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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Personalmente io vivo questo dualismo diabolico probabilmente da tutta la vita e ho incontrate diverse persone che sentono lo stesso. Mio nonno diceva sempre questo : Che senso ha avere una ferrari se la devi tenere sempre chiusa in garage? E quanto ci deve sentire stupidi ad essere quel 20% che può permettersi una ferrari non utilizzata, in un mondo dove persone magari fanno km a piedi per prendere 1l d' acqua? Crescendo questa frase mi è stata ripetuta talmente tante volte da diventare una mezza ossessione e questo va influire anche sulla mia serenità mentale. Poichè, nonostante si tratti di malattie, disturbi e come tali devono essere trattati senza far nessun tipo di paragone che potrebbe sminuire la sofferenza reale e clinica, non riesco a smettere di pensare alla distribuzione di possibilità e vantaggi. E dato che non è equa, mi sento il colpa a non sfruttarla al 110%. Non sono contro il suicidio, ci mancherebbe altro. E' un gesto forte, ma tante cose lo sono. E spero che si faccia un passo avanti anche per quanto riguarda eutanasia e con un accurata sensibilizzazione. L'unica cosa è che , personalmente, non lo vedo come una via di uscita utile se si fugge dalla sofferenza. Riesco a riconoscerlo e a condividerlo di più invece se si parla di gesto di rivendicazione o politico. o di ribellione. Magari in futuro cambierò di nuovo idea, ma tendenzialmente penso che sia un gesto che nell'epoca contemporanea sia molto più significativo se legato a questi fattori. Questo non toglie comunque la profondità del gesto fatto per motivi individualisti. Si tratta sempre di liberta. |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Il problema etico quale sarebbe? C'è un problema etico maggiore relativo all'aborto, visto che si decide in un qualche senso anche per altri, eppure è legale. In questo caso è la persona che chiede di poter disporre della propria vita in certi sensi e con un certo potere, perché diventa problematico concedere e legittimare questo potere in relazione a questa cosa? A me pare sia eticamente più accettabile questa posizione rispetto all'altra. Quello che a me infastidisce è che l'individuo viene comunque lasciato sempre solo casomai non viva bene, gli si dice mettiti una mano in culo e vai avanti, è chiaro il messaggio, la solita pantomima dell'aiuto che poi puntualmente non viene fornito da nessuno ha pure rotto un po' i coglioni. A me li ha rotti. Quindi a questo punto uno stato che è incapace di far fronte a certi problemi deve realisticamente concedere questa possibilità di uscita secondo me. E' più etico lasciare in vita molte persone che continueranno a stare male dato che i bisogni psicologici e sociali di queste verranno comunque frustrati ancora? Poi l'argomento relativo al fatto che una persona non è in grado di intendere e di volere è ridicolo perché vale solo nel caso uno voglia uccidersi da solo, poi casomai fa una strage diventa nuovamente lucido l'individuo e lo si può sbattere al gabbio. Sarebbe meglio che si aiutassero le persone meglio, d'accordissimo, ma a me pare che queste risorse o non ci sono o non le si vuole usare così o non le si sa proprio aiutare, quindi che si fa? E' davvero il minimo questo, poter uscire dall'esistenza in modo dignitoso e volontario. |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Pensano "non si è ammazzato quendi vuol vivere", ma magari non è così, quella persona continua a vivere male, il fraintendimento iniziale già fa comprendere che non si vuol capire affatto. E se non si comprende come si fa ad aiutare qualcuno? :nonso: |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Perchè parliamoci chiaro; chi vorrebbe vivevre se ha la certezza matematica e incontrovertibile di un esistenza di sofferenza ? Giustamente aggiungerei. |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Sono cazzi della famiglia, l'individuo non c'è più, se altri se ne vogliono occupare se ne occuperanno, ma non è più un problema del singolo che ormai non c'è più, si è sottratto al giogo. Non si può costringere uno a vivere perché deve campare la famiglia o non deve far infelici altre persone. E' eticamente ancora più discutibile per me questa cosa qua. Che genitore poi gli si dà a questi, uno che vuol morire, che li campa controvoglia? E staranno bene? :interrogativo: Se poi questo li accoppa tutti poi incazzato nero e fuori di testa? E' meglio? Perché poi alcune situazioni così evolvono, "visto che non li posso far sopravvivere ammazzo pure loro". E' per questo che dico che la comunità se ne fotte altamente, è la dimostrazione pratica n base a questo tipo di ragionamenti qua che se ne fotte. Qua il problema è tenere in vita le persone per poterle sfruttare, la preoccupazione è questa, avevo afferrato bene la cosa prima, l'ho scritto già questo pochi messaggi fa... "Lo sai cosa penso? Penso che in fondo fa comodo alla società tenere in vita persone che si toglierebbero di mezzo una volta eliminati certi ostacoli. Bada bene, non interessa a nessuno il loro benessere, quel che interessa è che rimangano incastrati nel solito gioco di forze, e producano, e campino la famiglia, e facciano questo e quell'altro." E me ne dai conferma. Quote:
Basta con la comunità, la specie, la famiglia, vorrei riportare al centro l'individuo, il singolo, l'unico. I propri bisogni base vengono prima di quelli di qualsiasi altro, e se uno non vuole più vivere si fotte la famiglia, gli amici, l'amante, chi si appoggia a questa persona per tirare avanti non potrà più farlo, ed è giusto che sia così se quella persona non vuol più vivere in quelle condizioni. |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
Lo farei volentieri anche io, infatti ogni notte spero di non risvegliarmi mai il giorno dopo.
Il motivo del perchè non la faccio finita è perchè sono un codardo, ma non è che viva ogni giorno. |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Per me è molto più egoistico tenere in vita un'altra persona per soddisfare i miei bisogni che lasciarla andare perché ormai pensa di non poter stare più bene all'interno di tutto il sistema, e ne è convinta. Un bambino magari non lo capisce e vuole un genitore, la nonna e così via, ma il discorso è analogo per me. Quella persona ormai non dice più un sì convinto alla vita e costringerla indirettamente a continuare a vivere produrrà ancora più danni secondo me. Se la si aiuta davvero a farle dire di sì è un conto, ma se la si lascia comunque in balia di certe cose e ci si preoccupa solo di non farla ammazzare impedendole di poter accedere a certe pratiche, secondo me viene prodotto un danno peggiore. Non sono d'accordo con te e con altri. Non ha scelto il singolo di esistere, quindi in qualsiasi momento ha il diritto di sottrarsi all'esistenza nel momento in cui valuti che per lui non vale più la pena tirare avanti. Ho assistito dei parenti che stavano davvero male, e avrebbero aiutato delle cure palliative, sedare il dolore, ma nessuno ci ha aiutati davvero, per questo a me questo vostro atteggiamento fa davvero vomitare, veramente per me è discgustoso, infame, da carogne. Sono molto arrabbiato per certe cose. Un mio caro lo vorrei vivo, ma se è felice di vivere, altrimenti davvero, proprio perché gli voglio bene direi che sarebbe meglio che valutasse lui cosa preferisce davvero, perché io o la società dobbiamo ricattarlo così? Perché è una sorta di ricatto. Lui sta male vive un inferno, ma deve continuare a vivere per il nostro benessere? E il suo? Non conta nulla? Una cosa è dirgli noi ci siamo, ti vogliamo bene, altra è comunicargli "Come faremo senza di te? Devi camparci ne abbiamo bisogno, chi pagherà le bollette? Sei una persona cattiva se ci lasci". Per favore è vomitevole questa cosa per me, non ho termini più corretti per descriverla. Che poi magari si vuole ammazzare proprio per questo, e noi non solo non lo alleggeriamo, gli piazziamo addosso anche altri carichi, basta, per me è una cosa infame. Va bene per me, sono cazzi miei se mio fratello poi decide di andarsene perché non sta più bene, non vale solo per me. Il dovere dell'individuo per me c'è finché per questo ha ancora valore la propria esistenza, quando questa inverte il segno, è più forte il diritto dell'individuo ad uscirne, comunicandolo magari, rispetto ad ogni dovere verso famiglia, parenti e comunità. Uno lo dice "io così ad andare avanti non ce la faccio più" o si creano poi altre condizioni davvero, o basta, non può essere vissuta come un obbligo o un dovere verso gli altri la vita, davvero è raccapriccante per me questa cosa. |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
La scelta tra individuo e comunità è delicata.
Io ritengo sacro l'individualismo perché in una comunità che è composta da un insieme di individui, ogni individuo dev'essere sano e forte di suo, o sarebbe come fare le fondamenta di una casa usando la sabbia. Altri associano l'individualismo all'edonismo. Detto tutto questo, le scelte fondamentali che deve compiere un individuo riguardano prima di tutto lui stesso. Anche riguardo alle più estreme. Dare priorità alla comunità sempre e comunque in certi casi mi sembra opprimente, feroce, soffocante. Ingiusto. Ideologico. Io morirò, come tutti. Prima o poi, ma senza ombra di dubbio. Se sto soffrendo e penso di voler smettere prima, è o dovrebbe essere solo una mia scelta. Chi mi volesse bene, dovrebbe capire. En passant. |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
Ieri sera stavo tagliando la carne e mi è preso l’impulso di tagliarmi la gola con il coltello, credo che ci suicidi anche per scatti di follia
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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Ancora, se non vuoi ascoltare è inutile, non sai cosa non ho fatto SENZA gli psicofarmaci ma continua con le tue convinzioni |
Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
:arrossire:
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Re: Il suicida è uno che vuole forzare la mano?
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Il suicida è uno che ha le palle e un coraggio immenso dal rischiare di rimanere tetraplegico o con danni agli organi irreversibili, treno alture ecc troppa paura di rimanere tetraplegico andrò avanti fino a che il mio corpo resisterà
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Mia madre una volta è uscita dicendo che andava ad ammazzarsi.
È stata ricoverata per tentato suicidio alcune volte. La mia reazione da bambina è stata pianto e preghiera, poi odio e indifferenza e persino desiderio che finalmente si ammazzasse perché in tutto questo rifiutava i farmaci. Al momento attuale per me il suicida se è lucido è fondamentalmente una persona sadica di merda, se vede il Diavolo che gli dice di uccidersi posso capire, ossia se ha una depressione psicotici. Quote:
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