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Nel contesto in cui sono cresciuto ho dovuto far fronte al fatto che il giudizio sulla mia persona era definito in un certo modo che a me non andava bene (può sembrare eccessiva questa affermazione ma si ritorna al discorso dei piccoli centri abitati dove non c'è grande possibilità di modificare la percezione della comunità verso i singoli). Altrove, quando mi sono spostato in altre realtà, ho percepito meno senso di costrizione o claustrofobia, però ho continuato ad avere timore del giudizio altrui anche se per le nuove persone con cui potevo interagire ero uno sconosciuto e quindi potevo tentare di ricostruirmi un'immagine (le mie paranoie riguardano solo in parte questioni visibili immediatamente dall'esterno come l'aspetto fisico o il look, per me sono problemi secondari). Era chiaro che non dipendeva solo da quello che potevano pensare gli altri. Entra in gioco la propria insicurezza o bassa autostima (in diversi ambiti, non in tutti). Comunque sono d'accordo che questa dipende anche da propri limiti, oggettivi o ritenuti tali dalla stragrande maggioranza della gente (a partire dalle difficoltà o disfunzionalità comunicative). Tali "difetti" possono essersi sviluppati a causa di problematiche vissute nel periodo della propria formazione come persona.
Se noti che le persone intorno non si mostrano accoglienti come con gli altri, o ti sminuiscono pur trattando in modo accettabile, diventa arduo mantenere una buona autostima. Però quello che mi sono chiesto è se poi sia anche così importante avercela, nel senso che cos'è precisamente questa caratteristica? È essenziale per vivere dignitosamente? Se fossi convinto di essere nel giusto (attenzione, non parlo dell'esser convinto di essere "figo"), di poter difendere a ragione il mio modo di essere, forse potrei rinunciare anche all'autostima, che viene influenzata comunque dal giudizio esterno. Fin quando non rischio l'ostilità vera e propria. Da un certo momento in poi ho sospettato che nel giusto non potevo del tutto vedermi, perché la mia stranezza l'ho iniziata ad associare a delle "pressioni" in ambito famigliare, cominciate tanti anni fa e di cui non sono del tutto consapevole. Quello che sono non l'ho scelto completamente io (l'essere asociale, restio ad adattarmi e a fare delle cose normali), non è stato solo per "genetica" ma principalmente per via dell'educazione ricevuta. La mia finta autostima e i complessi di superiorità hanno iniziato a vacillare (ma in parte restano ancora in piedi :D) quando ho percepito questa cosa: hanno scelto più altri che io per me, sono un debole, manipolabile, inetto, se ho permesso ciò, anzi se ho iniziato a ipotizzarlo solo molto tardi (quindi pure stupido). Però 1) quel processo si era avviato troppo presto quando non ero colpevole di non averci capito molto, 2) quello che sono diventato in buona parte per volere altrui in fondo non è molto diverso da quello che adesso vedo come la mia vera identità. Su quest'ultimo punto potrei anche raccontarmela, ma essere sicuri al 100% è quasi impossibile per molti aspetti mentali. È il fatto in sé di essere potenzialmente ancora indirizzabile dal volere altrui (famiglia, più che società) e di non saper reagire efficamente che mi rende insicuro. Ho buttato giù un po' di roba disordinata e acerba in questo post, sarò andato off topic, ma qualche spunto potrebbe darlo (anche solo a me stesso), ovvero che ci possano essere ragioni sottostanti che non si conoscono bene a generare confusione e insoddisfazione nella propria testa. Ma non nego certo l'impatto dei blocchi esterni; che poi si trascura spesso il fatto che in società sussiste una competizione silente e una continua abitudine al confronto per cui non è che gli altri agevolino un tuo cambiamento anzi spesso preferiscono che tu resti al tuo posto. Soluzioni? Non ci sono sempre, si può più che altro dare qualche sistemata. Migliorare ciò che si può migliorare, e poi si vede. Prima o poi qualche aspettativa probabilmente andrà ridimensionata. O la ridimensioni o ti illudi forzatamente di poter comunque seguirla fin quando questo effetto dura o continui a viverla come un martello che ti picchia in testa. Non è che ci sia altra scelta :nonso:, e la prima opzione sembra quella meno dolorosa anche se allo stesso tempo la più difficile. |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Io conosco almeno un paio di falliti che si sono fatti prendere tutto dal/la coniuge, che hanno più volte dimostrato di non saper vivere, che sono effettivamente trattati come m...e, perdono soldi non loro senza essere capaci di guadagnare un euro ma continuano ad avere un'autostima esagerata. Voglio dire, l'autostima è completamente separata dalla propria condizione oggettiva. Invece diventano profondamente dipendenti l'una dell'altra nel momento in cui si ha la capacità di vedere sé stessi in modo distaccato o almeno non accecato. In questo secondo caso certo, qulla specie di senso del "decoro" interiore che riconosce che la mente sarebbe ingannevole fa due conti e si fa una domanda: non è che ho una percezione di me inadeguata ai risultati che ho ottenuto o sto ottenendo? Per il resto, ovvero fuori dal contesto della generalità della domanda valgono i 200 milioni di post del forum su questo tema: se le cose vanno troppo male diventa un meccanismo negativo a valanga che si autoalimenta con buona pace del pensiero positivo. |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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La stima sociale serve per avere relazioni e una serie di altre cose. Io non sto male perché mi odio ma perché mi disprezzano gli altri. A me di avere il naso storto cosa vuoi che me ne freghi se sapessi che questa cosa non influenza l esito di certe relazioni che desidererei avere? Per questo io con gli psicoterapeuti e tutta la gentaglia che sostiene queste cose proprio non riesco ad andarci d accordo. Secondo loro il fatto che noi esseri umani diamo un valore diverso a cose diverse dipende solo da quel che queste cose pensano di loro stesse, ma per quale motivo poi si dá più valore ad un kg d'oro rispetto a un kg di merda visto che nessuno dei due pensa un bel niente di se stesso? :nonso: Secondo queste teorie paracule dovrebbero avere lo stesso valore per tutti, visto che nessuno dei due si auto denigra, ma in concreto non è così. Di uno dei due in genere si desidera liberarsene visto che lo si potrebbe al più riciclare come concime mentre l'altro ha un valore molto più alto. Se queste cose iniziassero a parlare ed acquisissero una forma di coscienza sono sicuro che racconterebbero al kg di merda che è lui che spinge gli altri a svalorizzarlo. La merda per noi non è merda perché si svalorizza è una cosa tra le altre, siamo noi come gruppo a darle un'etichetta negativa. |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Se uno vuole migliorare come vogliono gli altri otterrà sorrisi ed incoraggiamenti, se invece uno vuole migliorare a modo proprio dovrà molto spesso scontentare e deludere. Comunque secondo me per avere consigli migliori faresti bene a scrivere quali sono i tuoi desideri perchè altrimenti è un discorso troppo generico. |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Se io volessi non occupare più la posizione dello sfigato con l'altro sesso dovrei per forza sottostare a delle regole sociali che determinano questo ruolo com'è fatto, o posso diventare non sfigato restando cosí come sono? Posso costruirmi un ruolo sociale a piacere fatto così come desidero? :nonso: A me pare che si può solo occupare quel che il contesto ci permette di occupare in base a certe caratteristiche, non si può creare a piacere questa cosa. Non c è alcun diritto relativo al non ricoprire un ruolo, se hanno deciso che devi stare in una gabbia e ti ci rinchiudono con la forza, puoi anche ripetere che è un tuo diritto star fuori dalla gabbia e occupare altre posizioni, se non hai la forza e le capacità per uscirne, nella gabbia ci resti. Se avessi avuto il diritto di crearmi un mio ruolo a piacere adesso occuperei una posizione ben diversa in certe gerarchie. Le posizioni vengono negoziate con gli altri e vengono determinate spesso da una competizione che porta ad un mors tua vita mea, quindi non c'è nessun diritto, ci si scanna a vicenda (metaforicamente e non) per definire e occupare un posto nel mondo vantaggioso. |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Puoi scegliere di concentrarti solo su alcuni aspetti della tua persona che preferisci o che ti sembrano più facili da migliorare, ma resti comunque una persona "intera", per te e per gli altri: se per esempio sei brutto, poco intelligente e incapace a socializzare e decidi di impegnarti per risolvere quest'ultimo problema magari un pochino ci riuscirai, ma quando ti guardi allo specchio vedrai un aspetto spiacevole, quando dovrai usare il cervello avrai difficoltà e anche in quanto a socializzazione probabilmente sarai sempre peggio della maggior parte della gente che ne è capace per natura. Con queste premesse a me sinceramente non viene neanche voglia di iniziare. |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Questa storia per cui se hai una migliore autostima gli altri inizieranno a trattarti meglio non so da dove sia uscita fuori né perché la gente continui a ripeterla, dato che mi sembra che funzioni esattamente al contrario. Quote:
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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In poche parole mi stai dicendo che per te hanno ragione gli altri nel darti della fallita. Io non dibatto dicendoti se è vero o meno, piuttosto esaminiamo la cosa nella prospettiva del "che si può fare?". Puoi continuare a ritenerti una totale fallita, vivere la vita avendo un'immagine negativa di te stessa, farti schifo da sola, trascurarti e questa mi sembra un bella ricetta per l'infelicità. Ma sarebbe ugualmente infelice rincorrere le aspettative degli altri per sentirti una persona di valore. Immagina di avere tutti i titoli e un lavoro ben pagato che ti assorbe tutto il tempo e tutte le energie, saresti felice? Non direi. Allora cosa conviene fare? Partire dall'accettazione di sè stessi, capire cosa si vuole dalla propria vita (scegliere di appagare le aspettative degli altri è sicuramente una scelta possibile, però è difficile trovare felicità in questo). Una volta che hai capito cosa vuoi cerchi di realizzarlo. Gli altri ti vederanno diversamente, ma se tu tieni presente che gli altri hanno i loro valori i loro modi differenti di valutare la situazione non t'importa perchè quello che fai lo stai facendo per te stessa. |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
XL tu menti a te stesso.
Non non siamo dipendenti dal giudizio degli altri manco fossimo reagenti chimici che modificano sempre la loro struttura e composizione a contatto con determinati input. Noi cambiamo se la base di partenza, quell'autostima che è frutto di un'adeguato supporto affettivo (magari anche in combinazione con elementi genetici e, soprattutto, epigenetici), ce lo permette. Non siamo fogli bianchi su cui gli altri scrivono nel momento in cui entriamo in contatto col mondo. Come un edificio che crolla dopo un terremoto: alcuni crollano, altri no. I primi sono stati edificati con strutture precarie, i secondi no. Non è che io ho la depressione perché ho pochi feedback. I tanti feedback possono migliorare una situazione, ma se alla base c'é una struttura pericolante, prima o poi la depressione si prende la sua rivincita. E allora è su altro che si deve lavorare. Altrimenti non mi spiegherei come un Chris Cornell finisca per suicidarsi, mentre Cazzulati Mario, il mio meccanico di fiducia, nonostante il metro e sessanta, la pelata inarrestabile e la cassintegrazione è contento della sua vita e a sessant'anni spera ancora di rifarsi, tanto che l'estate scorsa è andato in Lituania a caccia di moglie e l'ha pure trovata (una mezza pazza che prima o poi lo ridurrà al lastrico, eppure lui è felice così). |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
È un bel dilemma, camomille. Io dico che non me ne frega niente perché cerco di non pensarci, ma non posso escludere che inconsciamente mi abbiano logorato questi giudizi negativi esterni.
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
Dalle risposte di quasi tutti voi risulta che o non siete cattolici o non conoscete la vostra religione.
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
Dopo tutto quello che ho passato non credo più nell’uomo e tanto meno in chi l’ha creato, mi dispiace [mention]Schlemiel [/mention]
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Io visti i miei comportamenti mi stupirei se le cose mi andassero bene, va già troppo bene a essere sano con un lavoro. Continuate a confrontare la vostra vita con quella degli altri, a desiderare quello che hanno gli altri, a incolpare dio della vostra situazione, in tutto questo voi dove siete? Cosa avete fatto? |
Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
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Re: Ha senso avere una buona opinione di se stessi se si ha una vita umiliante?
Secondo bisogna riuscire a capire quale sia il compromesso migliore per ognuno di noi.
Credo che assumere il tipico atteggiamento di autocommiserazione serva solamente a peggiorare la situazione e accrescere il senso di inadeguatezza che molti dicono di provare. Ma sono ancor più convinta, che " l'arroganza ", intesa come sopravalutazione della propria persone risulti ancora più deleteria. Sinceramente non saprei darti una risposta chiara ora come ora. Però, basandomi un po' su quello che ho potuto vedere da famigliare e amici, una persona dovrebbe rendersi conto delle proprie capacità e se possono essere sfruttabili in qualche maniera. Ma banalmente, anche senza dover fare esempi di conoscenze dirette, ci sono un sacco di esperienze nelle storia moderna e contemporanea di personalità inizialmente considerate come incapaci sotto molti aspetti. Ora. Non tutti siamo destinati o abbiamo l'ambizione di arrivare ad essere persone tali da ricevere addirittura un riconoscimento (pubblico ) per le nostre capacità e abilità. Ma anche grazie a siddhartha dico io. Non sarebbe assolutamente necessario. Io credo invece che sia utile, per il tuo bene, capire quali sono le peculiarità che potresti sfruttare per migliorare la tua situazione. Certo i feedback positivi sono utili per capire se si sta percorrendo la strada giusta, ma non sempre. Bisognerebbe fidarsi più del proprio istinto e per farlo bene, bisogna cercare di essere obbiettivamente sinceri sulla propria situazione senza abbattersi eccessivamente. Lavorando appunto per crearSI una buona opinione di sé. Le opinioni altrui ascoltale, ma fino ad un certo punto, fidati. |
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