Esperto
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Bel thread anche se non condivido il titolo massimalista che mi ricorda proprio una delle cose che più odio della diatriba politica contemporanea: le tifoserie.
Le tifoserie sono un problema quando si parla di meteo, figurarsi quando si parla di una teoria economica che è stata studiata dai maggiori economisti, politologi, sociologi e persino psicoanalisti. Tant'è che spesso noto giudizi critici rispetto il "capitalismo occidentale" da persone che riducono un intero sistema sociopolitico al suo mero aspetto economico, peraltro diverso ad esempio da quello russo o cinese, come se poi Russia e Cina non fossero a loro volta stati capitalisti; il punto è che bisognerebbe partire da una pregiudiziale: di che capitalismo stiamo parlando? Parliamo del capitalismo borghese o del late stage capitalism? E in che misura era inevitabile l'approdo alla situazione attuale? Potremmo parlarne per anni.
Una cosa che non mi piace del capitalismo è la sua pervasività capace di coinvolgere ogni dimensione della vita umana e di decostruire, deformare, ricreare cose e persone in nome di variabili economiche. Se il capitalismo contemporaneo si limitasse a essere la risultante dell'incontro fra domanda e offerta vivremmo in un mondo razionale dove i bisogni dell'uomo trovano un utile strumento-alleato (appunto la dottrina capitalista), il problema è che il sistema nel complesso ha portato a un cortocircuito che ci ha resi dei bulimici dell'acquisto, degli ingranaggi-fabbrica di denaro e rifiuti, ogni aspetto della vita sul pianeta terra, dalla nascita alla morte, è intrecciato a interessi privati, che siano interessi di piccole realtà (il commerciante che ti vende la sigaretta, lo spacciatore che ti vende la droga) a quelli dei colossi multinazionali (i quali sono i piú inclini a invadere il privato imponendo tendenze, mode, valori effimeri, bisogni nevrotici, in maniera piú o meno esplicita). Trovo che la cosa più odiosa, oltre alla consumazione illogica del pianeta, sia proprio questa penetrazione della mente messa in atto da un sistema giunto a una ricerca di profitto fine a se stessa, senza un obiettivo che sia superiore al mero tornaconto privato; di qui la società-vetrina dove tutto è in vendita, ciascuno in saldo, e non sono più soltanto i "borghesi" a mercanteggiare con beni e individui, ma sono anche i più poveri a comprarsi e a vendersi a vicenda, da YouTube e Onlyfans in su, e a questo punto se la variabile è soltanto il profitto, allora risulta utile minimizzare tutte le possibili resistenze psicologiche e culturali, da qui a cascata la cultura spazzatura, il trash, il sintetico, l'apparente, lo scrollabile, l'essere Quick, e a velocizzazione dei ritmi corrisponde velocizzazione dei cicli produttivi e nevrotizzazione della vita, tant'è che nelle società piú ricche vivono le persone piú alienate, il paradosso supremo.
Fatta questa critica al capitalismo contemporaneo mi piacerebbe anche che le persone si guardassero allo specchio, però. Facile muovere una critica al sistema. Ma il sistema non è soltanto un padrone cattivo che possiede e manipola i suoi sudditi. Anche i sudditi hanno una soggettività e un onere. Dov'è scritto che l'uomo esista per cercare armonia, felicità e serenità spirituale? Meh! Questo pensiero potrà semmai appartenere a piccole sette erudite e trascendentali. La maggior parte delle persone ha schifo della pace e dell'armonia. La maggior parte della gente ama: competizione, violenza, supremazia, conquista, divertimento, materia, passione, sfida. Since Uomo di Neandherthal. Così come sostengo che il capitalismo che viviamo sia una pandemia psicofisica che ha cambiato (in negativo) l'uomo, al tempo stesso non credo che l'uomo starebbe magicamente bene in un altro sistema - questo è l'alibi del tifoso, sempre pronto a prendersela col sistema qualsiasi sia la sua mancanza - tant'è che ci sono miliardari i quali, dopo essersi ritirati sulla loro isola felice, vengono ritrovati morti impiccati perché anche per loro la vita risulta infelice - e loro altro che consumatori schiavi del sistema, loro sono i proprietari del sistema, mentre al tempo stesso ci sono persone povere, "schiavi salariati", che conducono una vita felice, quindi qualcosa non funziona. Qui si parla di psicologia. E qui si apre un altro mondo di implicazioni. Che non credo verrà affrontato perché é molto più rassicurante sventolare la bandiera rossa o al contrario dare dei comunisti ai critici rispetto la società, perché la maggior parte delle persone in questa situazione di degrado prova un paradossale senso di conforto e utilizza la politica soltanto come volgare valvola di sfogo, poi dopo aver messo una X sulla scheda elettorale e dopo aver commentato su qualche social network cosa vuoi che gliene freghi del futuro del paese, di un mondo al collasso, dei suoi figli che cresceranno (se cresceranno) in un inferno dantesco di pubblicità oleografiche, radio che ascoltano, droni delle consegne, fratellini robot e pizze sintetiche (scusate la deriva cyberpunk).
A me piace credere possa esistere un uomo diverso ma non ne trovo traccia fra le masse di qualsiasi paese e qualsiasi tempo. Lo sviluppo di intelligenza e cultura avrebbero dovuto condurci a un uomo nuovo ma invece registro una regressione degli interessi e degli istinti, una ridotta iniziativa individuale (sostituita da un individualismo estremista MOLTO conformista!) e non ho prova empirica sulla effettiva realizzabilità di nuove società come quelle sognate dai socialisti, i comunisti e gli anarchici. Al massimo come società abbiamo realizzato esempi di capitalismo di stato o socialdemocrazie, nessuno ha sconfitto l'odiato capitale. E ormai, vista la sovrappopolazione e la grandezza esponenziale che ha raggiunto l'architettura economica, ormai totalmente globalizzata, credo che non faremo in tempo a vedere società alternative (se non al prezzo di drammatici sconvolgimenti).
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