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Re: Lettera di Michele
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Poi non penso si possa dire che il motivo del suicidio è perché aveva trovato solo lavoro come x invece dell'y che voleva, lui non lo dice, anzi a un certo punto dice che "non si può pretendere di trovare lavoro", come se non avesse trovato nulla. Ma sempre stando a quello che scrive la sua insoddisfazione è più generale e totale, mi ricorda quelle di certi "inadatti a stare al mondo" della letteratura, tipo Zeno Cosini o il "a me la vita è male" di Leopardi. Non a caso scrive: Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte. Magari se fosse riuscito a sublimare il proprio malessere in forme d'arte avrebbe trovato un senso alla propria vita, ma non lo sapremo mai. Ci ha provato, ma non è bastato purtroppo and the worms ate into his brain (cit.) Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità. Come ho detto, io qui vedo una sofferenza totale, continua, ben al di là della dicotomia tra accontentarsi o volere di più/troppo. Se uno riceve mazzate e misconoscimenti di valore h24, qualunque tentativo faccia, è più che legittimo che possa chiedersi cosa campi a fare. |
Re: Lettera di Michele
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Infatti, certi interventi potrebbero essere sottoscritti dal sergente Hartman. *non a caso, contesti dove i suicidi sono tutt'altro che rari |
Re: Lettera di Michele
I suoi genitori però hanno detto che "lo ha ucciso il precariato".
Suppongo che i suoi genitori lo conoscessero meglio di tutti, il non aver lavoro doveva pesargli più di tutto. |
Re: Lettera di Michele
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Re: Lettera di Michele
Il suicidio è sempre giusto, non nel senso che ha fatto bene a suicidarsi ma che le motivazioni personali che portano a tale scelta non sono sindacabili, in quanto ogni giudizio esterno è sia parziale che pieno di bias.
Poi chiaro non riesco a ritrovarmi troppo in questa lettera se non che in un punto, ma mi chiedo se ha senso sindacare sulle motivazioni della sua scelta. Per me il precariato e la situazione degradante che molti miei coetanei vivono (soprattutto al sud), sono condizione sufficiente per compiere un gesto simile, la frustrazione di un muro di non realizzazione e la sensazione di un futuro "rubato" personalmente la vivo molto forte, e non ci sarà persona che mi dice che devo rimboccarmi le maniche per migliorare le sorti del paese a togliermi questa sensazione di dosso e la voglia di fuggire, appena possibile, dall'italia. Però per l'appunto a parte dire "mi ci ritrovo/non mi ci ritrovo" il giudizio sull'atto non penso abbia senso... |
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Re: Lettera di Michele
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Re: Lettera di Michele
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è di certo una motivazione importante, ma non tanto perché di per sé non avere un lavoro di porta a questo, ma più perché può influenzare di molto altri aspetti della vita. E anche gli altri aspetti della vita influenzano il lavoro o il precariato. Insomma, questo fattore deve essere sempre messo in relazione da altri elementi, altrimenti nella lettera starebbe scritto solo "sono disoccupato." Da questa lettera si evincono molte cose, non solo il precariato. Una forte frustrazione generale; molta solitudine; senso di smarrimento, di star errando in uno stato pessimo senza meta; delusione e avvilimento; ferite dovute a rifiuti di diverso genere; Perdita di fiducia e interesse verso le persone (nonostante menzioni i suoi genitori e i suoi amici) e il genere umano. Il non avere un lavoro di certo viaggia vicino al non sentirsi di avere uno scopo, ma per avere uno scopo non basta solo lavorare. |
Re: Lettera di Michele
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Poi quando il cervello inizia ad incartarsi non ci raccapezzi più niente.. non lo so se si poteva aiutare questo ragazzo, ma molto spesso in casi come questo, a parte rare eccezioni sarebbe stato solo un prolungamento farmacologico dell'agonia. |
In ogni caso io lo invidio, si trova nella condizione miglior in quanto non esiste più, la non esistenza è condizione migliore.
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Re: Lettera di Michele
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Ma a me pare che non riesci letteralmente a vederlo, Atlas. E che resta: affossarlo appunto, per difendere un buonismo generale e distante, il tuo senso del giusto. E allora niente, mo faccio anch'io la mia parte per sentirmi migliore di qualcuno, ci sta anche questo. |
Re: Lettera di Michele
@ onisco: Io non ho affossato Atlas né banalizzato le sue sofferenze come il capriccio di un bambino come invece lui (e tu) avete fatto con Michele, vediamo di non ribaltare la frittata con le solite accuse di "buonismo" (parola ormai squalificata).
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Re: Lettera di Michele
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Che poi questo Michele ormai è morto, e quindi nn si può fare altro che fargli le condoglianze alla famiglia. |
Re: Lettera di Michele
sarà stato pure un bambino ma non è che si è ammazzato per gioco, non credo che pensasse che poteva tornare indietro. Certe considerazioni saranno pure vere, ma alla fine dipende dal fatto che aveva problemi psicologi anche gravi, non è che bisogna andare a sminuirlo per forza come persona.
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Re: Lettera di Michele
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Non so se sono i tempi o il coviddi, o il fatto che non fosse iscritto qui (come se contasse qualcosa), ma il colpire un suicida nella sua dignità di persona e nella banalizzazione della sua sofferenza, manco avesse fatto una strage prima di ammazzarsi, finora ce lo eravamo risparmiati... |
Re: Lettera di Michele
lo ammiro molto per il coraggio.
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Re: Lettera di Michele
A un certo punto la sofferenza quando diventa troppa quasi costringe a farlo se non si vedono più appigli possibili
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