Perchè sono nato in una famiglia disastrata dove sono il capro espiatorio di due stronzi?
Perché sono incapace di parlare con le persone, perché devo sempre farmi mille paranoie, perché devo continuare a provare di avere contatti umani quando sono un totale disastro che fa solo male alle persone con cui parla?
Perché a me essere ansioso, essere vittima di paturnie?
Perché a me essere paranoico, avere paura di ogni cosa che dico?
Perché a me la depressione, essere costantemente in uno stato di malessere esistenziale, perenne? Di non riuscire a trovare il mio posto in questo mondo, di sentirmi bene a camminare per strada, di sentirmi come una persona?
Perché a me essere costretto a subire abusi fisici, cinghiate, calci, schiaffi così forti da perderci i denti, tutto durante l'infanzia?
Perché ho dovuto subire abuso psicologico dalla mia famiglia?
Perché a me una vita dove le delusioni, il sentirsi inadeguato, è la cosa più comune?
Perché a me essere nato, non poteva nascere un'altra persona, qualcuno di migliore, al posto mio? Io dopotutto sono uno sbaglio, non dovevo nascere, né dovevo sopravvivere.
Perché a me la morte mi ha rifiutato, perché non mi ha preso quando da bambino stavo per morire? Quella sarebbe stata l'unica nota positiva di questa vita completamente irrilevante e inconseguente, mi sarei risparmiato tutti questi anni di sofferenza e dolore inflitto a chi ha tentato di interagire con me e con il mio odio profondo, con uno scansafatiche, con un perditempo. A che è servita quella doccia di sangue a parte traumatizzarmi ancora di più da bambino? Ci potevo crepare e andava meglio, tutto evitato, sai quante vite migliorate.
Perché a me passare l'infanzia fra assistenti sociali, tra psicologici, psichiatri, perché passare una vita in questi ambienti?
Perché ho dovuto subirmi mille sedute? Perché subirmi mille "c'hai questo, c'hai quello"? Perché sentire mille cose contrastanti che non fanno fatto altro che confondermi ancora di più?
Perché devo essere la pecora nera della mia famiglia, il figlio inutile, il figlio da nascondere, lo scheletro nell'armadio? Ho capito che non so tenere un comportamento "normale" nella presenza di persone, ma non sono così imbarazzante.
Perché devo sempre essere la seconda scelta per le persone, in ogni cosa? Mentre io devo essere pronto a cambiare vita, a fare questo, a fare quello, a sopportare X e Y contemporaneamente?
Perché a me gli attacchi di panico ad alzarmi dal letto? Perché i tremori? Perché il freddo perenne interiore e non?
Perché a me la vita non fa altro che dare delusioni su delusioni? Capisco che con le delusioni si può imparare, ma ormai è una cosa così ricorrente che non mi fa dormire, è una canzone ripetitiva.
Perché svegliarmi è sempre un trauma? Sempre e solo immediata tristezza al risveglio, terrore.
Perché sono sempre un peso per le persone? Appesantisco sempre la vita altrui con il mio malessere, pure se non dico niente, si nota, si vede, si percepisce, nessuno merita di essere esposto a tutto quello che io sento.
Perché sono un disastro nervoso? Mi hanno rubato anni della mia vita, mi hanno distrutto ogni possibilità di sviluppare una mia autostima, nemmeno si è formata.
Perché sono così tremendamente incapace ad esprimere affetto? Perché qui mi hanno solo solo insegnato odio.
Perché a me non riuscire a stare in luoghi chiusi con tante persone?
Perché a me non riuscire ad integrarmi in nessun posto? A scuola, i bambini non parlavano nemmeno con me perché non ero vivace, non mi esprimevo, stavo sempre per conto mio in ogni occasione e nemmeno quello andava bene.
Perché accade tutto a me? Non ho capito cosa ho fatto per essere maledetto così tanto, manco avessi l'anima di un bastardo, ma sono marchiato a subire la dannazione eterna, c'ho il destino già scritto con solo tragedie su tragedie.
Perché non posso mai stare bene? Voglio un attimo dove posso dire che tutto è bello, che mi sento benissimo, roba che non mi accade nemmeno nei sogni.
Insicuro, impaziente, incapace.
Ho poco interesse a stare al centro dell'attenzione o a essere accettato per quello che sono, poiché consapevole che sono un caso umano che non appartiene a nessun posto.
Io non voglio fare niente. Io non voglio essere niente. Io non voglio essere. Non voglio necessariamente morire, ma avrei preferito non esistere. Tanto io sono solo uno dei tanti, sono una comparsa, qualcuno di irrilevante.
La gente prova a sistemarmi, come se fossi rotto. E' naturale voler aiutare, ma la depressione non ha una ragione, non ci sta una chiara soluzione. Quando qualcuno mi dà consigli, mi sento sotto pressione perché devo attuarli, non voglio frustare l'altra persona, non voglio farla stare male come me, portarla a fondo con me perché nessuno deve stare come me. E' tremendo stare intorno alle persone, uscire, e dover far finta che va tutto bene, agire come se niente è mai andato male, è grottesco, surreale. Quando devo fare qualcosa, penso a ogni singolo passo che dovrò fare per farlo, con chi dovrò interagire, che chiamate fare, vestirmi, mettere le scarpe, pettinarmi, poi mi presento, vedo le persone e voglio di nuovo tornare a casa e rinchiudermi in camera mia senza lasciar entrare la luce del sole. Ogni passo è una fatica e non aiuta che il processo in sé è già insormontabile, immenso. Roba che mi sveglio e mi tremano le gambe o non riesco ad alzarmi. Niente appetito, ma poi dovrei alzarmi, aprire il frigorifero, prendere qualcosa o che, fare questo, quello e quest'altro e poi dovrò pure lavare il piatto, quindi no, niente.
Voglio acqua fredda? La metto nel congelatore, poi per tutta la giornata non c'ho voglia di smuovermi per andare a prenderla, ma il pensiero mi tormenta e mi distrugge, al punto che provo a motivarmi in ogni modo ma niente, non si va perché troppo stanco, apatico, disinteressato a prendermi cura dei bisogni del mio corpo. Non esiste modo per motivare me stesso ad essere motivato. Sempre esausto, mentalmente e fisicamente, fare qualunque cosa è l'equivalente di scalare l'Everest. Ti senti debole, ti senti fallito, tutto sembra che non avrà mai fine e se esiste una via d'uscita, non penso che io la troverò.
Ma poi quando provi a parlare, a dare senso a quello che vuoi dire, esprimere, ciò che dici è sempre diverso da quello che c'è nella testa.
Poi vai a letto, ed è mistero. O ti svegli alle 3 di mattina o alle 10 di sera quando non c'hai niente da fare. Poi quando ti svegli presto, vai a lavoro, c'hai il cervello così fritto che a stento riesci a distinguere esseri umani e mosche o se quel giorno niente lavoro resti sveglio e fritto fino a quando non crolli di nuovo a orari che sono assurdi.
Fare amicizie? Anche traumatico, a stento riesci a guardare te stesso negli occhi allo specchio e pretendi di farlo con altre persone? Una relazione poi sarebbe solo un disastro, perché tendo a sparire, a dover stare da solo, farei solo soffrire la ragazza, non le saprei dare affetto né potrebbe darmi quello che voglio, colmare il vuoto lasciato da ciò che non ho ricevuto durante l'infanzia. Però a lungo andare questo non si sostiene, ma se qualcuno si avvicina eventualmente o sono io ad allontanarli o loro a abbandonarmi.
Ultima spiaggia è poi provare i farmaci che poi ti causano mille robe e ti uccidono ancora di più il corpo, la voglia di fare le cose, con nuove ansie che nascono. E poi ci sta lo psichiatra. Ti ascolta mentre ti lamenti del nulla, ma perché? Perché gli dai 80 euro per ogni visita. A lui non interessa davvero. E' pagato per farlo, basta. A nessuno frega un cazzo, a lui non frega un cazzo, a me non frega un cazzo. Avete presente quando la gente dice di voler tornare indietro a quando erano bambini? Io non lo vorrei mai, non voglio ritornare a quel periodo dove le botte erano cosa comune ogni giorno.
Non è malattia. Questa è la natura che prova a dirmi di farla finita, la selezione naturale. Non sono adatto all'umanità.
Non sia mai che si presenti qualcosa di positivo, perché poi pensi di dover essere felice, ma non lo sei e sprofondi ancora di più nel baratro.
Ogni interazione è un trauma nuovo: avrei dovuto dire quello, fatto quello, se ero qualcun altro avrei gestito meglio la situazione, di tutto. Qualunque cosa fai, dici, esprimi, gli altri l'avrebbero fatto in modo migliore. Sei inadeguato a prescindere, tu fallisci al punto di partenza.
Vai incontro a questo vuoto, questa sofferenza, con escapismo. Perché non importa quanto può fare male, ne puoi uscire fuori temporaneamente. Fai tutto il possibile per non essere te stesso, che sia dormire per non vivere, o bere fino a quando sei totalmente ubriaco, incapace di pensare, di agire, ma almeno spegni il cervello, stai meglio in quel momento, ti senti libero dalla negatività e da quanto è orribile essere te stesso, essere me. Posso avere una bella giornata, una brutta giornata, ma la realtà è che finisce tutto allo stesso modo: Ti penti di essere ancora vivo. Mi viene detto che parlare è una perdita di tempo per me, per gli altri, ed è vero. Faccio solo stare male gli altri e li porto con me nel mondo distorto in cui vivo, non riesco mai a fare stare bene una persona, nemmeno chi mi vuole stare vicino e finisco sempre per allontanarli con questo orrore che ho dentro.
Rendetevi conto, questa sarebbe la "vita". Il grande dono che ci viene dato. Un dono che viene deformato, fatto a pezzi, dalla gravità della depressione. Un parassita che ti consuma, che mira solo a far ritornare tutto al nulla. Non puoi vincere in alcun modo, vince sempre lei, ma ti convince che vinci tu.
Non riesco più a scrivere, quello che ho scritto è completamente disordinato, pensieri su pensieri e cose tremendamente inutili, inguardabili, e la testa è pesante perché sto continuando a bere, ma a breve mi sa che finisco per crollare come giusto che sia ma poi mi devo anche svegliare presto, essere presentabile, quindi sai che grande giornata mi aspetta!