Originariamente inviata da Gummo98
(Messaggio 2139415)
Galimberti parla della questione DSA per tipo 20 secondi di video, da quel che ricordo. Egli non nega affatto i DSA, critica il modo di rivelarli e curarli da parte della società. Galimberti non appartiene al mondo dei complottisti, anzi, probabilmente ha letto più Marx lui che gli studenti di scienze politiche. E la sua critica va per l'appunto letta secondo il punto di vista che sorregge l'intervista: la scuola non è affine al denaro, la scuola è affine alla cultura. La scuola italiana porge soluzioni sbagliate (palliative, superficiali) a problemi che spesso hanno origine culturale; si cura il ragazzo che ha dislessia, ma si porge la stessa soluzione anche a chi non è dislessico, anche a chi non ha problemi di attenzione, ma è semplicemente svogliato e non si impegna nel proprio ruolo di studente. I diversi motivi per cui un ragazzo finisce per non essere motivato dalla scuola sono spiegati da Galimberti nel video, non voglio dilungarmi. Se vogliamo parliamo di quei motivi...
Simile all'esempio della dislessia potrebbe essercene un altro fatto da lui, nel video, secondo cui se un ragazzo è disattento in classe e ha una cattiva condotta, non va gettato fuori dalla scuola come si è soliti fare ma tenercelo il doppio, coinvolgendolo, dandogli delle motivazioni che lo strappino dalla sua frustrazione. L'altra tesi forte del video è quella di concepire la scuola come educazione e non come sterile insegnamento, come formazione culturale e non come formazione lavorativa. No a prove schematiche, con voti calcolati seguendo una griglia rigida (come si è soliti fare da un po' di tempo..) ma più temi, più libera espressione delle proprie idee, meno ottica mercantilistica. Per lui, fino alla soglia dei 18 anni, il giovane non dovrebbe confrontarsi con il mondo del lavoro ma formarsi una mente, un'individualità, delle esigenze. La scuola, insomma, dovrebbe essere aperta dal mattino alla sera (inglobandovi altre attività di tipo culturale o assistenziale), "bisognerebbe farci persino l'amore", dovrebbe essere secondo Galimberti come un centro sicuro e di riferimento per ogni giovane, dove potersi elevare come persona in vista di affrontare la società e l'ambiente lavorativo. Se poi il ragazzo è introverso, perfetto, può trovare altre strade individuali; l'idea di Galimberti non è di creare un campo di lavoro forzato per i giovani. Personalmente mi trova d'accordissimo.
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