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Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Non si può applicare a tutti, chi sei tu per dire che un altro si sente come un criceto in gabbia?Magari ci soffre poco, o per niente. O magari ci soffre pure tanto ma senza lavoro soffrirebbe peggio ancora, e non per i soldi ma perché si sentirebbe deprivato di una parte identitaria importantissima per lui. Che uno che "lavora e basta" stia necessariamente male è un pregiudizio proiettivo. (Allo stesso modo di chi pensa che chi non lavora stia necessariamente male, le due facce delle medaglia). |
Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
Ora che ci penso anche una mia parente ha dedicato la sua vita al lavoro e non ha rapporti stretti, e lei la conosco abbastanza da poter dire che é una persona serena, se nasconde una grande depressione l'ha sempre nascosta benissimo, io la vedo "bene", trovo arrogante pensare che chi manifesta benessere perché vive come noi non concepiamo, necessariamente se la sta raccontando.
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Io da un certo punto di vista invidio chi riesce a trarre gratificazione dalla sola attività lavorativa.
Ma, come detto da altri, a meno di non fare attività in proprio e quindi poter continuare oltre il limite dell'età pensionabile, bisognerà fare i conti con la propria vita, e se non si hanno interessi riempire una giornata può essere difficile. Vedo mio papà, ma anche altri amici di famiglia, che da quando è in pensione passa le giornate a rincoglionirsi tra TV e facebook perché davvero non sa che altro fare... |
Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
Ma lì pure ci sono soluzioni gratificanti: un sacco di associazioni di volontariato chiudono perché non hanno volontari e i pochi che collaborano hanno troppo lavoro, e i pensionati dicono che a casa si annoiano e non sanno cosa fare.
Ma è un discorso complesso e un po' ot. |
Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Anche mio padre ha sempre ragionato così, e infatti quando è andato in pensione il cambio di stile di vita l'ha fatto andare in crisi. Anch'io per anni ho ragionato come lui, prendendolo come modello, ma quando il lavoro è saltato la mia mentalità è cambiata, non ho più legato la mia identità al lavoro, ho cominciato ad immaginarmi come una macchina che deve svolgere determinate funzioni necessarie, per quel determinato orario, quando quell'orario è finito, quella persona rimane li dentro, fuori da lì la vita ricomincia. Divido molto nettamente le due sfere, non voglio che si mescolino. Mi sembra che anche i tedeschi hanno questa filosofia lavorativa, divisione netta tra sfera lavorativa e sfera privata. Inviato dal mio SM-J510FN utilizzando Tapatalk |
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Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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A parte ciò credo comunque che quelle generazioni ( quelle dei nostri genitori /nonni), erano più attaccate al lavoro e gratificate anche perchè sono state fortunate (per esempio se avevi il sogno di aprirti un negozio lo aprivi, facevi soldi e comunque non avevi grossi problemi.... prova ad aprirti un negozio di questi tempi.... anche se fosse il tuo sogno lasci già perdere fin dall'inizio perchè faresti sicuramente un buco nell'acqua). Altra cosa... c'erano molte meno distrazioni di oggi, in quei tempi la gente aveva paura di annoiarsi a casa e quindi preferiva di gran lunga andare al lavoro (perchè oltre alla tv non è che ci fosse granchè), oggigiorno con la tecnologia abbiamo solo l'imbarazzo della scelta per farci passare il tempo e abbiamo molti più hobby direi... |
Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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da grandissime soddisfazioni infatti il lavoro secondo me in tal senso :) da realizzato lavorativamente lo diventi anche personalmente. Quote:
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il mio attuale lavoro non mi dispiace, ma non so se lo farei ancora per tanti anni..:interrogativo: |
Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Prima o poi impazzisci. |
Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
Un partner si può benissimo non averlo , ma un amico/a che condivide la visione della vita , e che magari ha caratteristiche simili a noi sia come problematiche che come cose positive , credo sia quasi indispensabile, altrimenti davvero lavorare e basta alla lunga mette un ulteriore tristezza che si aggiunge ad altri problemi magari già presenti
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Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Gli altri giustamente non possono capire o immaginare possibile una simile situazione, perchè quell'interruttore normalmente è sempre accesso, magari non va granchè bene ma funziona, e si fa sentire in qualche modo. Percui sì, è possibile stare sempre bene da soli, con buona pace di chi non ci vuole credere.... ma chiaramente è tutto merito di questa "anomalia" (o anche per altri motivi psicologici - mentali), un trucco che facilita enormemente le cose, tutto quì. |
Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Il problema nasce anche quando hai effettivamente bisogno di qualcuno, metti che sei una persona sola al mondo, non hai più nessuno, ne genitori e ne fratelli, ne amici.... ti ammali... che fai? oltre ad un sostegno pratico dovresti avere anche uno psicologico (e direi che quest'ultimo è altrettanto importante).. ma se non hai nessuno su cui contare è durissima..... la solitudine è una brutta bestia |
Re: Non ha senso lavorare se non si ha una vita.
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Questo NON vale per il 95-99% della gente normale che non ha questo problema, allora sì: in quel caso, salvo brevi momenti, è IMPOSSIBILE stare bene senza socialità, l'istinto è acceso e pretende la sua parte (anche in molti fobici o evitanti, che hanno problemi diversi legati alle relazioni ma non in grado tuttavia di farne a meno). Se da vecchio mi ammalo, MI ARRANGIO come sempre si è fatto e come fanno tuttora milioni di anziani soli nel mondo... e se non posso arrangiarmi autonomamente perchè messo veramente male, CREPO, lascio che la natura faccia il suo corso. E senza rimpianti, perchè faccio e farò sempre il massimo possibile compatibilmente ai limiti entro cui sono costretto a muovermi con la vita che mi ritrovo. |
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