Per la gioia di Fuoriposto (e di lui solo):

Lesson number tuèèlv.
"Il figobullo imprevisto".

Me ne andavo una mattina a spigolare..
No, me ne andavo un pomeriggio in bus a scholaguida facendo la sauna,
perfettamente tranquilla e senza la consueta ansia-pre-guida che
solitamente mi assale già quando mi sveglio e mi impedisce ad esempio di STUDIARE
(basta un niente per non farmi studiare).
Ero proprio placida e cercavo anche di autoindurmi la preoccupazione
pensando alla guida che mi aspettava, ma non c'era verso.
Era uno di quei rari casi in cui arrivo a fare qualcosa o esco da qualcosa
senza la minima preoccupazione e quasi fregandomene.

Che è anche peggio, secondo me.

Cioè, perché te arrivi lì placido e serafico e alla fine all'improvviso arriva il nervoso.
E allora tanto valeva essere nervosi fin da subito, invece di illudersi.

Insomma, arrivo nella bellissima zona pedonale con mezz'ora di anticipo e
allora confido di perdere tempo guardando qualche negozino.
Mentre cammino passo accanto a un gruppetto di ragazzette fighette che,
sedute su una panchina, sono intente a una perizia grafologica su delle scritte che imbrattano la stessa.
Probabilmente volevano identificare misteriosi spasimanti che avevano celebrato le loro virtù.

Mi fermo a sbavare davanti a un negozio di valigie con la mente a trecento km più a nord e poi decido di appropinquarmi alla scholaguida.
Odo, passando vicino a un giardino, dei bambini che cantilenano
"Francesco è bu-co! Francesco è bu-co!" e un po' rimango interdetta.
Sono maledettamente in anticipo, se entro nella scholaguida non riesco a
resistere per più di cinque minuti (soprattutto se c'è il nano malefico) e allora mi invento di avere sete e di avere bisogno di acqua gassata a garganella.
E in effetti ero disidratata come una prugna secca.
Sono in piena zona pedonale, nel cuore commerciale della mia cittadina e non mi viene in mente un cavolo di bar.
Convinta che la gente seduta sulle panchine stia a guardare ME, faccio finta di sapere esattamente dove andare e mi eclisso dietro un condominio.
Faccio il giro dell'isolato e cosa vedo? Una panda bianca parcheggiata. E chi vedo? Il Figobullo che si avvia dove stavo andando io.
Mi tocca pedinarlo.
"Tanto io c'ho Crapapelada, oggi!!" ho pensato tranquillamente.
Ero in anticipo di un quarto d'ora e Crapapelada non c'era ancora.
Il Figobullo, vedendomi, rimane un po' puzzled e poi si informa dalla padroncina sulla presenza dell'allievo che gli sarebbe dovuto toccare.
E che non c'era.
"Vai, allora vieni con me" mi dice.
Nooooooo!!
Ecco che la calma mi abbandona e va a p***.
"Come va, L.?" mi domanda,
e io gli dico "Uhmmm....bene.." annuendo col capo e facendo l'espressione quella che vuol dire "Ma sì, come no! Credici! Ti sto assecondando dicendoti che va bene, ma ti sto prendendo per il culo" e infatti anche lui mi guardava annuendo serio come a prendermi per il culo a sua volta.

Sistemo nervosamente specchietti e quant'altro e parto decisa (for the first time).
Infatti lui lo nota e dice "Oh via, ti vedo decisa. Così mi garbi".
"Sei stata al mare, L.?" mi domanda.
"No" rispondo io.
"Fammi indovinare...hai studiato?"
"Sì"
"Te ttu studi troppo. Ti fa male".


Dopo due o tre guide di non delinquenza, ha ripreso a chiamarmi delinquente e questo mi lusinga.


Faccio le solite cavole di rito,
una curva con la frizione giù (non avevo capito che si scala PRIMA della curva e non DURANTE, ma ora lo so) perché ero nel pallone,
un parcheggio sbagliaterrimo che quasi strisciavo lo specchietto nell'ape che avevo affiancato e poi rimanevo sempre troppo lontana dal marciapiede. "La geometria!" mi diceva lui, ma a me la geometria m'ha sempre fatto schifo.
Poi ho notato che in alcune occasioni il pedale del freno resta premuto per default il che significa che lo tiene premuto lui al posto mio il che significa che non deve fidarsi molto.

Eppure oggi ho scoperto che effettivamente il freno non mi dà la scossa se lo pigio.
Anzi, quasi quasi ci piglio gusto

A un certo punto m'è scappato di mano il cambio e allora lui m'ha ripreso e m'ha fatto vedere per l'ennesima volta la presa equivoca con cui va afferrato.
"MA C'AVEVO LA MANO SUDATA, M'ERA SCIVOLATO!!!" gli ho bociato (perché un timido non sa giustificarsi in maniera pacata: gli scappa sempre il grido stizzito e piagnucoloso, nello sforzo di tirar fuori un filo di voce).
Ma come sempre avevo torto.

Arrivando a un incrocio, m'è venuto il dubbio di non essermi incolonnata nella corsia giusta e allora gliel'ho chiesto.
Lui m'ha spiegato che in quel caso andava bene ma solo perché da qualche parte c'erano le transenne e allora in caso contrario io avrei dovuto stare dall'altra parte perché se no vattelappesca.
Non c'ho capito un kaiser.
E gliel'ho pure detto, ma lui dice che capisco cose molto più difficili e che queste son bazzecole.
Mah.

Alla fine congedandomi m'ha detto "Brava" (ahahahaha, che simpatico!).
E a me m'è parso che la guida sia durata meno del dovuto. Di solito uno sfora un po' e fa un po' più di mezz'ora. Invece ho la sensazione di aver fatto meno di mezz'ora.
Ma sicuramente è solo un'idea mia (e non era certo lui che voleva sbarazzarsi di me as soon as possible).


Il problema è che a 'sto punto lui non dovrebbe più dirmi nulla, limitandosi a dirmi da che parte andare.
E invece io non riesco a non farmi dire quello che devo fare via via.
Forse perché inconsciamente voglio fare guide all'infinito e non patentarmi mai.