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14-08-2016, 21:11
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#1
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Esperto
Qui dal: Mar 2006
Ubicazione: in un tunnel arredato in stile minimal
Messaggi: 1,485
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Appurato che in questa società il marketing è pervasivo e ormai pullulano anche i testi sul personal branding (fare di se stessi un vero e proprio marchio, con tanto di tratti distintivi, una robusta congruenza nel modo di interagire all'esterno, ecc.) la domanda è: avete mai pensato in questi termini?
Può essere un esercizio interessante, un modo più indiretto di approcciare lo spinoso tema della propria identità - attuale e desiderata - e della sua proiezione all'esterno.
In tempi migliori un pochino mi ci ero dedicato, e insomma, se non fosse per la mia clamorosa e secolare incostanza, e un pò di blocchi che avevo, la cosa stava anche funzionando, era divertente che mi chiamassero "cumenda" nonostante facessi l'impiegato Era capitato anche che mi chiamassero Gordon Gekko senza minimamente sapere che sbavo per il primo "Wall Street"
Poi le cose andarono in m...a, e dovetti brutalmente capitolare.
Un'altra volta invece un amico mi disse che una ragazza che mi aveva conosciuto disse di me che gli sembravo un tipo "Genio e sregolatezza", cosa che le piaceva (e non ci combinai nulla, testa di cazzo as usual -.-). Anche questo potrebbe essere un brand interessante
Divertitevi un pò a immaginare quale potrebbe essere il vostro brand, cosa vorreste comunicare all'esterno... male non fa
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14-08-2016, 22:50
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#2
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 423
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mi butterei su un johnny cash e attaccerei briga in poste e supermercati
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14-08-2016, 22:55
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#3
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 11,589
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E' un tema interessante e con vari spunti.
Ciò che però penso è che creare un'immagine di sé sia più importante quando si tratta di un'auto-immagine, cioè del rapporto che si ha con sé stessi, molto più che la dimensione esterna.
Anzi, nei confronti degli altri credo che la cosa migliore sia non seguire nessuno schema. La via per superare i problemi relazionali è sempre (per me, per quello che ne penso io) la spontaneità libera e serena.
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14-08-2016, 23:20
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#4
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Esperto
Qui dal: Mar 2006
Ubicazione: in un tunnel arredato in stile minimal
Messaggi: 1,485
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Quote:
Originariamente inviata da Blue Sky
E' un tema interessante e con vari spunti.
Ciò che però penso è che creare un'immagine di sé sia più importante quando si tratta di un'auto-immagine, cioè del rapporto che si ha con sé stessi, molto più che la dimensione esterna.
Anzi, nei confronti degli altri credo che la cosa migliore sia non seguire nessuno schema. La via per superare i problemi relazionali è sempre (per me, per quello che ne penso io) la spontaneità libera e serena.
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Questi giorni sto leggendo delle cose interessanti sulla psicoterapia breve strategica (Nardone, ecc.), e tra le opzioni terapeutiche annovera l'agire "come se", ma in maniera meno idiota rispetto ai motivatori americani.
Es. mettiamo che pensi di fare schifo al mondo intero.
Il terapeuta ti invita a immaginare cosa penseresti e come ti comporteresti se invece avessi la consapevolezza che il mondo ti apprezza, e ti invita a fare una cosa al giorno che normalmente faresti se tu avessi davvero questa consapevolezza "benigna".
Questo ti porta a innescare l'effetto "Butterfly":se ti mantieni costante, innescherai una serie di piccoli cambiamenti che ti faranno vivere esperienze emozionali correttive, rendendoti conto che si trattava fondamentalmente di pipponi mentali megagalattici.
Il concetto di spontaneità è la più grande cagata che sia mai stata partorita (non sto criticando te, è un discorso in generale), perché, ad oggi, siamo la sommatoria di tutto ciò che ci ha condizionato, la nostra genetica, gli imprinting ricevuti nell'infanzia, i rapporti (e i non-rapporti) con gli altri, le letture che abbiamo fatto, le esperienze che abbiamo vissuto (o vividamente immaginato), i significati che abbiamo attribuito al tutto..
L'agire "come se", così come proposto da "San" Giorgio Nardone e i suoi accoliti mi sembra ragionevole. E' la politica dei piccoli passi.
Ma bisogna avere la pazienza e la costanza di farli. Cosa su cui faccio davvero schifo.
Abbiamo il diritto di scegliere la nostra identità, non credi?
Non ti sto dicendo che è facile... Se fosse facile sarei già sul mio yacht a bere Cristal a canna con due modelline "inginocchiate".
Però, se fatto con costanza (grrrr), a suon di piccoli passi, è possibile creare dei cambiamenti consapevoli, cioè orientati nella direzione che noi vogliamo.
Farci qualche pensierino ha senso secondo me.
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Ultima modifica di filosofo; 14-08-2016 a 23:29.
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15-08-2016, 00:43
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#5
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,102
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A me non interessa pubblicizzarmi rispetto al 'mondo', mi sembra quest'ultimo un termine generico e lontano. L'immagine che vorrei esprimere sarebbe quella di una condizione psicologica - sensoriale in cui possano riconoscersi alcuni, forse, con i quali almeno immaginare di poter trovare degli spazi di comunicazione. Trovare persone (anzi anime!) compatibili insomma, alle quali si possa pensare di rivolgersi, e per farlo non devo rappresentarmi a una distanza non raggiunta (e che probabilmente non raggiungerò mai al di fuori della mia mente), ma esprimere alcune caratteristiche mentali preesistenti ma sotto una luce distorta che tende a renderle più assimilabili all'esterno. Cioè non vorrei usare un marchio progettato per attrarre risorse materiali di clienti, quanto rilasciare un flusso di pensieri - idee - visioni che vadano a incrociarsi con altre esperienze di vita, però in modo implicito come esperimento per avviare nuovi o rinnovati incontri.
Comunque penso che, detto ciò, posso pure provare a darmi un'immagine verbale definendomi 'delirante' e 'indefinito'
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15-08-2016, 02:05
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#6
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Esperto
Qui dal: Mar 2006
Ubicazione: in un tunnel arredato in stile minimal
Messaggi: 1,485
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Quote:
Originariamente inviata da alien boy
A me non interessa pubblicizzarmi rispetto al 'mondo', mi sembra quest'ultimo un termine generico e lontano. L'immagine che vorrei esprimere sarebbe quella di una condizione psicologica - sensoriale in cui possano riconoscersi alcuni, forse, con i quali almeno immaginare di poter trovare degli spazi di comunicazione. Trovare persone (anzi anime!) compatibili insomma, alle quali si possa pensare di rivolgersi, e per farlo non devo rappresentarmi a una distanza non raggiunta (e che probabilmente non raggiungerò mai al di fuori della mia mente), ma esprimere alcune caratteristiche mentali preesistenti ma sotto una luce distorta che tende a renderle più assimilabili all'esterno. Cioè non vorrei usare un marchio progettato per attrarre risorse materiali di clienti, quanto rilasciare un flusso di pensieri - idee - visioni che vadano a incrociarsi con altre esperienze di vita, però in modo implicito come esperimento per avviare nuovi o rinnovati incontri.
Comunque penso che, detto ciò, posso pure provare a darmi un'immagine verbale definendomi 'delirante' e 'indefinito'
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Provo a riformulare la "Marzullata" Dimmi se ho capito.
Vuoi trasmettere all'esterno qualcosa che possa creare punti di contatto con altre persone che si riconoscono in ciò che hai trasmesso. O ancora, una frequenza che possa risuonare con persone che trasmettono la medesima frequenza.
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15-08-2016, 02:50
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#7
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Esperto
Qui dal: Oct 2015
Messaggi: 3,954
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Volente o nolente il mio "personal brand" ricorda il suo
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15-08-2016, 08:10
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#8
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Banned
Qui dal: Jul 2014
Messaggi: 7,102
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Quote:
Originariamente inviata da filosofo
Provo a riformulare la "Marzullata" Dimmi se ho capito.
Vuoi trasmettere all'esterno qualcosa che possa creare punti di contatto con altre persone che si riconoscono in ciò che hai trasmesso. O ancora, una frequenza che possa risuonare con persone che trasmettono la medesima frequenza.
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Un misto tra le due, diciamo che la parola 'contatto' vorrei relegarla a situazioni con un'unica persona, che non vorrei che quella sorta di riverbero sia evidente ma intuito, e che (ma forse ciò non era contenuto nella descrizione precedente) si mantenga comunque un differenziarsi tra le esperienze umane in gioco, che si conservi un proprio personale baricentro e campo di vissuti psicologici, sentimentali (nel senso generale di relativo a sentimenti), percettivi.
(il brand 'Marzullo - style' non lo accetto però...)
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Ultima modifica di alien boy; 15-08-2016 a 08:12.
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15-08-2016, 08:20
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#9
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 11,589
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Quote:
Originariamente inviata da filosofo
Farci qualche pensierino ha senso secondo me.
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Su questo non c'è il minimo dubbio
Il discorso della spontaneità è delicato. Concordo con il fatto che un ideale di spontaneità pura sia illusorio. Noi siamo la sommatoria di tanti fattori, quindi si può (e si deve) aggiungerne di nuovi senza che questo vada a contaminare una "purezza" che non c'è mai stata.
Penso che sia utile, ad esempio, la visualizzazione positiva, il dialogo con se stessi, ragionare sulle proprie priorità, l'esposizione graduale a fonti di stress, ecc..
Però per spontaneità mi riferivo al fatto che nel momento in cui agisci e "vivi", secondo me devi andare libero.
Uso la metafora dello sportivo, che passa ogni giorno le ore ad allenarsi, sistemare, correggere, visionare gli errori, indossare tutori, ma tutto questo gli serve perché poi possa andare in campo e fare le cose giuste in modo spontaneo/naturale/istintivo, nonostante ci siano dietro lavoro e costruzione.
Diciamo che forse questo è l'obiettivo finale e, nella fase "dell'allenamento", l'agire "come se" (conosco un po' Nardone) può essere uno strumento.
Però mi sa di qualcosa di inefficace: io faccio una cosa già dando per scontato che è artificiale. Nego a me stesso che sia vero, quindi indirettamente confermo a me stesso l'idea che io non sia "così". Non so se a me aiuterebbe.
Lo schema che preferisco è, più che agire "come se", fare una cosa diversa: ragionare su ciò che di buono ho, visualizzare me stesso e le situazioni senza farmi condizionare da credenze negative, focalizzarmi su quelle qualità, e poi andare e vivere con questa consapevolezza, che a quel punto è una certezza incrollabile.
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Ultima modifica di Blue Sky; 15-08-2016 a 08:22.
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15-08-2016, 08:38
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#10
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Esperto
Qui dal: Apr 2009
Ubicazione: Provincia di Torino
Messaggi: 6,235
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Dovrei fare il cinico ubriacone alla Bukowski..se non fosse quasi impossibile contenere la mia eccessiva emotività e i sensi di colpa dettati dalla mia educazione fortemente cattolica forse potrei riuscirci
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15-08-2016, 11:00
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#11
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Intermedio
Qui dal: Oct 2014
Messaggi: 173
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Il problema è crederci al proprio personal brand
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15-08-2016, 13:02
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#12
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Principiante
Qui dal: May 2008
Ubicazione: Liguria
Messaggi: 20
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Quote:
Originariamente inviata da filosofo
Questi giorni sto leggendo delle cose interessanti sulla psicoterapia breve strategica (Nardone, ecc.), e tra le opzioni terapeutiche annovera l'agire "come se", ma in maniera meno idiota rispetto ai motivatori americani.
Es. mettiamo che pensi di fare schifo al mondo intero.
Il terapeuta ti invita a immaginare cosa penseresti e come ti comporteresti se invece avessi la consapevolezza che il mondo ti apprezza, e ti invita a fare una cosa al giorno che normalmente faresti se tu avessi davvero questa consapevolezza "benigna".
Questo ti porta a innescare l'effetto "Butterfly":se ti mantieni costante, innescherai una serie di piccoli cambiamenti che ti faranno vivere esperienze emozionali correttive, rendendoti conto che si trattava fondamentalmente di pipponi mentali megagalattici.
Il concetto di spontaneità è la più grande cagata che sia mai stata partorita (non sto criticando te, è un discorso in generale), perché, ad oggi, siamo la sommatoria di tutto ciò che ci ha condizionato, la nostra genetica, gli imprinting ricevuti nell'infanzia, i rapporti (e i non-rapporti) con gli altri, le letture che abbiamo fatto, le esperienze che abbiamo vissuto (o vividamente immaginato), i significati che abbiamo attribuito al tutto..
L'agire "come se", così come proposto da "San" Giorgio Nardone e i suoi accoliti mi sembra ragionevole. E' la politica dei piccoli passi.
Ma bisogna avere la pazienza e la costanza di farli. Cosa su cui faccio davvero schifo.
Abbiamo il diritto di scegliere la nostra identità, non credi?
Non ti sto dicendo che è facile... Se fosse facile sarei già sul mio yacht a bere Cristal a canna con due modelline "inginocchiate".
Però, se fatto con costanza (grrrr), a suon di piccoli passi, è possibile creare dei cambiamenti consapevoli, cioè orientati nella direzione che noi vogliamo.
Farci qualche pensierino ha senso secondo me.
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Interessante "Il concetto di spontaneità è la più grande cagata".
Mi piacciono le novità, sono decisamente contro il buonsenso (in fisica il "buonsenso" ha ritardato tante conquiste) e forse contro quello che viene denominato spontaneità, che non è altro che una sequenza di comportamenti con un fine, semplicemente la sequenza che più spesso abbiamo adottato).
Certo che comunque poggiare su qualcosa di solido (a torto o ragione) come la spontaneità fa il gioco dei dogmi: gente che crede in qualche religione ha una forza e un coraggio maggiori, sebbene il dogma a cui si ispirano sia fuffa allo stato puro.
La spontaneità rientra nel campo "religiosità". Magari meglio adottare lentamente un'altra "spontaneità" più fruttuosa.
Ti posso chiedere l'amicizia?
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15-08-2016, 16:51
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#13
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Esperto
Qui dal: Aug 2016
Ubicazione: Sottozero
Messaggi: 745
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Quote:
Originariamente inviata da filosofo
la domanda è: avete mai pensato in questi termini?
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No, perché non mi assegnerei nessun brand. Non ho bisogno di dovermi proporre a nessuno... E in ogni caso sono una personalità troppo paradossale anche per definirmi in un personal brand . Finirei per promuovere qualcosa che sono a metà.
Bel thread comunque
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