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Re: Lettera di Michele
non mi sento all'altezza della perentorietà dell'ultimo post (e anche un po' in colpa), vedetelo più sfumato
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Re: Lettera di Michele
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Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia. Non lo so, a me magari pare che nn pretetendesse la normalità, ma qualcosa di più, giusto qualcosa eh Diciamo che quello che io vedo é un sentirsi superiore agli altri, ma che gli altri non riconoscano questa sua superiorità. E lui non lo accetta. Fine? No, questo nasconde più in profondità la necessità di essere visto e riconosciuti i suoi reali bisogni, bisogni che da bambino con tutta probabilità, non sono stati visti ma che da adulto cercava come un bambino. |
Re: Lettera di Michele
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Penso che ad un certo punto si sia scontrato con una realtà molto diversa e non ha retto la delusione. Magari il problema è stato ricevere un'educazione in cui le spinte motivazionali ti portano a proiettarti un un futuro utopico illusorio e successivamente a fronte dei fallimenti l'incapacità di adattarsi proiettando nuovi possibili obiettivi più modesti. |
Re: Lettera di Michele
Comunque spesso le famiglie sottovalutano la personalità di un figlio non si può pretendere una grande carriera titoli lauree top model popolarità da un ragazzo timido introverso magari pure autistico, lo si deve temprare gradualmente attraverso fatiche sconfitte se alla prima difficoltà gli dicono ci siamo mamma e papà la personalità uno non se la fortifica mai, magari famiglie con meno aspettative invece i figli con meno pressioni riescono a venire su in maniera diversa poi ogni caso è a se, a casa mia i miei hanno 2 caratteri forti e sono venuti 2 figli deboli, e una concatenazione di cause, non è detto genitori forti figli forti
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Re: Lettera di Michele
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Sono d'accordo con le tue riflessioni. Il punto, secondo me, è che non è facile capire in ogni situazione specifica cosa sia e non sia funzionale. E' relativamente semplice se consideriamo solo i fattori esterni, basandoci su un modello di persona standard. Se teniamo conto delle psicologie individuali, le esperienze fatte, i bisogni appagati e quelli inappagati, ecco che ciò che è funzionale per alcuni, per altri può essere una catastrofe. Prendi il senso di giustizia. Per una persona sicura di sé, consapevole delle proprie potenzialità reali e in pace con i propri limiti, mediarlo o superarlo è una buona idea. Per una con tendenze depressive, il risultato può essere un crollo: "se al mondo non c'è giustizia, non mi aspetterà che infelicità". Per una molto apprensiva, può essere un'ansia clamorosa ("devo controllare tutto e non posso"), e così via. Prima di fare ogni passettino "in avanti", bisogna essere pronti: psicologicamente, emotivamente. Idee e atteggiamenti criticabili in astratto, nel concreto hanno una funzione, servono uno scopo, mantengono un equilibrio. Non tenerne conto e applicare a tutti indistintamente lo stesso metro, con le varie formulette astratte del caso, significa sostanzialmente prendere gli altri a pesci in faccia, ridurli a macchiette (le suddette persone standard, che non mi pare esistano) e banalizzare le loro vite. E' un po' come andare a dire a un credente che è un idiota e un immaturo, perché "Dio non l'hai mai visto, come fai a credere che esista? Al mondo sei da solo, lascia perdere gli amici immaginari, sveglia!!1!". Detto magari da una persona che nella fede troverebbe appagamento a bisogni profondi reali, ma che se lo nega perché "è irrazionale". E senza rendersi conto del paradosso costituito dal fatto che i giudizi di immaturità si applicano, se si applicano, non solo al trentenne sconosciuto, ma anche a persone di statura intellettuale e morale rilevante, nei cui confronti sarebbe opportuna un po' di cautela. Mi viene in mente Borges che, buddista, credeva alla reincarnazione (tra le varie cose, bell'ansiolitico e antidoto al problema dell'ingiustizia terrena: funzionalmente, una variante della pretenziosità). Mi viene in mente Franz Fanon, a cui usciva il fumo dalle orecchie da quanto era arrabbiato nei confronti del "sistema". Anche loro degli adolescenti confusi e un po' cretini, a cui appioppare qualche formuletta paternalistica? Imo, chi fa così prende anche se stesso a pesci in faccia e gli farebbe bene smettere di costringersi alla virtù della funzionalità, ogni tanto. |
Già sono passati 3 anni che non c’è più...
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Re: Lettera di Michele
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Re: Lettera di Michele
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Però certo se bisogna trovare il capo d'accusa, la manifestazione di superbia che ha pagato con la vita, tutto fa brodo. Quote:
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Re: Lettera di Michele
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Beh, è il produci, consuma, crepa (cit.), un'esistenza puramente meccanica e totalmente funzionale. Da macchina e non da uomo, per quanto mi riguarda. |
Re: Lettera di Michele
Io penso che ragionare sulla lettera di un suicida abbia nella maggior parte dei casi poco senso, data l'enormità del gesto, le motivazioni hanno un senso principalmente per quella persona, nella sua testa e difficilmente possono essere comprese da chi da fuori osserva senza niente sapere e magari con una mente "funzionale". Da fuori un gesto del genere spesso non può che apparire sproporzionato e incomprensibile.
Credo che ci voglia rispetto e basta. Ognuno di noi ha provato la sgradevole sensazione dell'aprirsi all'altro, raccontando i propri tormenti e ricevere non dico scherno e irrisione, ma banalizzazione e incomprensione. Io mi rendo conto riflettendo sui miei problemi come possano sembrare sciocchezze da fuori e vedo la reale sproporzione tra l'enormità che rappresentano per me e il quasi nulla per chi, anche con uno sforzo sincero di comprensione, si dispone ad ascoltarli. In fondo spesso dietro al suicidio ci sta anche questo, lo smarrimento di fronte a quella barriera di incomprensione che genera profonda solitudine. |
Re: Lettera di Michele
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Prendo atto che utilizzi una cosa che ho scritto decontestualizzata (tralaltro l ho pure specificato) per poi arrivare ad avere una ragione. Sei abile, prendo atto pure di questo. Il capriccio é la manifestazione, la parte superficiale, quella che si manifesta. Quello che c'è sotto un capriccio spesso nasconde un bisogno, un bisogno di essere visto e riconosciuto (in buona sostanza, amato) che é fondamentale per lo sviluppo. Non significa per forza che Michele sia stato viziato, ma che sicuramente nel suo sviluppo gli sia mancata qualcosa. https://www.lastampa.it/mamme/2013/0...ini-1.36077601 https://lamenteemeravigliosa.it/evit...i-capricciosi/ Il problema sta nel modo poi in cui un bambino che non é stato visto e riconosciuto si porta nell età adulta. Con tutte le conseguenze che si porta poi da adulto. Egocentrismo, insicurezza, malessere quale angoscia, ansia, frustrazione perenne per dirne alcune Con conseguenze sul suo comportamento e del come si rapporta poi con gli altri e di come vede se stesso con gli altri, di quali siano i suoi limiti, di come accetta o non accetta la realtà, di capire quali siano i suoi reali bisogni, di riconoscere se stessi, di riconoscere chi é(questo ce scritto anche nella lettera). |
Re: Lettera di Michele
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Hai citato la "rabbia di chi pretende".. ma la rabbia non è solo prerogativa delle vite "normali". Secondo te non ero arrabbiata? Non provavo un senso di ingiustizia? Certo. E' solo che questi sentimenti erano inutili. Ho visto piatti rotti a martellate da altre persone per sfogare il nervoso a casa mia... e dopo? Dopo bisognava pure ricomprarli. La rabbia non guarisce le malattie, non restituisce una vita serena, non la puoi nemmeno usare per una raccolta punti.. al massimo complica solo le cose, in particolare se non si trova modo e maniera di incanalarla in qualcosa di costruttivo. Quote:
Queste situazioni ti possono portare a sviluppare problemi psicologici e comportamentali. Ti assicuro, raramente se ne esce indenni. E non ne sono uscita indenne nemmeno io.. infatti scrivo qui. Un saluto ai miei attacchi di panico, all'ansia e agli amici che non ci sono taac :mrgreen: Dici che non ho bisogno di chiedere.. eppure avrei tante cose da chiedere. Semplicemente evito perché è inutile. Nessuno può restituirmi l'adolescenza e parte della vita adulta. Nessuno può farsi carico dei miei traumi grandi quanto marmottine (e non lo vorrei nemmeno). Nessuno può sistemarmi l'esistenza. Tra l'altro sono grande, sta a me metterci una pezza o convivere con la questione come meglio posso. Quote:
Immagino una vita lontano da qui con un lavoro interessante, degli amici.. un moroso no (cerco di essere realista, ecco). E la felicità? Non lo so, vai a capire. La gente spesso non è felice. Magari mi sarei lamentata per la vicina, una vacanza mancata, forse avrei sentito la nostalgia di casa. Si può essere fortunati senza capirlo del tutto, ecco. Quote:
Le sfighe non ti mettono alla prova, semplicemente stanno lì e ti dicono "noi non ce andiamo andiamo, buona convivenza". Io non avevo sfide.. sapevo già cosa sarebbe successo. Non c'era una via di uscita, una possibilità di vittoria. Le sfide dovrebbero invece permetterti di misurarti e - secondo come - ottenere un risultato positivo. Guardami, sono iscritta qui.. non ho amici, un moroso, l'ultima volta che sono uscita a prendere un caffè con una persona della mia età era il 2002. L'ultima vacanza l'ho fatta all'età di 11 anni. Di positivo non c'è nulla :mrgreen: |
Re: Lettera di Michele
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poi si puo' dire "ah, ma l'identita' bisogna trovarla in noi" e quel che vuoi pero' diciamo che la societa' attuale non contribuisce per esempio mi pare lui si riconosca in un anticonformista, un grafico e una persona con ideali, sogni e principi pero' la societa' se ne frega di cosa lui si senta mi pare per lo piu' dalla societa' gli arrivi/arrivasse come messaggio " ciao Mr Nessuno lo strano lo sfigatello ancora a fare l'alternativo e il rivoluzionario, maturare e diventare adulto no? quando accetterai che nessuno ti deve niente e te ne farai una ragione di non essere apprezzato capendo che le tue qualita' te le vedi tu ma evidentemente se non han riconoscimento vuol dire che sei solo un presuntuoso ? " |
Re: Lettera di Michele
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Re: Lettera di Michele
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Non basta questo ovviamente serve anche andare in profondità ai problemi ma soprattutti prendere atto di avere un problema. Di sviscerarlo e capirlo. Il forum per esempio da la possibilità di confrontarsi e capirsi, di analizzare e andare in fondo ai problemi e alle loro origini. Osservare e vedere che certe dinamiche, certi vissuti sono simili ai nostri, ma bisogna capirli in profondità i problemi, per vedere nel profondo una persona ce prima bisogno che questa operazione la si faccia con sé stessi. È scoprire andando oltre l apparenza. Scoprire se stessi. La lettera di Michele é lo spunto che possono avere molti che leggono e non intervengono per porsi qualche domanda. Quella lettera alla fine mi piace pensare che possa avere avuto uno scopo, é arrivata fino a questo forum, dopo tre anni da che Michele é morto. Almeno la sua storia può aiutare a capirci meglio. E un tassello, qualcosa. Michele non é stato capito da nessuno, e sicuramente nn può essere visto da una persona che nn é capace di guardare se stessa. Per questo c'è bisogno di una persona talmente maturata che nella realtà é rara che esiste. |
Re: Lettera di Michele
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Accettare per ora la situazione, con dignità, sempre in ogni momento e nel frattempo cercare di fare nuove amicizie quando se ne presenta l'occasione, magari mettendo da parte alcuni miei paletti ed essendo un po' più umile ed allo stesso tempo propositivo.. sto cercando di cambiare. Capisco però che è una vita a dir poco imbarazzante, non lo nego, ma sto cercando anche di dipingerla a me stesso, e soprattutto agli altri come un po' meno peggio di quel che è. |
Re: Lettera di Michele
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Posso non accontentarmi di mezza fetta di torta. Però quando c'è solo quella mezza cosa si fa? Si può sempre tentare di cucinare un nuovo dolce, è la scelta migliore. Certo la garanzia della riuscita non c'è ma forse ne vale comunque la pena. E nel caso mancassero gli ingredienti? Senza zucchero non si può fare nulla e quindi pace. È un peccato, sì. Posso passare il tempo dicendo "torta,torta,torta", sognando la torta, disegnando la torta, bramando la torta ma tutto questo mi porterà solo ad altra frustrazione. È umano, comprensibile ma niente.. se manca lo zucchero tocca farsene una ragione. E chissà, magari nel frigo ci sono delle polpette oltre alla fetta di torta. Tutto sommato si possono mangiare comunque. Poi vai a sapere, in futuro forse ci sarà modo di preparare un dessert.. comunque buon zucchero a tutti :) |
Re: Lettera di Michele
Ma chi è che ha le polpette già pronte nel frigo? XD
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Re: Lettera di Michele
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Re: Lettera di Michele
Eccoli potete chiudere il topic, si vuole discutere di argomenti seri e questi pensano solo a magnà:mannaggia:
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