ECHO non ha giustificazione per la sua altissima qualità, sia concettuale che artistica. Primo ed ultimo prodotto della casa di produzione Ultra Ultra che è fallita poco dopo.
Presentato come un bizzarro gioco di enigmi in realtà è una vera e propria opera artistica, che usa riferimenti mistici uniti ad una visualizzazione eccezionale per immergere il giocatore in un'ambiente angosciante.
La trama è narrata dalla voce incorporea di London, un' intelligenza artificiale mutilata del diritto alla singolarità e En, una ragazza incaricata di resuscitare il proprio padre/mentore/padrone, la cui forma è distillata in un cubo color rubino installato come uno zaino sulla schiena della sua tuta.
E l'ambientazione è il Palazzo.
L'architettura grafica del gioco è stata costruita con l'unreal engine 4, specializzato nella simulazione di materiali e giochi di luce. Il palazzo è l'ambientazione di gioco, un'intero pianeta trasformato in un'unico oggetto dedicato alla trascendenza. Il gioco inizia sull'astronave/mentore London , e di conseguenza sulla superfice del Palazzo, senza fornire alcuna indicazione su dove e cosa fare.
per istinto ci si addentra sempre più in basso, fra le inquietudini di En e London che non sanno nulla nè sul percorso nè sulla natura del luogo stesso. L'impatto con il Palazzo lascia senza fiato il giocatore,con la sensazione di essere entrati in una chiesa o in un'antico tempio. La costruzione delle colonne, del soffitto, delle porte rimanda a qualcosa che scimmiotta un'ambiente umano ma che in verità non lo è stato mai. I riferimenti a 2001 sono costanti, con le luci e la simmetria del luoghi, uniti alla loro vertiginosa profondità e al silenzio senza fine in una costruzione che appare senza uscita.
