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Discussione: Siamo quel che siamo o quel che abbiamo vissuto? Rispondi alla discussione
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13-01-2013 13:56
a.a.a
Re: Siamo quel che siamo o quel che abbiamo vissuto?

Quote:
Originariamente inviata da niky Visualizza il messaggio
Siamo quel che siamo e ciò che abbiamo vissuto, con preponderanza del secondo aspetto
Quoto,anche secondo me è così.
13-01-2013 13:56
lizbon
Re: Siamo quel che siamo o quel che abbiamo vissuto?

se fossimo solo quel che abbiamo vissuto allora noi evitanti non siamo niente?
13-01-2013 13:50
niky
Re: Siamo quel che siamo o quel che abbiamo vissuto?

Siamo quel che siamo e ciò che abbiamo vissuto, con preponderanza del secondo aspetto
13-01-2013 13:45
Baloordo
Re: Siamo quel che siamo o quel che abbiamo vissuto?

Siamo ciò che viviamo poichè siamo tutti in balia delle circostanze esterne.
Ovviamente c'è un istinto insito in noi e dentro di noi che non dipende dalle circostanze e da altri fattori, ma è molto difficile che emerga totalmente e completamente.
13-01-2013 12:22
Halastor
Re: Siamo quel che siamo o quel che abbiamo vissuto?

Secondo me siamo ciò che siamo.
Ma ciò che siamo spesso non lo sappiamo.
13-01-2013 12:12
Dani93
Re: Siamo quel che siamo o quel che abbiamo vissuto?

Allora io dico che le esperienze fanno molto, l'ambiente in cui cresci, cosa vivi, ecc... per farti arrivare con un determinato carattere.... MA, se capisci che quelle cose ti hanno fatto male e cerchi di staccare con quel passato, con quell'ambiente, mettere una barriera e dire: "da oggi sono un altra persona", e cercare di vivere un nuovo inizio, si può migliorare o cambiare, facendo uscire il vero carattere interiore.... poi dipende sempre dall'individuo. Ma ci vuole molta forza di volontà. Io penso che le uniche cose da fare siano, dimenticare il passato, non rimurginare sui problemi, pensare che siamo sulla stessa barca e che c'è gente anche più sfortunata, fregarsene di cosa pensa la gente su di noi, guardare al presente e al futuro e nn guardare più indietro, fare nuove conoscenze, far venire fuori il tuo vero carattere... solo così si può acquistare autostima ed ottenere degli obbiettivi, se si sta lì, chiusi nel proprio mondo senza reagire, è un circolo vizioso da cui non si esce. Sono l'ultima persona che ne dovrei parlare, visto che sono stato molto chiuso nel mio mondo, ma forse con una scintilla psicologica, voglia di reagire e di cambiare, forza di volontà.... la situazione si può accettare e di conseguenza cercare di migliorare, senza stare lì a ripensare alla tua situazione infelice e ai problemi. Più facile a dirsi che a farsi certo, ma non impossibile. Io molte volte ricado in depressione, ma sto cercando veramente di uscirne da questa situazione.... fregarmene della mia famiglia, di cosa pensa la gente... la vita è mia... è anche se servirà del tempo una schance la devo avere.
13-01-2013 10:06
Viridian
Siamo quel che siamo o quel che abbiamo vissuto?

..Della serie, ricicliamo le questioni annose, del tipo, è nato prima l'uovo o la gallina?

Qualche settimana fa, mi sono imbattuto in un videogame di recente produzione, ispirato al genere punta&clicca 2D, che ha vissuto il suo momento di gloria negli anni '90. Gli appassionati del genere non mancano ed inoltre - immagino - risulta molto più facile lavorare ad un progetto che sia graficamente meno impegnativo, per cui di tanto in tanto ne spunta qualcuno. Anche nel ventunesimo secolo, ebbene si.

Sono un retrogamer affezionato e quindi, se possibile, non me ne faccio sfuggire nessuno.

Ebbene, stringo il brodo. L'esperienza videoludica di cui sopra è intitolata Gemini Rue ed è ambientata nel "classico" immaginario di futuro distopico orwelliano, colorato (per modo di dire) da pennellate di grigio proprie delle avventure grafiche indie/sci-fi. Chi conosce Beneath a Steel Sky, probabilmente farà un piccolo tuffo nel passato.

Di seguito, vi riporto la scena finale - presumo che nessuno ci stia giocando, in caso contrario, smettete di leggere immediatamente (). Consiglio agli altri di spostarsi verso il quarto-quinto minuto.


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Molto in breve, il tema centrale del videogioco si snoda attorno ad una sorta di centro di riabilitazione, gestito dal Big Brother di turno, che si procura malcapitati "pazienti" da sottoporre a continui lavaggi del cervello e rieducare a suo piacimento, rendendoli militari efficaci e costruendo un passato ed un'identità artefatti per ciascuno di essi.

Per non ridurre allo stato vegetativo le sue vittime, il Big Brother risparmia dal resetting l'area cerebrale propria delle facoltà cognitive e della coscienza.

Per forza di cose, in alcuni pazienti questa coscienza sopita riemerge, in completa assenza di un bagaglio di ricordi e di una vita passata, lasciando intendere che, forse, l'identità non è correlata alle esperienze vissute.

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Torniamo nella realtà. Ed abbandoniamo i fantastici mondi romanzati.

Fermo restando che si tratta di un discorso inestricabile e che le variabili in gioco psico-socio-genetiche sono innumerevoli, secondo voi è veramente così?

Secondo voi l'indole, il carattere che ci ritroviamo sono "dentro di noi", sono parte di una sorta di componente istintuale.. oppure sono necessariamente correlati alle esperienze che viviamo?

Penso spesso a quando alcuni di voi scrivono, "io non ero timido ma mi ci hanno fatto diventare, come vorrei tornare indietro agli anni delle superiori, se non avessi subito tot. bullismo, se non avessi vissuto quella delusione d'amore sarei diverso!".

L'ipotesi più plausibile vorrebbe che il nostro "io" sia frutto di un delicato equilibrio tra la natura personale e la compagine empirica.

E voi cosa ne dite?



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