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Re: Umberto Galimberti e la scuola
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Aggiungo anche che se il problema fosse solamente genetico (problema all'hardware) le possibilità di miglioramento del paziente sarebbero nulle (o quasi); ma, dal documento succitato, emerge il fatto che molti riescono ad ottenere significativi miglioramenti; anche se lì non si fa riferimento a casi di "recupero totale". Questo significa che almeno parte del problema riguarda la mancanza di allenamento del paziente stesso (problema al software). Rimane il fatto che i criteri traverso i quali viene diagnosticato tale disturbo certificano - traverso test del QI, analisi della storia pregressa del paziente, test di lettura ecc - il fatto che uno studente si trovi indietro rispetto ai suoi compagni relativamente alle competenze nella lettura e nella comprensione di un testo scritto, ma non prova, traverso evidenze empiriche, che il problema sia legato alla genetica del paziente stesso. Non ci sono prove evidenti del fatto che la malattia sia una malattia (con origini fisiochimiche), e non una semplice lacuna culturale protrattasi nel tempo. Dato che la "velocità di lettura" è un qualcosa di perfettibile (nella maggior parte dei casi), diagnosticare una patologia relativa ad essa senza aver prima controllato i nessi che collegano la disfunzione alla macchina biologica, caso per caso, secondo me risulta un atteggiamento quantomeno azzardato. C'è il rischio che vengano messi insieme, in un unico calderone, casi diversissimi. Qualora non ci fossero nessi evidenti tra manifestazione del disturbo e corpo biologico, le cause del disturbo stesso potrebbero essere molteplici e disparate: la mancanza di allenamento, l'educazione impartita in famiglia ecc. È chiaro però come coloro i quali risultino affetti da un disturbo legato alla genetica, non siano in nulla assimilabili a coloro i quali risultino invece vittime di un disturbo legato a lacune culturali protrattesi nel tempo. C'è il rischio di assimilare queste due figure, pur così diverse fra loro. Sarebbe interessante avere a disposizione i dati statistici relativi all'incidenza della dislessia rispetto alla classe sociale di provenienza. La mia ipotesi è che i casi di dislessia, ma più in generale i casi di DSA, si manifestino precipuamente in famiglie con un basso livello culturale: famiglie proletarie, sottoproletarie o della classe medio-bassa. |
Re: Umberto Galimberti e la scuola
Mi trovo d'accordo con quel copione compulsivo di Galimberti su diverse cose, però mi ha fatto cadere le braccia quando ha denunciato il fatto che se un professore ce l'ha con un alunno questo non potrà mai essere promosso. Che un uomo di pensiero e speculazione creda alla fregnaccia di certi professori che perseguitano alunni che gli stanno antipatici non va bene, abbassa la sua percezione della realtà a quella dei genitori che picchiano i professori.
D'accordo con lui per quanto riguarda l'esclusione dei genitori da qualsiasi questione scolastica. |
Re: Umberto Galimberti e la scuola
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Se uno dice che sta crepando dall'ansia se anche non ha tachicardia o sudorazione o altro...be' io gli credo. Mentre se suda ma si sente tranquillissimo magari ha un problema di termoregolazione o di tiroide o chesso'...e idem il batticuore magari ha uno scompenso cardiaco ma che nulla c'entra con lo psicologico. Mi pare strano che uno abbia un'ansia che lo invalidi profondamente e non se ne renda conto... comunqque al limite si puo' chiedere alla persona se gli capita di sudar tanto o ha mai mai batticuore, dubito non si renda conto neanche di quello e servano esami oggettivi (che poi diciamolo di solito uno ansioso si riconosce a vista) poi certo piu' analisi si fanno meglio e' piu' si trova il vero problema, le cause e la soluzione ma questo sempre, con qualunque disturbo. |
Re: Umberto Galimberti e la scuola
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Se A dice "sono ansioso" e B dice poi "no non lo sei tanto, io lo sono più di te", come si risolve la cosa? :nonso: Dei parametri effettivi poi bisognerà usarli per rendere la cosa di dominio comune, confrontabile, misurabile, se si vuol definire un disturbo correlato a questa cosa, altrimenti di cosa si parla? Se bisogna poi dare anche delle pensioni di invalidità o cose del genere non ci si può basare sull'opinione soggettiva dell'individuo, bisogna definire il disturbo di cui è affetto in modo indipendente e le diagnosi non possono esser fatte in maniera tale da dipendere in modo artigianale da chi le fa. Altrimenti secondo me non si ha a che fare con malattie, ma con altro. A sentir certe persone ipocondriache sembra che stiano morendo se interrogate quando poi in concreto hanno dei disturbi lievi: bisogna mettere sullo stesso piano queste persone qua e i moribondi veri? Secondo me non è un buon sistema questo per valutare tutte queste cose, l'intervista privata per me rappresenta un sistema molto limitato, bisogna per forza sviluppare, ideare e pensare ad altri strumenti di indagine per dividere e catalogare questi fenomeni mentali apparentemente simili ma che possono esser prodotti da cose diverse e quindi rappresentare disturbi oggettivi di diversa natura. La sensazione di star morendo la possono provare molte persone ma ognuna di queste sensazioni va distinta poi in termini oggettivi e non semplicemente mentali (ossia descrittivi in senso soggettivo) secondo me. |
Re: Umberto Galimberti e la scuola
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Re: Umberto Galimberti e la scuola
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Nessuno misura così l'ansia nei pazienti e se lo fa è comunque qualcosa di secondario rispetto agli altri strumenti che ci dicono molto di più. Quote:
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Re: Umberto Galimberti e la scuola
A me Galimberti cm intellettuale piace e qndo posso lo ascolto volentieri.
Appena avrò tempo leggerò qlcosa dei suoi scritti perché molti a mio parer meritano sl x i temi trattati. Delle sue conferenze disponibili su youtube ho gradito molto quella con Marco Guzzi: L'unica csa che trovo proprio fuori luogo è cm pronuncia "Turgenev"... Ogni vlta che lo "spronuncia" in ql modo una biografia di Henri Troyat si suicida :mannaggia: |
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