Quote:
Originariamente inviata da Manny
Certe volte il senso di frustrazione deriva proprio dal non essere in grado di restare al passo con i requisiti sociali che la società ci chiede molto velatamente.
Quella frase è chiaramente un estremo, uno sfogo al quale non credo neanch'io, ma che nasce come risposta opposta a ciò che la società (il mio super-io) mi chiede.
|
Siamo membri della società.
La società è formata dai membri della società.
Dobbiamo dunque giungere alla conclusione che ognuno chiede al prossimo quel che non vuole a sua volta sentirsi chiedere?
Non basterebbe smettere di pretendere assurdità dal prossimo e rendersi conto tutti che non abbiamo realmente bisogno di quel qualcosa che i membri della società si chiedono a vicenda finendo con il sentirsi perennemente in competizione e insoddisfatti?
Altrimenti non posso che giungere inevitabilmente a una conclusione: non abbiamo bisogno del prossimo, ma di quello che "quel prossimo" può darci.
"Il valore di qualcuno è dato dal valore che crea". Mi sembra l'unica (triste) conclusione possibile, a questo punto.
Così che, se fossimo in grado di crearci quel valore da soli, il prossimo sarebbe...superfluo.