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Discussione: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia Rispondi alla discussione
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03-07-2009 01:09
audaX
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

la società non rispecchia molto il http://www.fobiasociale.com/raduno-m...e-terza-10873/
03-07-2009 00:54
vikingo
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

io vedo molto conoscezenze superficiali,in un societa' basata sull individualita',chi frega il prossimo vince,amici veri pochi anche per gli estroversoni,comunq io sto provando ad uscire con qualcuno di nuovo,vorrei andare al mare ma non ho trovato ancora con hci andarci,voglio una bella abbronzatura come gli altri...
02-07-2009 17:48
meryoc
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

MAT niente di piu falso , di gente disposta a conoscere c'e' e come forse tu hai difficolta ' a relazionarti e ti sembra che gli altri ti chiudano le porte ma nn e' cosi, di contesti per conoscere se ne trovano a bizeffe se solo si e' disposti a 360° a farsi avanti
02-07-2009 16:09
muttley
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

Per me già il fatto di andare a lavorare ogni mattina equivale a prostituirsi...è qualcosa che va contro le mie idee
02-07-2009 01:38
animaSola
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

Uhm quella mi sà che arriva solo se ti sei prostituito:P
02-07-2009 01:34
muttley
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

Una rossa nel senso di una Ferrari?
02-07-2009 01:19
animaSola
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

Solo dal titolo si riconoscono i tuoi topic

Hai una Rossa all orizzonte?
02-07-2009 00:47
muttley
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

Mi trovo a riesumare questo topic dalle ceneri, all'alba di una prova sociale a cui ho deciso di sottopormi. All'epoca mi portò foruna...riuscirà ancora una volta il nostro eroe a eccetera eccetera?
01-02-2009 11:42
giova88depresso
Quote:
Originariamente inviata da valmor
Se si vuole entrare in un circolo di amicizie ho notato anche io che bisogna farlo quando si sta formando, ovvero nei primi tempi di un ciclo scolastico, di un corso, attività di gruppo, quando le persone individui si conoscono e formano gruppetti che poi si chiudono in sè. Ovviamente bisogna trovarsi con gente con cui può esserci questa vicendevole curiosità, interesse e confronto su quelle cose significative per noi, aprendosi senza paura di mostrare anche le nostre insicurezze e debolezze, relazionandosi come esseri umani. Altrimenti il rapporto diventa di tipo formale perchè si rimane sempre ad un livello impersonale e di rito. Questo spiega forse la forte difficoltà a rapportarsi in contesti formali dove ci si relaziona su argomenti impersonali e small talk. In questo tipo di rapporto non ci vedo senso, se c'è mutuo interesse e ci si apre senza aver paura di mostrare le debolezze bene, altrimenti meglio solo. Inoltre come ha detto clizia riconoscendosi nella mancanza di contatti con il mondo sociale rituale, un pò si è degli spiriti liberi, e al di là dei problemi dentro di noi è presente un desiderio un pò avventuroso di condivisione e conoscenza che molti socialmente inseriti magari non hanno più.
MA......FORSE FORSE RIESCO A SMENTIRE CIò CHE è STATO DETTO IN STO POST E CIò CHE HO DETTO IO STESSO POST FA E MESI FA...

Ovvio che una volta che si è formato un gruppo il nucleo tende a rimanere quello...perchè è giusto così...le persone si conoscono e imparano ad affezionarsi...
ma in quasi tutte le compagnie poi c'è un vortice di conoscenze/amici di amici che gira intorno...e lì gira chje ti rigira se tu sei simpatico e accetti di passare qualche sera da "nuova entrata" beh....non è poi così difficile essere accettati....

conferma? quello che ho fatto io ieri....ho scherzato con quei ragazzi ch enon vedevo da quando eravamo bambini, co ngli altri membri della compagnia che incontravamo in giro e che poco dopo ci lasciavano ecc...ecc....

E' vero che una volta formata una compagnia all'interno non hanno alcuna fretta di conoscere altra gente....MA SE SEI TU DISPOSTO A METTERTI IN GIOCO/ESTROVERSARE....Beh le cose iniziano a cambiare....

x muttley: ma insisti insisti...infatti....la sensazione di infastidire il prossime è soltanto in testa...rompi le balls fino allo sfinimento 8)
01-02-2009 05:29
muttley Ho scritto questo post sull'onda emotiva di un evento (o prova sociale, come si suol dire da queste parti) a cui avevo scelto di partecipare questa sera. Sapevo che all'evento sarebbero state presenti un paio di persone che ebbi modo di conoscere quest'estate, in seguito ad una bella e coinvolgente serata passata in loro compagnia. Ebbene, nonostante le promesse di nuove frequentazioni, malgrado i numeri e i contatti msn scambiati, finora si era concluso tutto in un nulla di fatto.
Questa sera le ho riviste entrambe, in particolar modo una di loro mi ha subito riconosciuto e abbiamo passato la serata a discorrere come conoscenti di lunga data, isolandoci dal contesto circostante. Questa stessa persona mi ha inoltre descritto agli altri come un individuo interessante, capace di stimolare la sua curiosità, "uno che al primo impatto sembra timido, ma invece...", uno che "ecco perché lui è un grande, perché puoi parlargli di tutto e conosce tutto" e via discorrendo.
Ci siamo lasciati con la promessa di rivederci, sarà forse la volta buona in cui il famigerato fessbook mi verrà in aiuto?
Ovviamente tocca a me, devo farmi sentire, insistere, non temere come al solito di essere inopportuno e impiccione, provare e riprovare. La sensazione di infastidire il prossimo risiede principalmente nella mia testa.
01-02-2009 00:11
dottorzivago Concordo con Clizia, infatti io nn ci spero piu nel mio, inserimento in una comitiva di amici, la mia rete di consocenze è troppo poco fitta, x questo spero d fidanzarmi e entrare nel mondo degli adulti che vedono lavoro,partner e solo qualche volta amici, pero bisgona trovare una ragazza abbastanza matura o almeno che nn senta la necessita di avere una vita piena di amicizie, occasioni mondane o altro.

Per entrare in una comitiva bisogna entrarci quando questa è all'inizio, per farlo dopo bisgona essere quasi estroversoni, è difficle anche per i normaloni.
Come dicevo si è in una situazione dove si è "sorvegliati speciali", gli altri si vedono da anni tutte le sere o week end, fanno sempre le stesse cose, quindi ti osservano perche sei la novità e questo nn è sempre facile da sopportare
01-02-2009 00:10
mefiori
Quote:
Originariamente inviata da muttley
chi è da solo e vuole emanciparsi dalla sua condizione si trova dinnanzi una strada in netta salita. O sono io ad essere pessimista?
Boh..io in sto periodo mi sto ponendo micro obiettivi..uno di questi è parlare con chiunque (genitori, commesse, impiegate dei centri per l'impiego9, prof, volontariato,gente che non sentivo da un pò, gruppo di mutuo aiuto,piscoterapia, raduni)..vedo che se mi muovo io.. qlcosina si muove in risposta. La soluzione deiproblemi è lontana..penso un giorno allavolta e cerco di non farmi prendere dai pesnieri catastrofici,

Lilly
31-01-2009 23:49
valmor Se si vuole entrare in un circolo di amicizie ho notato anche io che bisogna farlo quando si sta formando, ovvero nei primi tempi di un ciclo scolastico, di un corso, attività di gruppo, quando le persone individui si conoscono e formano gruppetti che poi si chiudono in sè. Ovviamente bisogna trovarsi con gente con cui può esserci questa vicendevole curiosità, interesse e confronto su quelle cose significative per noi, aprendosi senza paura di mostrare anche le nostre insicurezze e debolezze, relazionandosi come esseri umani. Altrimenti il rapporto diventa di tipo formale perchè si rimane sempre ad un livello impersonale e di rito. Questo spiega forse la forte difficoltà a rapportarsi in contesti formali dove ci si relaziona su argomenti impersonali e small talk. In questo tipo di rapporto non ci vedo senso, se c'è mutuo interesse e ci si apre senza aver paura di mostrare le debolezze bene, altrimenti meglio solo. Inoltre come ha detto clizia riconoscendosi nella mancanza di contatti con il mondo sociale rituale, un pò si è degli spiriti liberi, e al di là dei problemi dentro di noi è presente un desiderio un pò avventuroso di condivisione e conoscenza che molti socialmente inseriti magari non hanno più.
31-01-2009 18:34
JohnReds2
Quote:
Posso infatti confermare che - essendo io sempre stata priva di legami stabili sin dall’infanzia e dall’adolescenza - di avere sviluppato negli anni una tendenza maggiore all’apertura verso possibili nuove amicizie, qualora ovviamente mi si fosse presentata una persona che fosse stata in grado di stimolare la mia fantasia ed intelligenza (se non trovo persone però stimolanti mi accontento di vivere nel mio carattere riservato).

E così, proprio sentendomi “sentimentalmente vagabonda”, ho avuto spesso l’occasione di legare con persone che mi incuriosivano, nei contesti più vari: da nottate passate in foresteria nella casa dello studente, ai campi di volontariato all’estero ecc.
Mi ritrovo molto in quello che hai scritto...ora a quasi 22 anni mi accorgo che, nonostante tutti i miei blocchi sociali, riesco a bloccare molti miei amici estroversi e disinibiti sulla capacità di provare e cercare esperienze nuove...
31-01-2009 18:21
clizia In questo caso spezzo una lancia a favore di noi "anime bohemienne", tagliate fuori dalla normale ritualità dei rapporti sociali.

Parto dalla bella analisi che De Benedetti (critico letterario) fa delle figure di inetti che affollano le pagine dei romanzi europei del‘900, da Svevo a Tozzi, Pirandello ecc.
Infatti l’inetto – in quanto essere incompiuto e privo di una sua collocazione sociale certa – è per eccellenza l’individuo che - rispetto a tutti gli altri - è più disponibile al cambiamento, perché sperimentando sulla sua pelle una perenne crisi di certezze è colui che paradolssalmente – seppur abulico – è più aperto ai mutamenti, pronto a mettersi in gioco e ad abbandonare quelle certezze che cristallizzano i cosiddetti “normali”. Egli, in quanto essere “riuscito a metà” è in un certo senso più recettivo nei confronti degli imprevisti esistenziali; è meno affezionato al ruolo sociale che ogni uomo ad un certo punto si ritaglia addosso. Privo di punti di riferimento stabili – sociali, affettivi – l’inetto è quello più disposto a farsi plasmare dagli eventi, all’incontro con l’altro, ed è meno restio a farsi mettere in discussione, perché non vive chiuso nelle sue certezze, che a lui anzi mancano. L’inetto è il cosidetto “personaggio in disponibilità”.

Posso infatti confermare che - essendo io sempre stata priva di legami stabili sin dall’infanzia e dall’adolescenza - di avere sviluppato negli anni una tendenza maggiore all’apertura verso possibili nuove amicizie, qualora ovviamente mi si fosse presentata una persona che fosse stata in grado di stimolare la mia fantasia ed intelligenza (se non trovo persone però stimolanti mi accontento di vivere nel mio carattere riservato).

E così, proprio sentendomi “sentimentalmente vagabonda”, ho avuto spesso l’occasione di legare con persone che mi incuriosivano, nei contesti più vari: da nottate passate in foresteria nella casa dello studente, ai campi di volontariato all’estero ecc.

Il problema è però – come dice giustamente Muttley – trovare qualcuno che sia altrattanto recettivo nei confronti del mondo ignoto, e che sia spinto a mettersi in gioco, superando il limite dell’impigrimento sulle proprie certezze e sicurezze affettive. Generalmente le persone con cui ho legato erano anch’esse individui da me definiti “in disponibilità” e cioè pronti ad aprirsi all’altro perché anch’essi privi di quei punti di riferimento sociali forti che li hanno quindi portati ad essere più recettivi verso le persone nuove.

Nonostante io non sia ora sprovvista di amicizie di vecchia data, non mi sono nemmeno ora mai adagiata su questi affetti consolidati. La curiosità mi ha spinto a cercare sempre oltre, mi ha portato a voler sperimentare la conoscenza di individui nuovi che ai miei occhi risulavano stimolanti e che avvertivo potenzialmente desiderose di scambio reciproco e di confronto.

Noto con dispiacere che in determinati ambienti – come quello lavorativo – la gente è meno propensa a ricercare un contatto umano con l’altro, mentre risultano più favorevoli a ciò i contesti ludici (un corso di teatro, di musica, di pittura ecc), che in quanto tali sono già di per sé visti come luoghi in cui uno dei fini principali è appunto l’aggregazione, in cui si può abbandonare la maschera che si indossa solitamente sul posto di lavoro, nell’intento di avvicinarsi all’altro con maggiore spontaneità.

Purtroppo ultimamente la mia vita è quasi solo risucchiata dal lavoro, e sento che mi mancano dei luoghi in cui da entrambe le parti si abbia l’esigenza di un contatto più spontaneo e profondo con l’altro, meno filtrato dai doveri e dalla formalità.

Nella ricerca di tutto ciò gioca a sfavore anche l’entrata nel mondo degli adulti, quando si viene a contatto con persone già sposate, che mettono avanti a tutto la famiglia e che, avendo solo occhi per il maritino o il pargoletto, non si approcciano all’altro con l’intento di stringere un legame, presi come sono dal vortice dei doveri lavorativi e domestici, che soffoca in loro qualsiasi fantasia di avvicinarsi verso “esseri a loro sconosciuti”.
Noto che crescendo le persone si irrigidiscono maggiormente al di dentro di ruoli sociali ormai collaudati, che non aiutano per nulla a mantenere viva la fiammella della curiosità verso ciò che è nuovo e imprevisto.

Crescendo, più vado avanti e più sento pungente la problematica sollevata da Muttely. Ognuno se ne sta protetto nel suo guscio di certezze – famigliari, lavorative – e non sente più il bisogno di sperimentare l’ebrezza di nuovi contatti, di nuove esperienze umane….
31-01-2009 15:26
mark010 A me ha sempre limitato molto la timidezza. Poi bisogna anche aggiungere le esperienze che uno fà. Quando ti capita di aprirti con una persona e poi questa si comporta male nei tuoi confronti, beh le volte successive che conosci qualcun'altro penso ti venga automatico dare poca confidenza e chiuderti in te stesso
31-01-2009 15:25
giova88feliceestroverso
Quote:
Originariamente inviata da microcosmo_2
Le relazioni nate dall'apparenza, dal farsi vedere, dal farsi vedere belli, simpatici, brillanti... sono quasi tutte relazioni apparenti.
Certo è che se uno è pieno di alcool o di gloria di sé, non se ne accorge nemmeno.

Quasi tutta la società ha disturbi relazionali: chi semina indifferenza raccoglie solitudine.
Gli "altri" che esistono davvero sono solo quelli di cui tu ti prendi cura, ascolti, accudisci...
tutto il resto sono solo "prodotti" di consumo, comparse...
sbagliato....sono apparenti se uno vuole lasciarle tali quelle relazioni...
ma l'APPARIRE x farsi conoscere (come qualcuno ha già detto) invece è la cosa migliore.

Se rimani dentro al tuo guscio ti isoli solamente...

viceversa se almeno inizialmente ti mostri spiritoso, burlone, provocatore...insomma qualcosa che possa suscitare interessante e non noioso/scontato....qualcosa che ti renda particolare....qualcosa per cui alla fine della giornata l'altra persona arriva a casa e pensa tra sè e se "si ma giova oggi quanto è stato scemo?"....

ecco....

poi da lì ci si inizia a conoscere davvero...una volta che hai interessato la eprsona puoi iniziare a parlare delle tue intimità, dei tuoi limiti e di cose seriose.

Non a caso il primo argomento di cui si parla i nascensore con il vicino è "il tempo" 9 volte su 10....perchè? perchè appunto è un qualcosa che è lì...palese...che ci accomuna e su cui si può essere sia cinici, sia spiritosi ecc...ecc...
31-01-2009 15:01
giova88feliceestroverso in parte sono daccordo con questo...però in parte devo ammettere anche che invece ci sono diverse persone che amano divertirsi e conoscere gente al sabato sera....peccat oche poi sei solo uno dei tanti..

Detto questo vi dò ragione:

"i miei coetanei sembrano quasi pian pian rinchiudersi a riccio di anno in anno...e o accade un caso fortuito che vuole che 2 persone interagiscano o nulla...."

Di fatto io mi lamento sempre che non HO NULLA DA DIRE....semplicemente perchè gli altri fanno altrettanto...parlano parlano..sì...ma con chi conoscono bene....con gli altri anzi abbassano quasi gli occhi (con me nel periodo di massimo silenzio mio abbassavano lo sguardo perchè si imbarazzavano)...e così ci riesco anch'io...pure io se ho confidenza con una persona parlo di qualsiasi cavolata....altrimenti fatico...

E ho capito che il primo passo non lo fanno mai...o quasi...

ecco....una volta ero sempre io a fare il primo passo e quindi avevo tante gente intorno...

negli ultimi tempi ho capito che semplicemente m idevo buttare io x rompere il ghiaccio....altrimenti solo tanto disagio/indifferenza da ambo le parti....

e infatti le volte in cui si è riso di più in mia presenza è stato sempre quando io ho preso l'iniziativa e ridendo e scherzando ho provando ad interagire con gli altri....altrimenti....
31-01-2009 12:43
Miky
Re: Conoscere nuove persone sta diventando un'utopia

Quote:
Originariamente inviata da muttley
quasi che la vita sociale fosse una gigantesca piovra dai mille tentacoli capaci di penetrare in ogni momento nelle nostre vite
ma no...la vita sociale è piena di gnoccole, che aspettano solo di essere penetrate dai nostri lunghi tentacoli
uahahahahahahaahahahahhaahaha
31-01-2009 12:16
dottorzivago Come nn darti ragione Muttley. La gente è incredibilmente chiua nei loro gruppi, il gruppo l fa sentire giovani, anche se si ha 30 annio piu stare in gruppo permette di vivere la vita in modo adolescenziale.Stanno insieme per questo, ho visto gruppi di 8-9 persone che on comune avevano ben poco.....un mio amico fa parte di una comitiva e quando ci parlo a quattrocchi mi chiedo come possa confidarsi o parlare piu seriamente di argomenti come l'alore, il lavoro, progetti x il futuro....con gente del genere che dimostrano tra i 4 e i 5 anni.

La cosa è molto limitante...nel mio diario ho scritto ke in fondo sono un normalone... ma questo mio lato nn verrà mai fuori perchè mi mancano i contatti di una rete sociale efficace.

Questo fa si che le poche occasioni che capitano vanno in fumo.Ieri è successo questo...


Oggi in palestra incontro un amico di un mio amico che vedevo due anni fa abitualmente in palestra....ora il mio amico nn viee piu e ci vado da solo. Lo vedo e mi saluta abbastanza calorosamente, io contraccambio chiedo come va, quanto è stato fermo e le solite cose di circostanza. Lui poi mi fa ma Caio è un pezzo che nn lo vedo sara un paio di mesi, anche te era un bel pezo che nn ti vedevo ma in giro nn ti si vede mai?!
E io "eh beh si effettivamente ci sto poco in paese" poi imbarazzo totale, nn sapevo cosa dire...la conversazione stava prendendo la direzione di feste, quale sara il nostro travestimento x carnevale, cprogramma della serata ecc.....ovviamente il mio era IL NULLA x questo ero imbarazzato e ho tagliato corto.

Era la sittuazione ideale x conversare.....ma nn se ne è fatto niente x evidenti difficolta dovute alla mia vitqa asociale
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