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15-09-2021, 23:13
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#1
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Esperto
Qui dal: Nov 2020
Messaggi: 534
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È un modo di pensare che non offre una scala di grigi o molte alternative, sostanzialmente chi soffre di questo modo di pensare vede la realtà dove è tutto bianco o tutto nero e siccome difficilmente si trova la perfezione in se stessi e nella propria vita,il più delle volte si arriva ad avere una visione completamente negativa.
Una situazione tipo (che a me capita... quasi sempre!) può essere legata ad una conversazione o un contesto sociale dove magari si è un po ansiosi. Magari tutto va abbastanza bene la quasi totalità del tempo, poi a causa di una frase sbagliata, una piccola gaffe, o un momento imbarazzante, ecco che tutta la situazione vissuta viene rivista e archiviata con vergogna o come una conferma di incapacità, o ancora fallimentare (in caso di colloquio o in una situazione giudicante) solamente per un dettaglio andato storto.
Se non si è perfetti ci si sente degli impostori, non si riesce ad accettare la via di mezzo e può essere un limite, in quanto vengono ridotte alternative e strade possibili per affrontare un problema, senza contare il fatto che ogni scelta può essere vissuta con la pressione del tutto o niente.
Qualcuno ha provato ad adottare pensieri o strategie per allontanarsi da questo tipo di pensiero, aumentando quindi le alternative a disposizione?
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16-09-2021, 00:10
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#2
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Esperto
Qui dal: Aug 2018
Ubicazione: R'lyeh.
Messaggi: 942
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Si vive in un mondo di estremi emotivi e razionali.
Usando il tuo esempio, che capita anche a me: puoi avere una conversazione con qualcuno, magari poi non ti chiamano il giorno dopo. Il pensiero va subito su cosa gli hai detto il giorno prima, analizzando ogni dettaglio, forse non ci sta nemmeno nulla di male, cose normali.
Però riesci a trovare qualcosa che non va, che per qualche motivo potrebbe aver infastidito l'altra persona. Si fa largo ai pensieri che magari l'altra persona non vuole più sentirti, che l'hai fatta stare male, che non era mai davvero interessata a te e ti ha solo usato perché voleva parlare con altri.
O è con te o è contro di te.
Non è razionale. Quando si manifestano questi episodi la tolleranza e empatia verso l'altra persona è zero, si vede la relazione, la conversazione, in luce negativa. Ci sentiamo ingiustamente criticati, gelosi, feriti.
Bisogna ricordare che non tutti sono qui per abbandonarci o per farci del male, né si fanno tutte le nostre paranoie in una conversazione. E' una battaglia costante dentro di noi, essere emotivamente stabile non è cosa da poco. E' importante mantenere il controllo, evitare di reagire in modo eccessivo a un singolo episodio "negativo" che viene ingigantito solo e esclusivamente da noi stessi. No, non saremo mai perfetti nel controllare queste cose, così come non saremo perfetti in generale. Ma si può convivere con esse per arrivare a una parvenza di normalità.
Un passo verso vedere le cose in "grigio" è identificare queste parti tossiche e autodistruttive di noi stessi in modo da sopprimerle sul nascere quando entrano in gioco.
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Ultima modifica di Laurence; 16-09-2021 a 00:12.
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16-09-2021, 06:25
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#3
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,197
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Quote:
Originariamente inviata da Texas
È un modo di pensare che non offre una scala di grigi o molte alternative, sostanzialmente chi soffre di questo modo di pensare vede la realtà dove è tutto bianco o tutto nero e siccome difficilmente si trova la perfezione in se stessi e nella propria vita,il più delle volte si arriva ad avere una visione completamente negativa.
Una situazione tipo (che a me capita... quasi sempre!) può essere legata ad una conversazione o un contesto sociale dove magari si è un po ansiosi. Magari tutto va abbastanza bene la quasi totalità del tempo, poi a causa di una frase sbagliata, una piccola gaffe, o un momento imbarazzante, ecco che tutta la situazione vissuta viene rivista e archiviata con vergogna o come una conferma di incapacità, o ancora fallimentare (in caso di colloquio o in una situazione giudicante) solamente per un dettaglio andato storto.
Se non si è perfetti ci si sente degli impostori, non si riesce ad accettare la via di mezzo e può essere un limite, in quanto vengono ridotte alternative e strade possibili per affrontare un problema, senza contare il fatto che ogni scelta può essere vissuta con la pressione del tutto o niente.
Qualcuno ha provato ad adottare pensieri o strategie per allontanarsi da questo tipo di pensiero, aumentando quindi le alternative a disposizione?
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Qua però dipende anche dalle situazioni, un solo piccolo guasto ad un motore può non farlo partire, che poi uno vuol ragionare in termini di grigi e dire "ma è un piccolo guasto" ciò non toglie che il motore adesso o parte o non parte.
Per questo poi anche tutti 'sti discorsi psicologici superficiali non mi hanno mai davvero convinto.
E' anche l'esistenza che in certe zone funziona così, ci sono soglie che possono rappresentare la presenza o l'assenza di qualcosa.
Alla fine anche se uno suddivide tutto in grigi poi lo stesso i grigi comunque avranno soglie nette tra loro.
Se mangi al di sotto di una certa soglia muori, e o muori o non muori.
L'orgasmo o lo raggiungi eiaculando o non lo raggiungi, se desideri cose del genere dovrai per forza di cose ragionare in questi termini.
Uno dice, ma mi sono avvicinato, sì, ti sei avvicinato ma se a te stava a cuore quella situazione là, che ti sei avvicinato cosa conta?
Certe cose le provi al di sopra di certe soglie, magari al di sotto non avverti nulla, in casi simili come fai a ragionare in termini di grigi?
Se sei a chilometri di distanza dalla superficie del mare e ti serve dare una boccata d'ossigeno, il fatto che ti avvicini alla superficie di dieci metri lo puoi anche catalogare come un grigio, ma a te non interessa avvicinarti, il tuo scopo in questi casi è respirare.
In casi del genere ci sono delle soglie, e non si può ragionare affatto in termini di grigi, non è così scontato farlo.
O le cose stanno così in questo modo, o non stanno cosìì, è un'altra dicotomia che c'è e basta, uno poi può anche mettere in mezzo quel che vuole, probabilità, stati sovrapposti e quant'altro, si ripresenterà di nuovo e sempre ad altri livelli e dal tutto e niente non ci si libera mai.
Se ti volessero condannare a morte, il fatto che ti sei avvicinato a convincerli che fossi innocente non ti salva dalla ghigliottina o quel che è.
Se un tizio si avvicina al comodino dove c'è la pillola che ha comprato in farmacia e non la prende, non è che si trova in uno stato di grigio da assunzione del medicinale (ha assunto una quota del principio attivo) rispetto a un tizio che al comodino non si avvicina proprio, anzi il medicinale non l'ha proprio comprato, anzi non è andato proprio dal medico. Non gode affatto di una quota del principio attivo rispetto all'altro che non ha fatto proprio tutte queste cose finché non l'ingerisce effettivamente la pillola.
E così via, ci sono spesso, anzi, quasi sempre, queste soglie.
Per me tutti 'sti discorsi critici degli psicologi e altri se analizzati bene lasciano il tempo che trovano.
Uno dice ma ragioni in termini di tutto o niente dici "tutti" e "nessuno", che è la dicotomia scorretta, lo stesso poi qua c'è un tutto e niente con la dicotomia "tutti" "non tutti", o si verifica la prima situazione o la seconda e grigi non ce ne sono più.
L'avvicinamento può aver senso se siamo abbastanza sicuri che è una questione di tempo e abbiamo davvero le risorse per raggiungere quel qualcosa che interessa, se già da ora sappiamo che quella soglia quasi sicuramente non riusciremo a superarla, perde un po' di senso la cosa ed è comprensibile che se un tizio non raggiunge quell'obiettivo che gli sta a cuore e si avvicina soltanto poi resta deluso (potrebbe rimanere più deluso del tizio che non si è avvicinato nemmeno), fare poi il discorso relativo al tutto e niente non so in casi del genere a cosa serve.
Che so due squadre fanno una partita, una delle due fa diecimila azioni e tiri, ma non centra mai la porta, si avvicina il pallone a questa porta in modi imbarazzanti, ma dentro non ci va mai, l'altra squadra fa una sola azione efficace, dritta all'obiettivo e vince. Alla fine non dovrebbero restare delusi i perdenti?
L'avvicinamento a qualcosa in qualsiasi senso non è detto che permette di godere di qualche benficio di quel qualcosa in una qualche quota, finché non si raggiunge effettivamente o magari si superano certe soglie i benefici magari stanno ancora a 0.
Se io non sento nulla rispetto ad una stimolazione e un altro mi dice "ma siamo vicini alla stimolazione che sentivi dovresti provare qualcosa!", fa un ragionamento scorretto per me, non è detto affatto che dovrei provare una certa quota di sensazione, così come non è detto che senti qualcosa a livello sonoro se si va sotto certe soglie e ti avvicini a quella in cui inizi a sentire qualcoa. Non senti una mazza per quanto il suono sale o si avvicina a questa soglia, suoni più forti e deboli in certi sensi si può mostrare magari che ci sono ma per te sono tutti equivalenti a livello percettivo al silenzio.
Perciò per me dipende anche da cosa uno cerca e desidera e cosa uno prova effettivamente, è piuttosto relativa la cosa, la presenza o meno di questi grigi dipenderà da questa cosa a monte.
Se io non provo soddisfazione per un "grigio" che si avvicina solo in qualche senso alla soglia che mi dà soddisfazione non credo che sia una cosa assurda, mi sa che è normale.
Me lo possono anche dire a parole che dovrei provare una quota molto alta di soddisfazione essendomi avvicinato molto, ma se io non la provo, non la provo. Si potrebbe essere vicini alla soglia in cui dovrei sentire qualcosa e io non sento comunque nulla.
Queste soglie da cosa sono date?
Non saprei, ma direi che non sono uguali per tutti. C'è chi deve ingozzarsi per sentirsi sazio e chi deve mangiare pochissimo, perciò non si possono generalizzare a tutti più di tanto.
Anche per i suoni sarà così per un sordo ci sarà solo il silenzio e basta, altri invece discretizzeranno in modi diversi un presunto continuo (dico presunto perché si assumerà a monte che c'è).
Si può fare anche con i colori, se ci fosse davvero una sfumatura che contiene tutte le tonalità di grigi ognuno di noi ad un certo punto non le distinguerà più e vedrà un tutto unito là dove c'è una sfumatura continua.
Il ripetere a parole che c'è una sfumatura non riuscirà a farti percepire la sfumatura continua, le parole non riusciranno ad intaccare il sistema percettivo, continuerai a vedere una scala fatta di sagome e di scatti discreti che da un certo grigio saltano nettamente in un altro.
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Ultima modifica di XL; 16-09-2021 a 07:51.
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16-09-2021, 08:34
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#4
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,197
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Quote:
Originariamente inviata da Eracle
Secondo me invece il post iniziale nel caso specifico riportato ha il suo valore, la dicotomia perfezione-disastro può essere un pensiero che sovviene, ma in questa "linea retta" che passa dai due punti ci sono infiniti punti in mezzo che possono essere "posso migliorare", "ho combinato un piccolo guaio", "è andata abbastanza bene"; quindi al di là della dicotomia esiste-non esiste, che per forza di cose è un modo duale di vedere le cose, all'interno dell'esiste, soprattutto nei pensieri e nelle emozioni, ci sono delle sfumature, anche nel mangiare, se guardo al fatto che mangiando sotto una certa soglia muoio, è anche vero che mangiando un po' di più non muoio ma mi resta la fame, un po' di più sono sazio, un po' di più e mi sento pieno, e tutte le sfumature e sensazioni che ci stanno in mezzo.. certo che la nostra mente afferra in modo più netto gli opposti, ma le sfumature o comunque la varietà di situazioni sparse nello spazio e non ai due opposti della retta sono lì..
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Ma queste soglie qua sono soggettive comunque.
Se un tizio provasse davvero solo la sazietà o la non sazietà rispetto ad un altro non è che osservando che quest'altro percepisce sfumature intermedie inizierà a percepirle anche lui.
Oggettivamente possiamo osservare una sfumatura di quantità di cibo continua che è uguale per tutti se si ha una bilancia che funziona in modo accurato (o qualcosa di simile), soggettivamente le discretizzazioni possono essere molto diverse, e saranno sempre composte da salti dal tutto al niente intermedi.
Quante sfumature di grigio percepisci in relazione ad una sfumatura continua non puoi deciderlo tu a tavolino, dipende dal tuo sistema percettivo a monte.
Se si volesse misurare il piacere che si prova ottenendo questo e quell'altro, gli scatti, le soglie e così via varieranno da persona a persona.
Tre persone mangiano la stessa ed identica quantità di cibo, uno dei tre dice "sento ancora fame come se non avessi mangiato nulla", l'altro dice "io mi sento sazio" e l'altro ancora "io un po' pieno mi sento" ora chi dei tre avrebbe ragione?
Certo è che qualcosa hanno mangiato tutti e nella stessa quantità.
Per uno dei tre anche se quella quantità non era niente, a livello percettivo coincideva col niente, per l'altro invece era tutto per un altro qualcosa.
Poi quanti scatti intervallano il senso di non aver mangiato nulla con la sazietà?
Possono variare da persona a persona anche questi, al limite potrebbero essercene anche due soli.
Oggettivamente c'è la sfumatura, soggettivamente c'è quasi sempre una discretizzazione della sfumatura in certi scatti e una vera e propria sfumatura secondo me non esisterà mai a livello percettivo.
"posso migliorare", "ho combinato un piccolo guaio", "è andata abbastanza bene"
Questa già sono valutazioni, ad esempio che cosa valuti quando dici "è andata abbastanza bene"?
Se hai tirato in porta e ti sei avvicinato a segnare, oggettivamente in un certo senso si può misurare quanto un tiro si avvicina alla porta, ma sei tu poi che soggettivamente appioppi la valutazione "è andata abbastanza bene" riguardo ad un tuo senso di soddisfazione che misura le cose che ti capitano, che è simile al senso di fame, poca fame, sazietà ecc. ecc. dei tre tizi.
Non è una cosa che sta in quel che capita o in un qualsiasi avvicinamento oggettivo, fa parte del tuo sistema percettivo che appioppa queste cose qua. Non capirei nemmeno di preciso che significa che c'è un modo giusto o sbagliato di appiopparle perché magari quel tale avvicinamento oggettivo può essere anche soggettivamente irrilevante per qualcuno, dipende.
Puoi anche sapere oggettivamente che il tuo tiro in porta si è avvicinato di un infinitesimo alla porta, come il tizio che ha mangiato qualcosa sa benissimo di aver mangiato qualcosa come gli altri, ma non provare alcun senso di "è andata abbastanza bene" così come il tizio che ha mangiato qualcosa non sente alcun senso di "aver mangiato qualcosa".
Per me non si ha a che fare nemmeno con pensieri, sono valutazioni percettive e non vedo perché mai non potrebbe esserci qualcuno che ha soglie e divisioni diverse da altri. Non credo che con la logica o il ragionamento si possa intaccare o modificare un sistema percettivo, al più magari con l'allenamento potrebbe modificarsi, a furia di assaggiare vini magari il cervello si modifica e si iniziano a sentire sfumature e differenze rilevanti per il sistema di gratificazione che prima erano assenti, ma non so se è una cosa sicura.
Date tre bottiglie di vino...
Uno potrebbe classificarli dal migliore al peggiore, un altro non li distingue in modo rilevante per il suo sistema di gratificazione e gli potrebbero sembrare 'na schifezza uguale tutti e tre, per un altro lo stesso, ma sono buoni tutti e tre ugualmente, e un altro ancora potrebbe dire che due sono allo stesso livello e l'altro è peggiore.
Rispetto al primo per alcuni quelle tre possibilità collassano in una.
Cognitivamente dubito che possa generarsi un qualche senso diverso di gratificazione, forse a livello comportamentale con l'addestramento potrebbe essere generata una cosa del genere.
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Ultima modifica di XL; 16-09-2021 a 10:26.
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16-09-2021, 08:51
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#5
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Esperto
Qui dal: Dec 2019
Ubicazione: Monsters in the parasol
Messaggi: 2,697
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Io mi sarei accontentato dei grigi, ma nemmeno quello. Ora non esiste dicotomia in quanto tutto o niente non ha alcun valore. Vedo tutto come un amalgama informe senza alcun significato, ci sono sole i giorni vuoti e senza senso che mi separano dalla morte.
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16-09-2021, 10:47
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#6
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Esperto
Qui dal: May 2021
Ubicazione: Veneto
Messaggi: 602
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Quote:
Originariamente inviata da Texas
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La cosa interessante è che hai compreso la natura del pensiero problematico, quindi in che senso non riesci a superarlo?
Più propriamente parlerei di astrazione selettiva (piuttosto che di dicotomia), nel senso che tendi a focalizzarti sui singoli aspetti negativi (i dati critici ansiogeni) e giudicare l'intera esperienza come "andata male", nonostante l'esperienza complessivamente non sia riducibile a quelli.
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16-09-2021, 12:56
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#7
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Esperto
Qui dal: May 2021
Messaggi: 2,091
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Si è vero, ogni volta che affronto situazioni sociali non ho mai un bel ricordo proprio per quello, mettici anche la depressione persistente e in pratica hai solo ricordi grigi.
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16-09-2021, 15:19
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#8
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Esperto
Qui dal: Nov 2020
Messaggi: 534
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Quote:
Originariamente inviata da Dr. House
La cosa interessante è che hai compreso la natura del pensiero problematico, quindi in che senso non riesci a superarlo?
Più propriamente parlerei di astrazione selettiva (piuttosto che di dicotomia), nel senso che tendi a focalizzarti sui singoli aspetti negativi (i dati critici ansiogeni) e giudicare l'intera esperienza come "andata male", nonostante l'esperienza complessivamente non sia riducibile a quelli.
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Si, è tendenzialmente così, tendo a giudicare, il più delle volte, qualunque esperienza come andata male o come fallimento, perché mi focalizzo su singoli aspetti negativi.
Del resto, per giudicarle positivamente, avrei bisogno di vivere esperienze praticamente perfette, quasi fossero situazioni ideali, che per loro natura sono ovviamente rare.
Vorrei poter provare a "perdonarmi" se durante una conversazione o un determinato contesto non fossi stato impeccabile, accettare che un errore o un momento di difficoltà non significhi per forza che tutto quel vissuto sia un fallimento.
Accettare una via di mezzo, accettare l'errore senza renderlo totalizzante credo possa portare al beneficio di avere minor paura di essere giudicato e quindi espormi con meno fatica a contesti giudicanti.
Se io stesso sono il primo a giudicare un fallimento una intera esperienza per magari una virgola fuori posto, è nornale poi assumere un comportamento evitante se sono il primo a giudicare male me stesso e provare vergogna.
Poi, oltre a questo, magari uscire dallo schema del pensiero binario (tutto o niente, bianco o nero), possa magari aprire la mente all'idea che per ogni problema o circostanza ci possono essere più soluzioni ai problemi e non solo un paio.
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16-09-2021, 17:25
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#9
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Intermedio
Qui dal: Nov 2019
Messaggi: 187
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Non conoscevo il termine per questo stato mentale, lo aggiungo al mio cv di fobico.
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16-09-2021, 18:45
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#10
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Esperto
Qui dal: May 2021
Ubicazione: Veneto
Messaggi: 602
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Quote:
Originariamente inviata da Texas
Vorrei poter provare a "perdonarmi" se durante una conversazione o un determinato contesto non fossi stato impeccabile, accettare che un errore o un momento di difficoltà non significhi per forza che tutto quel vissuto sia un fallimento.
Accettare una via di mezzo, accettare l'errore senza renderlo totalizzante credo possa portare al beneficio di avere minor paura di essere giudicato e quindi espormi con meno fatica a contesti giudicanti.
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Infatti la strategia principale è quella di ridimensionare (non ingigantire) agli eventi diciamo critici, negativi etc. che possono capitare, e al contempo focalizzare anche le cose che sono andate bene in un'esperienza, in modo da avere un quadro più completo e realistico della situazione.
Poi tieni presente che il modo in cui percepisci i tuoi "errori" non coincide con il modo in cui lo percepiscono gli altri. Può succedere che per te ad esempio aver detto o fatto una certa cosa sia grave o catastrofico, e attribuisci anche agli altri la tua percezione delle cose (es. "avranno pensato male di me" etc.) mentre dall'esterno gli altri hanno una percezione del tutto diversa.
Quindi è importante avere anche una visione più realistica del pensiero altrui al fine di ridimensionare i propri "errori" e di conseguenza le proprie ansie.
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