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Re: Lettera di Michele
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Però la realtà è quella, la felicità non ci è dovuta. |
Re: Lettera di Michele
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Quello che dicevo prima è su "come funzionano" le cose nei fatti. Ma sarebbe auspicabile tentare di cambiarle, su questo non ci piove. |
Re: Lettera di Michele
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Per dire, pensa alle relazioni. Se una persona a pelle non ti piace perché uscirci comunque? Nessuno è tenuto a offrire delle possibilità in tal senso, si tratta di libertà personale. E per quanto riguarda il lavoro? Sossoldi, concedere una prova a tutti sarebbe una gran perdita di tempo. C'è bisogno di una selezione, un colloquio.. immagina 20 grafici che si presentano per due posti di lavoro. La mano non si può umanamente tendere a tutti, bisogna capire quale persona pare più tagliata per il posto.. in particolare quando si tratta di lavori che richiedono delle capacità specifiche. Poi certo, la nostra non è una società perfetta e ci sono tantissime ingiustizie. Purtroppo. :nonso: |
Re: Lettera di Michele
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Re: Lettera di Michele
In fondo se una persona sente di non avere spazio per vivere in modo accettabile (accettabile per lei, non si tirino fuori sempre esempi di paraplegici felici, minatori schiavi col sorriso e compagnia bella) non sbaglia se ricorre al suicidio, se ha valutato realisticamente le cose cosa dovrebbe fare una persona?
Si parla sempre di compromessi, ma puó capitare che quelli disponibili lo stesso sono troppo stretti per l'individuo specifico. Si applica solo la norma condivisibile per me... "Morire bene per fuggire dal rischio di vivere male" Riguardo alle accuse ognuno ne faccia ciò che vuole, lui ha spiegato i motivi, se il mondo fosse stato diverso probabilmente sarebbe stato felice di viverci, ora il mondo faccia quel che gli pare nessuno obbliga nessuno ad accogliere e fare star bene tutti, però poi non si affermi ipocritamente che si ê fatto tutto quando poi non è vero, si dica che va bene cosí e basta, la persona non riusciva a vivere in questo mondo sociale qua e se n'è andata e nessuno ha voglia di cambiarlo perché qualcuno si suicida cosí. |
"Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene"
Probabile che soffriva di un senso di abbandono dal mondo ideale che aveva tratto dalle influenze dei genitori, realtà di cui doveva essere destinatario. E tagliando con il mondo è come se ritornasse a casa, dai suoi, non potendo più viverla da vivo e adulto quella condizione. Ritorna sotto casa, sepolto sotto i piedi dei genitori. Forse il suicidio è anche una vendetta verso i suoi che gli hanno messo in testa grandi aspettative rifilandogli i mezzi sbagliati e l'incapacità di stare bene in un posto, senza altre pretese. |
Re: Lettera di Michele
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Inoltre i posti di lavoro (soprattutto in certi rami) non sono infiniti. Posso avere necessità di più operai piuttosto che di grafici. Come risolvo? Dovrei creare degli studi senza un vero e proprio fine per accontentare tutti? Come li finanzio?. Quote:
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Poi la gente per quale motivo dovrebbe sacrificarsi per cose del genere? Ogni persona ha i propri problemi (a volte anche più gravi dell'assenza di un moroso/a) e non è possibile pretendere una soluzione dagli altri. Te lo dico da zitella.. poi sai che bello sapere che qualcuno esce con te per spirito di sacrificio..allora meglio restare a casa :nonso: |
Re: Lettera di Michele
Chissà cosa ha pensato prima di morire. Chissà cosa sarà rimasto in realtà di questa lettera.
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Re: Lettera di Michele
Secondo me bisognerebbe tener conto che molte sono le strade dell'evitamento, e che è facile, da un lato, raccontarsi agli altri in modo ingannevole, e altrettanto facile è convincersi di star dicendo la verità.
Insomma, io non mi fermerei alla superficie di ciò che questo ragazzo ha scritto e fatto, e non prenderei questi aspetti troppo sul serio. |
Re: Lettera di Michele
Comprendo la sua situazione, mi ritrovo in molte cose che ha scritto e le sto vivendo in prima persona da anni.
Non posso biasimarlo. L'unica speranza che mi è rimasta è di riuscire un giorno a trovare il coraggio per fare ciò che ha fatto lui. |
Re: Lettera di Michele
''privilegiando magari gli aspetti psicologici piuttosto che socioeconomici''
Secondo me non si possono separare completamente, una continua frustrazione da quel punto di vista ti può sfiancare, sopratutto se una persona ha BISOGNO di lavorare, o comunque, pur non avendone bisogno nell'immediato (genitori che lo possono mantenere dignitosamente) sa e sente il fatto che un giorno la necessità arriverà. La prospettiva di non avere più nulla è terrificante, peggiorerebbe qualunque condizione psicologica. Anche la prospettiva di non potersi realizzare mai in quello che si vuole o il confronto con gli altri, per alcuni. Ci sono altre cose che si potrebbero dire o mettere in luce, ma lo ha già fatto pokorny per me. |
Re: Lettera di Michele
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P.s. vorrei vedere se fosse stato un loro familiare a fare quel gesto dove si mettevano tutto sto cinismo... |
Re: Lettera di Michele
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L'avevo già letta qualche anno fa, poveraccio
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Comunque ragazzi secondo me il non esistere è la condizione migliore...in quanto non si è ovviamente coscienti, e dopo la morte molto probabilmente si dorme solamente. Non ci si accorge di nulla, non credo a una vita dopo, a una reincarnazione come credono molti...
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Re: Lettera di Michele
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Re: Lettera di Michele
Il problema è sempre lo stesso: ossia l'eccessiva standardizzazione del tutto... in questa società viene propinato un unico modello di vita a cui tendere per potersi ritenere persone felici,soddisfatte altrimenti si è dei signor nessuno...è con questa continua pressione addosso che uno chiaramente vive male se non riesce a stare al passo....
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Re: Lettera di Michele
Per me il suicidio è un gesto legittimo, se uno personalmente non se la sente di proseguire anche quella è una scelta comprensibile.
Detto questo, le sue razionalizzazioni però sono assurde ( "le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente" ... ma figuriamoci ), e le pretese di cui è pieno il testo infantili ( "un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare"; "Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione"). Certo in lui non c' era l' ordine che pure in punto di morte tentava di far credere ci fosse, come pure mamma e papà hanno le loro responsabilità nell' aver fatto arrivare a trent' anni una persona con questa mentalità. |
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