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Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
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Mi riconosco nell'evitamento dei rapporti e delle occasioni sociali per timore dell'umiliazione connessa con il fallimento ed il dolore connesso con il rifiuto. L'unica cosa in cui non mi rivedo è la sensazione di essere inferiore agli altri, fisicamente o mentalmente... non mi sento disgustoso... tranne ovviamente nel vedermi socialmente inetto... in quello sì mi sento inadeguato e inferiore rispetto a tutti... ma proprio rispetto a tutti tutti... :cry: Quote:
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anch'io mi riconosco un poco in queste parole, ma penso di avere più che altro una specie di "stile evitante".
da wikipedia: Quote:
Non sto rinchiuso in casa, ma a volte mi si attiva quello che ho chiamato "il ciclo perverso della vergogna", che mi spinge a evitare/rimandare anche cose importantissime. |
Su questo ho letto un articolo che evidenzia come tra i genitori dei pazienti con fobia sociale generalizzata si riscontra una percentuale di persone con diagnosi di disturbo evitante di personalità molto superiore sia alla media sia nei confronti di genitori di pazienti con fobia sociale specifica (es. fobia di parlare in pubblico).
Ciò avvalorerebbe l'ipotesi sia dell'ereditarietà della FS sia che questa e il disturbo evitante non siano altro che la stessa patologia con diverso livello di gravità. |
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Io sono evitante grave e ho fratelli sani addirittura estroversi così come ho letto di altri utenti del forum. |
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Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
Terapia Psicologica del Disturbo Evitante di Personalità
Il disturbo evitante di personalità viene trattato, in psicologia emotocognitiva, alla stregua di una forma pervasiva di fobia sociale. Spesso lo psicologo non interviene direttamente sui sintomi del disturbo in sé ma soprattutto sui sintomi associati, definibili e riconoscibili concretamente anche dal paziente. Quello che si tenta di ottenere è il miglioramento soltanto delle aree che il paziente vuole risolvere ovvero dove riscontra un problema (umore depressione, sintomi d'ansia, fobie, attacchi di panico, problemi relazionali, affettivi, sessuali, ecc.). La risoluzione di ciò che provoca disagio oggi è possibile in tempi piuttosto brevi con interventi psicologici mirati secondo le nuove tecniche prodotte dall'indirizzo di psicologia emotocognitiva. Siamo quindi in grado di portare a remissione la maggior parte dei sintomi e disturbi. Grazie a questo intervento mirato scardiniamo anche il loop disfunzionale che mantiene il problema principale. Ciò è possibile poiché le tecniche di trattamento dei sintomi specifici fanno leva su i comportamenti, le azioni ed i pensieri disfunzionali che avvengono nel qui-e-ora, quindi facilmente individuabili. Modificare un comportamento od un pensiero disfunzionali significa far crollare i processi che tendono a mantenere ed aggravare il sintomo e quindi a fornire un nuovo modo di percepire se stessi e gli altri. Come reazione a catena si evidenzia un miglioramento generale delle condizioni di vita del paziente ed una modificazione anche dei principali sintomi che sostengo la diagnosi di disturbo evitante di personalità. Lo psicologo utilizza le stesse risorse del paziente, compresa la tendenza all'evitamento, spostando l'uso dell'evitamento da contro se stesso a "in favore del paziente". Il trattamento è di media durata e con alte aspettative di efficacia. |
Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
Sistema di valori del disturbo evitante:
Il disturbo di personalità evitante è la rappresentazione tipologica di un particolare sistema di valori patologico(vedi Il resoconto stoico sul perché le persone si comportano male). Le passioni elencate sotto (derivate soprattutto da Beck, Freeman, and associates, pp. 43-44) hanno come loro oggetti quelle cose indifferenti che la personalità evitante tipicamente e scorrettamente giudica buone e cattive. Io farei riferimento alla Psicologia evolutiva e alla Genetica del comportamento per la spiegazione scientifica dell'origine di questi impulsi. Passioni: Desideri - Passioni • Accettazione • Essere vicino agli altri • Vivere all'altezza del proprio potenziale • Senso di padronanza che deriva dalla realizzazione • Introspezione • Sensibilità • Troppa consapevolezza dei sentimenti • Aspettative basse • Rimanere ai margini del gruppo Paure - Angosce • Essere ferito • Non avere successo • Essere coinvolti • Essere socialmente inetti • Essere incompetente nelle situazioni di studio e di lavoro • Essere criticati • Essere sminuiti • Essere trovato non interessante • Non valere • Non essere amabile • Sensazioni spiacevoli • Fare cose nuove • Situazioni spiacevoli • Pensieri spiacevoli • Essere scoperti come impostori • Essere valutati • Essere mortificati • Attrarre l'attenzione • Nuove responsabilità sul lavoro • Ricerca del miglioramento • Fallimento • Rappresaglie |
Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
Prospettiva dimensionale del disturbo evitante:
Ecco un profilo ipotetico, in termini del modello dei cinque fattori di personalità, per il disturbo di personalità evitante (speculativamente costruito da McCrae, 1994, pg. 306): Nevrosi alta: Manifestazioni croniche negative, che includono ansia, paura, tensione, irritabilità, rabbia, abbattimento, disperazione, colpa, vergogna, difficoltà ad inibire gli impulsi: per esempio mangiare, bere, o spendere soldi, credenze irrazionali, per esempio aspettative non realistiche, domande perfezionistiche del sé, pessimismo immotivato, preoccupazioni somatiche infondate, incapacità e dipendenza da altri per avere supporto emotivo e per prendere decisioni. Estroversione bassa: Isolamento sociale, distacco interpersonale, e mancanza di reti di supporto; affettività appiattita, mancanza di gioia e gusto per la vita; riluttanza ad asserire il sé e ad assumere ruoli di leader, anche quando qualificati; inibizione sociale e timidezza. Apertura alta Preoccupazione per le fantasie e i sogni ad occhi aperti, mancanza di senso pratico, pensiero eccentrico (ovvero credenza nei fantasmi, nella reincarnazione, negli ufo), identità diffusa e obiettivi che cambiano: per esempio aderire a un culto religioso, suscettibilità agli incubi e agli stati di coscienza alterata, ribellione sociale e non conformità che possono interferire con l'avanzamento sociale e professionale. Capacità di accordo alta: Credulità, fiducia indiscriminata negli altri, candore e generosità eccessiva a detrimento del proprio interesse; incapacità di far fronte agli altri e di reagire; persona di cui è facile approfittarsi. Coscienziosità alta: Tendenza a raggiungere risultati troppo alti, assorbimento nel lavoro maniacale, che può causare l'esclusione della famiglia, e degli interessi sociali e personali; compulsività, compresa la pulizia eccessiva, l'ordine e l'attenzione al dettaglio, una auto-disciplina rigida e un'incapacità a mettere da parte i compiti e rilassarsi; mancanza di spontaneità, troppi scrupoli nel comportamento morale. |
Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
Ho commesso un'imprecisione nel copiarlo, le passioni sono le caratteristiche di entrambi gli elenchi.
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Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
il famoso big five!
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Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
il mio ritratto.
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Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
Io a questo punto, però, vorrei capire due cose:
1. per quanto riguarda la paura del rifiuto, può questa essere la causa di reazioni impreviste e violente da parte del soggetto evitante? e ancora: 2. conoscete casi di gente che è guarita da questa malattia? |
Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
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2) no, cioè si uno di sto forum si... ma mi sa che non era un very evitant |
Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
Nel contatto con gli altri, il DEP si sente inadeguato, ne teme il giudizio negativo, è inibito, e prova emozioni di ansia e vergogna, tipiche delle componenti fobiche della personalità. Vive in modo più o meno pervasivo un senso di estraneità nei rapporti duali, e di esclusione da quelli gruppali, non riesce a provare un pieno ed appagante senso di condivisione e di appartenenza.
[...] L'evitante ha una rappresentazione di diversità e/o di inadeguatezza personale che vive come uno stato di fatto, più o meno doloroso, una realtà con cui confrontarsi nella vita; ha la percezione stabile dell'impossibilità a condividere e/o appartenere al mondo sociale e relazionale. [...] Prevale una sensazione di solitudine, estraneità e lontananza dal mondo che, alla lunga, diviene egodistonica e conduce il soggetto a cercare il contatto con gli altri. La percezione di inadeguatezza e/o diversità tende a riacutizzarsi a partire dal confronto sociale e dalla percezione di emozioni negative di esclusione, impaccio e vergogna. Questo stato tuttavia può ancora presentarsi in forma controllata ed essere gestito attraverso strategie di evitamento del problema e/o esitare in cicli di estraneità che rinforzeranno alla lunga la percezione di diversità e inadeguatezza, i deficit metarappresentazionali e il senso di non appartenenza. [...] Le immagini anticipatorie di eventi relazionali vanno quasi sempre in direzione dell'evento temuto, e conducono verso cicli interpersonali che rinforzano le convinzioni disfunzionali. [...] Il risultato sarà un progressivo distanziamento dalle relazioni. L'evitamento protratto, a sua volta, rinforzerà l'inibizione sociale, l'autostima negativa e i deficit metarappresentazionali. Quando lo stato temuto si verifica, come una sorta di profezia che si autoavvera (per via dei cicli interpersonali e dei deficit), assume le sembianze di un destino crudele e ineluttabile, una condizione di vita perenne, dolorosa e inaccettabile, vissuta con rabbia e umiliazione. Da qui, la fuga dagli stati problematici attraverso soluzioni solitarie di ripiego nel mondo delle fantasie e/o in attività di gratificazione che, al momento, leniscono la sofferenza ma che, alla lunga, divengono anch'essi stati problematici riacutizzando il senso di inettitudine e di non appartenenza, alimentando i deficit metarappresentazionali e riattivando il circuito. |
Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
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Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
Non evito mai qualcuno senza chiedermi il perchè...
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Re: F60.6 - Disturbo evitante di personalità [301.82]
ragazzi ma voi vi fidate della diagnosi fatta dal vostro dottote a proposito del disturbo evitante cioe dopo che vi ha detto che eravate evitante cosa avete fatto? siete andati su internet x vedere cosa era avete cambiato psichiatra...?
poi quale la miglior cura per questo disturbo antidepressivi + terapia cioe gli antidepressivi servono indispensaibli ? che cura avete fatto voi? nel senso cognitiva e per quanti anni oppure farmacologica e ecc ecc perche io vorrei trovare la strada migliore per distruggere questa cosa io ho fatto 2 anni di terapia cognitiva( cosi dice a mia psicologa non so se è vero...)+ farmacologica (fevarin) quando ho smesso i farmaci aprite cielo sn caduto talmente in basso bo :( 1 po sono peggiorato e questo mi dispiace perche so che se fossi andato da uno psicologo diverso mi sarei rimesso subito in piedi per ricominciare a riprendere la mia vita ora la mia vita è ridotta al osso :( |
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