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XL 19-07-2021 19:00

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Dr. House
Già la tesi per la quale dedicarsi a un lavoro nella vita è un male, è una tesi che dipende da cosa uno pesa del concetto di lavoro.
[In sistemi di convinzioni altamente negative sul fatto che l’uomo debba lavorare per vivere, una nota che ritengo sempre positiva ricordare consiste nel far notare il fatto che il lavoro è un servizio che prestiamo all’intera comunità umana; lavorare radicalmente fondamentale perché l’essere umano è un essere che ha bisogni (ha bisogno di cure e quindi di lavori medici, ha bisogno di case e quindi di costruttori, di architetti, di elettricisti ec.; ha bisogno di alimenti e quindi di agricoltori, di allevatori ec. Come capisci potrei andare avanti per pagine e pagine in questo senso), quello che voglio dire con tutto questo è che quando si integra nel proprio sistema di convinzioni, aspetti diversi di cui non si teneva conto, allora la visione del lavoro inevitabilmente cambia, perché ci si rende conto di far parte di una comunità interconnessa in cui tutti lavorano per garantire i bisogni di ciascuno, quindi ogni lavoro ha un suo valore (spero di essermi spiegato bene, era una cosa che ci tenevo a scrivere).]

Torniamo per un attimo sulla terra.
Che la comunità sia interconnessa e il fatto che quel che fa un tizio torni utile alla comunità cosa c'entra col come si sente questo tizio nello svolgerla? :nonso:

Gli piace, gli interessa, la fa molto controvoglia?

Inoltre

Se si fa qualcosa che torna utile alla comunità, questa utilità darà uguale dignità sociale e identico valore ad ogni singolo?

A me pare di no.

Il lavoro degli schiavi era utile alla comunità, dunque la loro condizione sociale avrebbe dovuto renderli felici come qualsiasi altra persona?

Perché mai hanno fatto tanti casini per abolire questa condizione?

Io sarò anche cattivo e un po' perfido in certe constatazioni, ma non mi sembra affatto di essere matto o scollato da quel che accade davvero.

Il lavoro direi d inquadrarlo nella prospettiva del singolo come un male necessario al quale non riesce a sottrarsi perché altrimenti (secondo il suo punto di vista) starebbe peggio in altri ambiti. Chi non lavora, non lavora perché soggettivamente i costi superano i benefici.

Si potrà sostenere come sempre che sia un lavativo e le solite cose, che poi io dico che non è coerente nemmeno questa descrizione qua, del lavativo, con quella del lavoro come bene positivo per il singolo.

Se è un bene per il singolo ogni genere di lavoro, il lavativo non dovrebbe esistere proprio.

Non riesco a scorgere un'armonia perfetta tra gli interessi del singolo e quelli della comunità, sono interessi in buona misura comunque in conflitto; una comunità può continuare ad esistere tranquillamente anche sacrificando certi singoli, quindi gli interessi di una comunità non coincidono affatto con quelli dei singoli.

L'unico filosofo che ci ha capito davvero qualcosa in tal senso è Stirner, in realtà non esistono affatto interessi comuni dai quali discendono quelli dei singoli, è vero casomai l'opposto.

In società e secondo certe regole si vive finché conviene al singolo in base a quel che vorrebbe ottenere. Ogni singolo può avere interessi singolari e non condivisi con alcuna classe più ampia, appunto perché è una singolarità diversa da ogni altra.

House 19-07-2021 19:30

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2617733)
Che la comunità sia interconnessa e il fatto che quel che fa un tizio torni utile alla comunità cosa c'entra col come si sente questo tizio nello svolgerla

è un modo di guardare il senso del proprio lavoro da uno sguardo più ampio che coinvolge la comunità, può modificare la percezione del modo in cui mi sento svolgendo quel lavoro. Ha un carattere radicalmente etico. Naturalmente è una prospettiva che ho umilmente proposto alla vostra riflessione, sta al singolo capire se produce un cambiamento o meno.

XL 19-07-2021 20:02

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Dr. House (Messaggio 2617738)
è un modo di guardare il senso del proprio lavoro da uno sguardo più ampio che coinvolge la comunità, può modificare la percezione del modo in cui mi sento svolgendo quel lavoro. Ha un carattere radicalmente etico. Naturalmente è una prospettiva che ho umilmente proposto alla vostra riflessione, sta al singolo capire se produce un cambiamento o meno.

Ma è una prospettiva che condividono solo alcuni.
A seconda della posizione che occupi ci sono prospettive differenti, se sei in uno scantinato non puoi certo godere della prospettiva e del panorama di chi si trova in un attico.
Sono convinto che alcune persone lavorerebbero comunque anche se nessuno le pagasse, ma non sono la norma.

Barracrudo 19-07-2021 21:01

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Black_Hole_Sun (Messaggio 2617623)
Rientare perchè? Se non interessano più le dinamiche societarie meglio starne fuori piuttosto che entrarci per fare carne da macello a quelli ben inseriti, perchè è questo che succede. A me non interessa più, ho capito che non fa per me e quindi non faccio nessuno sforzo per entrarci, in passato ne ho fatti ma quello che ho ricevuto è stato peggio della morte. Non si tratta di voler fare gli anticonformisti contro il sistema, anche in gruppi di questo tipo mi troverei nelle medesime condizioni. Ovunque ci sono delle componenti sociali in qualunque campo alla fine prevalgono gli individualismo e la prevaricazione sugli altri. Ognuno toglie agli altri e prende per se, così funziona la vita stessa e in questa società dove si è perso ogni senso di comunione la cosa è esasperata all'estremo.

Rientrarci perché purtroppo alcune brave persone sono risucchiate dentro questa società e le sue dinamiche, e standone fuori non potrai mai entrarci in contatto.

E con buone probabilità dovrai fare una vita piuttosto solitaria se rifiuti certe dinamiche, non x fobia sia chiaro ma x sensazioni di fastidio e di sentirsi fuori luogo.

pure_truth2 20-07-2021 02:17

@ DottorHouse:

Figurati, grazie a te.

Sicuramente la visione collettivistica può arrecare un certo sollievo ad alcuni, soprattutto in posizioni lavorative in cui il proprio lavoro ha un impatto evidente nell'immediato.
Il mondo del lavoro è tuttavia caratterizzato da così tante sottocategorie che è per molti difficile individuare il "bene" che stanno apportando alla comunità.
A prescindere da ciò vi è poi da considerare il fatto che,in individui "compromessi", il senso di comunità è pressoché assente.
La comunità è cosa astratta per molti ,ma per questi individui lo è ancora di più in quanto vi interagiscono ben poco,la rifuggono o la rifiutano.
Non solo,ma è spesso presente un astio ed una misantropia non indifferente, giacché si fanno ricadere le proprie disgrazie in primo luogo proprio alla società,che non è dunque vista come meritevole di un proprio contributo,anzi.
È comunque giusto,come hai ricordato,che se esistono distorsioni cognitive in merito vadano affrontate in qualche modo, e nei limiti del possibile decostruite con l'aiuto di un terapeuta.

House 20-07-2021 15:59

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
@pure_truth2

Mi rendo conto; e anche qui hai svolto delle belle riflessioni.
Faccio una nuova considerazione generale: quando c'è ancora un margine di futuro, bisogna che la nostra mente abbia di fronte il problema ed elabori tutte le opzioni di soluzione percorribili. Con ciò intendo dire che prima di "arrendersi" occorre aver pensato a tutto ciò che si può fare per stare un po' meglio. Innanzitutto fare esperienze concrete, ovvero di non rifiutarsi a priori a iniziare una nuova esperienza a causa della convinzione per la quale, a priori, sarà già negativa. Non ci sono mai garanzie sull'esito positivo di un'esperienza, ma pensare e agire concretamente, anche controvoglia e contro i pre-giudizi negativi, è l'unico mezzo. Gli elementi di novità che non conosciamo prima di fare esperienza possono rivelarsi positivi (naturalmente, inutile dirlo, anche non positivi, ma questo non è il punto della discussione se io mio ragionamento/consiglio è stato chiaro).

House 20-07-2021 21:49

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
FolleAnonimo:

Mi dispiace che interpreti le nostre riflessioni come "tante chiacchiere"... E nessuno ha la presunzione di "comprendere" fino in fondo chi è dall'altra parte dello schermo... Propongo/proponiamo ragionamenti e punti di vista, condivisibili o non, che possono diventare fonte di ulteriori spunti.
I disaccordi e le critiche non sono da prendere sul personale, ma occasioni per confrontarsi. (Personalmente le preferisco alle pacche sulla spalla in cui ci si da ragione).

Blue Sky 20-07-2021 22:06

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Dr. House (Messaggio 2617676)
[...] Il punto di intervento primario è che là dove vi sono (scusate se uso tecnicismi) distorsioni cognitive inferenziali e valutative di carattere irrealistico e/o disadattivo, vanno individuate da un buon terapeuta coi controcazzi, per lavorare sulla ristrutturazione delle medesime. Ma anche senza terapeuta (che non tutti se lo possono permettere o ci vogliono andare), noi stessi è fondamentale che ci interroghiamo su quello che pensiamo (introspezione) e che sottoponiamo le nostre convinzioni al dubbio, non dando mai per scontato che quello che crediamo sia sempre giusto e accurato.

[...]

E' sempre bene ripeterlo.

Barracrudo 20-07-2021 22:07

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 2617978)
Tante chiacchiere ma il succo rimane sempre quello.
Non comprendono i parenti, nemmeno gli psicologi, figurarsi lo sconosciuto su internet.
Ti insultano, ti ignorano, o peggio iniziano a farti la morale.

Però sbaglia anche chi pensa che non esiste chi può comprenderci, con internet si possono raggiungere anche persone distanti geograficamente e almeno conversare
In questo circo folle della società.

Di certo sono rarissime le persone che possono comprendere certe dinamiche, la massa rimane pur sempre addormentata nelle sue convinzioni.

XL 20-07-2021 22:45

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Dr. House (Messaggio 2617917)
Non ci sono mai garanzie sull'esito positivo di un'esperienza, ma pensare e agire concretamente, anche controvoglia e contro i pre-giudizi negativi, è l'unico mezzo.

Ma se uno ha più fiducia in certi pregiudizi non riuscirà ad agire in certi modi.
Ad esempio se io sono convinto in base ad un mio pregiudizio che saltando giù da un palazzo con buone probabilità mi sfracellerò, anche se un altro tizio mi dicesse a parole che non posso esserne sicuro non avendolo mai fatto e che potrebbe accadere qualcosa di positivo (non saprei cosa) difficilmente riuscirò a crederci ed agire in tal senso.
Potrei provare a fare altro ma non questo, perché da questa mia azione non mi aspetto che l'esito sarà positivo, ma con buone probabilità che sarà negativo. Lo scenario più probabile per me sarebbe quello di rimanere vivo per un po', fracassato e dolorante passando magari gli ultimi momenti di lucidità in uno stato di agonia.
Se devo faticare molto, magari soffrire anche per agire in certi modi e poi dovessi trovarmi con un pugno di mosche in mano finirei in uno stato psicologico-mentale ancora più sofferente di quello attuale che già sopporto a malapena.
Solo con qualche garanzia io riuscirei ad agire, ma se nessun discorso e nessuna persona e niente di niente sono capaci di darmela contro quel che ho dentro continuerò ad agire in base a questo perché non possiedo altro di cui fidarmi e di cui mi fido di più.
Non sono persuaso, e senza questa cosa a monte non riuscirò ad agire in certi modi.
Se io ci credo al pregiudizio negativo lo dovrei mettere in dubbio in base a cosa? Deve esserci un discorso o qualcosa che è più convincente per me di tutto quello che me l'ha fatto creare questo pregiudizio... E se non c'è? :nonso:
Non penso che si riesca ad eliminare facilmente.
Tutta la conoscenza del mondo di una persona è basata su pregiudizi che la persona si è costruita.

House 20-07-2021 23:18

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2618014)
Ma se uno ha più fiducia nei pregiudizi non riuscirà ad agire in certi modi.

Esatto è proprio quello che ho cercato di spiegare. I pre-giudizi negativi su un'esperienza ostacolano l'azione, prima ancora di verificare la concretezza dell'esperienza.

Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2618014)
Ad esempio se io sono convinto in base ad un mio pregiudizio che saltando giù da un palazzo con buone probabilità mi sfracellerò anche se un altro tizio mi dicesse a parole che non posso esserne sicuro non avendolo mai fatto e che potrebbe accadere qualcosa di positivo (non saprei cosa) difficilmente riuscirò a crederci ed agire in tal senso.

L'esempio è naturalmente estremo, e in effetti non pertinente, poiché vi sono dati sufficienti per stabilire già prima dell'esperienza (che in questo caso consiste nell'impatto del corpo sul suolo dall'altezza di un palazzo) che l'esito sarà con estrema probabilità quello che ci aspettavamo (cioè molto negativo).

Detto questo, Il dubbio invece si pone quando non hai conoscenze sufficienti per predire come andrà una nuova esperienza. Ad esempio, una persona che è scoraggiata per il fatto che l'ultimo ambiente di lavoro non gli piaceva, potrebbe convincersi che anche nel prossimo lavoro vi sarà un ambiente sgradito. In realtà non può sapere che tipo di ambiente incontrerà prima di farne esperienza, tuttavia è bloccato da scoraggiamento e pregiudizio basato sugli eventi passati.

In sintesi se abbiamo dati sufficienti ok, altrimenti riflettiamo bene sui dati che abbiamo prima di formulare giudizi che magari possono sembrare veri, ma spesso più il sentimento che ne abbiamo.

House 20-07-2021 23:29

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2618014)
Solo con qualche garanzia io riuscirei ad agire, ma se nessun discorso e nessuna persona e niente di niente sono capaci di darmela contro quel che ho dentro continuerò ad agire in base a questo perché non possiedo altro di cui fidarmi e di cui mi fido di più.
Non sono persuaso, e senza questa cosa a monte non riuscirò ad agire in certi modi.
Se io ci credo al pregiudizio negativo lo dovrei mettere in dubbio in base a cosa? Deve esserci un discorso o qualcosa che è più convincente per me di tutto quello che me l'ha fatto creare questo pregiudizio... E se non c'è? :nonso:

Scusa, non ho visto questa parte del discorso perché mentre la aggiungevi con la modifica stavo rispondendo a quella prima.
Sì, il punto è riuscire a vedere qualcosa che convince e fa superare i pregiudizi negativi... Insomma, non ci sono mezzi termini, o c'è o non c'è.
Non ci sono cazzi...c'è solo da cercare se c'è. (Ma quanti "c'è" ho detto in due righe?:mrgreen:, scusate la battutaccia)

Da'at 20-07-2021 23:58

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Voglio solo dirvi che importa.

XL 21-07-2021 07:50

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Dr. House (Messaggio 2618024)
Scusa, non ho visto questa parte del discorso perché mentre la aggiungevi con la modifica stavo rispondendo a quella prima.
Sì, il punto è riuscire a vedere qualcosa che convince e fa superare i pregiudizi negativi... Insomma, non ci sono mezzi termini, o c'è o non c'è.
Non ci sono cazzi...c'è solo da cercare se c'è. (Ma quanti "c'è" ho detto in due righe?:mrgreen:, scusate la battutaccia)

Ma se non c'è non c'è nemmeno la motivazione per cercarla. Se tu sei convinto che tirando testate nel muro ti farai solo male non è che ti sforzerai e cercherai di convincerti di esserti sbagliato.
Per questo dico che c'è qualcosa di assurdo in tutti i discorsi di questo tipo.

XL 21-07-2021 07:59

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Dr. House (Messaggio 2618024)
Scusa, non ho visto questa parte del discorso perché mentre la aggiungevi con la modifica stavo rispondendo a quella prima.
Sì, il punto è riuscire a vedere qualcosa che convince e fa superare i pregiudizi negativi... Insomma, non ci sono mezzi termini, o c'è o non c'è.
Non ci sono cazzi...c'è solo da cercare se c'è. (Ma quanti "c'è" ho detto in due righe?:mrgreen:, scusate la battutaccia)

Ma se non c'è non c'è nemmeno la motivazione per cercarla. Se tu sei convinto che tirando testate nel muro ti farai solo male non è che ti sforzerai e cercherai di convincerti di esserti sbagliato.
Per questo dico che c'è qualcosa di assurdo in tutti i discorsi di questo tipo.
Potrebbe cercare di convincerti qualcun altro, ma la tua collaborazione se ti trovi davvero in questo stato non può essere forte.
Chiedere a qualcuno di credere in certi assunti quando a monte questo qualcuno è intimamente persuaso che gli assunti sono con maggiori probabilità falsi, anche in assenza di certezza assoluta sarà difficile convincerlo ad investire molte risorse per provare il contrario.
Supponi che io sia ateo e ora non è che mi sforzi più di tanto per provare il contrario, in base a cosa dovrei attivarmi? Pensare che se ci fosse qualcuno che si occupa di noi il mondo sarebbe migliore? Sicuramente, ma potrei pensare il mondo in una miriade di modi migliore ma in base a come sto adesso la reputerei una ricerca quasi inutile. Potrei provare ma in base al punto di partenza lo farò senza troppa convinzione, se poi arrivano prove che rafforzano la convinzione contraria va a finire che mi fermo.
In questi stati non si può mantenere una forte fiducia se a monte non c'è.
Per me non può venire fuori dal nulla la fiducia e la persuasione tramite presunti sforzi di volontà.
La volontà è subordinata al sistema di credenze, e non credo sia vero che certe credenze le si può modificare con sforzi di volontà.
Se io voglio persuadere qualcuno credo che l'operazione del chiedergli di darmi credito sia nella maggior parte dei casi inutile, o riesco a guadagnarlo questo credito tramite non so cosa o l'altro resterà cosí.

Una persona da sola non investirà molte risorse per provare falso quel che crede con maggiori probabilità vero.

Potrebbe essere vero che dopo la n-esima testata (con un n abbastanza grande che non ho sperimentato) si andrà in paradiso ma io pur non avendolo mai provato non ci proverei casomai qualcuno mi dicesse che in fondo non sono certo di questa cosa e non la faccio in base a certi miei pregiudizi.

Da'at 21-07-2021 09:00

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2618040)
Ma se non c'è non c'è nemmeno la motivazione per cercarla. Se tu sei convinto che tirando testate nel muro ti farai solo male non è che ti sforzerai e cercherai di convincerti di esserti sbagliato.
Per questo dico che c'è qualcosa di assurdo in tutti i discorsi di questo tipo.

Puoi essere convinto di una cosa e valutare la probabilità ipotetica che sia un'altra cosa. Puoi dubitare delle tue percezioni, della tua capacità di valutazione e stima, potrebbe non essere il caso che presenti o comunque essere diverso da come lo presenti.

Forse in certi casi sono indispensabili approcci farmaceutici, proprio per riuscire a vedere un mondo diverso da quello che è, e che assomiglia di più a quello che vedono gli altri: un misto di ciò che è e va bene, e di ciò che potrebbe essere se andasse meglio.

XL 21-07-2021 10:02

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Da'at (Messaggio 2618044)
Forse in certi casi sono indispensabili approcci farmaceutici, proprio per riuscire a vedere un mondo diverso da quello che è, e che assomiglia di più a quello che vedono gli altri: un misto di ciò che è e va bene, e di ciò che potrebbe essere se andasse meglio.

Certi farmaci li ho presi, ma a parte stordirmi o rendermi inquieto o crearmi problemi fisici a me sembra che su di me non producano alcun effetto del genere.
Mi si dirà di provarne altri, ma sono anche un po' stufo di sorbirmi disagi senza benefici e non nutro più molta fiducia, ne potevo avere di più prima, ma adesso è quella che è. È come quando muore qualcuno, uno può coltivare mille speranze, che lo vedrà nell'aldilà e cosí via, io non ne ho, mi disturba la cosa ma riesco solo a subirla passivamente perché alle alternative che in linea di principio dovrebbero darmi una formula di salvezza differita in un futuro incerto non mi convincono molto, per farmi star meglio in questo ambito qualcuno dovrebbe fare resuscitare un morto come Gesù Cristo, ma farlo davvero, il resto per me suona sempre come un qualcosa che non salva e mi lascia là dove sono.
Ad accettare certe cose non le accetto, a coltivare queste cose qua non riesco, cosa mi resta? Lo star male.
Poi si dirà che ci sono affezionato al mio star male e le solite cose, che sono sempre e ancora gli stessi discorsi che si ripetono uguali ed identici nei secoli dei secoli e non mi persuadono comunque perché non ho le prove che siano veri. Se tutto andasse come io desidero, sarei infelice perché attaccato al mio star male?
Se vedessi che mi comporto cosí anche quando tutto filasse liscio come l'olio me ne convincerei di questa lettura, ma con tante cose che effettivamente vanno storte, è una lettura azzardata e poco convincente per me. Se certe cose le possedessi non dimostrerei alcun attaccamento allo star male, il male per me è un accidente dovuto a certe circostanze e non una scelta, questa lettura non mi ha mai convinto e difficilmente attecchisce in me.
Tutti questi discorsi già li ho fatti tra me con battute e contro battute e non hanno prodotto nulla di nuovo.

Barracrudo 21-07-2021 10:21

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
2 allegato(i)
Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 2618051)
Certo, ma chi ha il palcoscenico? Questi chiacchieroni moralisti.
Quelli del "mi dispiace ma" oltre a tante altre cose antipatiche da parte di persone mille anni luce lontane dal problema.
Non solo c'è la prima difficoltà nel essere esclusi ma anche questa, la muraglia dei benpensanti.

..

Darby Crash 21-07-2021 10:25

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Da'at (Messaggio 2618044)
Puoi essere convinto di una cosa e valutare la probabilità ipotetica che sia un'altra cosa. Puoi dubitare delle tue percezioni, della tua capacità di valutazione e stima, potrebbe non essere il caso che presenti o comunque essere diverso da come lo presenti.

Forse in certi casi sono indispensabili approcci farmaceutici, proprio per riuscire a vedere un mondo diverso da quello che è, e che assomiglia di più a quello che vedono gli altri: un misto di ciò che è e va bene, e di ciò che potrebbe essere se andasse meglio.

Qui si parla di pregiudizi e di realtà vista in modo distorto, bisogna però considerare anche la possibilità che i pensieri in merito alla realtà siano corretti e che essa faccia effettivamente schifo e sia effettivamente scoraggiante.
Perché il mondo dovrebbe proprio assomigliare a quello che vedono gli altri, ovvero un misto non troppo sbilanciato sul lato di negativo di cose che vanno bene e che non vanno bene? Il mondo purtroppo non è per tutti lo stesso: c'è chi si trova in condizioni oggettivamente più favorevoli allo star bene e chi in altre oggettivamente più sfavorevoli.

A una persona di 30 anni col CV vuoto vogliamo dire che proponendosi avrebbe buone possibilità di trovare lavori stimolanti? Sarebbe falso, e questo non è certo un semplice pregiudizio.
A un disoccupato con duemila euro sul conto in banca vogliamo dire "non ti preoccupare, vedrai che se ti impegni entro un anno riuscirai ad avere i soldi per comprare quella villetta che ti piace tanto"? Meglio non dirlo, la persona in questione ha ragione nell'avere aspettative negative.
A un incel 35enne insicuro e senza contatti sociali vogliamo dire che uscendo o scrivendo a qualche ragazza riuscirà a trovare un partner? Ecco, anche nel suo caso lo scoraggiamento è comprensibile e le possibilità di riuscita sono senz'altro sotto il 50%.

House 21-07-2021 11:23

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2618041)
Ma se non c'è non c'è nemmeno la motivazione per cercarla. Se tu sei convinto che tirando testate nel muro ti farai solo male non è che ti sforzerai e cercherai di convincerti di esserti sbagliato.
Per questo dico che c'è qualcosa di assurdo in tutti i discorsi di questo tipo.
Potrebbe cercare di convincerti qualcun altro, ma la tua collaborazione se ti trovi davvero in questo stato non può essere forte.
Chiedere a qualcuno di credere in certi assunti quando a monte questo qualcuno è intimamente persuaso che gli assunti sono con maggiori probabilità falsi, anche in assenza di certezza assoluta sarà difficile convincerlo ad investire molte risorse per provare il contrario.
Supponi che io sia ateo e ora non è che mi sforzi più di tanto per provare il contrario, in base a cosa dovrei attivarmi? Pensare che se ci fosse qualcuno che si occupa di noi il mondo sarebbe migliore? Sicuramente, ma potrei pensare il mondo in una miriade di modi migliore ma in base a come sto adesso la reputerei una ricerca quasi inutile. Potrei provare ma in base al punto di partenza lo farò senza troppa convinzione, se poi arrivano prove che rafforzano la convinzione contraria va a finire che mi fermo.
In questi stati non si può mantenere una forte fiducia se a monte non c'è.
Per me non può venire fuori dal nulla la fiducia e la persuasione tramite presunti sforzi di volontà.
La volontà è subordinata al sistema di credenze, e non credo sia vero che certe credenze le si può modificare con sforzi di volontà.
Se io voglio persuadere qualcuno credo che l'operazione del chiedergli di darmi credito sia nella maggior parte dei casi inutile, o riesco a guadagnarlo questo credito tramite non so cosa o l'altro resterà cosí.

Una persona da sola non investirà molte risorse per provare falso quel che crede con maggiori probabilità vero.

Potrebbe essere vero che dopo la n-esima testata (con un n abbastanza grande che non ho sperimentato) si andrà in paradiso ma io pur non avendolo mai provato non ci proverei casomai qualcuno mi dicesse che in fondo non sono certo di questa cosa e non la faccio in base a certi miei pregiudizi.

La prima cosa che noto è che stai facendo confusione fra generale e particolare. Tutto il ragionamento che ho svolto fin qui è generale (non ho parlato né di te o di Giovanni o di Mario), qui invece stai parlando anche di te in prima persona, di tue convinzioni negative, obiettivi, problemi ecc. di cui non mi hai parlato e di cui per conseguenza non posso esprimere nulla.

Ora questo è il punto: se tu hai riflettuto su quello che ho detto (quindi tutto la parte sul non pre-giudicare un'esperienza prima ancora di farla ecc. non mi sto a ripetere) ci hai pensato, e hai valutato che hai dati sufficienti per stabilire che il cambiamento che vorresti apportare alla tua vita (ovviamente io non so quale) non è concretamente realizzabile per ragioni obiettive, allora non c'è un prosieguo della discussione. Come ti ho detto è un bivio, il cambiamento è possibile o impossibile, hai già risposto che per te è impossibile dunque non vedo cosa mai posso aggiungere, è perfettamente plausibile che sia come dici tu.
L'unica cosa che conta è che la valutazione sull'impossibilità del cambiamento sia fatta con grande cura e cognizione di causa, non tralasciando nulla di rilevante che possa provare il contrario (su questo dovremmo essere tutti d'accordo)

L'esempio della religione non è attinente ai ragionamenti che abbiamo fatto fin qui (i quali riguardano il fare nuove esperienze). Se sei ateo (supposto che tu lo sia) perché mai dovresti cambiare credenze se non credi in Dio? Nulla ti spinge a farlo, dunque il cambiamento non è motivato a monte.

XL 21-07-2021 14:30

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Dr. House
Come ti ho detto è un bivio, il cambiamento è possibile o impossibile, hai già risposto che per te è impossibile dunque non vedo cosa mai posso aggiungere, è perfettamente plausibile che sia come dici tu.
L'unica cosa che conta è che la valutazione sull'impossibilità del cambiamento sia fatta con grande cura e cognizione di causa, non tralasciando nulla di rilevante che possa provare il contrario (su questo dovremmo essere tutti d'accordo)

In realtà non ho scritto che è impossibile nulla, ho scritto che io lo valuto molto improbabile e quindi conseguentemente ci investirei poco visto che magari comporta anche disagi che vanno ad aggiungersi a quelli che già ci sono.
Se poi rischio di non guadagnarci nulla vado di male in peggio.
Avendo poche garanzie (in base a quel che so) che agendo in certi modi le cose si accomoderanno difficilmente lo farò visto che l'esperienza accumulata e certe osservazioni fatte mi farebbero scommettere contro.
Scommettere sulla squadra sfavorita permette di guadagnare tanto proprio perché le possibilità di perdita sono elevate.
È impossibile che la squadra molto molto sfavorita vinca?
Direi di no, qualche volta magari lo si è anche osservato effettivamente.
Insomma in conclusione farei solo un tentativo poco convinto, se va va, non riuscirei ad impegnare molte risorse.
Se già ero convinto di avere ottime possibilità e i disagi perciò sarebbero stati ammortizzati dal guadagno avrei già agito in certi mod ed ora vivevo diversamente se le cose davvero stavano in quest'altro modo e ne ero convinto.
Anche rispetto alla questione ateismo scommetterei piú sulla non esistenza che sull'esistenza, ma non sono certo di quasi nulla.

Tornando al tema principale io ora nutro una grande sfiducia nei confronti di forme di aiuto e conforto sociali e perciò investirò pochissimo nella speranza di poter ottenere qualcosa di significativo in tal senso.

Sono certo che di sicuro non otterrò nulla? no, ma non sono molto motivato ad impegnarmi e sbattermi più di tanto.

Se provo e ottengo un'altra porta chiusa in faccia avrò un atteggiamento ancora piú chiuso e diffidente.

Insomma non posso partire da un atteggiamento molto aperto e motivato e resistente; se la precondizione per riuscire a cambiare e reinserirsi a chi si trova in questi stati mentali è questa, mi pare paradossale questa cosa, non potrà mai funzionare secondo me.

Se uno ha a che fare con un animale diffidente avrebbe senso cercare di spiegargli razionalmente che è una sua costruzione? Secondo me con questo sistema non si va da nessuna parte. L'animale da solo, senza creare segnali appositi e particolari e quindi dando delle forme di garanzia, non si avvicinerà mai ad un essere umano che non percepisce come amico in base ad esperienze pregresse.

Non ci si può aspettare che questo animale sarà spontaneamente socievole come altri o chiedergli di diventarlo quando a monte ha un'altra costruzione che non si smonta da sola, e se l'esposizione crea più spesso esperienze negative secondo me poi dal ciclo non riesce ad uscirne.

House 21-07-2021 17:18

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Hai scritto un post sincero e aperto, ed è molto chiaro quello che stai dicendo. Il soggetto è sempre il lavoro?

XL 21-07-2021 20:00

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Dr. House (Messaggio 2618143)
Hai scritto un post sincero e aperto, ed è molto chiaro quello che stai dicendo. Il soggetto è sempre il lavoro?

Quando parlo di inserimento può anche non avere a che fare col lavoro, un inserimento sociale significa occupare un qualche posto significativo e che abbia un certo valore.
Essere inseriti lavorativamente per me non equivale ad occupare questo posto, come ho già scritto ci sono persone che lavorano ma egualmente emarginate e svalorizzate socialmente.
Ci sono viceversa persone che non hanno una professione ufficiale ma che magari questa forma di inserimento positiva ce l'hanno.
Io poi ho l'impressione che siano inserite in qualche modo anche le persone che stanno male, perciò non è l'inserimento lavorativo che permette di ottenere questa forma di benessere.
Non credo sia una cosa soltanto mentale, certo è che diversi individui restano in qualche modo emarginati, lavorano ma il loro lavoro diventa una forma di sfruttamento (sono i cosiddetti fantozzi della situazione), è chiaro che un lavoro del genere non nutre umanamente serve solo per poter avere la pagnotta casomai non si riesce ad ottenerla diversamente.
Se poi una persona ha solo questo e non trova altre forme di inserimento positive è quasi sicuro che anche lavorando diventerà depressa e si sentirà esclusa e sempre più inaridita anche dal lavoro stesso.
Trovare un posto dove star bene in ambito sociale è difficile per me, in base alla mia esperienza sento che uno spazio del genere non c'è per me, penso che mi posso inserire male, in modo conflittuale e frustrato.
E' una convinzione mia?
Ecco adesso la sento molto molto forte dato che io anche in ambito scolastico non riuscivo ad inserirmi senza ripercussioni negative, e dicono che quello sia una pacchia in confronto ad altre cose.

House 21-07-2021 22:27

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 2618167)
Quando parlo di inserimento può anche non avere a che fare col lavoro, un inserimento sociale significa occupare un qualche posto significativo e che abbia un certo valore.
Essere inseriti lavorativamente per me non equivale ad occupare questo posto, come ho già scritto ci sono persone che lavorano ma egualmente emarginate e svalorizzate socialmente.

Sì infatti ho chiesto per chiarire il soggetto.
Ecco, non c'è nessun dubbio che inserimento lavorativo non significa benessere sociale.
Se essere senza vita sociale vuol dire essere un emarginato allora sono un emarginato in questo senso. Anche se è una parola che non mi piace usare, perché sembra più adatta quando il fatto di non avere una vita sociale dipenda dal rifiuto degli altri, mentre nel mio caso non è così.
Dopodiché è evidente che il lavoro può favorire o sfavorire la depressione. Inutile dirlo dipende da varie circostanze, ad esempio un lavoro può anche non piacere ma allo stesso tempo se l'ambiente è buono e i colleghi sono affabili, gentili ecc. la cosa può cambiare radicalmente in positivo.
Oppure, se anche non hai una vita sociale, ma svolgi un lavoro che fai volentieri, esso diventa l'unico elemento di benessere sociale di cui l'individuo può godere. E così via.
Dico tra parentesi che per me (quindi lo vivo sulla mia pelle) il volontariato che sto svolgendo, sia per il tipo di attività sia per le persone con cui collaboro, è l'unica fonte di benessere sociale che ho. Non è nulla di esagerato o straordinario, ma a volte basta anche poco, specialmente quando non hai praticamente niente (l'unica cosa di rilevante che mi appassiona è leggere e studiare sui libri per conto mio, ma essendo un'attività solitaria, non mi basta affatto per essere felice, neanche lontanamente...anzi, la depressione delle volte può farmi percepire come insignificante anche quest'unica passione).

Insomma, occorre trovare una propria dimensione, una giusta omeostasi direbbe un medico. Nonostante gli scompensi.

Bamboladipezzi 10-09-2021 19:17

Adesso come adesso il solo pensare di fare una famiglia e figli da destinare ad un futuro terribile credo sia davvero egoistico.
Io non destinerei i miei presunti figli ad un futuro di stenti e schiavitù.
La societá è peggiorata, a scuola bullismo, violenze varie, tu penseresti di mandare tuo figlio in mezzo a gente idiota che lo picchierà o lo sevizierà o lo traumatizzerà a vita? Io non sarei cosí egoista.
Ok magari trovarti una tipa con cui stare ma credo che il futuro sarà sempre peggio.

Barracrudo 10-09-2021 19:31

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Bamboladipezzi (Messaggio 2636537)
Adesso come adesso il solo pensare di fare una famiglia e figli da destinare ad un futuro terribile credo sia davvero egoistico.
Io non destinerei i miei presunti figli ad un futuro di stenti e schiavitù.
La societá è peggiorata, a scuola bullismo, violenze varie, tu penseresti di mandare tuo figlio in mezzo a gente idiota che lo picchierà o lo sevizierà o lo traumatizzerà a vita? Io non sarei cosí egoista.
Ok magari trovarti una tipa con cui stare ma credo che il futuro sarà sempre peggio.

Sì ho messo famiglia solo x citare le famose tappe dei normaloni, io sono contrario alla riproduzione perché non voglio alimentare il cricolo della reincarnazione, poi non potrei mai ingravidare una ragazza per la mia visione pessimistica di questa esistenza, non lo farei mai un torto così a mio figlio.

Ezp97 10-09-2021 23:08

Ormai sono fuori da anni dai giri...rientrerei solo per compagnie decenti, altrimenti meglio così

Nightlights 11-09-2021 03:00

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Barracrudo (Messaggio 2616983)
X rientrare intendo passare da una situazione da outcast emarginato rassegnato ad una in cui si insegue le fantomatiche tappe tipo coppia, lavoro, casa, famiglia ecc... (pur senza diventare normalone).

Secondo me quello non vuol dire rientrare nella società, vuol dire seguire il copione, fare le cose come le fanno tutti, non è detto che siccome la fanno loro, se la fai anche tu, starai automaticamente bene.
La vita sociale si può avere, oppure no, anche in assenza dell'iter che hai scritto tu.
Non sono due cose collegate tra loro, a mio parere.

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vikingo 11-09-2021 07:26

Ho visto gente come Galeazzi Franco lauro e Sposini uscire di scena senza riconoscimenti da mamma rai.e sono 3 famosi figurarsi cosa gli e ne frega alla società di gente comune.

sconfitto 11-09-2021 12:17

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
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Ezp97 11-09-2021 21:10

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Originariamente inviata da sconfitto (Messaggio 2636744)
sì che poi pure se uno decidesse di rientrare nella società, bisogna vedere anche come fare materialmente. bisogna vedere se le cause che hanno portato all'esclusione sono ancora lì o se sono state risolte, poi se si riesce a trovare qualche porta ancora aperta e se è una strada che si riesce a percorrere

Il problema è proprio quello: come rientrare. Per dirti oggi gli ho detto a un signore di 45 anni che non lavoro e non ho praticamente progetti e non ho vita sociale a 24 anni e lui solita risposta; " non puoi stare così, creati qualcosa". A parole però sono tutti fenomeni.
Quando ti senti un verme fin da piccolo, solo come un cane, escluso da tutti e visto come un alieno, scansato sempre da tutti i compagni di elementari e medie, preso per il culo per anni voglio vedere poi che bel 24/25enne diventi, con zero autostima e continue voci nella testa che ho.
Che ne sanno i normali...e poi sarà facile per loro attaccare bottone.

Maximilian74 12-09-2021 08:25

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Io ho 47 anni. Mi ricordo che a 20,25,30 dicevo ah ma c'è tempo, prima o poi si risolverà tutto, troverò una che mi apprezza per come sono "...
Invece eccomi qui, a 47 anni, e se penso a rientrare in società, sinceramente non lo vedo possibile, prima cosa per i problemi che ho che più passa il tempo più sono un blocco di cemento armato, secondo perché dove voglio rientrare in società a 47 anni quando gente che ha la metà dei miei anni ha già fatto esperienze e messo su casa e famiglia e hanno una vita ben oliata e impostata?

Ezp97 12-09-2021 08:42

Quote:

Originariamente inviata da Maximilian74 (Messaggio 2636916)
Io ho 47 anni. Mi ricordo che a 20,25,30 dicevo ah ma c'è tempo, prima o poi si risolverà tutto, troverò una che mi apprezza per come sono "...
Invece eccomi qui, a 47 anni, e se penso a rientrare in società, sinceramente non lo vedo possibile, prima cosa per i problemi che ho che più passa il tempo più sono un blocco di cemento armato, secondo perché dove voglio rientrare in società a 47 anni quando gente che ha la metà dei miei anni ha già fatto esperienze e messo su casa e famiglia e hanno una vita ben oliata e impostata?

Appunto, oggi a 20 anni già comprano casa e si sposano. Nessuna ti apprezzerà mai per quello che sei, sono le solite frasi da filosofi. Ci deve essere sempre un minimo tornaconto dietro, è crudo da dire ma è così.
Poi a 30 anni già deve essere un campanello d'allarme secondo me, se a quell'età ancora non è cambiato qualcosa vuol dire quasi sempre che è finita e si è fottuti.
C'è qualche caso di 30enne nella merda che ha trovato un lavoro, smuna ragazza, si è rifatto una vita sociale, ma quanti sono? E di sicuro sono i classici tendenti estroverso e bellocci.

tex89 12-09-2021 10:29

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Ezp97 (Messaggio 2636920)
Poi a 30 anni già deve essere un campanello d'allarme secondo me, se a quell'età ancora non è cambiato qualcosa vuol dire quasi sempre che è finita e si è fottuti.

Il classico slogan "E' finita", lo conosco bene :(
Impossibile a parere mio rientrare nella società, è un po come suicidarsi, non si torna indietro.

Kitsune 12-09-2021 11:54

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Le città hanno un ruolo chiave nella società e sono nate quando c'era sufficiente cibo e acqua per tutti con la rivoluzione agricola, quando favoriva gli scambi e far nascere un'economia, con maggior numero di guardie facilitavano la difesa contro i nemici/briganti e con la rivoluzione industriale si sono sviluppate tantissimo per la vasta offerta di impiego offerto e in qualche misura anche per il ritrovo/confronto/scambio culturale.
Se il cibo e l'acqua finiscono, se l'economia recede, gli scambi commerciali regolati/ostacolati/limitati, non ci sono nemici o comunque forte insoddisfazione nelle forze dell'ordine e la giustizia, se non c'è lavoro, se non c'è scambio culturale(es: ormai c'è internet). La città perde il suo scopo. Tuttavia non credo che siamo difronte al collasso della società piuttosto penso che ci sia una trasformazione in atto verso una sorta di virtualizzazione del tutto. Penso che sarà perfettamente normale in futuro spendere quasi tutto il tempo in casa collegati al web dove si farà la spesa, lavorerà, intratterrà.
Tutt'altra cosa è la sofferenza di questa condizione.
La sofferenza nasce dal confronto del mondo che abbiamo in testa e vorremmo con la realtà delle cose.
Come siamo arrivati ad avere il mondo che abbiamo in testa? Tanto ha a che vedere su in che società siamo cresciuti, che valori ci hanno inculcato.
La società occidentale bombarda i suoi pupilli di buone intenzioni su come vorrebbero che la società del futuro diventasse ma poco viene mostrato sullo status quo e stato di fatto.
Si spendono molte risorse nel mostrare come si vorrebbe un essere umano ideale a cui dobbiamo aspirare ma poco viene mostrato sul com'è veramente ad oggi.
Quando il giovane diviene adulto la favola dysneiana si disperde e c'è un momento di transizione che sicuramente comporta delusione che bene o male tutti superano.
Le generazioni occidentali di oggi vengono su depresse perché vivono in una società decadente, di nonni che han costruito grandi ricchezze col boom economico e loro che non han futuro o le briciole con la recessione. Questo oltre che ad essere demotivante è non avere le risorse, un ostacolo a tutti gli effetti su ogni aspetto di vita, di sviluppo verso il futuro. Stanno vivendo una transizione, se questo processo non si inverte e ci sarà effettivamente un declino la generazione ancora dopo non me la immagino più triste. Possiamo dire che le persone del terzo mondo sono più tristi di un occidentale? Che nel medioevo regnasse la depressione in tutti? Non ne sono così sicuro penso che sia tutto relativo, tutta una percezione soggettiva. Io sono triste perché non ho la mia villa di 1000mq con piscina? no, non so neanche di che stiamo parlando? se ci fossi cresciuto e c'avessi vissuto tutta la mia vita ad oggi e l'avessi scambiata con monolocale con doccino probabilmente sarei triste.
TLDR: Quindi cosa avete in testa?
Io non sono mai stato davvero nella società o comunque è passato veramente tanto tempo. Non è più tanto importante.

Ezp97 12-09-2021 13:44

Quote:

Originariamente inviata da tex89 (Messaggio 2636944)
Il classico slogan "E' finita", lo conosco bene :(
Impossibile a parere mio rientrare nella società, è un po come suicidarsi, non si torna indietro.

E dipende anche dal contesto...se vivi in un paesino sperduto sei ancora più fregato.

Keith 12-09-2021 15:42

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 2637027)
C'è un periodo, secondo me, dove tutto si decide, e avviene per quasi tutti molto prima dei trentanni.
Dai 15 ai 25 anni, la frazione di tempo dove si decide la formazione, sociale nei rapporti, scolastica e lavorativa.
Il periodo dove si è giovani e predisposti alla cresciuta personale.
Tutelati, incoraggiati e giustificati dalla società, la famiglia, chiunque.
Questa realtà è data per scontata perché la maggiorparte delle persone la vive naturalmente, forzatamente o meno.
Le amicizie e conoscenze create dalla frequentazione assieme ai titoli e le esperienze manuali.
Recuperare dopo e ha un gusto diverso.

Giusto. E in quell'età si perde troppo tempo in cose futili. Quella è l'età fertile, anche perché dopo non ti si fila più nessuno se vuoi recuperare o ricominciare, nessuno scommette più sul 40enne.

tex89 12-09-2021 15:46

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da syd_77 (Messaggio 2637071)
... nessuno scommette più sul 40enne.

Le donne (40/50 anni una buona maggioranza) ormai cercano il ragazzo giovane di 20/30 anni :D chiamale sceme :sarcastico:

tex89 12-09-2021 16:04

Re: Rientrare nella società, o forse no...
 
Quote:

Originariamente inviata da Desire (Messaggio 2637080)
E gli uomini, no? :sisi:

Si ma è questo che fa sorridere, l'uomo ha sempre fatto così (cioè di cercarle giovanissime) e ora pure le donne si sono svegliate e se lo cercano giovanissimo e manzo :D

Ezp97 12-09-2021 20:51

Quote:

Originariamente inviata da FolleAnonimo (Messaggio 2637027)
C'è un periodo, secondo me, dove tutto si decide, e avviene per quasi tutti molto prima dei trentanni.
Dai 15 ai 25 anni, la frazione di tempo dove si decide la formazione, sociale nei rapporti, scolastica e lavorativa.
Il periodo dove si è giovani e predisposti alla cresciuta personale.
Tutelati, incoraggiati e giustificati dalla società, la famiglia, chiunque.
Questa realtà è data per scontata perché la maggiorparte delle persone la vive naturalmente, forzatamente o meno.
Le amicizie e conoscenze create dalla frequentazione assieme ai titoli e le esperienze manuali.
Recuperare dopo e ha un gusto diverso.

Ne ho 24, sempre lavorato in nero così, zero amici, zero donne...manca poco all'essere fottuti.


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