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Discussione: gruppi di autoaiuto Rispondi alla discussione
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13-07-2009 20:58
calinero
Re: gruppi di autoaiuto

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Originariamente inviata da esposizione Visualizza il messaggio
QUOTO AL 100%
BASTA CON LE DEFINIZIONI: NORMALONI, ESTROVERSONI, BASTA !!
secessionista!

13-07-2009 15:33
Intro-spettivo
Re: gruppi di autoaiuto

Quote:
Originariamente inviata da esposizione Visualizza il messaggio
QUOTO AL 100%
BASTA CON LE DEFINIZIONI: NORMALONI, ESTROVERSONI, BASTA !!
io sono dell'idea che purtroppo le etichette le abbiamo impiantate nel cervello, l'essere umano proprio funziona così.
Se non vuoi chiamarla norma, estroversione-inteso come estroversione esagerata, forzata e obbligata, non un modo di essere estroverso- (ke è OGGI un modo di essere normali, perché se vedi i nonni e amici dei nonni erano ben + tranquilli, la frenesia di sta società fatta solo di coglionazzi è nata da poco, direi un decennio in maniera così spinta, prima era decisamente meglio, lo dico confrontando la situazione giovanile tra oggi e 10 anni fa quando andavo a scuola io -e gia i miei nonni dicevano "cacchio come andate veloci!"), comunque la chiamerai in un'altra maniera cioè un modello cui inconsciamente e senza possibilità controllo tendi ogni giorno per poter dire "appartengo" per calmierare la rabbia, per dare senso alla vita, per cercare una "casa". nel mondo perfetto questa "norma" (o estroversione o zia candalia), psicologicamente identificata nel super-io barra giudice interiore barra genitore barra amici e gruppo etc etc dovrebbe essere in linea con il nostro modo di essere. Le identità + disparate si sfogliano poi tra differenze (oggi in realtà viviamo in migliaia di società, non in una sola, le possibiliòtà, secondo me in termini negativi, visto su cosa hanno attecchito, si sono moltiplicate ma non sempre per creare valore, penso che ci sia troppa scelta) del proprio modo di essere intimo che nessuno può toccare anche volendo (normalmente a livello di comportamenti generali, di un range di aspettative generiche, non parlo di come ti vestirai nella vita), la propria educazione e la fantasia che uno mette tra sfuggire all'omologazione oppure appoggiarvigisi. insomma siamo tutti comunque un po' inquieti sempre: quando apparteniamo vogliamo trovare la nostra particolarità, quando siamo soli vorremmo appartenere. Certo che se questo salto è esagerato oppure qualcuno è particolarmente portato a trovarsi proprio come carattere rispetto a qualcuno ke invece riesce ad adattarsi bene...beh la probabilità di lamentarsi, di sviluppare problemi è maggiore!

Va beh una penso interessante divagazione per dire: la norma esiste eccome ed è un concetto ben chiaro nel cervello, secondo me non esistono le etichette psichiatriche, ma perché sono cannate alla grandissima, come dimostrano diversi siti (magari non sono tutte completamente cannate eh...). di certo raggiunto un certo livello di analisi personale le etichette non vanno più bene. come fai a dire "ossessivo compulsivo" e basta? kissa ke motivazioni personali ha poi lo sfogo di fare tutto quello che fa un ossessivo. come vedi in questo caso l'etichetta va bene solo per "identificarlo", ma qualunque ossessivo poi avrà strutturato questo comportamento evidentemente umano diversamente da un altro e su quello ovviamente si lavora
13-07-2009 11:25
esposizione
Re: gruppi di autoaiuto

Quote:
Originariamente inviata da inadatto Visualizza il messaggio
Non condivido nulla di tutto ciò. Qui nessuno insegue i "normali" ( che vuol dire poi ? chi lo è davvero? ) idealizzandoli come categoria perfetta e felice.

Qui ci sono persone che possono anche stare bene con se stesse , con le proprie passioni i propri interessi etc. ma che a causa di fobie , paure, timidezza , ansia e tutto il resto non riescono talvolta ad interagire in modo naturale e sereno con le altre persone

Il voler superare questi problemi non significa ne cambiare "categoria" come dici te , ne divenire altro da se , ma semplicemnte riuscire a realizzare una vita più piena e soddisfacente perchè una vita di solitudine , di scarsi o nulli rapporti sociali , la felcità all'interno di noi ( come dici te ) non la potrà mai dare..tutto qui!

Possono cambiare i metodi ( farmaci, meditazione , psicoterapia, autoconvincimento, metodo del "buttati e prova" etc.etc. etc. e ognuno ha le sue idee a riguardo) ma l'obiettivo credo sia quello


QUOTO AL 100%
BASTA CON LE DEFINIZIONI: NORMALONI, ESTROVERSONI, BASTA !!
13-07-2009 01:36
Intro-spettivo
Re: gruppi di autoaiuto

allora visto che si parla tanto di intro-estroversione vi posterei questo:

www.legaintroversi.it/vademecum-introversione.asp
è una onlus per la tutela dei diritti degli introversi
http://www.legaintroversi.it/statuto.asp
e il programma che nel breve periodo e nel lungo periodo la lega, presenziata dal dottor Anepeta che è, a parer mio, prima che dottore bla bla antipsichiatra bla bla e tutto il resto terapeuta etc soprattutto un antropologo, visto che inserisce ogni persona nel suo contesto storico, vorrebbe apportare nelle scuole e, se la cosa funziona, proprio come ripresa dei valori che abbiamo perso via via con l'avvento del capitalismo sfrenato filoamericano o filo...boh filo mortificante a parer mio.
28-12-2007 02:36
giuly
Quote:
Originariamente inviata da pain-MI
ma no sarebbe simpatico trovarsi invece..io ci sono.. (sono nuovo..e tr giù in qst periodo)
sei di grosseto?
19-12-2007 21:45
pain-MI ma no sarebbe simpatico trovarsi invece..io ci sono.. (sono nuovo..e tr giù in qst periodo)
19-12-2007 20:45
zero Osservare i propri pensieri, questo è tutto il da farsi.
16-12-2007 02:36
gerrard beh il post di zero è interessante,l'ho letto tutto e da un lato devo dire che non ho perfettamente capito gli ultimi due tipi di felicità,sopratutto l'ultimo,ma vabbeh se mi va m'informerò.
sul primo tipo pienamente d'accordo con te ,non ho nulla da dire.
Per quel che riguarda ciò che hai chiamato serenità,mi è sembrato quasi di cogliere un significato non dissimile ad una sorta di aridità interiore,mi sembra lontano dal concetto più comune di vera serenità.
Per quel che riguarda le c.d. persone normali,d'accordissimo con te che soffrono come noi,magari anche non in maniera più attenuata,ma se è cosi' perche' chiamarli normali?
nel post precedente poi hai parlato di accettazione del proprio stato .
Se il termine è utilizzato come condizione personale di disagio,allora non ci sto.Uscire dalla sofferenza ,e quindi cambiare lo stato delle cose è possibile;concordo quando dici che è ciò che è dentro di noi a poterci rendere felice,allora ciò implica l'accettazione dei nostri TRATTI CARATTERIALI,non dello stato di ansia,fobia ,depressione ecc....
è accettando questi ultimi che si cambia il nostro stato
15-12-2007 03:17
giuly
Quote:
Originariamente inviata da TheSorrow
Quote:
Originariamente inviata da zero
Non si può guarire perché non c'è malattia da cui guarire. La sofferenza che proviamo non è generata dal nostro stato, ma dalla non-accettazione del nostro stato
riassumi in tre righe la situazione.. come già detto, perfetto.




















purtroppo ... :cry:
NON è COSì...questo stato può cambiare ...
15-12-2007 03:15
giuly
Quote:
Originariamente inviata da pure_truth
Quote:
Non si può guarire perché non c'è malattia da cui guarire. La sofferenza che proviamo non è generata dal nostro stato, ma dalla non-accettazione del nostro stato
Di fatti usare la parola guarire è improprio. Si dovrebbe cercare di stare meglio.
E poi cosa c'entra che non accettiamo il nostro stato? Non lo accettiamo perchè ci fà stare male,è una colpa?
Ci vogliamo migliorare...anche se siamo tra fobici non siamo tutti uguali,ed ognuno può portare la sua esperienza a sostegno/giovamento di un altro.
Se qualche fobico ha mai tratto giovamento da un altro fobico? Mi pare proprio di si,sennò questo forum sarebbe vuoto.

Per favore,non cercare di diffondere la tua disillusione/rassegnazione.
Grazie.
grazie concordo in pieno... se noi tutti siamo su questo forum è perchè ne traiamo un pò di giovamento...
La sua rassegnazione se la può tenere per sè...
11-12-2007 19:55
zero
Quote:
Originariamente inviata da inadatto
...
Sono d'accordo con te, superare i problemi non vuo dire cambiare categoria. Dovresti solo dirlo ad alcuni forumisti, che sembrano non condividere. :lol:

Rinrazio severn e aggiungo che come non ci si può laureare in matematica leggendo un post, neanche si impara a meditare leggendo un post. Io non ho imparato a meditare per inciso. I classici, abbastanza straraccomandati da tutte le tradizioni (in quanto imparziali):
http://www.internetbookshop.it/book/...plain-and.html
http://www.internetbookshop.it/book/...he-buddha.html
http://www.internetbookshop.it/book/...heart-the.html
http://www.internetbookshop.it/book/...ody-going.html
Per chi non legge l'inglese:
http://www.internetbookshop.it/code/...ella-pace.html

Vorrei chiudere quà se è possibile. Chi è d'accordo fa bene, chi non è d'accordo fa altrettanto bene anzi meglio (il b. si fonda sul dubbio, siete a cavallo), e chi vuole provare, anche solo per curiosità a leggere un libretto di cento pagine e non ha la carta, scelga "contrassegno".

Ciao
11-12-2007 13:03
inadatto
Quote:
Originariamente inviata da zero
Il grande errore che le persone in difficoltà, che vogliono abbandonare la propria categoria per raggiungerne un'altra è questo: Pensare che l'altra categoria sia felice, serena, spensierata. I normali soffrono come noi, anche se in maniera più attenuata! Non è diventare normali, cosa per altro più impossibile che ardua( se non facendosi di farmaci), che ci renderà felici. L'obiettivo sembra bello e luminoso, ma non lo è. La felicità si trova all'interno di noi, NON ACCONTENTATEVI!
Non condivido nulla di tutto ciò. Qui nessuno insegue i "normali" ( che vuol dire poi ? chi lo è davvero? ) idealizzandoli come categoria perfetta e felice.

Qui ci sono persone che possono anche stare bene con se stesse , con le proprie passioni i propri interessi etc. ma che a causa di fobie , paure, timidezza , ansia e tutto il resto non riescono talvolta ad interagire in modo naturale e sereno con le altre persone

Il voler superare questi problemi non significa ne cambiare "categoria" come dici te , ne divenire altro da se , ma semplicemnte riuscire a realizzare una vita più piena e soddisfacente perchè una vita di solitudine , di scarsi o nulli rapporti sociali , la felcità all'interno di noi ( come dici te ) non la potrà mai dare..tutto qui!


Possono cambiare i metodi ( farmaci, meditazione , psicoterapia, autoconvincimento, metodo del "buttati e prova" etc.etc. etc. e ognuno ha le sue idee a riguardo) ma l'obiettivo credo sia quello
11-12-2007 04:18
severn
Quote:
Originariamente inviata da pure_truth
dunque, zero, indicaci la via per questa sorta di Nirvana...

Magari ci può essere utile!
la meditazione vipassana è utilizzata anche in occidente e la insegnò il buddha, ecco come procedere:

* Contemplazione del corpo
o Consapevolezza del respiro
o Consapevolezza delle posizioni del corpo
o Consapevolezza delle azioni del corpo
o Consapevolezza delle parti del corpo
o Consapevolezza degli elementi
o Nove contemplazioni del cimitero

* Contemplazione delle sensazioni

* Contemplazione della mente

* Contemplazione degli oggetti mentali

Si fa tuttavia presente come il Buddha indicasse in una sinergia tra queste pratiche un cammino credibile in quanto la tecnica della Vipassana senza un preventivo esercizio di concentrazione - Samatha - risulta futile, e pericoloso, quanto andare in battaglia con una spada non affilata.
11-12-2007 01:42
pure_truth dunque, zero, indicaci la via per questa sorta di Nirvana...

La mia non è una provocazione, ti sto seriamente chiedendo di esplicare a tutti , sinteticamente, come raggiungere queste altre felicità.

Magari ci può essere utile!
11-12-2007 00:52
zero
Quote:
Originariamente inviata da giuly
non credo a quello che dici e non saranno certo le tue parole ad impedirmi di curarmi e stare bene come sono sicura che starò.
Vedrai che starai bene. Tutto ciò che occorre è capire quali siano le cose che ti fanno stare male, senza fare ciò ahimè difficilmente potrai stare bene! La mia non è ne disillusione ne rassegnazione, è la più viva speranza che le persone possano superare ogni limite di felicità che neanche si sarebbero immaginati.

Mettiamo per un attimo da parte la Fs e chiudiamola in un contenitore più grande, quello delle cose che ci rendono infelici. Cerco di spiegarti qual'è il punto di vista di molte persone riguardo al significato di "essere contenti", il thread verterà unicamente su questo argomento.

Si possono distinguere quattro tipi di contentezza, di intensità crescente: Contentezza per il contatto sensoriale, contentezza emotiva, contentezza per la concentrazione, contentezza per la comprensione.

Contentezza per il contatto sensoriale: E' la più fragile e debole. Non possiamo sempre ottenere il piacere che stiamo cercando, e anche quando lo facciamo ci scappa continuamente, non c'è possibilità di provare piacere costante attraverso i cinque sensi. Siamo felici nei momenti in cui il contatto sensoriale è piacevole, siamo infelici nei momenti in cui esso non lo è, quando non sentiamo le parole che vorremmo sentire, non gustiamo quello che vorremmo gustare, vediamo quello che preferiremmo non vedere. Proviamo dispiacere sensoriale quando fa troppo caldo o troppo freddo, quando veniamo torturati o pestati a sangue, quando stiamo nella stessa posizione per lungo tempo. E' impossibile passare una vita senza sperimentare contatti sensoriali spiacevoli, ed è impossibile fare altrettanto senza sperimentare contatti piacevoli, il bilancio spesso finisce pari. E' una direzione pericolosa: La società occidentale è totalmente impostata su quest'obiettivo, che si traduce in ricchezza, avarizia, volere piacere e più piacere senza comprendere l'irrimediabile natura "cangiante" di questo tipo di contentezza, inafferrabile.

Contentezza per l'emozione: E' la contentezza che sperimentiamo tramite le emozioni, più intensa e prolungata di quella sensoriale. Ci sono cinque tipi di emozioni che creano questo tipo di contentezza: L'emozione derivante dall'amore condizionato e incondizionato, l'emozione derivante dalla Compassione, l'emozione derivante dal Gioire-con-gli-altri, l'emozione derivante dalla serenità.
La descrizione delle singole fonti è molto complicata, noi di solito sperimentiamo unicamente la prima. L'amore condizionato è il sentimento che proviamo per una od un gruppo finito di persone, quali ad esempio i propri genitori, la propria ragazza/moglie, i propri figli. L'amore incondizionato è un sentimento più puro e profondo, esteso ad ogni essere vivente senza alcuna distinzione, che sia esso umano o "animale". E' quello che provavano e provano Madre Teresa, Thich Nhat Hanh, Gandhi e molti altri. La compassione è l'emozione che si prova nel comprendere la sofferenza all'interno di ogni individuo, da Hitler a Luther King, che porta all'equità e alla comprensione di tutte le persone, senza giudizio e pregiudizio. La gioia-con-gli-altri è l'opposto della tristezza, della depressione, non si tratta di ridere con gli amici: Si prova gioia-con-gli-altri quando una persona o un gruppo finito di persone hanno più successo di noi, sono più brave di noi, e noi ne siamo contenti. E' molto difficile, si tratta dell'eliminazione dell'invidia, che richiede altre premesse. La serenità Si ottiene attraverso l'unione della seconda, della terza e della quarta emozione. Non è l'assenza di problemi/tensioni/seccature, quelle ci sono sempre, per qualsiasi individuo: E' l'assenza della nostra reazione negativa a ciò. Una seccatura è tale solo se noi associamo a quell'azione-parola-avvenimento un significato negativo per noi-altri. Quando una parola sarà solo una parola e uno schiaffo solo uno schiaffo, come un tavolo è solo un tavolo e una montagna è solo una montagna, saremo sereni. Queste sono le emozioni che creano felicità, ce ne sono altrettante che creano infelicità, che conosciamo anche troppo bene, non mi dilungo sulla loro descrizione.

Contentezza per l'attenzione: La mente è sempre in movimento, di giorno e di notte. Questo terzo stadio di contentezza, di gran lunga più intenso e INstabile di ogni tipo di contentezza emotiva, si raggiunge concentrandosi per lungo tempo su una signola cosa, qualsiasi cosa, e quindi fermando il proprio pensiero. Può essere il battito cardiaco, il respiro, un muro bianco. L'ho sperimentata una sola volta, di recente, non è descrivibile con un linguaggio comune, per quanto sofisticato. Se ne avessi avuto facoltà sarei restato in quello stato per sempre, fino alla morte. Dura un secondo, un istante, prima che la mente si accorga di non essere in movimento, e riprendere giudicando, classificando e schematizzando l'esperienza: "E' straordinario, cosa mi è successo?". Poche persone al mondo riescono a protrarsi oltre una manciata di secondi, e ancor di meno a mantenerla a volontà.

Contentezza per la comprensione: E' la felicità massima. Deriva dalla completa comprensione dei/del fenomeni/o fondamentali/le: Impermanenza, Insoddisfazione, Non-Esistenza dell'Io. Sono interconnesse, ognuna implica le altre due, sono l'ordine e il significato che si cela dietro la natura e la vita. La persona che le comprende ha compreso ed eliminato le radici della sofferenza, non c'è niente di più da fare.


Questi, sempre secondo alcuni, sono i quattro tipi di contentezza. Molti di noi credono che non esista nulla al di là della contentezza sensoriale e della contentezza derivante dall'amore condizionato. Al di là di esse si apre invece un intero universo.

Il grande errore che le persone in difficoltà, che vogliono abbandonare la propria categoria per raggiungerne un'altra è questo: Pensare che l'altra categoria sia felice, serena, spensierata. I normali soffrono come noi, anche se in maniera più attenuata! Non è diventare normali, cosa per altro più impossibile che ardua( se non facendosi di farmaci), che ci renderà felici. L'obiettivo sembra bello e luminoso, ma non lo è. La felicità si trova all'interno di noi, NON ACCONTENTATEVI!

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Detto ciò, sono solo parole. Chi per qualche strano motivo fosse marginalmente interessato ai Metodi per scalare i quattro stadi (tre, in realtà), può chiedermelo.

Migliori auguri, e vita felice.
10-12-2007 21:48
pure_truth
Quote:
Non si può guarire perché non c'è malattia da cui guarire. La sofferenza che proviamo non è generata dal nostro stato, ma dalla non-accettazione del nostro stato
Di fatti usare la parola guarire è improprio. Si dovrebbe cercare di stare meglio.
E poi cosa c'entra che non accettiamo il nostro stato? Non lo accettiamo perchè ci fà stare male,è una colpa?
Ci vogliamo migliorare...anche se siamo tra fobici non siamo tutti uguali,ed ognuno può portare la sua esperienza a sostegno/giovamento di un altro.
Se qualche fobico ha mai tratto giovamento da un altro fobico? Mi pare proprio di si,sennò questo forum sarebbe vuoto.

Per favore,non cercare di diffondere la tua disillusione/rassegnazione.
Grazie.
10-12-2007 20:59
giuly
Quote:
Originariamente inviata da zero
Sono solo supposizioni, non ho sperimentato niente e continuo a non essere felice. In questo stato quello che dico vale come quello che dice jacopo25 (nulla). Ma a volte me ne dimentico.
non credo a quello che dici e non saranno certo le tue parole ad impedirmi di curarmi e stare bene come sono sicura che starò.
10-12-2007 16:40
zero Parliamo di due cose diverse.
08-12-2007 19:42
zero Sono solo supposizioni, non ho sperimentato niente e continuo a non essere felice. In questo stato quello che dico vale come quello che dice jacopo25 (nulla). Ma a volte me ne dimentico.
08-12-2007 11:13
TheSorrow
Quote:
Originariamente inviata da zero
Non si può guarire perché non c'è malattia da cui guarire. La sofferenza che proviamo non è generata dal nostro stato, ma dalla non-accettazione del nostro stato
riassumi in tre righe la situazione.. come già detto, perfetto.




















purtroppo ... :cry:
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