammanti mentre l'asfalto malleabile ricostruiva nelle impronte sulle impronte per infinite volte il disegno "a carro armato" della plastica mezza sciolta sotto i piedi. S: Sennò potrebbe essere anche il contrario... N: Il contrario? S: Si. C'è uno pseudouomo in tuta da jogging che corre in una valle divisa in due - asfalto da una parte e pietra dall'altra. Sembra che rimangano tracce sull'asfalto e non sulla pietra perché ai nostri occhi questo appare, ma in realtà le cose sono diverse. N: Diverse? S: Si. L'asfalto è un materiale vuoto, morto, artificiale, privo di vita e di risvolti vitalistici: non ospita forme di vita e una volta solidificato è morto e privo di capacità di produrre alcunché; le tracce lasciate in esso sono dunque effimere sebbene perenni, dato che non hanno alcuna utilità nel mondo. La pietra che sembra non subire modificazioni sotto la corsa dell'atleta invece sotto di sé ospita una brulicante moltitudine di esserini animati, germi, batteri, insetti e rettili in grado di sopravvivere e sfruttare i traumi sotterranei che alla lunga producono trasformazioni nell'ambiente. Dunque l'asfalto con le impronte è artificiale e inutile, la terra senza impronte dona significato all'essere percorsa. N: Ma la capretta e il bastone? Il fatto che tolta una scarpa sia caduto e rigenerato pochi metri avanti? E poi l'allegoria dove sta in questa visione? S: Eh con 'ste domande te... N: Boh, se non si ferma sarà dura capirci qualcosa... |
Re: Storia d'N
MEDIA REZ I
Autobus all'ora di punta. La posizione di N risulterebbe scomoda a chiunque: l'ascella pezzata di un tizio. 1: E "forum"? Lo ha mai visto? Guardi, è un'indecenza..! 2: A me non dispiace... L'altro giorno parlavano degli immigrati e han detto che il rispetto innanzitutto, mi sembra giusto. 3: Ma lo sai chi è la presentatrice? Beh, ad ogni modo queste trasmissioni sono inutili e dannose; manipolano le opinioni delle persone: mia madre è convinta che la magistratura sia corrotta perché non riesce mai a prevedere la sentenza! 4: Già, e i cartoni animati? I cartoni animati giapponesi? "Naruto", "dragonball", i "pokemon"! 5: Altri tempi quando c'era "Heidi"! N: Heidi è un cartone animato giapponese... 6: Ma scusate ma a me il vostro sembra il solito discorso retrogrado! Ieri era tutto perfetto e oggi fa tutto schifo! Non è vero! "Naruto" è un cartone colmo di insegnamenti morali e pedagogici! "Dragonball" e i "pokemon" sono puro intrattenimento fantastico, sarebbe come condannare Harry Potter perché i bambini volano e combattono tramite magie! La realtà è che tutte queste sono trasposizioni fantastiche di situazioni reali! 7: Calmati ragazzina, lascia parlare chi ne sa più di te; i giovani pensano tutto "bla bla bla" e "mai dire..." e ridono di fronte alle candid camera nelle quali gente comune viene ridicolizzata gratuitamente; non possono capire il mondo reale con un'educazione del genere! E "le iene"? In pratica invitano all'insubordinazione sociale! 8: Vero! E tutte le persone del mondo dello spettacolo sono esempi e modelli ormai comunemente considerati dai giovani come prospettive per il futuro! Come un'istigazione all'ozio e alla perdizione! Chi lavora nella tv non ha un'anima! 9: Chi si fa fotografare perde l'anima! La fine del mondo è vicina! 10: Tenetelo fermo; io guardo "amici" e vomito regolarmente; mi capita di girare sul "grande fratello" e non mi viene da pensare al libro omonimo... (N: ..?) ...ma alla degradazione del mondo culturale in cui siamo immersi! Ormai è impossibile assistere ad un concerto, ad un'opera o a un'evento culturale reale senza pagare un abbonamento mensile! 11: Ti rammento che il satellite non è messo meglio; metà di quei canali parlano di cucina o mandano repliche, e l'altra metà ospitano donnine in abiti succinti, quando va bene! Lascia perdere! La verità è che bisognerebbe abbandonare del tutto il mezzo televisivo! Leggete un giornale di tanto in tanto! 12: Ah i giornali! Perché i giornali sono meravigliosi eh?! Ormai non esiste una testata che abbia dalla sua una briciola di credibilità! Anche escludendo quelle decine di titoli palesemente e spudoratamente partigiani - a destra e a sinistra s'intende - ormai in ogni articolo si nota la mano di un'ideologia! I giornalisti non fanno più il loro mestiere! Dirigono le coscienze! 13: Anche i giornali non valgono niente, è vero. E internet? 14: Internet è ancora peggio! Li ognuno scrive quello che vuole quando vuole in incognito! In pratica è il luogo ideale per l'inculcamento di idee antisociali e irrazionali! Quante teorie della cospirazione e str***ate che ospita quella cosiddetta "rete"! I giornali su internet possono essere edulcorati e lasciati al degrado; le pagine internet rubate e modificate; le sconcerie non si contano e i terrorismi abbondano. 15: Terrorismo è la parola adatta, sia per i telegiornali che per i giornali che per internet! ormai l'opinione diffusa è che nessuno di questi mezzi valga! E la radio forse si salva ma solo perché contiene più musica che persone. 16: La radio non ha potere di persuasione? Vogliamo citare "Radio Londra"? 17: Citiamola! Li c'erano idee giuste contro un regime ingiusto! Ora dobbiamo sorbirci idiozie e idee folli in un sistema altrettanto folle! Ma il sistema è folle perché costruito sulla base delle idee di cui sopra! Bigliettaio: Biglietto prego. Grazie. Biglietto prego. Grazie. Biglietto prego... N si svegliò allora dal sopore ascellare e decise di tornare alla dimensione umana per tentare di chiarirsi tra sé e sé questa questione del valore dei media. N: I media sono dei mezzi di diffusione di informazioni. B: Dice a me? Guardi, io sto lavorando... N: Le informazioni diffuse tramite i media non sono soddisfacenti. n: ... (diceva a me questi tizio?) N: Non mi sembra così male, sarebbe molto peggio se tramite i media si diffondesse una verità assoluta. La sola consapevolezza dell'inaffidabilità di quei mezzi consente la pesatura delle informazioni e la ricerca di conferme o smentite; l'incompletezza è un criterio di partenza per un media che sviluppi la capacità di ricerca e criticità. Ho visto molta critica nelle affermazioni sopra scritte; e vedo molto pensiero al loro interno. Pensiero potenziale, pensiero non espresso nella critica fine a sé ma punto di partenza per il superamento del media: vedo una trasmissione, ascolto un programma, leggo un articolo e visito un sito, poi spengo e con il mio cervello seleziono ciò che mi interessa, ciò che mi serve, ciò che non mi soddisfa e da li può partire una ricerca più che fruttuosa! Il problema è se non ho voglia di cercare, se mi fermo al messaggio trasmesso senza indagare, senza dubitare, senza pormi domande; ma a quel punto il media non ha colpe; il problema è mio. |
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CHE SI MERITA
L'orizzonte si piegava intorno agli angoli di apertura dell'autobus - fermo, arrugginito - si sarebbe detto tuttavia non privo di speranza - e tracciava nello sguardo di N una visione antica e sinestetica, tanto che dentro sé udiva che << ogni uomo ha il pensiero che si merita >>. In un attimo si trovò contro la polvere e, tornando coi sensi al mondo si accorse d'essere circondato da facce; facce e non visi o volti sebbene tutte visibilmente rivolte ad N offrissero occhi e bocca al curioso stupore nascosto; nascosto 'ché non negato né tenuto nascosto, ma rapito. (Il narratore si scusa per l'ampollosità dell'introduzione, ma vale come dedica...) Le facce si distinsero allora come piccoli soldati neri, sgangherati e sporchi; uno di loro - il più soldato - sollevò N con la sola forza di un coltello alla gola. S: Dunque?! Hai dei soldi?! Svuota le tasche! N: Non ho tasche né soldi, giuro! S: Che sei venuto a fare qui? Cerchi qualcuno? N: No, è una tappa del mio viaggio... S: Fai un viaggio eh? Che meraviglia... E senza conoscere nessuno ti infili in un autobus abbandonato in una discarica alla periferia di questa città..! N: ... S: Non diciamo str***ate, cosa cerchi? Cerchi la roba? Armi? Donne? N: No no... S: Bambini? Non mi sembri il tipo... N: Per la droga e le armi si..? N aveva sibilato appena ma si era sentito ovunque. N: Voi siete bambini. Che ci fate voi qui piuttosto. S: Senti caz***oscio, le domande le faccio io, il gioco lo reggo io, la prossima volta che mi fai inc***are e parli senza essere interrogato finisci male... Noi non possiamo - ma guarda un po'! - permetterci di andare in vacanza! Noi ci viviamo qua dentro, nel tuo luogo di villeggiatura del c***o! Gli altri bambini erano tornati alle loro occupazioni e ormai erano rimasti faccia a faccia N e il soldatino: quello che per loro doveva essere un turista già rapinato non sembrava poter rappresentare una grande minaccia. S: Anche se dovrei tagliarti le p***e per aver invaso la mia casa mi sei simpatico, e non lo farò... Però togliti dai co***oni in fretta, c'è gente a cui un cadavere come il tuo può fare molto comodo - giusto un consiglio. Quando il bambino fu voltato senza pensarci troppo N da dietro lo brancò per le braccia e, liberate le dita dal coltello, lo tenne stretto e muto a sé cadendo a terra dove, immobilizzati tramite una forza triste, gli gridò addosso a fil di voce. N: Non sei costretto a fare questa vita! Non sei costretto ad uccidere, minacciare per rubare due soldi! Non sei costretto a venderti, a vendere i tuoi fratelli, a aspirare colla per non soffrire la fame, a trafficare droga, a vendere armi, a vivere nascosto in un buco... Se hai delle potenzialità, degli interessi, ci sono scuole in città, missioni e centri di accoglienza! Ci sono persone che potrebbero aiutarti a crescere sano e felice! Non sei costretto - devi saperlo - a morire di pallottole, lame e sostanze! Diventeresti un uomo povero, povero dentro! Privo di umanità! Uccideresti e saresti un assassino, venderesti corpi e te stesso e perderesti ogni significato. Devi comprenderlo ora che hai la possibilità... ...devi sentirlo perché nelle pieghe della mente tu sappia, durante qualsiasi percorso, che un'alternativa esiste. Allora già in silenzio si alzava, il soldatino, senza spolverarsi: il bianco dei suoi occhi iniettato di odio temeva il futuro come un fendente del destino, ma né l'iride né la voce tremarono allontanandosi. S: Ho scelto questa vita, che tu la creda giusta o no. Non ho potenzialità, e questo buco e il mio nulla sono le uniche armi di cui dispongo nella vita di strada. Gli uomini umani non fanno un passo qui fuori - e va nelle missioni e torna a dirmi che uomini sono quelli! Questa è la vita che porta il denaro e le potenzialità: senza droga si è deboli, senza forza si muore, la forza porta i soldi e i soldi droga e armi. N: Sei un bambino... Nel risentire il sibilare di N da terra quei quattro occhi si mescolarono nei propri caratteri opposti - odio, tristezza, amore, paura - e lamparono simili e trafitti. S: Vivrò quest'inferno perché i miei figli possano essere bambini, come dici tu; lontano da qui. ...vai prima che m'in***zi. |
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MAGNO
N, sebbene abbandonato sul metallo gelido della sala d'aspetto ormai da giorni, a controllare il sudore dopo le settimane trascorse a salire e scendere le scale mobili al contrario dell'edificio, non aveva perso la speranza: avrebbe pagato il suo debito con una Società. "DING!": il suo turno. Un lampo di gioia stracciò le sue palpebre bagnate e logore e in quasi un attimo si trovò gettato sul metallo ancora più freddo dell'ufficio. I: Si accomodi. Nel buio totalizzante della stanzetta N non vedeva altro che strane pulsazioni, fremiti improvvisi e indecifrabili - la luce tagliava i pochi peli che si sarebbero detti far parte del cranio dell'Impiegato. I: Lei deve... N: Dovrei pagare l'ISS su questo trattato rilegato. Tentando di posare il volume sul ripiano dell'ufficio N si accorse che probabilmente esso mancava del tutto - l'oscurità era quasi completa, una luce accecava solo in un punto l'occhio dell'Impiegato. I: Mi risulta che Lei sia in ritardo. Aveva parlato con la voce di chi stringe un'arancia in bocca. N: Ma guardi, io sono arrivato in anticipo, ma con tutte quelle scale, quegli uffici... I: Mi dispiace molto ma dovremo applicare la mora. N: Si, ma anche se sono arrivato in orario? Voglio dire...ho aspettato nella stanza qui accanto... In quel momento si iniziarono a sentire suoni di frementi e continue attività da dietro una delle pareti. N: ...per giorni, e solo durante questo lasso di tempo è scaduto il termine. I: Giorni e giorni eh? Nella stanza accanto eh? Dietro quella porta... Non mi prenda in giro per cortesia! Quello è lo sgabuzzino! Un'eventuale porta sarebbe stata ovviamente invisibile nell'oscurità, altrettanto per l'indicazione di quello che avrebbe dovuto essere il dito dell'Impiegato, appena accennato e flaccido nell'aria polare di quel luogo. I: Comunque...calcoliamo l'importo...sarà una cosa lunga sa... Inserisco i dati nel processore ora... Dai rumori N avrebbe pensato che il processore non fosse che una specie di cane rabbioso, da quel momento infatti - cessati i rumori al di là del muro - si iniziò a sentire nella stanza un baccano di mastichìo spaventoso. I: ...oplà, ecco fatto! N: Già finito? I: No no, certo che no; ora deve elaborarli e preparare i moduli. Non le dispiace se pranzo vero? Qui ci vorrà del tempo e non ho fatto la terza colazione... Ancora prima che N annuisse nella stanza non si sentì che sfregare di mascelle, e truculenti rumori di strappi e impasti di cibo; un gocciolìo continuo e raccapricciante - attutito stranamente prima di toccare terra - condì alla meglio la situazione già di per sé inquietante. N: No grazie...ma cosa sono questi rumori? I: Sono cervelli, non gradisce? N: Ma che sta succedendo? I: Vuole che accenda la luce? La volontà di scoprire cosa si nascondesse dietro quel nero inghiottente strideva contro la paura verso il presentimento di avere compreso. N rimase dunque immobile in attesa che tutto finisse, il tempo scorse smembrandosi continuamente, e ogni cosa, tranne Lui, pareva scivolare in un solo verso diretta nel buio malato di quell'ufficio. I: Sono 8 euro... Il suono dello stomaco riempito di cervelli dell'Impiegato smosse le viscere di tutti i presenti, morti e non; N promise di pagare - 8 euro erano una cifra proibitiva per lui - e fuggì stracciando direttamente la parete verso il lato del marciapiede. Un universo versava versi inversi al viso di diversi N. Uno studente sorridente passando forse casualmente da quel marciapiede gli salutò l'anima spappolata, e morendo in modo difforme rifece passo passo la strada che, ormai in tempi immemorabili, l'aveva portata a quel vuoto. *** Se non lo sapessi mi chiederei cosa diavolo stessi fumando mentre lo scrivevo 'sto qui... Con stupore noto una crescita delle visite (si, tengo il conto)... Probabilmente è anche dovuta alla mia presenza minore sul forum ("vediamo cosa diavolo scrive quello sfaticato ingrato di Allocco!"); o forse al linguaggio "scurrile" dell'ultimo dialogo... mmm... comunque... Insomma, bene.. E' un buon motivo per continuare a bazzicare da queste parti.. credo :ridacchiare: |
Re: Storia d'N
TIPICI
N era su un treno senza saperne la destinazione, e nei posti vicino a lui una donna e un giovane dall'aria curata discutevano animosamente. D: Per non parlare poi dei telegiornali! Ormai tutti sono vittime dell'omologazione. G: Dici? D: Ma certo! Non ti rendi conto di come tutte le persone che incontri siano come guidate da degli stereotipi di comportamento? Voglio dire... G: Tipo il taxista che truffa gli stranieri? D: Ma per esempio, si, quello è un tipo di comportamento secondo lo stereotipo tipicamente italiano; e chi era taxista onesto prima di sapere di queste isolate pratiche truffatorie non ci pensava nemmeno; poi è arrivata la televisione e puf, tutti i taxisti sono dei ladroni! G: Però è innegabile che le truffe ci siano... D: Eccome! Ma è proprio per questo! Uno vede che "lo fanno tutti" perché "lo hanno detto in tv" e dato che anche lui fa parte di quel "tutti" si omologa, risponde con un bel "ci sono anch'io" e ruba. G: Non so...non mi sembra corretto generalizzare così. D: Ma guarda, quello che ti voglio far capire è che ormai ci sono in giro solo macchiette. Prendi gli insegnanti, quale insegnante ormai ha il polso per tenere a freno la follia dei ragazzi? E gli adolescenti di oggi?! Guarda, non farmene parlare... G: ... N: Signora mi scusi se mi intrometto...ma a me interessa ciò che stava dicendo, vorrei che lei parlasse degli adolescenti. D: Ragazzo mio guarda, io non smetterò mai di ripetere che ci vogliono regole precise, che gli adolescenti hanno bisogno, desiderano essere regolati! E finché tutto il resto delle persone la pensano diversamente ebbene, non mi stupisce che ci siano tanti drogati e bulli! G: E i giovani in gamba? Come fanno ad essere tali? D: Mah, fammene vedere uno! Fammi vedere un giovane in gamba e mi rimangio tutto, giuro! G: Eh già, la nostra è stata l'ultima generazione degna di esistere, vero? D: Ma no, non è quello il discorso! Non è un problema di generazione, è che non ci sono più i valori di una volta! Ormai anche i giovani sono omologati; guardali: tutti uguali! Non si riescono a distinguere! E come parlano poi! Mah guarda... G: "Cioè perché cioè no sai che mi capisci no?" D: He he, dove andremo a finire in queste mani..! N: ... G: Si mette brutto. N: Fortuna che questo mezzo è ben isolato dall'esterno, piove molto forte. D: Eh si, perlomeno le ferrovie ci danno un tetto sopra la testa, con quello che paghiamo! Dovrebbero come minimo far smettere di piovere! G: Non ci sono più le mezze stagioni... D: Eh si ridi, ma è vero! Hai visto quel documentario, quello americano... Eh, quello dice - ma non lo dice lui, sono ormai tutti d'accordo nel sostenerlo - che il clima della terra sta impazzendo. G: Già. N: Davvero?! D: Eh certo, uragani, tempeste, mesi di sole, siccità, tornado e chi più ne ha più ne metta, per non parlare dei terremoti e dei conseguenti tsunami! Ormai non si è più al sicuro da nessuna parte! N: Accidenti... D: E la colpa lo sa di chi è? N: ... D: Dell'uomo! Con il suo inquinamento, con le sue fabbriche e bombolette spray, con le sue televisioni e lampadine! Insomma, la realtà è che il progresso è tutto una bufala! G: Serve solo a far guadagnare qualche incravattato dei piani alti... D: Ma guarda io credo che sarebbe meglio lasciare perdere, tornare all'antico. Si stava bene quaranta o cinquant'anni fa. G: E tu manco c'eri! N: Forse per questo! G: Ha ha ha! D: Screanzato! N: Mi scusi, sono certo che anche lei ha una sua utilità nel mondo, dico sul serio. D: Sti giovani d'oggi... Non sanno manco parlare e vengono ad insult... N era su un treno senza saperne la destinazione, nei posti vicino a lui una donna brontolava ad un giovane dall'aria curata. D: ...mi ha lavato il vetro e me lo son trovato più sporco di prima! Se non sanno fare manco quello, cosa vengono qui a fare... ...voto più cioè, ormai votare equivale a buttare via una scheda elettorale: decidono tutto loro da soli... ...parlava e non riuscivo a capire pur impegnandomi, e pure era italiano eh! Solo ci vuole il passaporto per certa gente, mi capisci no? ...e i prezzi? ...E le tariffe? ...alla fine del mese... ...non voglio dire ma... N: Mi scusi ancora... D: Lei è stato molto maleducato prima, e ora mi interrompe? N: Probabilmente ha ragione, ma lei critica gli altri...insomma, in fondo è questo che sta facendo dall'inizio, vero? Gli stereotipi, l'omologazione, le ferrovie... D: Si. N: Su un treno... D: Si, perché? Non si può? G: Non ci sono più le mezze stagioni... D: Toh, spiove... Per una volta il metereologo ci ha azzeccato... |
Re: Storia d'N
MEDIA REZ II
Ancora sul mezzo alla fermata del capolinea N attendeva una risposta autoindotta, ma nel silenzio nulla più che i suoi soliti pensieri lo animavano. Fuori dalla vettura un'ombra furtiva si aggirava losca e nascostamente. L'ombra furtiva si materializzò in un grosso lupo nero rabbioso proprio davanti agli occhi di N, attraverso il finestrino frantumato. N: Che rapporto esiste tra la produzione e la diffusione di messaggi e il comportamento di chi ne fruisce? L: Sono contento che tu mi ponga questa domanda, in realtà la questione mi interessa alquanto. La mia opinione è che bisogna considerare diversi livelli di condizionamento. N: Diversi livelli... L: Si, perché innanzitutto esistono diversi media, esistono diversi messaggi con finalità diverse, ed esistono modi di diffusione dei messaggi differenti che provocano reazioni differenti; perdippiù esistono fruitori diversi, con tipologie di rapporti diversi sia tra uomini che tra sé e il media. Insomma, la questione è complessa... N: Beh, questo è un discorso tra amici, non pretendiamo la completezza o l'esaurienza; l'importante è avviare un pensiero, lanciare una pietra nello stagno. L: Già. N: A quanto mi dici dovrebbero esistere a livello di produzione del messaggio almeno tre livelli di condizionamento possibile: nel tipo di media, nel tipo di messaggio e nel tipo di fruitori. L: Dici? N: Beh, il tipo di media determina l'ampiezza del pubblico, e quindi la diffusione quantitativa del messaggio: la televisione ha grande diffusione nazionale, alcune tv anche internazionale, internet è globale, mentre il giornale della scuola o una rivista di partito ha un gruppo di fruitori ben definito, definito in base all'appartenenza locale o ideologica, per esempio. Il tipo di messaggio è legato al media scelto, ma contempla anche le tecniche di produzione dell'informazione e le finalità ad essa attribuite dall'autore, è importante sottolineare che le finalità dell'autore possono essere efficacemente assolte solo nel caso in cui le tecniche usate siano adeguate: se voglio convincerti dell'esistenza degli alieni un urlo in mezzo ad una strada non è una buona strategia, mentre la diffusione di un giornale o addirittura la stesura di un trattato al riguardo, con documentazione, magari filmati o quant'altro è certamente più efficace e ha più probabilità di convincere. L: Fin qui sono d'accordo, pur tenendo a mente la natura di semplificazione del discorso... N: Certo, le variabili sono molte più di quelle che posso considerare. L: E i fruitori? Che ruolo possono avere nel caso di un messaggio efficace e finalizzato a qualcosa? Se il messaggio è fatto bene loro verranno plagiati. N: Certo, in realtà il fruitore può adottare diversi tipi di atteggiamento riguardo un'informazione, e questi atteggiamenti determineranno l'effetto dell'informazione sulla sua esistenza: innanzitutto esistono atteggiamenti "di posizione", basati sull'ideologia, su preconcetti e pregiudizi, o su posizioni recenti assunte dal fruitore, questi atteggiamenti accolgono il messaggio e lo modificano sostanzialmente, nel senso che se possibile lo adeguano alla posizione e se non possibile - per esempio nel caso in cui un comunista ascolti il comizio di un monarchico - lo etichettano come "non rilevante" e finiscono per ignorarlo. Questo genere di posizioni ha senza dubbio una diffusione notevole, e in un certo senso produce immobilità e stabilità nella scena culturale; ma anche la cristallizzazione dei valori e delle ideologie e delle visioni del mondo; non è tramite la posizione statica nelle proprie idee che si cresce e si realizza qualcosa nel mondo, per fare ciò bisogna certo agire in modo da seguire le proprie idee con la consapevolezza della loro natura non definitiva; ogni evento può rivelarci un mondo diverso e prima nascosto. Chissà mai se un comunista potrà rimanere convinto dal comizio di un monarchico, e viceversa? L: Deh! N: Accanto agli atteggiamenti di posizione dunque, o per meglio dire - volendo assegnare un valore umano agli atteggiamenti verso l'informazione - si pongono dunque... Ora N si accorse di aver detto molte cose, e di averle ascoltate o lette da qualche parte, e di averle assorbite senza pensarci molto sopra e senza averci pensato si accorse di averle dette; pur rischiando di sbagliare e influenzare senza ragione la mente del lupo - che infatti sembrava ascoltare con attenzione il monologo del viandante. Decise di fermarsi, immaginando che il lupo convinto a sua volta avrebbe raccontato quelle cose a qualcuno convincendolo e quello a un altro e così via, senza che nessuno avesse mai avuto il tempo né lo scrupolo di riflettere su alcuna delle parole contenute nell'argomentazione. |
Re: Storia d'N
COGLIONI
S: Ho troppa stima dell'intelligenza dei fiorentini per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro il proprio interesse. [Applauso] N: No aspetti! Mi scusi... S: Io starei facendo un discorso, se mi consente di finire poi risponderò alle domande e apriremo il dibattito. N: No no guardi...io non so chi lei sia, se devo essere sincero... [Brusio generale di sottofondo, e svenimenti] N: ...ma un'affermazione come quella che mi ha fatto balzare e venire qui ad interromperla è veramente inconcepibile! S: Lei non sa chi sono io? N: No, ho dedotto che dovrebbe essere un candidato in un qualche genere di elezioni, e certo se le permettono di tenere un discorso di fronte a tutta questa gente ben vestita probabilmente avrà anche un ruolo centrale nell'organizzazione - direi economica, ma potrei sbagliare - della società... S: Lei deduce molte cose... N: Lo prendo come un complimento...fatto sta che non può denigrare il nome dei suoi avversari politici e contemporaneamente insultare - con una velata minaccia, se non ricordo male - i loro sostenitori! S: Ma quale minaccia! N: Si, l'insulto esplicito è evidentemente una spia di un dissapore tra lei e i possessori della mentalità che lei considera malata solo perché opposta alla sua; questo ha come conseguenza che se dovesse per caso risultare vincitore sugli altri probabilmente potrebbe in qualche modo...come dire... S: Stia attento a quello che dice! Io non sono qui per farmi insultare e lei deduce un po' troppe cose per essere caduto dal cielo come vuole farmi credere! Stia zitto e si metta da parte, se vuole parlare lo faccia al momento opportuno, non interrompendo chi con fatica ed abnegazione compie il proprio dovere! Eh perbacco... [Applauso e fischi] S: Che mi si attacchi attraverso la magistratura va bene, ormai ci sono abituato, conosco le menti dei magistrati e le loro deviazioni antropologiche; i loro pregiudizi nei miei confronti, e quindi posso andare per la mia strada a testa alta anche dopo accuse provenienti da tali frange bacate della repubblica. Che mi si attacchi attraverso i media va bene lo stesso, in quel caso ho la completa possibilità di difendermi e di annichilire le accuse o le critiche rivoltemi in maniera infondata; si sa che sono sempre uscito vincitore da qualsiasi disputa, semplicemente perché io sono il paladino della libertà e posseggo una caratura morale e... Oserei dire spirituale tale da non essere mai stata eguagliata, tale da non essere eguagliabile! [Folla in delirio] S: Ma che mi si giunga ad attaccare anche durante un convegno in un luogo da me reputato privo di macchie di pseudoantidemocraticismo no, non riesco a tollerarlo; le persone come lei sono il frutto di ciò che nel mio ambiente chiamiamo comunismo estremista! Lei è un folle mio caro signore, se lo lasci dire! Io non la querelo solo perché sono un signore e perché ho cose molto più importanti a cui pensare, ma - e qui concludo e non voglio più rivederla - qualunque sia la sua opinione su di me sappia che è errata. Io sono una di quelle poche persone nella storia a non possedere una personalità ed una storia private; tutti conoscono le mie doti e le mie gesta, tutti possono conoscerle ed esse, insieme al complesso delle mie idee e dei miei limpidi ideali di libertà, rispecchiano fedelmente i tratti salienti della mia personalità. In un certo senso si può dire che io sia ovunque perché tutti mi conoscono. Anche lei checché ne dica. [Applauso moderato e grugniti di gorilla] N: Quindi conferma che lei e chi la asseconda è un paladino e gli altri sono coglioni. S: Non ho mai detto nulla di simile. Portatelo via. --- IL termine ha passato la censura perché è una (illustre) citazione... Chi sono io per censurarLo?! :ridacchiare: |
Re: Storia d'N
MIMESI
Giunto nei pressi di un villaggio di paglia N iniziò a percepire una sensazione mortale - dietro la nuca, sotto le palpebre, i polpastrelli, dietro le ginocchia -, voltandosi si trovò di fronte un uomo ricoperto di fucili, con paramenti simili a quelli utilizzati nelle feste tribali africane. F: Cerchi qualcuno? N: No, nessuno in particolare. F: Bene. I due si incamminarono silenziosamente verso la prima capanna; il villaggio pareva abbandonato non da molto; appena furono abbastanza vicini N poté accorgersi del dramma che quel luogo ospitava: decine e decine di bambini giacevano a terra o fra le braccia di qualcuno, decine e decine di uomini privi di vita. N: Che è successo? Il viso dell'uomo dai paramenti non tradiva particolari emozioni, N intuì che avesse a che fare con quella strage. N: Cosa ha ucciso queste persone? F: Le ho uccise io. N: Accidenti... Continuavano a camminare tra le carcasse... ...di fianco scorrevano magazzini di merci, di aiuti umanitari, di cibarie e prodotti agricoli, di frutta... N: Tutti questi bambini, li hai uccisi tu da solo? F: Si. ...la clinica privata, l'ospedale pubblico, i bagni pubblici e le terme, la sauna, diversi pozzi d'acqua... N: Ma perché?! ...le case di paglia ben curate - dall'esterno si potevano scorgere gli oggetti tradizionali, le pentole, fornelli, rubinetti, la porta del bagno... Anche una volta fuori del villaggio l'immagine di quei corpi abbandonati ovunque non smetteva di rimbombare dietro gli occhi di N. N: Come puoi averli uccisi?! F: Non vedi? Facevano una vita perfetta! N: Come? F: Facevano una vita perfetta, avevano tutto ciò che serviva loro, acqua, cibo, servizi...tutto! N: ... F: Ma qui siamo in Africa! Bisogna che si mantenga un certo tenore di vita...non so se mi spiego. N: Non ti spieghi. F: Succede che l'Africa è stata da sempre sfruttata e ingannata dai "primi mondi", e solo ultimamente ha potuto alzare lievemente la testa... ...ebbene, ciò si deve principalmente agli aiuti giunti dello stesso occidente che ci ha infettati, sfruttati e dissanguati: da prima degli anni '70 del '900 ad oggi gli aiuti di ogni tipo - morali e materiali - hanno un po' trasformato il continente... ...il superamento dei problemi idrici, il crollo dei sistemi di potere economici mondiali...tutto ha remato in favore dello sviluppo africano, e questo sviluppo c'è stato! Come si può vedere da quel villaggio: la tradizione non è intaccata dal benessere, e tutti vivono a lungo e in armonia. N: Ma allora che diavolo...perché diavolo hai fatto quella strage?! F: Ho letto di quando, nei primi anni del secolo scorso, si iniziarono a diffondere in Europa e nel mondo le notizie sulle vittime della fame e delle guerre: più di 30000 bambini morti di fame al giorno, migliaia di malati di AIDS, migliaia di vittime di guerre civili... N: 30000 bambini al giorno... F: E molti avevano la tua reazione, si sentivano sconvolti...un elenco telefonico strappato, uno stadio esploso - queste sono 30000 vite strappate o esplose, senza contare che essendo bambini... N: Accidenti... F: E questo genere di notizie dette l'avvio alle gare di solidarietà: l'ONU con tutti i suoi organismi umanitari, agenzie e ONLUS per raccolte di fondi o invio di personale specializzato, associazioni mediche in diffusione in tutto il territorio - con particolare attenzione alle zone più dense di morti e di guerre... N: Alla fine tutto è stato superato... F: Si, ma quei soldi e quegli aiuti sono ancora indispensabili per continuare a svilupparci... N: ...e l’occidente non ne sa nulla... F: ...che rimanga tra me e te - fanno gola a molti, ma solo i migliori vi mettono le mani. N: ... F: Negli ultimi decenni alcuni uomini d'affari - tra cui il mio principale - hanno compreso come il carburante monetario e materiale occidentale fosse indispensabile alla crescita del loro impero: chi ha bisogno di aiuti è agevolato negli affari, perché è visto come inoffensivo; chi ha bisogno di aiuti è simpatico a tutti e fa affari con tutti. N: ... F: Smettere di avere bisogno di aiuti equivale per queste persone a perdere la possibilità di diventare grandi uomini di potere. N: Quindi tu... F: Mantengo la situazione stabile, in modo da permettere le condizioni di crisi, e quindi le condizioni per l'intervento esterno. Le guerre continuano un po' ovunque, tra poveracci aizzati gli uni contro gli altri - un giorno fratelli, l'altro nemici -, ma il computo delle vittime non può competere con i disastri delle malattie e della fame. Il computo delle vittime viene tenuto da tempo tramite un controllo satellitare sul continente - "un impegno globale per l'Africa" lo ha finanziato e inaugurato proprio nell’anno della mia nascita -, ma questo non distingue i morti ammazzati dai morti di fame, di sete o di malattia; applica delle stime in base ai dati in suo possesso. N: Tu uccidi 30000 bambini al giorno? F: Non io da solo, in realtà mi limito ad ammazzare più persone possibili tra gli africani riconosciuti come poco utili da chi mi dirige; questi villaggi semirurali sono l'ideale... Senza voltarsi N salutò l'uomo ricoperto di fucili e si allontanò cercando di non pensare ai numeri o alle stime - come invece continuava a fare il satellite sopra la loro testa -, mantenendo piuttosto bene in mente i visi e i colori di quella giornata di deserto. |
Re: Storia d'N
REAL VIRTUALE
Scricchiolava l'asfalto incollandosi alle orme di N, intorno a lui facce indistinte, sopra tetti di palazzi lontanissimi in altezza - sulla cima di uno di essi un uomo, aspirante suicida. Ancora un passo riuscirono a compiere entrambi, entrambi crollando - l'uno moralmente via dall'asfalto, l'altro letteralmente verso l'asfalto. Tale il virtuale risale dal reale al totale. Quando furono a un centimetro l'uno dall'altro alzarono entrambi la testa - l'uno via l'altro verso l'asfalto - per ritrovarsi faccia a faccia un istante. N: Sei morto, amico mio. S: Ormai da tempo. Non si conoscevano ancora ma parevano specchiarsi l'uno negli occhi dell'altro. N: Cosa ti ha spinto ad ammazzarti? S: Non mi sto ammazzando, sto verificando la mia vita. N: Ti sei gettato da un grattacielo per vedere se muori davvero? S: Per così dire - non sopporto più questa realtà virtuale - questo è da sottolineare. N: Realtà virtuale? S: Questa, questi uomini intorno a te, quella donna vestita di rosso: tutto virtuale. N: Nel senso che non esiste? S: Nel senso che non ha senso, scopo, che è un'assurdità. N: Non capisco. S: "Realtà virtuale" è un accostamento di termini divertente, ambiguo e per certi versi ossimorico. Realtà delle cose ma virtuale in quanto possibile, non presente; come dire "cosa potenziale"... ...scusa, capirai che in questo momento è facile perdere la testa. N: No no, continua. S: Beh, io mi chiedo se la realtà che tutti considerano reale non sia in realtà potenziale - quindi virtuale. Perché alla fine quasi tutti nella realtà non fanno altro che aspettare e desiderare, e quando ottengono l'oggetto dei loro desideri ottengono contemporaneamente nuovi desideri...è sempre un andare avanti nel desiderare, un proiettarsi inutilmente e continuamente in avanti nel futuro, senza mai fermarsi ed essere "reali", ma restando sempre gettati al di là come "potenziali". << Esiste una congiura di poeti. Non nel mondo, ma in un'isola lontanissima - non isolata, ma presente nel mondo degli uomini. >> N: Che strani pensieri nella testa di un suicida. S: Hai proprio ragione. Ad essere sincero ho pensato a quanto più reale sia la "realtà virtuale" come tutti la intendono: internet e il mondo dei computer in generale. N: ... S: Insomma; lì quando le cose sono false contengono più realtà: una persona può mutare pensiero e aspetto milioni di volte, ma ogni volta recita modificando sé stessa in virtù del suo essere-in-quel-momento; quindi più sinceramente, più realmente che nel mondo reale! Nel mondo reale tutti sono malati di insoddisfazione, e non fanno altro che fingere e mentire - agli altri, a sé stessi - finché non si inghiottono nel loro stesso nulla. N: Ne parli come se ne fossi fuori - come questo genere di pensieri ti ha portato qui? S: Sei molto spaventato per la mia morte? N: Beh...sono un po' curioso, se devo essere sincero. Questi discorsi li capisco fino ad un certo punto - forse li capirò meglio rileggendoli ancora e ancora -, ma davvero non riesco a capire come da ciò si giunga alla tua morte. S: In realtà nella decisione e nell'atto di un suicidio incidono una moltitudine di idee e eventi e casualità e circostanze, come dietro ogni evento di qualunque vita, anche il più infimo della più piccola esistenza; quindi sarebbe presuntuoso e complesso pretendere di spiegarti tutto - non sappiamo nemmeno quanto tempo ci rimane. N: Mi basta anche una sintesi o un canovaccio, poi posso ricostruire il resto da solo; io - io! - ho tutto il tempo di questo mondo! Senza preavviso scoppiarono a ridere, come vecchi amici, l'uno in faccia all'altro. S: Ho compreso che il virtuale è ciò che conta finché la realtà non ci soddisfa - ergo, sto verificando la mia vita. N: Grazie. Continuarono a sorridere, e senza prestare soccorso al corpo schiacciato dal terreno chi sopravvisse si incamminò verso il resto del percorso, con l'impressione che nessuno avesse guadagnato in nulla in quella morte reale. |
Re: Storia d'N
ASSECONDANTE
N rimpiccioliva proprio restando seduto su una panchina. Rimpiccioliva accanto ad una briciolina. Rimpiccioliva e sentiva. Briciolina: N! Ora mi senti? N: Si! Ma...tu parli?! B: Eh certo! Mi stavi dimenticando qua sulla panchina, il resto della ciambella te la sei pappata eh? E a me mi abbandonavi così? N: No no, ora ti mangio. Ma N rimpiccioliva ancora accanto alla briciolina. Rimpiccioliva ora sotto un granello di zucchero. Granello: N! N: Anche tu parli?! G: Ma certo! Avevi dei dubbi? N: Onestamente si - non avevo idea che tutta questa intelligenza mi stesse attorno. G: Eh che discorso profondo! Sali su di me finché sei in tempo, così vedrai anche il resto del mondo che non conosci. N salì con un balzo sul granello e rimpicciolì ulteriormente. Rimpiccioliva e ora vedeva acari e ora batteri. N: Anche voi parlate?! Acari e batteri: Non con te di sicuro! N: Chissà perchè... N rimpicciolì ancora e giunse a vedere una minuscola molecola di glucosio in mezzo a tantissime altre minuscole molecole identiche. Molecola: N! Vecchia canaglia! Che ci fai da queste parti? N: Sto cercando di raccapezzarmi sul perché tante cose così piccole e apparentemente prive di intelligenza mi parlino con cognizione di causa; e anzi...sembra quasi che tutti mi conosciate. M: Beh, insieme alla ciambella hai comprato anche noi, secondo le regole del tuo mondo. Noi ti abbiamo visto e conosciuto per l'intero tempo del pasto. N: Ed è molto? M: Direi di si. Stai vicino alle molecole N, vedo che stai diventando piccolo piccolo! N infatti continuava a rimpicciolire. Rimpiccioliva e si trovava ora innanzi a una distesa di atomi quasi invisibili, molto simili a un mare di polvere. Atomi: N! E lo acclamavano come un marito tornato da un lungo viaggio. A: N! N! N! Evviva N! N: Grazie grazie, mi pare di capire che ho poco tempo per parlare con ciascuna di queste entità...devo trovare una domanda intelligente e ficcante da porre loro... A: N! N! Evviva N il ricercatore! Evviva il viandante! N quando potè si avvicino ad uno di questi atomini. N: Sei un atomo? Non aveva avuto molto tempo per pensare alla domanda. Atomino: Sono quello che vuoi N caro! N: In che senso? A: Beh, a me piace che i grandi esseri del mondo, come te, siano da me soddisfatti! N: Davvero? A: Eh certo! Tra noi "atomi" è una tradizione consolidata! N: Quindi voi assecondate i desideri degli uomini? A: Beh, in realtà tutto accade ad un livello di grandezza ancora minore, ma vedo che stai diventando piccino piccino quindi tra poco arriverai a scoprirlo credo...ciao ciao! N: Ciao e grazie! N continuava a rimpicciolire e più rimpiccioliva più era piccino. N rimpiccioliva e vedeva dell'atomo le particelle, un neutrone gli si fece innanzi. neutrone: Ho sentito il vostro discorso, sei un bel curioso eh? N: Già; siete voi che assecondate i desideri degli uomini? n: Non è proprio che li assecondiamo; e poi ad ogni modo chi ha iniziato lo vedrai certo più avanti; noi...cerchiamo di accontentare chi vuole vivere in un mondo. N: ... n: Certo, non c'è alcun motivo perché io dovrei fare parte di questo atomo, non c'è motivo perché esso resti a far parte di una molecola e perché questa stia incollata e stabile. N: Ma ci sono leggi fisiche, ci sono costanti e...no? n: Certo che ci sono! Ma sono formulate dagli uomini sulla base dei nostri comportamenti. Tra atomi si discute, e ci vuole poco per far girare la voce; ormai tutti sanno a memoria cosa fare e le "leggi fisiche" appaiono stabili. N: Ma se voleste potreste cambiare tutto? n: Beh...in realtà ci sono parenti lontani, "nel tempo e nello spazio" - per usare un vostro luogo comune, - che queste regole non le conoscono ancora, e ci sono anche i piantagrane...come ovunque, del resto, ma sono certo pochi. N: E questi danno luogo a fenomeni inspiegabili. n: Si insomma...per così dire...ma molte volte voi non ve ne accorgete nemmeno. Siamo di certo bravi a prenderci cura dei grandi esseri del mondo. N rimpiccioliva ancora e perdeva di vista il neutrone. Si trovava ora in uno spazio immenso. Privo di forma e dimensione. Dubiteremmo anche che fosse qualcosa. N continuava a rimpicciolire e vicino a lui sfrecciò un forse qualcosa che si prese giusto la briga di fargli giungere in qualche modo un messaggio: << lavoratori! Prrr! >> N rimpiccioliva ancora e rimpicciolendo si trovò seduto sulla sua panchina, sazio. |
Re: Storia d'N
SHHHVOMERE
Spaventato dagli spari invisibili N correva nell'aria appassita dalla nebbia senza capire dove, quando e perché quelle urla terribili fendessero il suo udito trascinandolo nel terrore più irrazionale; inciampando allora per la foga con i piedi scoperti contro un cadavere abbattuto e freddo si ritrovò catapultato attraverso un telo mimetico in una sorta di fossa scavata in mezzo alla sua fuga. Nella penombra il viandante poté, nonostante il sudore e l'affanno, distinguere i contorni definiti di un'entità doppia ma singola: una madre con il suo bambino da poco nato dondolava entrambi davanti al vano tepore di una candela. N: Che succede là fuori? D: Shhh...è riuscito ad addormentarsi... Fermo in quel buco scavato in terra, in silenzio, mentre fuori pareva che centinaia di migliaia di uomini tremassero e sputassero, mentre venivano sparati e trapassavano l'aria in cerca di un uomo a cui rubare un po' di vita; N ebbe tempo per abituarsi alla strana diade in fronte a lui: come un solo organismo diviso in due parti nutrite l'una dall'altra in qualche maniera, sussurrava tra sé e sé una canzone dolcissima, fino a quando non si accorse del terzo presente. D: Non ho nulla da offrirti sai...non sono più molto giovane e non ho il coraggio di uscire allo scoperto per cercare viveri...per quanto posso resisterò, il mondo esterno è tanto crudele da potersi distruggere in breve tempo, spero. N: Non preoccuparti. Siete una visione splendida. Dopo qualche minuto ancora di silenzio N sentì da dentro l'impellenza d'espellere un oggetto a lui estraneo, e così fece: vomitò a terra un foglio arrotolato e inaspettatamente intatto - plastificato. D: Che cos'è? N srotolò frettolosamente il plico, e ciò che vi lesse impresso sopra lo fece rigurgitare ancora - si trattenne solo per non svegliare il piccolo. N: Non potete più stare qui dentro. D: Come? N: C'è scritto che se una qualunque donna o uomo vuole tenere con sé un qualunque bambino di qualunque età e sesso e nazionalità, deve registrarsi presso la Casa dello Stato, donare i propri dati e recapiti; deve inoltre - e qui il perché non potete stare qui - essere sempre reperibile e visibile...pare sia una norma contro il crimine organizzato. D: ... Attraverso l'oscurità gli occhi ormai abituati all'atmosfera disabituarono sé stessi alla nuova aria torbida che si respirò all'improvviso tra le due creature, N consegnò il foglio a lei e costernato decise di congedarsi, pur privo di colpa. N: Mi dispiace... D: Non si preoccupi, ce la caveremo... Rimasta sola la diade madre-bambino rivisse la propria storia e le proprie gioie e sfortune, rallegrandosi della vicinanza di una morte tanto ingiusta quanto innocente. << Ricordo quando, era l'estate del 2007, vararono la legge per regolare e controllare le pubblicazioni...sino ad allora le sole ingerenze da parte dello stato erano state subite da televisione e giornali, radio e riviste e agenzie...sino ad allora era esistito un luogo di reale libertà informativa - internet -, attraverso il quale si poteva raggiungere virtualmente ogni angolo del globo e praticamente ogni informazione in esso disponibile, dalla panzana inventata da un folle alla pornografia alle guide per la cura dei cuccioli ai corsi di lingua; la cosa migliore di quel sistema era la completa libertà di azione di ogni suo singolo componente - erano gli stessi uomini a comporre la rete -, e quindi accanto alle informazioni pilotate e faziose degli organi ufficiali si potevano avere opinioni, versioni contrastanti e in generale una lettura critica veramente indipendente da ogni tipo di potere. Quando fu approvata non vi furono proteste ne agitazioni di alcun tipo - nessuno ne era a conoscenza! -, ma da allora lo stato poté agire a sua discrezione su tutti i mezzi editoriali possibili: televisione, giornali, radio, riviste, agenzie, e internet. Era l'estate del 2007, quando credevamo ancora d'essere liberi. >> *** Questo è uno dei dialoghi più inutili... Ad ogni modo, approfitto della questione dei copyright per postarlo e levarmelo di torno..! |
Re: Storia d'N
VERSU I
Uscendo fuori dal tunnel scavato da un animale nella collina N non poté fare a meno di interagire col mondo per tentare di sedare una rissa poco lontano: due uomini, l'uno più anziano dell'altro, se le stavano dando di santa ragione e anche quando N riuscì a dividerli ugualmente non si calmarono e continuarono ad insultarsi a distanza. N: Signori vi prego! Calma! Calma! G: Imbroglione! Cosa vai a dire in giro! Idiota! P: Ma va là tu! Che sembra che ne sai più di chiunque altro! Illuso! N: Per favore per favore! Fermatevi! Di nuovo si saltavano addosso e ruzzolavano per la collina. N era a quel punto molto curioso di sapere qualcosa riguardo i due combattenti, ma questi non facevano altro che malmenarsi e gettarsi sull'erba di qua e di là con la faccia rivolta ai denti del nemico, mentre lui stava ancora fermo seduto su un sasso dalla prima pausa nello scontro. In un momento di stallo - il più anziano stringeva nella dentiera l'alluce sinistro dell'altro, mentre con le mani agiva abilmente sulle articolazioni delle gambe e con le ginocchia lo colpiva ripetutamente alla schiena; l'altro traeva invece le orecchie del primo come un elastico e con le gambe puntate contro il suo addome tentava di togliergli il respiro - N si avvicinò al più giovane - l'unico in grado di parlare - il vegliardo aveva i “denti” occupati - con le mani a difesa in avanti. N: Piano...state calmi... P: Vieni vieni amico, aiutami a dargliele a 'sto cretino! N: No no, non sono qui per lottare... ...ma vorrei sapere perché state lottando, questo si. P: Ah guarda, fortunatamente sono io a potertene parlare, perché questo mentecatto chissà cosa verrebbe a raccontarti! Vedi, devi sapere che costui dice d'essere scienziato, nel senso che presume di poter accedere alla sapienza del mondo. Con grande sollievo gli si liberò allora il ditone sanguinante. G: Cosa..? Lavati la bocca prima di parlare! Non sai nemmeno usare il linguaggio ma stai zitto! P: Cosa!? Come?! Io non saprei usare il linguaggio?! G: Esatto! P: E tu?! Almeno io uso un linguaggio comprensibile a tutti! Dico qualcosa! G: Cosa vorresti insinuare? P: Che non ho bisogno di inventare un linguaggio tutto mio. Non è un'attività sensata! Visto che poi a comprenderlo sarebbero solo i pochi della mia cricca; mentre se davvero tu vuoi chiamare scienza qualcosa... G: Non continuare non continuare! La scienza deve essere precisa! Deve essere definita al millesimo di infinitesimo! Il linguaggio deve essere specifico! Non dev'essere comune! Non può essere personale! Non è poesia idiota! Idiota! P: Ma stai zitto! G: Non posso misurare una cosa di tre cose con un coso che cosa cosando..! P: Ma non farmi ridere! Perché è questa la considerazione che hai dell'uomo "non di scienza"?! Bravo! Ma bravo! Mettiti sul piedistallo! Che novità! G: Vuoi essere curato se hai il raffreddore? Vuoi essere assistito se ti sei rotto un piede? Vuoi sapere quando erutterà il vulcano sotto casa tua? Quando il sole esploderà sopra la tua inutile testa?! P: Si voglio saperlo, e come dovrei fare?! La voglio sentire questa..! G: Devi affidarti agli scienziati! Quelli veri! A medici, ricercatori! Gente che usa propriamente il linguaggio della vera scienza! Quella che indaga sui fatti reali del mondo RE-A-LE! P: Ha ha ha ha! Il mondo reale! Infatti tutti gli altri vivono in un mondo fittizio composto da superstizioni e follia! Allora lo scienziato si alzò su due piedi e saltò addosso all'altro bloccandogli la testa sotto l'ascella e stringendolo fino a renderlo cianotico; poi rivolgendosi ad N piagnucolò. G: Mi rompe sempre le palle questo def****nte! Crede che il mondo reale non sia misurabile! Crede che se faccio due più due nella mia mente funzioni ma se sommo due mele a due mele non vengono quattro mele! Non è ridicolo? L'altro dopo avergli morso e strappato quasi una costola ribaltò la situazione bloccando nuovamente il respiro dell'avversario con una stretta toracica. P: Intanto... E stringeva ancora più forte. P: Intanto se fai due più due anche nella mente non è detto che faccia quattro! Anzi... E poi è certo, certo che le cosiddette regole calcolate in modo scientifico non hanno valore in una concezione realistica della realtà! N: Piano... G: Ma che vai dicendo?! Una concezione realistica della realtà? E come diavolo facciamo allora a prevedere i terremoti? A salvare le persone?! Come diavolo di un diavolo abbiamo costruito gli elicotteri e ottenuto la sciolina!? Come miseria di un diavolo abbiamo fatto a produrre cure per la calvizie, per il cancro, per la prostata!? Eh?! P: Ogni punto di vista ha le sue regole imbecille! Devi rispettare i punti di vista altrui idiota menagramo, benemerito def****nte! N: Calmi ragazzi... G: Te lo dico con garbo perché so che posso ferirti: ti strappo gli occhi così ti rendi conto che non è perché tu lo vedi che esiste il mondo! N: Non esageriamo... P: Non è perché lo vedo ma per come lo vedo! Io ti mangio le orecchie così saprai che se tu non puoi ascoltare i suoni essi non esistono per te! E questa è la sola cosa che importa! G: E io... Dato che in quel momento il vecchio stava perdendo i sensi per la stretta mortale N decise di intervenire e bloccare la discussione prima che potesse degenerare: prese un ramo lì vicino e lo scagliò contemporaneamente sulla guancia di entrambi, scaraventandoli giù per la collina. N: Accidenti che botta... ...non pensavo... Una mano gli si posò allora sulla spalla, e voltandosi vide un vecchio nonnino con un cappello di paglia, sorridente. N: E ora? Rimaniamo senza soluzione? Chi dei due... Sorridente. |
Re: Storia d'N
IL NAZICOMUNISTA
Accanto al muro dietro il quale N affondava i suoi pochi passi sdraiava una botte traboccante di stracci e vestiti; superata l’ombra il viandante si accorse che tutti quei vestiti erano - prima di tutto - uniformi, stemmi e bandiere rosse e nere, e che - perdippiù - nascondevano il viso semiputrefatto di un uomo, bianco, mostruoso e divorato dal tempo e dalle bestie. U: Se mi guardi ancora un po' così finirò per innamorarmi, ti avverto. Scherzo ovviamente. N non fu troppo sorpreso a sentirlo parlare, effettivamente la situazione precaria di alcune parti del cranio avrebbe suggerito l'impossibilità della cosa, ma senza pensarci N dette retta al suo istinto, interrogando il cadavere. N: Che fai qui nascosto sotto questi stracci? Ti puoi alzare? U: Non rido perché non ne ho la possibilità, ma come forse avrai notato non ho né braccia né gambe, né tronco... N: Ah già, ora che me lo fai notare... In realtà essendo la testa dell'uomo sempre sommersa in quella bagarre di tessuti non era facile intuire la situazione. N, ancora più incuriosito da quella condizione quasi unica non riusciva quasi a formulare domande sensate né tanto meno parole di circostanza. U: ...io sono un nazicomunista, un pazzo, un idiota geniale - so a memoria tutte le date di nascita di tutti i gerarchi di tutte le confessioni politiche di tutti i tempi, so dire il giorno della tua data di nascita, l'ascendente se mi sai indicare l'ora... N: Ma come ti sei ridotto in questo stato? U: La democrazia, mio caro, la vostra folle "democrazia" mi ha ridotto in questo stato! N: Ha delle belle falci eh? U: Puoi dirlo, glien'è bastata una delle più piccole e fragili per rovinarmi l'esistenza. Fortunatamente non sono il solo... N: Beh, tu sei un osservatore un tantino parziale a quanto dici. U: Sono assolutamente parziale, ma prendo atto dei fatti; voglio dire...c'è qualcosa di insano nella vostra "democrazia", proprio a livello logico: non è logica! Non è democrazia! Perché chiamare un sistema di governo elitaristico e depressivo "potere del popolo"? Un'assurdità! N: Intanto è un sistema di governo in grado di garantire maggiore libertà rispetto agli altri fino ad oggi sperimentati... U: Intanto quello che dici è falso, e intanto non è il sistema della libertà che mi fa vomitare di questo genere di governo; sono le questioni di fondo, sofismi se vuoi - i sofismi sono ben insensati in luoghi dove il pensiero non ha valore. N: Un esempio di queste questioni? U: Oh guarda non farmene parlare... N: Io ascolto... U: ...così su due piedi due macroassurdità mi vengono in mente...la "democrazia" non può rappresentare attraverso ideologie e programmi una varietà di idee fluida e indecifrabile come quelle reali delle persone: per quanti partiti o rappresentanti esistano con direzioni politiche diverse, mai tutte le opinioni - che non sono proprietà discrete, cioè non sono funzioni matematiche o gradi definiti di una scala - sono includibili, conseguenza di ciò è che la piena soddisfazione e l'unanimità nelle decisioni auspicabili in un sistema "giusto" non sono possibili; in secondo luogo la cosa vergognosa è che la grande massa delle persone non meriterebbe di poter votare, di poter avere a che fare con le decisioni che riguardano il bene comune! I pochi passanti che passavano ignorando i due parlanti inorridirono per qualche secondo al suono di queste parole; N non mostrò particolare fastidio, ma notò la cosa piano piano. N: Non è meglio muoverci? Ti porto da qualche parte...in un posto più appartato, così non rischiamo di scatenare reazioni imprevedibili...in genere si crede molto nella democrazia, chi non si fida di quel sistema è considerato deviato. U: Eh perché diavolo credi che sia immerso in questo schifo? Ci dovrò restare per sempre, se non te ne fossi accorto! E comunque sono fatti loro, possono massacrarmi di calci e rinchiudermi in una botola, io non mi interesso delle loro idee folli: ho dei motivi per dire ciò che dico, quando avrò elementi per cambiare idea lo farò. N: Allora restiamo. U: Dicevo che è ignobile che la stragrande maggioranza degli individui, che sono poi coloro che decidono i risultati delle elezioni "democratiche", non sia in grado di comprendere a fondo nulla della politica e della democrazia stessa a cui è "alla base". Chi non ha un'idea politica definita può votare anche soltanto per la bella faccia o il fascino di un candidato, può votare perché è una donna, perché è un nero, un ebreo, un mussulmano, cristiano; perché è omosessuale o ricco o fa la bella vita o lo ha visto in televisione o è suo amico o è amico dell'amico, o l'amico dell'amico di un amico gli ha detto che è un brav'uomo. Ma non finisce qui, anche chi ha un'idea politica salda non si salva, molti di questi sono gli indottrinati che guardano la televisione di partito, leggono i giornali della loro parte, e deridono qualunque idea diversa da quelle in cui sono portati a credere; tra questi sopporto solo gli eletti che per aver ricevuto un'educazione adeguata - o per un incredibile miracolo della loro intelligenza - hanno il tesoro della capacità critica, e quindi decidono e soppesano le varie circostanze. In realtà anche loro non vanno bene, finché partecipano a un sistema idiota sono fondamentalmente inutili... N rimase senza parole. U: Non c'è nemmeno da parlarne: questa gente priva della capacità di capire e decidere è quella che decide - e non mi frega niente che siano la maggioranza! Se la maggioranza decide di votare uno st***zo, quello ri-ma-ne-u-no-st***-zo! Peraltro... A questo punto una piccola folla si era formata al di là della strada, e N comprese che qualche altra parola - prevedeva che la frase incominciata sarebbe andata a parare in qualcosa di davvero esplosivo - avrebbe potuto scatenare il panico. N: Grazie grazie amico, probabilmente un fondo di ragione l'hai anche tu. ...vuoi che ti porti con me nel mio viaggio? U: Mi fai schifo amico - a me piacciono le donne. E si salutarono virilmente. |
Re: Storia d'N
GIOCATTOLO DIVINO
N: Però...mmm...ieri leggevo un libro... E: Benissimo. N: E mi è balenata alla mente un'idea veramente strana relativamente ad uno dei personaggi... E: Dimmi. N: Beh...in pratica c'è questo essere che crea l'esistenza... E: Accipicchia..! N: Si, ma non accade solo questo, l'essere dopo aver creato tutto crea da quello l'uomo, e da inizio per così dire alla stirpe umana e alle relative gesta e disgrazie... E: Se proprio vuoi vederla in questo modo... N: Beh è così, ma non è questa l'idea... Insomma...andando avanti nella lettura quest'essere inizia a interagire con l'umanità; infligge castighi, diffonde paura ma anche amore e gioia più o meno in parti uguali... E: Non in parti uguali? N: Si beh...dico più o meno perché bene o male le cose positive arrivano dagli stessi uomini, lui ha un ruolo in genere molto marginale nell'accadimento delle imprese; ad ogni modo è sempre presente e quando ci vuole è anche disposto ad intervenire di persona per difendere l'uomo o gli uomini che meritano di essere difesi. E: Un essere decisamente ben posto nell'universo: in difesa dei giusti e impietoso con i malvagi. N: Già...però ecco... E: Dimmi. N: L'impressione che ho avuto è stata quella di leggere una grande leggenda... E: Naturalmente, per tradurre efficacemente un messaggio complesso ad un pubblico estremamente vasto ed eterogeneo è opportuno abbondare in configurazioni narrative di tipo analogico... N: ... E: Per far capire qualcosa a degli ignoranti è sempre bene parlare in modo semplice e pratico, fare degli esempi! N: ... E: Tipo... N: Si si avevo capito! Heheheh... E: Ma l'idea? N: Come? E: L'idea che ti era balenata...l'idea strana... N: Accidenti...l'ho dimenticata. E: Prova a continuare il discorso, o l'avevi già concluso? N: No no, però...aspetta eh... E: "L'impressione che ho avuto è stata quella di leggere una grande leggenda..." N: Ah si si! Quest'impressione è durata fino alla conclusione dei primi libri, della prima macroparte del libro ecco. Dopo la quale inizia la narrazione dettagliata della vita di un uomo da parte di diversi testimoni. E: Si. N: Ebbene, in questa seconda sezione del libro il racconto si fa più realistico, più vivo, le parole del protagonista suonano alle orecchie di chi legge come le leggende presenti nella prima parte, ma il racconto poggia su una vicenda estremamente verosimile... E: Quest'uomo riprende il libro di cui parli e parlandone ne scrive la seconda parte. N: Per così dire, si. E: Era un uomo fantasioso... N: Non scherzarci, le parole di quest'uomo raramente riprendono per filo e per segno parti o impressioni del libro, la sua capacità di rivoluzionare il messaggio originario dell'essere è strabiliante. E: ... N: Quando mi sono reso conto che ciò che stavo leggendo era basato su una storia realmente accaduta, mi sono chiesto se tutti quei prodigi, se tutto quell'essere presente nel libro non fossero anch'essi fatti reali, cose reali! E: Come potresti saperlo? N: Non so. Ma poi ho pensato ancora e ho riletto tutto una seconda volta, facendo attenzione alla cadenza e alle modalità dei prodigi e dell'essere e...sorpresa! C'è una logica. E: Davvero?! N: Ebbene si! E: Dunque? N: Davvero vuoi saperla? E: Ma è questa l'idea..? N: No, questo è un altro discorso. E: Beh...dimmi. N: L'essere è infinitamente presente all'inizio del libro. Egli crea l'esistenza intera. E: ... N: Nella prima metà del libro già evita di partecipare in modo diretto all'esistenza, manda in genere un uomo in sua vece e lo sostiene bene o male con la sua onniscienza e qualche prodigio. E: ... N: Conclusasi la prima parte inizia la narrazione realistica ed egli è ormai solo non più che una voce che parla agli uomini, nemmeno faccia a faccia ma ormai solo in sogno. E: ... N: Io credo che questo libro sia una realistica descrizione dell'evoluzione che ciò che ha creato l'esistenza ha subito. E: Davvero? N: Si, mi pare evidente: un essere infinito completa l'esistenza, l'essere crea un esistenza infinita e agisce su di essa, l'esistenza prende il sopravvento - è infinita, ci vogliono molte - infinite - energie solo per tenerla d'occhio! - e l'essere prima si dirada e poi svanisce. E: ... N: No? E: L'essere è ora svanito? N: Così pare. |
Re: Storia d'N
SIA FATTA LA LUCE
<< Il nostro mondo è minacciato da una crisi la cui ampiezza sembra sfuggire a coloro che hanno il potere di prendere le grandi decisioni, per il bene o per il male. La potenza scatenata dell'atomo ha tutto cambiato salvo il nostro modo di pensare, e noi stiamo scivolando così verso una catastrofe senza precedenti. Perché l'umanità sopravviva, un nuovo modo di pensare è ormai indispensabile. >> Sulla strada, appena accennata nella campagna, accanto ad N migrava un piccolo gruppo di uomini e donne dagli occhi a mandorla: famiglie evidentemente umili, vestite di tanto in tanto con qualche logoro cencio, riempite di bambini urlanti, senza bagagli al di là di saltuari sacchi riempiti di miserie, macerie, quasi immondizia. N fu attratto dalla figura di un uomo, un poco in disparte al centro del modesto convoglio: aveva una strana capigliatura a forma di fungo, e una testa sproporzionata rispetto al corpo. F: Sono all'ultima moda sa? In lontananza si sentiva insistere una sirena d'allarme. N: Come? F: La mia testa, i capelli; oggi vanno moltissimo così, rasati giusto sotto la linea del berretto. L'uomo rideva lievemente, di quel sorriso privo di denti che solo l'umorismo di un anziano vittorioso sulla vita sa... << Riposate in pace, perché questo sbaglio non sarà ripetuto. >> Una libellula si posò allora sulla mano del vecchio, tesa verso N: nera come la morte sfregava impotente ogni segmento del suo corpo pregandolo di ripulirsi; la sirena continuava a strillare in lontananza. N: Sai richiamare le libellule? F: Si, ma oggi è semplice: basta tendere la mano...prova anche tu. N ubbidì e senza dover attendere si ritrovò anch'egli con la sua libellula, nera anch'essa, anch'essa indemoniata nel dimenarsi. F: Ci chiedono motivazioni, nella loro lingua di libellule. Il silenzio del cielo rendeva l'atmosfera surreale, gli uomini erano resi surreali dal loro camminare come formiche, le libellule morivano a decine tra i fili d'erba spazzati da una brezza azzurrina. Le ore nel sentiero aumentavano, e il silenzio rendeva quel vento surreale. F: Ci sono corsi d'acqua nei paraggi? N: Non ne ho visti, no. F: Mh! Prova a dire alla libellula che muore per questo! Di nuovo d'improvviso le labbra sdentate si aprirono gettando in aria un colpo di riso muto, improvviso, capace di immobilizzarla. N: Sei un vecchietto strano... F: ...vecchietto? Ancora una risata, non molto divertita in fondo, ma ad N apparve lucida come d'astuzia; ebbe l'impressione di essere vittima di qualche scherzo. << Erano le prime ore di una bella giornata tranquilla e calda. Le foglie degli alberi tremolavano, riflettendo la luce del sole che splendeva in un cielo terso... >> Il paesaggio rimaneva lo stesso, la carovana era simile, la sirena era zitta da tempo e il vecchio sorridente sputava l'ultimo molare in mano e di lì a terra - la sua testa enorme non avrebbe più masticato. N: Da dove venite? Perché siete tanto malridotti? F: Sei proprio un...giovanotto strano: stiamo fuggendo... Proprio allora, seguendo la traiettoria di una libellula miracolosamente scampata al destino fatale di quel luogo, N si rese conto che la faccia del vecchio vomitava sangue e vampava d'azzurro come il paesaggio, si rese conto che i sassi e le pietre della campagna su cui camminava erano malleabili come carne morta, accolta in un letto di vetro. N: Le pietre sono di vetro! L'ultimo vecchio sfumò, illuminato, insieme al resto delle creature intorno. N contemplava attonito il lampo surreale e ascoltava le sue urla abbandonarlo, da lontano. << Fu come il gran finale di una possente sinfonia degli elementi: affascinante e terrificante, entusiasmante e deprimente, minacciosa, devastatrice, piena di grandi promesse e di grandi minacce... In quel momento comprendemmo l'eternità. Il tempo si fermò. Lo spazio si ridusse a una punta di spillo. Fu come se la terra si fosse aperta e il cielo si fosse squarciato. Sentimmo di essere stati prescelti per assistere alla nascita dell'universo, per essere presenti al momento della Creazione in cui il Signore disse: "Sia fatta la luce"! >> |
Re: Storia d'N
VERSU II
Il vecchino sorridente con la mano sulla spalla di N gettò sé stesso giù dal dirupo in modo tale da far precipitare entrambi, ma il possessore del cappello di paglia - che non è N ché non possiede alcunché - fu in grado tuttavia di arrestare la precipitazione sostenendosi con un dito ad un sasso sporgente; il secondo invece arrivò fino in fondo al fosso. Il colpo non fu troppo duro: i corpi spalmati l'uno sull'altro del vecchio e del giovine precedentemente atterrati attutirono l'impatto; essi tuttavia non erano morti, ma solo spiaccicati; e continuavano a litigare senza risparmiarsi. G: Ora voglio proprio vedere cosa combini, fai una preghiera per far tornare indietro il tempo? O magari ti soffi in un pollice sperando di gonfiare il tuo corpo! Ha ha ha! P: Non essere ridicolo! E tu cosa puoi fare invece? E spiegami piuttosto scientificamente perché io e te siamo ancora vivi dopo una caduta simile! Voglio proprio sentire... N: Non litigate per favore; vi chiedo scusa per avervi gettati giù in questo precipizio. P: Non preoccuparti amico. G: Si, non c'è problema... P: Mi hai anzi dato un buon argomento di discussione sai, ora non può scappare né dirne delle sue; siamo vivi e non c'è una spiegazione razionale! G: Una spiegazione c'è, non vi sono dubbi su questo, solo non la riesco a trovare; ma non è strano. P: ... G: Per trovare una spiegazione scientifica, voglio dire, valida scientificamente non basta osservare ciò che accade. I tempi del metodo sperimentale sono finiti da un pezzo, dovresti saperlo. P: Questa mi giunge nuova... G: Ehhh... Ora capisco il tuo scetticismo nei confronti delle discipline e delle prospettive scientifiche. Vedi, l'idea che le risposte della scienza fossero assolute e incontrastabili appartiene ad un periodo ormai remoto della storia culturale umana: il positivismo. Questo periodo vedeva fiorire la tecnica e le tecniche e la ricerca della conoscenza fu affidata a quel metodo famoso considerato oggettivo: si ripete un evento controllandone le condizioni, e se la risposta ai nostri stimoli identici è sempre uguale si è trovata una regola. Per diversi anni quest'idea ottimistica di una conoscenza reale del mondo reale accessibile in maniera così semplice ha imperato, e ancora oggi nel senso comune è prevalente; l'opinione di un "esperto" vale più di mille opinioni di profani, solo perché questo ha un foglio con dei numeri scritti – se non solo sulla fiducia - e non si discute. P: La matematica è un'opinione? G: Ti sembrerà strano, ma se vogliamo si; solo che funziona nel mondo. Capisci, già Moris Schlick diceva che gli assunti scientifici non sono verità, ma ipotesi, e tuttavia valgono in quanto funzionali alla vita; capisci cosa intendo? P: ... N: Mi sembra giusto. G: Poi figuriamoci, dopo Popper tutte le certezze positivistiche sono crollate! P: Si vabbè, ho capito che ne sai tante, ora non affogarmi di nomi e date per piacere... G: D'accordo, ma credimi c'è chi ha non senza ragione affermato che la scienza non raggiunge un livello di aderenza al reale nemmeno in forma di probabilità, 'ché ogni teoria o asserzione viene sistematicamente superata prima o poi, quindi non vale una cicca - se non ok, come ipotesi su cui lavorare, che è poi ciò che accade oggi. P: Io 'ste cose non le ho mai sentite, io so che la scienza pretende di spiegare la realtà, e non c'è verso di farle aprire la mente ad altre prospettive. G: E ti dico, questa visione è ancora molto diffusa nel senso comune, e se vogliamo molti che l'hanno criticata erano più filosofi che scienziati, quindi anche branche non trascurabili di “addetti ai lavori” considerano affermazioni come quelle di Popper o Feyerabend – che ti risparmio - baggianate; ma credimi se ti dico che una delle critiche più fondate e meno contrastabili al metodo e all'oggettività della scienza giunse proprio da un fisico, Werner Heisenberg, e il principio da lui "scoperto"- quello di indeterminazione - è alla base di ogni ricerca scientifica contemporanea, Si lotta contro questo principio ma non per annullarlo – direi che è impossibile - ma per renderlo meno influente possibile. P: E che dice 'sto gran principio? G: Semplice, una di quelle affermazioni che dopo esser state dette sembrano davvero banali: la presenza del soggetto che analizza - sia esso uno strumento, un uomo o qualsiasi altra cosa - influisce sul risultato dell'analisi! Quindi l'analisi sperimentale - IL metodo assoluto per i positivisti - vizia di per sé il risultato! P: Eh infatti, non è 'sta gran scoperta! N: Una scoperta è invece constatare come la scienza non sia davvero rigida come si pensa. Dovrai ammetterlo anche tu. |
Re: Storia d'N
MORTO CHE TREMA
Giunto nei pressi di una casa apparentemente abbandonata N ascoltò prendere il posto del rumore del vento un baccano infernale proveniente dall'interno di essa; accostatosi alla porta la scoprì aperta; entrato e annunciatosi attese un minuto nel rumore continuato di botte e strilli. Poi, quando fu tornato il silenzio, prese ad esplorare le stanze. Dopo pochi passi notò un uomo incappucciato acquattato davanti ad un buco nel muro, intento ad applicare sul pavimento in fronte ad esso una sorta di trappola adesiva per topi. N: Buongiorno...ho sentito quel baccano, pensavo avesse bisogno di aiuto. I: Oh no no, io non ho più bisogno di aiuto...ma lei chi diavolo è? N: Io... I: Comunque arriva tardi...doveva arrivare prima! Dov'era lei quando quel maledetto porco ha preso casa nei miei muri? Dov'era lei quando rubava dalla dispensa? Dov'era quando... Il cappuccio nero ondeggiava allegramente, ma il tono della voce si faceva mano a mano più frenetico e grottesco. I: ...quando ha iniziato ad infettare i miei cari? Quando ha morso Giugitta, che poi è morta, quando mordendomi mi ha staccato tre dita, quando ha sfasciato tutti i miei libri e le mensole, quando ha rovinato le tubature e i letti...dove accidenti era quando mi ha privato dei miei attributi virili?! Ovviamente N si trovò a dir poco spiazzato di fronte alla disperazione evidente di quell'uomo, dal buco non usciva neppure un rumore - la trappola era piazzata, e l'incappucciato tirò fuori da un piccolo sacco delle grosse forbici e una siringa. I: Ma ora basta, ora è arrivato il momento che paghi per tutte le sue malefatte! Vede? Questa trappola di colla sarà solo l'inizio; una volta immobilizzato il bas***do per le zampe gli iniettiamo un bel po' di anestetico e strappiamo via ciò che non si scolla da solo - anestetizzato non potrà scappare -; poi lo blocchiamo per bene ad un lettino e... ...comincia il divertimento! N: Intende torturarlo? I: No no...ma sa...io sono consapevole del valore della sua vita, nonostante sia uno schifoso insetto! Io rispetto il valore della vita, ma purtroppo non esiste un modo umano per mettere fine senza dolore alla sua sporca vita da cane. Gli inietterò un liquido in grado di ucciderlo...ma prima che ciò accada - nei diversi minuti in cui rimarrà cosciente - si renderà conto di non avere scampo...rifletterà, si pentirà...e non potrà muoversi - i suoi muscoli saranno bloccati, i nervi impazziranno - ma solo pensare fino all'ultimo istante a quando stupida e ignobile e mostruosa e malata sia stata la sua m***a di vita! Un sorriso ruppe la rabbia dell'incappucciato - N se ne accorse addirittura attraverso il tessuto nero. I: Ma la parte più bella è questa... ...ora che finalmente sono riuscito ad intrappolarlo... Ho riempito di cemento tutti i cunicoli che portano a questo buco, li ho riempiti in modo da renderlo infido - un vicolo cieco, una trappola perfetta - l'ho inseguito spingendolo fino a qui e poi ho applicato la colla...non ha scampo; non può sopravvivere questa volta! E il bello è che lui lo sa, lo percepisce...sente come è silenzioso? La paura, è la paura a togliergli il respiro; ma io non voglio che muoia di paura: VOGLIO... E iniziò a tirare dei colpi sovraumani contro la parete... I: ...UCCIDERLO... ...tanto che N fece il gesto di proteggersi dal soffitto. I: ...IO! Si rende conto del terrore che lo abita ora come ora? Avrà già svuotato il suo schifoso corpo da larva dentro quel buco di m***a - e mai espressione fu più indicata! HA HA HA - mentre io sono qui e lui è lì e aspettiamo la stessa cosa: la sua morte! 'Ché sa di essere agli ultimi respiri - e respira odore di m***a! HA HA HA - ALLORA?! Altri colpi, la parete continuava a tremare; il terzo era senza parole. N: Ma...mi scusi... I: Aspetta! Guarda...forse sta uscendo...no. BAS***DO! ESCI! Non sapeva più che fare N, quell'uomo incappucciato non faceva che urlare e battere e insultare; intanto piangeva, di tanto in tanto sputava per terra, si alzava, e sollevatisi i calzoni si rimetteva in posizione di attesa, forbici in mano. I: Guarda anche tu, così ti rendi bene conto...quello è un mostro bas***do, è un sudicio verme...un serpente balordo, una m***a vivente... Il tono di voce si abbassò di colpo, fino a diventare un sussurro. I: Dai un'occhiata e digli che sono andato via, di uscire e salvarsi.... N avvicinò con una certa riluttanza il viso al pavimento e di lì al buco. Da dentro provenivano lievi rumori e un odore effettivamente nauseabondo. N trasalì e perse i sensi, ma solo dopo aver compreso che anche dall'altra parte un paio di occhi incredibilmente umani si affacciavano al proprio destino. |
Re: Storia d'N
4 TIZI
Quattro tizi su un autobus. Il primo: caucasico, dall'aria stanca e abbruttita dall'ozio. Giaccone di pelle e maglia con collo a "v" sotto le bretelle allacciate ai classici jeans sovrastanti un paio di scarpe americane; in testa un berretto di una squadra di football di New York. Il secondo: africano, dall'aria fiera e imponente spalmata su due metri d'uomo. Monili e fasce sulle articolazioni, lancia nella destra e una corda ornamentale nella sinistra, sul capo una corona di rami sorprendentemente preziosa. Il terzo: caucasico, dall'aria arrogante e cinicamente sprezzante. Canottiera bianca ingiallita e sporca di sugo su calzoni calanti recanti sul retro l'impronta delle forme naturali umane. In testa pochi capelli; ai piedi ciabatte antizanzara. Il quarto: asiatico, dall'aria sorniona e sottile. Elegante vestito prodotto in serie, cravatta di maniera e valigetta colma di carte sensate. Ai piedi mocassini. Orologi in entrambi i polsi. In testa nulla più che un paio di occhiali da vista. << vrommmmmamamamamam >> N: Rumoroso il veicolo... P: Non mi faccia ridere! N: No? P: Negli Stati Uniti - la mia grande patria - questo genere di rumore sarebbe considerato il sottofondo ideale per una seduta di yoga! Arh arh arh! N: Davvero? P: Ti prendo per il c**o id***a! Probabilmente c'è anche qualche tuo collega che usa il rumore infernale di una carretta scassata come questa per far impazzire la gente che deve pagarlo; ma non che io sappia! N: Meno male... ...tu pratichi lo yoga? P: Mi prendi per il c**o? Non vedi come sono conciato? N: Mmm...a dire il vero no... P: Non ho le gambe nè le braccia mio caro idiot! N: Accipicchia! P: Queste che mi sostengono e che penzolano dalle spalle sono protesi di ultima generazione; dei veri gioiellini...non comodissime da portare ma...quando non avevo nulla stavo meno comodo. N: Immagino... ...ora la tua vita è tornata normale? Cioè...ovviamente no; ma almeno... P: Lascia perdere idiot; non ho nemmeno una moneta per comprarmi a candy al distributore automatico! Sono al verde! Un nullatenente! N: E come puoi permetterti queste protesi?? P: Proprio per ottenerle mi sono ridotto in questo stato! Negli Stati Uniti tutto è davvero più grosso, anche il conto degli ospedali... purtroppo già prima di avere l'incidente non navigavo in acque tranquillissime, infatti sono stati dei sicari mandati da strozzini a spezzarmi i legamenti e ridurmi a un tronco umano. Fatto sta che sono rimasto a sputare sangue ad un angolo di strada a guardare la gente passare, finché non sono stato portato via da un corteo di hare krishna... Pensa te che storia assurda! N: E all'ospedale come..? P: Curato mi hanno curato, almeno le medicazioni necessarie per non morire le ho avute, questo devo ammetterlo. Ma se non avessi chiamato in causa la mia famiglia per dare delle garanzie per il pagamento del conto - perché alla fine il conto me lo avrebbero presentato - sarei rimasto come i sicari mi avevano lasciato. N: E sei rimasto senza soldi... P: E con un casino di debiti con i miei famigliari, e alcuni di loro hanno dovuto far debiti con altra gente... Spero siano più fortunati di me; io ormai vivo per strada, e queste protesi si deteriorano lentamente... Non aspetto che il giorno in cui non potrò più muovermi di nuovo. << vrumvrumvrumvrumvruuummm >> N: Non stiamo andando un po' troppo veloci? S: Si. N: ... S: Nelle pianure africane non correre così veloce se nessuno inseguire. N: Già, è una vita con alla base l'ordine naturale... S: Non necessariamente... Le foreste scarseggeranno, verranno tagliati anche gli ultimi alberi, e piantati nuovi arbusti nelle aiuole delle industrie. N: Non è detto dai, in fondo nel mondo si sta svegliando una coscienza ecologica... S: Già... Coscienza economica che sfrutta l'ecologia per produrre denaro. N: Accidenti che visione pessimistica dell'uomo... S: Anche io mi stupivo di fronte a chi mi parlava in questi termini - come io sto parlando a te, con tono disincantato, un po' cinico ma realista - ma è la morte stessa che parla attraverso di me e ti stupisce, come parlava attraverso chi parlò a me stupendomi. N: Non so se ho capito... ...stai dicendo che sei moribondo? S: Si. N: Mi spiace per te... S: Vedi questo graffio? N: Si. S: ... N: Quel graffio è il tuo problema? S: Si. N: Ma come! Solo un graffio! Ci vuole poco a curarlo! S: Già... Non ci vorrebbe poi molto, con gli strumenti adatti... Ma dove vivo io l'acqua è più malata dell'aria, che è molto malata; e i pezzi di ferro che portano ruggine sono frecce avvelenate nel terreno, e per bere bisogna pregare la vita di non lasciarti, e per dormire bisogna salutare la notte come l'ultima notte. N: Non ci sono medici dove vivi..? S: Già. E se ci sono passano per qualche giorno ma poi ripartono - l'Africa è un continente immenso, pieno di problemi e fluido nelle guerre e nei governi. Non si sa mai dove si è e dove né se si sarà domani. << vrummmmmmpototpotpotpotpuffff >> N: Noie al motore... T: Lascia fare; qualcuno verrà a ripararlo... N: Magari basterebbe scendere a spingere un po'... Ho visto un cartello con scritto... T: Eh scendi e spingi dai, io tengo il volano... N: ... T: Daje... N: Voglia di fare saltamaddosso eh? T: Non rompermi le palle cumpà. N: Italiano? T: Staparelamanan? N: Come? T: Ciapalì! N: ... T: HAHAHAHAHA! N: Carino...ehm... T: Si sono italiano... N: Ma come mai - scusa se sono indiscreto o irrispettoso - mostri questa baldanza e ti inorgoglisci nel rifiutare di fare alcunché di utile? T: E che ne so... N: ... T: Il mio paese ha dato i natali a poeti e uomini che molti altri luoghi nemmeno possono sognare. Come mai potrei competere con loro? N: Mi sfugge la logica... T: Poi non ho i soldi per fare nulla... N: Un altro pover'uomo, stiamo messi bene... T: La mia famiglia a stento arriva alla fine del mese, ho quattro figli e una moglie e devo portare a casa mille euro e mantenere tutti. N: Una brutta situazione... T: Almeno la salute andasse bene... I miei figli sono deboli perché denutriti, il piccolino ha la polmonite un anno si e l'altro pure; la ragazzina si è pigliata un'infezione genitale, mia moglie ha entrambe le braccia rotte ed è sotto psicofarmaci... N: Che sfortuna... T: Perlomeno non pago niente d'ospedale, sennò sarei in strada... << ptptptptptptptptpvrrptptptgniiiicpt >> N: Non riparte... Q: Ah che felicità! Questa è la classica battuta sulle nazionalità scommetto! Si fa della facile comicità sulle cosiddette etnie eh? Eh!? Che bassezza, che piccole menti animano questi tasti e questo pubblico... Lo statunitense coatto, l'uomo d'ebano alto sette piedi, l'italiano scansafatiche e il muso giallo con la elle moscia... ... ... ... Una concezione della vita liplovevole e supelata! |
Re: Storia d'N
Quote:
Pensavo fosse arrivato il fatidico post: "maaaaa statte 'n po' muto!" :ridacchiare: [sospira] Ce ne sono ce ne sono... avrai tempo di stufartene pure tu! :mannaggia: :mrgreen: |
Re: Storia d'N
VENDETTA
Passata la stagione N ricercava le proprie idee in uno dei deserti comuni nel mondo, ogni crepa nel terreno rivelava l'esistenza di vita, e ogni vita poteva significare un passo verso una nuova crepa da comprendere. Giunto sull’orlo di una grossa faglia, larga diversi metri e lunga come l'orizzonte - senza fine dentro la terra -, N si sedette ed attese senza sapere cosa. Quando aprì gli occhi trovò accanto a sé una donna splendida, armata di tanti anni quanti peli, dotata di un cranio glabro e vacillante al sole quanto meravigliosamente brillante in controluce; il sorriso accennato svelava denti d'avorio inciso in metallo, e una lingua semimozzata; il corpo, coperto da una tunica macchiata in porpora, si copriva le ferite dal sole come infette - ma di gobbe da quel telo se ne vedevano a prescindere. La donna stava in silenzio seduta accanto al taglio nel terreno, accanto ad N, in silenzio; e nonostante il calore e il telo pesante e i bagagli nascosti sotto di esso - che certamente aumentavano il calore sulla pelle - non smetteva di sorridere con quei denti, con gli occhi chiusi. N: Hai idea di dove si possa superare questo crepaccio? V: Vuole andare al di là? Ne è sicuro? N: ...non c'è niente di interessante? V: Questo non lo so, io non l'ho mai oltrepassato - non ne sento la necessità. N: Non è curiosa? Da quanto tempo vive al di qua? V: Non sono curiosa, mi basta sapere ciò che posseggo e ciò a cui ho diritto. Facile comprendere quanto fosse difficile parlare con quella donna - aveva un fare brusco e bizzarro, una voce impersonale e suadentemente ingannevole, pareva una morta perpetua. N: Come può vivere in questo deserto? V: Non creda, sono in molti a sfamarmi, sono in molti a sostenermi e gettarmi viveri e benedizioni. E in effetti dal cielo crollò proprio in quel momento un container legnoso, che sfracellandosi senza provocare troppo trambusto si sventrò esplodendo in aria una moltitudine di oggetti: maglie, tessuti, carta, fogli, piante, forbici, coltelli, squadre, volani e chi più ne ha più ne metta. N: C'è anche del cibo! V: Non stia nemmeno ad alzarsi per quello: è avvelenato. N: Accidenti, ma chi è che le spedisce questa roba? Cibo avvelenato? V: Sono tutti gli uomini - quelli che sono ispirati da me e mi ispirano almeno. Aguzzando un poco la vista, senza alzarsi, N poté scorgere tra gli oggetti particolari che subito non aveva notato: ognuno di essi era prima di tutto già utilizzato, alle volte evidentemente consumato; ognuno di essi poi portava dei segni di un qualche genere di violenza - forbici, coltelli e corpi contundenti insanguinati, teli e maglie morse o strappate, lavate di saliva, piante bruciate, molti oggetti bruciati e sporchi in generale, la carta stampata era generalmente pulita e ben tenuta, i fogli scritti a mano invece anch'essi strappati o sporchi di sangue, fotografie tagliate... N: Sono proprio curioso di sapere perché quella roba arriva a lei in questa maniera. V: Anch'io - ma mi piace, la voglio. ...non ho ricordo del mio passato, per quanto ne so ho sempre vissuto in questa distesa di crepacci, nutrita di ciò che giunge - non del cibo, del cui ho capito presto le conseguenze - dal cielo e coccolata dalla vista della natura incontaminata - ciò che so lo sogno. In realtà il deserto pareva una enorme discarica abbandonata su un altopiano abbandonato al sole, solo allora N se ne accorse e inalò l'odore inquietante e inspiegabilmente nuovo dell'ambiente. V: Spesso sogno morti ammazzati, sogno soffocamenti, incendi dolosi, tradimenti, spie e colpi in testa, sogno assassinii e tribunali, corti e governi rivoluzionari e non, sogno guerre e bombe, fucili e proiettili conficcati nei muri, nelle buste, negli uomini, rapimenti, famiglie rovinate, prigioni, sigarette e sberleffi, sogno spintoni e esplosioni, avvelenamenti e lacci, siringhe, lame, vasche da bagno, acqua sporca, corpi a pancia in giù nell'acqua. N: Terribile... V: Non si creda, in fondo ci ho fatto l'abitudine, è diventato un po' il mio svago: vivere nell'attesa di quegli spettacoli onirici, e divertirmi a goderne la notte - e a riceverne il frutto il giorno dopo. N: Quindi i sogni e gli oggetti sono collegati? V: Naturalmente...comunque ad essere sincera non è che anche da piccola non amassi quei sogni...anzi, sono sempre stati il mio svago; e li attendo con impazienza come gli unici eventi rilevanti della mia esistenza. Anzi, ora che ci penso la sua presenza qui nel deserto è assolutamente straordinaria; lei è certamente l'evento più rilevante della mia intera esistenza. Non tradiva eccessivamente l'emozione, la donna, pareva sempre come sul ciglio del sonno, dondolante sul ciglio del crepaccio parlava barcollando, tirando intorno gli occhi chiusi, le ciglia incollate, la bocca sorridente, le gobbe - quelle erano, ora era chiaro, le forme degli oggetti che più desiderava tenere vicini a sé - traballanti, pronte a crollare... Alzatosi e superato il taglio nel terreno N si allontanò senza voltarsi, da dietro la barriera interrata nessuna mano lo salutava, né tanto meno una lacrima. |
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