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09-06-2008, 21:59
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#21
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Avanzato
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 333
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Originariamente inviata da vetro
Ho letto la storia.Hai scritto che hai avuto degli inviti ma li hai rifiutati.
Capisco che i gruppi si siano formati ma prima di fare una cernita,di stabilire chi non ti piace,prova ad uscire.Stai rimandando quello che in realta' vuoi fare.Vivere la tua vita.La prima uscita sara' drastica,la seconda pure ma se insisti le cose andranno meglio.Hai 18 anni e hai tutto il tempo per farlo.Hai ben chiaro quello che è successo,l'hai sviscerato a te stesso quindi vuol dire che ti sei accorto dell'errore.Non rimuginarci piu' su.Adesso è tempo di cambiare.
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Scusa, ma se ho scelto Alfonso Nitti come nick un motivo ci sarà... sono un inetto. E' quello lì il mio problema... di fronte alla possibilità di vivere, nonostante io la voglia con tutto me stesso (tanto che mi dispero per la mia solitudine), ne rifuggo. Fobia sociale? Inettitudine?
Voglio cambiare, ma non riesco a cambiare. Ho bisogno di aiuto, di qualcosa/qualcuno che mi dia una bella scrollata. Da solo non ce la faccio più e l'unica cosa che sto facendo è quella di perdere ancora tempo bruciando la mia gioventù. Sto vivendo solo di rimpianti. Voi non potete neanche immaginare il DOLORE, il MALE che mi faccia l'aver gettato nel cesso gli anni del liceo. Mi aspetta un'altra estate da solo, come sempre, ed io non credo di potercela fare. Ho toccato davvero il fondo, ora non mi resta che scavare.
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09-06-2008, 22:12
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#22
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,953
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Ti colpevolizzi troppo.Quel che è successo è successo.Adesso hai preso coscienza di questo.Non ti attorcigliare su te stesso per quel che è stato.Comincia a fare dei piccoli passi.Se hia bisogno di un sostegno piscologico cercalo.Ma se è semplicemente la paura di vivere che ti frena e hai questa consapevolezza,buttati.Vivila.
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09-06-2008, 23:16
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#23
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Intermedio
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Palermo
Messaggi: 120
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io sono sempre dell'opinione che inetti si nasce e non si diventa, così come si nasce estroversoni pieni di voglia di vivere; l'unica nostra speranza potrebbe essere quella del rifugio nella cultura e nello studio come mezzo per opporci alla società dell'apparire e del denaro; ma anche in questo caso è impossibile fare a meno di essere schiacciati da chi riesce con la forza ad adattarsi alla vita: la condanna alla sconfitta è inevitabile così come la legge del più forte.
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09-06-2008, 23:18
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#24
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Esperto
Qui dal: May 2008
Ubicazione: Ortaggiolandia
Messaggi: 960
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10-06-2008, 13:42
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#25
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Avanzato
Qui dal: Mar 2008
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Originariamente inviata da Melissa_86
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Originariamente inviata da AlfonsoNitti
Scusa, ma se ho scelto Alfonso Nitti come nick un motivo ci sarà... sono un inetto. E' quello lì il mio problema... di fronte alla possibilità di vivere, nonostante io la voglia con tutto me stesso (tanto che mi dispero per la mia solitudine), ne rifuggo. Fobia sociale? Inettitudine?
Voglio cambiare, ma non riesco a cambiare. Ho bisogno di aiuto, di qualcosa/qualcuno che mi dia una bella scrollata. Da solo non ce la faccio più e l'unica cosa che sto facendo è quella di perdere ancora tempo bruciando la mia gioventù. Sto vivendo solo di rimpianti. Voi non potete neanche immaginare il DOLORE, il MALE che mi faccia l'aver gettato nel cesso gli anni del liceo. Mi aspetta un'altra estate da solo, come sempre, ed io non credo di potercela fare. Ho toccato davvero il fondo, ora non mi resta che scavare.
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...Ti capisco...ma per esperienza personale ti posso dire che l'unica soluzione è prendere in mano la propria vita, perchè nessuno si avvicinerà mai ad una persona con un'epressione accigliata e triste...prova a fare qualche attività, iscriviti a un corso, vai in palestra, però fallo subito, senza pensarci troppo su...altrimenti si finisce sempre con il rimanere chiusi in casa...
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MA SCRIVO PAROLE SULL'ACQUA???????????
Se avessi letto la mia storia, che ho scritto dettagliatamente e contenuta in un link ad inizio post, allora sapresti che io vado già in palestra, e aggiungo che molto recentemente ho partecipato a corsi scolastici ed extra-scolastici al fine di cercare di socializzare di più con gli altri, ma ogni tentativo è risulatato vano. E' colpa mia, solo e soltanto mia e della mia inettitudine alla vita. Punto.
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10-06-2008, 16:48
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#26
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
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Partiamo dalla nostra “diatriba letteraria”.
Sei sicuro che nei romanzi di Svevo agli inetti vada sempre male e siano costretti a soccombere, in quanto il trionfo spetta solo e indiscutibilmente ai cosiddetti “lottatori”?
Se così può sembrare nel romanzo “una vita”, se ci fai caso, ne “la coscienza di Zeno”, il finale è più complesso e ambiguo di quel che dici. Qui è Guido – all’inizio descritto come brillante e sicuro di sé – a soccombere e a suicidarsi, mentre è l’abulico e inconcludente Zeno ad arricchirsi e a trionfare.
A parte che la figura dell’inetto è assieme ai “superuomini” spia della crisi dell’uomo contemporaneo, costretto ad assistere inerme e a vivere sulla sua pelle i processi di spersonalizzazione derivanti dall’ascesa della società di massa.
Se ci pensi anche i superuomini rivelano – dietro l’apparente spavalderia – un fondo di debolezza e inettitudine. Che un superuomo d’annuziano trionfi veramente non si è visto mai, nei suo romanzi. Sono tutti maledettamente minati nel loro intimo, e le loro figure si rivelano molto più profondamente decadenti di quel che sembra.
E poi, la letteratura è molto più complessa e ambigua di quello che sembra; essa non ci offre né vincitori né vinti e, a dirla tutta, anche l’iniziale sguardo critico di Svevo nei confronti dell’inetto si trasforma nel tempo.
Gli inetti – proprio perché tali – appaiono come esseri in divenire, abbozzi, e questo grazie alla loro “assoluta mancanza di uno sviluppo marcato della loro personalità in qualsivoglia senso”.
I sani, proprio perché cristallizzati in una personalità, sono per forza di cose più rigidi e meno aperti al cambiamento, a differemza degli inetti, che quindi sono più malleabili e più pronti ad adattarsi ai contraccolpi della vita.
Quindi non è vero che gli inetti siano sempre destinati a soccombere (almeno secondo l’ottica di Svevo), anzi!! Il trionfo finale di Zeno apre uno scenario inquietante anche sull’imprevedibilità del caso e della vita!
Ma torniamo a te; dici di non piacerti e che vorresti cambiare. Hai anche provato ad avvicinarti ai tuoi compagni, rincorrendo certe situazioni sociali, ecc.
Però - pur dicendo che non ti piaci e che vorresti essere sicuro come quei compagni tanto irraggiungibili - allo stesso tempo li critichi, reputandoli persone dalla visione ristretta e provinciale…non ti sembra una contraddizione? Vuoi assomigliare a chi non ti piace, a chi non stimi?
Da una parte sembri quasi ammirarli, nel momento in cui ne cerchi l’approvazione e vorresti instaurare un legame con loro, ma dall’altra sembri criticarli e non approvarne il modus vivendi.
Sei sicuro di aver le idee chiare?
Magari pensi di non piacere a te stesso e di essere una persona poco valida solo perchè giudichi te stesso attraverso il parametro dell’esclusione sociale che sei costretti a subire, ma essere escluso da un tipo di comunità, non sta affatto a significare che non saresti mai accettato in gruppi di altro tipo o che non troveresti una tua dimensione altrove.
Uno dei miei libri preferiti s’intitola “memorie di una ragazza perbene” di Simone De Beauvoir (la compagna di Sartre) e lì lei racconta della feroce solitudine che ha scandito la sua adolescenza, nonché della sua incapacità di integrarsi nel mondo borghese a cui apparteneva. Poi ha scoperto, diventando adulta, che quel suo stato d’animo di diversità e alineazione, non era altro che il frutto del suo tendere ad un altro tipo di mondo, diverso da quello a lei noto. Nel momento in cui le si aprirà il vasto mondo dell’università e della cerchia degli intellettuali, comprenderà che il suo sentirsi diversa, derivava solo dal suo essere un’intellettuale, e quindi una persona incapace di adeguarsi alle convenzioni del mondo borghese in cui era nata e cresciuta.
Forse tu devi solo trovare il tuo mondo, per scoprirti cigno tra persone più simili a te. Forse se continui a bazzicare sempre tra le anatre, continuerai a percepirti appunto come brutto. Tutto è relativo.
Anch’io alle superiori non ero granchè in sintonia coi miei compagni di scuola e mi sentivo diversa, ma all’università ho trovato finalmente persone affini grazie alle quli mi sono riscoperta, e con le quali ho potuto condividere una certa visione della vita e del mondo.
Mi fai comunque pensare tantissimo al protagonista di “una barca del bosco” di P. Mastrocola.
Te lo consiglio, leggilo. Parla di un ragazzo liceale (latinista doc!), anch’egli pesce fuor d’acqua tra i suoi “più moderni e spigliati” coetanei.
Comunque hai tutta la gioventù davanti, che sa offrirti molte più occasioni rispetto all'’adolescenza, spesso vissuta nel disagio e nel disorientamento di sè
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10-06-2008, 17:15
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#27
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Avanzato
Qui dal: Jan 2008
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Originariamente inviata da AlfonsoNitti
E' colpa mia, solo e soltanto mia e della mia inettitudine alla vita. Punto.
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Svevo t'ha fatto male. Leggiti Pirandello.
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10-06-2008, 17:21
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#28
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: In the clouds...
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Originariamente inviata da bardamu2
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Originariamente inviata da AlfonsoNitti
E' colpa mia, solo e soltanto mia e della mia inettitudine alla vita. Punto.
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Svevo t'ha fatto male. Leggiti Pirandello.
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Bè, se legge bene bene lo stesso Svevo si accorgerà di come le figure degli inetti siano molto più ambigue e complesse di quello che all'apparenza sembrano.
Credo che ad Alfonso farebbe moooolto più male leggere i libri di Tozzi, con inetti al seguito.
Quelli si che sono inetti belli tosti...alienati, totalmente incapaci di comunicare col mondo e di uscire da se stessi, sordi, ciechi (appunto, da qui il titolo "con gli occhi chiusi")...non intravedo spiragli di salvezza per i personaggi dello scrittore senese....
Almeno, quelli di Svevo, barlumi di consapevolezza e chiaroveggenza ogni tanto ce li hanno....
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10-06-2008, 19:49
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#29
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Avanzato
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 333
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@ Clizia:
Cara Cliza, non mi trovo d’accordo con il tuo punto di vista. Innanzitutto Zeno si arricchisce solamente grazie a fattori esterni, che non comportano azioni concrete e attive da parte dell’inetto: è infatti grazie al suicidio di Guido che Zeno diventa un abile uomo d’affari e non dimenticare che con la fine della guerra perderà tutto (il successo era stato quindi frutto solo del caso, come ci viene rivelato da uno dei frammenti del “quarto romanzo” incompiuto). Egli, alla luce dei fortuiti accadimenti, si dichiara perfettamente guarito, ma questa conclusione è un palese esempio di quanto sia, al contrario, ancora molto malato.
Comunque, seppur ritenga molto ambiguo il giudizio di Svevo sul suo personaggio (ed anche la prospettiva dello stesso Cosini –cognome fra l’altro scelto non a caso- può essere interpretata come verità o bugia, quindi con grande incertezza nelle interpretazioni), riconosco che i veri malati sono i borghesi, i quali vivono cristallizzati in una forma rigida e immutabile. Zeno, nella sua inettitudine, è inquieto e disponibile alle trasformazioni e il valore di tale mobilità è da considerarsi come un antidoto a questa malattia che è la vita, la quale “ha dei veleni, ma poi anche altri veleni che servono da contravveleni”. Proprio perché l’inetto vede il mondo da questo punto di vista mobile, in continuo divenire, può cogliere la necrosi che paralizza i sani.
TUTTAVIA in Zeno non vi è un deliberato, consapevole atteggiamento critico verso il mondo che lo circonda. Anzi, il lui vi è un disperato bisogno di salute, cioè di normalità, di integrazione nel contesto borghese,però, a causa della sua inettitudine non riesce mai a coincidere veramente con quella forma compiuta e definitiva di uomo (neanche e soprattutto nel finale, nonostante il successo degli affari e le sue pretese di essere guarito, che non sono che un’ennesima mistificazione). Ed egli non ci riesce proprio per la sua incapacità alla vita, che, come già detto innumerevoli volte, non gli permette di cristallizzarsi in una forma determinata e concreta e ciò gli permette, di contro, di mettere in discussione la presunta salute borghese (che in realtà è atroce malattia) e di estraniarsi da quel mondo, minandone alle basi le certezze indiscusse.
Ma dobbiamo essere pragmatici e vedere il lato opportunistico delle cose (per quanto sia negativo, immorale e ingiusto): Zeno, Alfonso ancor di più ed Emilio (insieme a moltissimi grandi inetti, vedi ne “Gli Indifferenti” di Moravia) seppur capaci (e secondo questa prospettiva superiori rispetto agli altri) di vedere il senso profondo del reale, usciranno sempre sconfitti. Ti risparmio la citazione del capitolo apocalittico (quello finale) de “La coscienza”, in quanto anch’io condanno duramente l’indifferenza borghese e il loro mondo costituito da felzi valori, ma sono giunto alla conclusione che sia meglio comportarsi da conformisti nella vita anziché trascorrere una vita “a rebours”, magari soli e arrivando alla conclusione dell’esistenza esasperati dai rimpianti. Certo, probabilmente saremmo consci di aver vissuto con dei valori veri, seguendo i nostri principi, rimanendo noi stessi, non conformandoci solo per far piacere agli altri, ma non è questo quello che voglio, perché, se c’è una cosa che ho imparato, è che chi segue questi principi sarà solo un perdente. Mi aspetto tantissime critiche per ciò che ho detto, ma se sono giunto a tanto (e pur io condanno questo mio modo di pensare negativo, che inneggia alla regressione, in quanto furono i nobili ideali e principi a cambiare il mondo, mentre un conformismo sempre più drastico genera aridità, crisi e decadenza) è perché fino ad oggi non ho avuto i risultati sperati: sarò io a cambiare, a rinnegare il mio vecchio io, e lo faccio perché ne ho la piena consapevolezza e la convinzione e soprattutto perché LO VOGLIO.
E guarda bene Clizia, ho già risposto alla tua presunta accusa di mia contraddittorietà in un precedente intervento, quindi, a mio avviso, la tua è solo una sterile illazione.
Detto ciò tengo a precisare che non è mia intenzione litigare, ma stabilire un rapporto simbiotico e collaborativo, con tanto di scambi di idee. Tuttavia mi sembra che con tutte queste polemiche si resti in una dimensione astratta, mentre i miei problemi permangono.
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10-06-2008, 19:55
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#30
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Avanzato
Qui dal: Mar 2008
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Quote:
Originariamente inviata da bardamu2
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Originariamente inviata da AlfonsoNitti
E' colpa mia, solo e soltanto mia e della mia inettitudine alla vita. Punto.
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Svevo t'ha fatto male. Leggiti Pirandello.
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Rileggitelo bene Pirandello e dopo arriverai alla conclusione che il tuo caro Belluca, tanto per fare un esmpio, dopo lo sfogo (naturalissimo) tornerà alla sua solita vita di impiegato succube degli altri, vinto e sopraffatto dalla vita. Se non la chiami inettitudine...
Ma prendiamo anche il caso di Eveline (Dubliners, Joyce). Nonostante vivesse in lei un ardente desiderio di fuggire, di cambiare vita e di riscattarsi, quando le si presenta la tanto agognata occasione ne fugge via. Ecco io sono perfettamente come lei e, se fossi appertenuto al gentil(?) sesso, di sicuro avrei adottato il suo nome come nickname.
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10-06-2008, 20:26
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#31
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,953
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Quello che non capisco è come fai a ragionare cosi' bene e a sentirti un inetto.Dovresti avere piu' autostima,gia' solo per questo.
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10-06-2008, 20:30
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#32
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: In the clouds...
Messaggi: 1,188
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Senti,
che ti devo dire....io non sto facendo polemica, sto solo cercando di farti vedere le cose da una prospettiva diversa da cui le guardi tu, totalmente pessimista e priva di speranze.
La letteratura è comunque un'interpretazione della realtà da parte di uomini con sensibilità diverse, non è mica una verità assoluta!!
Anche se tutti gli inetti della letteratura soccombessero di fronte alla forza dei cosiddetti vincenti, questo non vuol dire che il tuo destino sia già scritto da un'opera letteraria o che ricalcherà - quasi a mo' di profezia - quella di un personaggio letterario! La fine o la mediocrità dei personaggi sveviani non deve essere la scusa per identificarti totalmente con loro o per sentirti già sconfitto in partenza...
La letteratura ci aiuta a riflettere sulla vita, punto, e non può essere usata come filtro deformante per leggere il proprio destino come se fosse già scritto dalle parole dei grandi autori.
E poi credo nelle vie di mezzo: esistono solo INETTI o VINCENTI?
Persone che non si riconoscono in queste facili e vacue categorizzazioni ci sono e, capaci di trovare soluzioni a cui forse tu non hai pensato.
Volersi integrare è un conto, ma non trovo nemmeno proficuo svalutarsi e darsi sempre addosso, rinnegare i propri ideali per emulare qualcosa che nell'intimo non ti piace e non ti appartiene.
Forse il vero segreto sta nell'avere personalità e imparare ad affrancarsi dai modelli esterni per ricercare a fondo la propria identità.
E poi io ne conosco tanta di gente che riesce ad essere positiva e vivere senza conformismo, senza per questo condurre giorni da reietto e escluso come potresti pensare tu.
Se a 18 anni hai già bruciato il senso della possibilità credo che la vita possa apparirti solo sterile.
Posso darti un consiglio? esci dal tuo paesello, prendi lo zaino e girati l'Europa questa estate, invece di vivere la vita con un senso di fatale ineluttabilità...così facendo l'inettitudine potrebbe anche diventare una scusa per non fare lo sforzo di uscire dal guscio, convinto che la vita sia solo un aut-aut: o stronzi, o perdenti.
Ma non è così.
E poi è tutto relativo, a partire dalla propria scala di valori e ideali: vincenti rispetto a cosa?
Io, comunque, cercavo di incoraggiarti, portandoti ad esempio la De Beauvoir con la sua esperienza, rammentandoti la favole del brutto anatroccolo, ma non mi sembri molto ben disposto con chi cerca di farti vedere più positivamente le cose, le tue qualità e potenzialità...
Adesso sarei io la polemica...mah :roll:
ps: il viaggio è lo strumento migliore per ampliare le proprie prospettive e per capire che ci sono tanti modi di stare al mondo, oltre che per decentrarsi e per relativizzare quei modelli sociali opprimenti con cui quotidianamente abbiamo a che fare. Impararemmo così a capire che il concetto di normalità non ha quel valore così assoluto, come tendiamo a credere quando non conosciamo altro di diverso
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10-06-2008, 20:58
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#33
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Avanzato
Qui dal: Mar 2008
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Quote:
Originariamente inviata da clizia
Posso darti un consiglio? esci dal tuo paesello, prendi lo zaino e girati l'Europa questa estate, invece di vivere la vita con un senso di fatale ineluttabilità...così facendo l'inettitudine potrebbe anche diventare una scusa per non fare lo sforzo di uscire dal guscio, convinto che la vita sia solo un aut-aut: o stronzi, o perdenti.
Ma non è così.
E poi è tutto relativo, a partire dalla propria scala di valori e ideali: vincenti rispetto a cosa?
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Facile a dirsi, arduo a farsi. Inoltre mi sembra di aver parlato fino ad ora a vuoto :x !!!!!!!!! Inettitudine, inettitudine... Quello di cui ho bisogno ora è di aiuto, ma non so come fare per riceverne. Vorrei veramente cambiare, ma non so come fare. Quella del viaggio sarebbe un'ottima idea, ma se fino ad ora ho rifiutato anche le minime occasioni che mi si presentavano davanti, come potrei affrontare un viaggio da solo? Finirei a vagare di città in città come un apolide fantasma ramingo. Avessi almeno un'anima pia da affiancarmi durante le mie peripezie, ma sono e rimango solo. E' tempo di cambiare, perchè più tempo passa e più ne perdo, ma non riesco a vedere la fine del tunnel della solitudine, dell'inettitudine, della depressione. Purtroppo il mio caro Jay Gatsby aveva torto: il passato non si può rivivere.
P.S.: No, non credo nell'ideale oraziano dell'aurea mediocritas, dell'"ottima condizione intermedia". Aut aut, sono sempre stato così, o esagero o scarseggio, sempre drastico.
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10-06-2008, 21:07
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#34
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,953
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Almeno decidi il tipo di aiuto di cui necessiti visto che ne hai preso coscienza.Ne hai una vaga idea?
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10-06-2008, 21:12
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#35
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Avanzato
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 333
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Quote:
Originariamente inviata da vetro
Almeno decidi il tipo di aiuto di cui necessiti visto che ne hai preso coscienza.Ne hai una vaga idea?
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Sì, come ho detto avrei bisogno di qualcuno che mia dia una bella scossa, che mi facesse "guarire" dall'inettitudine... (e qui potrebbe riaprirsi la polemica sul rapporto malattia-sanità e che i veri malati sono in realtà quelli che consideriamo sani e via dicendo, ma non mi ci dilungo). Comunque accoglierei a braccia aperte QUALSIASI tipo di aiuto.
In altre parole, voglio finalmente vivere, voglio cambiare.
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10-06-2008, 22:18
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#36
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Esperto
Qui dal: Apr 2008
Messaggi: 500
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Quote:
Originariamente inviata da AlfonsoNitti
P.S.: No, non credo nell'ideale oraziano dell'aurea mediocritas, dell'"ottima condizione intermedia". Aut aut, sono sempre stato così, o esagero o scarseggio, sempre drastico.
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E invece, secondo me, dovresti crederci un po'.
Io te lo dico: in 21 anni (tale è la mia età) di mentalità DRASTICA non ho mai cavato nulla di buono...
Fidati: la vita è un gioco. E' molto meno complessa di quello che noi crediamo. E soprattutto non pensare che per gli altri siano tutte rose e fiori. C'è gente circondata da amici che si sente più sola di un eremita.
Il consiglio che voglio darti, quindi, è questo: smettila quanto prima di pensare in bianco e nero.
E seconda cosa: perchè non vai a fare l'università in qualche altra città?
Cambiare aria potrebbe solo farti bene.
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10-06-2008, 22:43
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#37
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Avanzato
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 333
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Quote:
Originariamente inviata da MarcheseDelGrillo
Quote:
Originariamente inviata da AlfonsoNitti
P.S.: No, non credo nell'ideale oraziano dell'aurea mediocritas, dell'"ottima condizione intermedia". Aut aut, sono sempre stato così, o esagero o scarseggio, sempre drastico.
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E invece, secondo me, dovresti crederci un po'.
Io te lo dico: in 21 anni (tale è la mia età) di mentalità DRASTICA non ho mai cavato nulla di buono...
Fidati: la vita è un gioco. E' molto meno complessa di quello che noi crediamo. E soprattutto non pensare che per gli altri siano tutte rose e fiori. C'è gente circondata da amici che si sente più sola di un eremita.
Il consiglio che voglio darti, quindi, è questo: smettila quanto prima di pensare in bianco e nero.
E seconda cosa: perchè non vai a fare l'università in qualche altra città?
Cambiare aria potrebbe solo farti bene.
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Beh, certa gente potrà anche sentirsi sola ed essere circondata da migliaia di amici, ma almeno qualcuno ce l'ha!! Pensa a me che invece non ho nessuno.
L'università devo per forza andarla a fare altrove, da me non c'è! Quello che mi fa rabbia è tutto il tempo che ho perso e che non riavrò mai più. E non consolatemi dicendo che ho ancora tanto tempo. Ma per favore...
E comunque, per ciò che riguarda l'aurea mediocritas, non posso farci niente, sono fatto così...
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10-06-2008, 23:40
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#38
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,411
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Quote:
Originariamente inviata da AlfonsoNitti
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Originariamente inviata da bardamu2
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Originariamente inviata da AlfonsoNitti
E' colpa mia, solo e soltanto mia e della mia inettitudine alla vita. Punto.
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Svevo t'ha fatto male. Leggiti Pirandello.
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Rileggitelo bene Pirandello e dopo arriverai alla conclusione che il tuo caro Belluca, tanto per fare un esmpio, dopo lo sfogo (naturalissimo) tornerà alla sua solita vita di impiegato succube degli altri, vinto e sopraffatto dalla vita. Se non la chiami inettitudine...
Ma prendiamo anche il caso di Eveline (Dubliners, Joyce). Nonostante vivesse in lei un ardente desiderio di fuggire, di cambiare vita e di riscattarsi, quando le si presenta la tanto agognata occasione ne fugge via. Ecco io sono perfettamente come lei e, se fossi appertenuto al gentil(?) sesso, di sicuro avrei adottato il suo nome come nickname.
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La mia era solo una provocazione. Ti rivedi troppo in quelli che, seppur resi in maniera sublime, sono e restano dei personaggi letterari e, in quanto tali, devono essere comunque reinterpretati, perchè fissi, immutabili e paradigmatici nella mente dell'autore. Alla tua età siamo tutti drastici, il mio consiglio è lo stesso che ti hanno dato gli altri: cerca di essere meno manicheo, non è tutto bianco o nero, non sei ciò che credi di essere solo perchè l'hai deciso un giorno.
Un'altro consiglio, più piccolo, è quello di non assalire in maniera sgarbata chi sta solo cercando di aiutarti.
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11-06-2008, 01:36
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#39
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Esperto
Qui dal: Apr 2008
Messaggi: 500
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Mi sono letto bene la tua storia.
Innanzitutto una cosa: d'accordo, hai perso tanto tempo. E non tornerà più. OK. Ma piangersi addosso, perdendone così altro, è la reazione peggiore che tu possa avere.
Diamine, mi sembri un ragazzo molto intelligente da come scrivi... quindi cerca di entrare nell'ottica che devi tirare fuori le palle. E fallo celermente. Più stai a pensare a "quanto tempo hai perso" e meno ti dai da fare per cercare di non sputtanare i tuoi restanti anni.
Secondo me, la ragione per la quale hai sempre rifiutato gli inviti di questi ragazzi è perchè loro non ti interessano. Evidentemente senti di non avere nulla in comune con loro. Non te ne frega nulla uscirci.
Quindi trovatene altri, al di fuori magari del posto dove abiti, andandoteli a cercare in contesti dove immagini possa esserci gente che ti va a genio. Che so, ti piacciono la letteratura, le arti? Biblioteche, circoli culturali...
Insomma, ti ripeto quello che ti ho già detto. Cambia ambiente, vattene.
In secondo luogo: di questo tuo disagio ne hai mai parlato con qualcuno che non sia un utente di un forum? Con qualcuno in carne ed ossa, intendo. I tuoi ne sono a conoscenza?
Non sottovalutare la forza della condivisione dei problemi. Più ti apri, più ti liberi.
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11-06-2008, 15:15
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#40
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: In the clouds...
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Un'altro consiglio, più piccolo, è quello di non assalire in maniera sgarbata chi sta solo cercando di aiutarti.
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"Anfatti, è quello che penso anch'io" ... 8)
Quote:
Facile a dirsi, arduo a farsi. Inoltre mi sembra di aver parlato fino ad ora a vuoto Mad !!!!!!!!! Inettitudine, inettitudine... Quello di cui ho bisogno ora è di aiuto, ma non so come fare per riceverne. Vorrei veramente cambiare, ma non so come fare. Quella del viaggio sarebbe un'ottima idea, ma se fino ad ora ho rifiutato anche le minime occasioni che mi si presentavano davanti, come potrei affrontare un viaggio da solo? Finirei a vagare di città in città come un apolide fantasma ramingo. Avessi almeno un'anima pia da affiancarmi durante le mie peripezie, ma sono e rimango solo. E' tempo di cambiare, perchè più tempo passa e più ne perdo, ma non riesco a vedere la fine del tunnel della solitudine, dell'inettitudine, della depressione. Purtroppo il mio caro Jay Gatsby aveva torto: il passato non si può rivivere.
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Bè, se cerchi un aiuto concreto potresti rivolgerti ad uno psicologo, sempre che ne hai la possibilità economica. In caso contrario, dovresti parlare apertamente ai tuoi di questi problemi, e chiedergli se possono finanziarti lo psicologo, facendogli capire che ne andrebbe della tua salute e del tuo equilibrio interiore.
Per quanto riguarda il viaggio, capisco il tuo disagio a partirtene da solo, ma posso offrirti una soluzione che non sarebbe affatto male per te, e posso dartene la certezza perchè l'ho sperimentata io per prima sulla mia stessa pelle.
Certo, se si hanno problemi di timidezza girovagare da soli forse può creare imbarazzo e quindi perchè non aderire ad un campo di volontariato per ragazzi dai 18 anni in su? In questo caso partiresti solo, però ti inseriresti in una struttura ben precisa, con incarichi e persone che, come te, sono lì per svolgere le mansioni del campo. Inserirsi in una struttura con uno scopo ben preciso è più rassicurante che andarsene senza meta in giro qua e là.
Io lo feci a 23 anni, e in quell'occasione partire da sola non mi pesava, perchè avevo chiaro quello che stavo facendo: avevo una meta che riusciva a darmi il senso di uno scopo che forse non sarei riuscita ad attribuire ad un viaggio in completa autonomia da tutto e tutti.
Scegli una meta che ti interessa e scegli il campo con le attività a te più consone. Lì conosceresti ragazzi/e provenienti da tutto il mondo e che non si conoscono gli uni con gli altri, quindi ben disposti ad accoglierti - chiunque tui sia ! - senza pregiudizi.
In genere, in questo tipo di esperienze, conosci tutta gente carina, disposta al dialogo e priva di pregiudizi e anche molto naif! :wink:
A parte una tedesca che credeva di avercela solo lei (nonchè molto estroversa sino all'imbarazzo), ho conosciuto tutte persone squisite, desiderose di scambio e di confronto: giapponesine timide e gentili, canadesi un po' indie, lesbiche berlinesi ( 8O ), francesine, e chi più ne ha più ne metta.
Per me potrebbe essere un'esperienza veramente nuova per te; sia mai la volta buona che ti sbocchi e inizi a renderti conto che non tutte le persone inseguono uno stile di vita basata sull'immagine e sul potere economico...
Bè, buona fortuna!
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