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Vecchio 02-03-2019, 14:05   #1
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Ennesimo episodio di "malinconia", scaturito da più cose ma sempre dalla stessa cosa, alla fine. Come prevedevo, la mia svogliatezza, la mia stupida superficialità infantile mi ha indotto di nuovo a fare una scelta sbagliata, e ora ne pago le conseguenze sull'autostima e ne pago soprattutto il tempo perso, altro.
Ed è questo il punto, non riesco a non pensare agli anni sprecati. È una vera ossessione oramai, e più passa il tempo più il senso di colpa si ingrossa e diventa insuperabile. Un singolo pensiero è in grado di ostacolare efficacemente la mia volontà: mi impedisce di dormire; mi impedisce di trovare una routine; mi impedisce di prendere delle buone abitudini; è un ostacolo per la produttività, per lo studio; mi impedisce di avere speranze; mi impedisce di guardare al futuro, di fare progetti; mi impedisce perfino di fare una singola e precisa azione, spuntando dal nulla nella mia mente.

Quello che succede è questo: almeno una volta al mese ho queste "ricadute" dove pare che l'autostima scenda tutta in una volta in un paio di giorni, mi torturi con ogni sorta di pensiero, che mi senta incredibilmente inutile (perché lo sono), e cerco di attutire il disagio stando infinite ore al pc, e questo non fa altro che aumentare il senso di inutilità. Poi, dovrebbe passare circa una settimana per far si che il mio cervello decida di riprendersi, passare un altro mese cercando di tenere a bada i miei pensieri, per poi scoppiare di nuovo nel disagio e ripetere lo stesso ciclo. Poi arriva capodanno... yeee.

Il minimo comune denominatore del mio disagio, attualmente, è quell' ossessione sul tempo, quello che ho sprecato, ma non solo, sul perché l'ho sprecato. Non esiste un vero motivo. E questo mi fa sentire ancora più ridicolo, ancora più immeritevole di compassione. Delle volte provo a dare la colpa a qualcuno o qualcosa, ma non risolvo niente. Ho avuto innumerevoli occasioni per redimermi, per darmi una svegliata, e non le ho colte. Uno potrà dire che quegli anni sono serviti comunque a qualcosa, ma non è vero: la lezione l'avevo imparata, ma ho continuato a restarmene in punizione.
Non ho coltivato esperienze, ne capacità, ne cultura, ne abitudini, niente di niente, vuoto totale. Non ho una storia di "me". Non ho un universo nel quale questo "me" si è sentito a casa. Non ho luoghi preziosi. Di bei ricordi ce ne sono pochi, isolati, e ora insignificanti, in quanto mai parte di un vero percorso.
Quello che ho fatto essenzialmente è stato sprecare le mie giornate al pc, nell'isolamento totale, nella solitudine più squallida, nell'apatia più stantia, nel disagio più orrido. È questo quello che penso quando ricordo il mio passato. E questa non-vita l'ho vissuta proprio nella fase in cui invece si dovrebbe essere nel "fiore degli anni", non solo per gli anni in sé, ma perché in quel periodo vi sono infinite occasioni per "coltivare" queste esperienze, ed è perfino il periodo di sviluppo cerebrale maggiore... E se è vero che noi siamo la somma delle nostre esperienze, allora io non sono niente. Sarei perfino ambizioso, i miei sogni lo sono. Credo perfino nella felicità, o comunque in un buon compromesso, che si potrebbe raggiungere con il giusto impegno. Mi convinco però che questo non mi appartiene. Mi sento ridicolo, sono ridicolo. Mi sento ridicolo perfino a scrivere sta cagata. Mi sento ridicolo nel fare qualunque cosa solo perché sono io a farla. Mi sento ridicolo di fronte a chiunque. E questa mancanza di storia, di identità, che sfocia nella ridicolaggine; questa debolezza, questo squallore mi insegue in ogni cosa che faccio e quelle che non faccio, come un parassita incollato al mio lobo frontale, come un marchio maledetto che brucia a cadenze regolari e mi ricorda il mio destino e la mia essenza, scritti nell'aridità, nella tristezza, nel disagio, nell'insulso.

Ora, sono consapevole di essere nel torto, il passato è passato, il passato è morto e yada yada. Ma il senso di colpa è troppo forte. Per farvi capire: immaginatevi la vostra peggiore brutta figura. Ora immaginate di averla fatta ogni giorno per gli ultimi cinque anni della vostra vita. Non trovereste difficile recuperarvi, dopo? Non sbattereste la vostra testa contro il muro, sapendo che quella vita ha pesantemente influito sulla vostra personalità, e sul vostro futuro? Lo sento come una colpa, come un cazzo di peccato universale irrimediabile. Darei metà della mia esistenza per avere anche solo metà del tempo che ho sprecato.

Ma non posso, e ora vorrei solo una pozione magica che mi faccia sciogliere questo nodo al cervello, che è l'unica singola ennesima cosa che mi ferma dal raggiungimento di un vero e tangibile miglioramento, e soprattutto dall'espressione delle mie potenzialità, che credo di avere, sebbene anch'esse siano state mutilate (ennesima cosa per cui provare senso di colpa). Unica cosa in cui ho fatto progressi è stata la mia fs, non è grave come mesi fa, anche se l'ansia non è completamente svanita e viene scaturita da precise situazioni.

Scusate se il topic è così autoreferenziale, e pure poco originale, cercavo infatti di mettere in ordine i miei pensieri visto che tutto ciò non lo "leggo", ma lo "provo" attraverso una sensazione di malessere indefinito e inibitorio, e pertanto non permettono un possibile sviluppo. Quindi per rimediare: qual è il vostro rapporto nei confronti del passato? o comunque nei confronti di una grossa e irrimediabile perdita? Reagite come me o vi viene molto più facile impacchettare il tutto e buttarlo nel cesso, come meriterebbe? e qual è, se lo avete, magari riguardo un'altra cosa, il vostro muro di gomma/drenante nodo al cervello?
Vecchio 02-03-2019, 17:38   #2
Intermedio
L'avatar di Fiore Di Loto
 

Scusa, ma prima di dirti la mia devo assolutamente chiederti una cosa: sei tu Astutillo Smeriglia...????????
Vecchio 02-03-2019, 17:59   #3
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da SamueleMitomane
Ora, sono consapevole di essere nel torto, il passato è passato, il passato è morto e yada yada. Ma il senso di colpa è troppo forte.
Mettila così, il tempo perduto non poteva che essere perduto, adesso pensi che avresti potuto fare altro, ma in concreto se si riflette bene alla situazione avresti potuto fare altro se allora fossi stato diverso da com'eri, non è che potevi sforzarti di più o motivarti di più o altro rimanendo quello che eri allora.

Rispetto al fatto che si desidera qualcosa di ben diverso da quel che c'è (e che è stato) non so cosa dirti, sono alle prese con la stessa voragine e non so cosa dirmi, la frustrazione è tanta e la voglia di vivere ormai poca.
Però nello schifo e sfacelo più totale io non mi sento in colpa, e direi che sarebbe bene che nessuno si sentisse in colpa per qualcosa.

Hai fatto una scelta o più scelte sbagliate? Ecco, anche se fosse così non sei affatto colpevole di queste scelte.
In base a quel che conoscevi, che sapevi fare e le tue motivazioni, meglio di così non avresti potuto fare in quel frangente.

La colpa ha senso in ambito giuridico e sociale, ma se si analizza tutto bene il senso di questa cosa si esaurisce in questi ambiti, non ha alcuna consistenza questo concetto qua secondo me.
Bisogna solo sapere che se agisci o non agisci in certi modi per certi codici morali più o meno diffusi diventi colpevole, che questa cosa abbia un qualche senso ben definito io l'ho sempre dubitato.

Ultima modifica di XL; 02-03-2019 a 18:12.
Ringraziamenti da
Masterplan92 (02-03-2019)
Vecchio 02-03-2019, 18:44   #4
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capisco..il passato ammazza il mio presente..c'è sempre l'ombra di un passato disastroso..come un'ombra che mi impedisce di andare avanti..
Ringraziamenti da
Lory (03-03-2019)
Vecchio 02-03-2019, 19:05   #5
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Quote:
Originariamente inviata da SamueleMitomane Visualizza il messaggio
Ennesimo episodio di "malinconia", scaturito da più cose ma sempre dalla stessa cosa, alla fine. Come prevedevo, la mia svogliatezza, la mia stupida superficialità infantile mi ha indotto di nuovo a fare una scelta sbagliata, e ora ne pago le conseguenze sull'autostima e ne pago soprattutto il tempo perso, altro.
Ed è questo il punto, non riesco a non pensare agli anni sprecati. È una vera ossessione oramai, e più passa il tempo più il senso di colpa si ingrossa e diventa insuperabile. Un singolo pensiero è in grado di ostacolare efficacemente la mia volontà: mi impedisce di dormire; mi impedisce di trovare una routine; mi impedisce di prendere delle buone abitudini; è un ostacolo per la produttività, per lo studio; mi impedisce di avere speranze; mi impedisce di guardare al futuro, di fare progetti; mi impedisce perfino di fare una singola e precisa azione, spuntando dal nulla nella mia mente.

Quello che succede è questo: almeno una volta al mese ho queste "ricadute" dove pare che l'autostima scenda tutta in una volta in un paio di giorni, mi torturi con ogni sorta di pensiero, che mi senta incredibilmente inutile (perché lo sono), e cerco di attutire il disagio stando infinite ore al pc, e questo non fa altro che aumentare il senso di inutilità. Poi, dovrebbe passare circa una settimana per far si che il mio cervello decida di riprendersi, passare un altro mese cercando di tenere a bada i miei pensieri, per poi scoppiare di nuovo nel disagio e ripetere lo stesso ciclo. Poi arriva capodanno... yeee.

Il minimo comune denominatore del mio disagio, attualmente, è quell' ossessione sul tempo, quello che ho sprecato, ma non solo, sul perché l'ho sprecato. Non esiste un vero motivo. E questo mi fa sentire ancora più ridicolo, ancora più immeritevole di compassione. Delle volte provo a dare la colpa a qualcuno o qualcosa, ma non risolvo niente. Ho avuto innumerevoli occasioni per redimermi, per darmi una svegliata, e non le ho colte. Uno potrà dire che quegli anni sono serviti comunque a qualcosa, ma non è vero: la lezione l'avevo imparata, ma ho continuato a restarmene in punizione.
Non ho coltivato esperienze, ne capacità, ne cultura, ne abitudini, niente di niente, vuoto totale. Non ho una storia di "me". Non ho un universo nel quale questo "me" si è sentito a casa. Non ho luoghi preziosi. Di bei ricordi ce ne sono pochi, isolati, e ora insignificanti, in quanto mai parte di un vero percorso.
Quello che ho fatto essenzialmente è stato sprecare le mie giornate al pc, nell'isolamento totale, nella solitudine più squallida, nell'apatia più stantia, nel disagio più orrido. È questo quello che penso quando ricordo il mio passato. E questa non-vita l'ho vissuta proprio nella fase in cui invece si dovrebbe essere nel "fiore degli anni", non solo per gli anni in sé, ma perché in quel periodo vi sono infinite occasioni per "coltivare" queste esperienze, ed è perfino il periodo di sviluppo cerebrale maggiore... E se è vero che noi siamo la somma delle nostre esperienze, allora io non sono niente. Sarei perfino ambizioso, i miei sogni lo sono. Credo perfino nella felicità, o comunque in un buon compromesso, che si potrebbe raggiungere con il giusto impegno. Mi convinco però che questo non mi appartiene. Mi sento ridicolo, sono ridicolo. Mi sento ridicolo perfino a scrivere sta cagata. Mi sento ridicolo nel fare qualunque cosa solo perché sono io a farla. Mi sento ridicolo di fronte a chiunque. E questa mancanza di storia, di identità, che sfocia nella ridicolaggine; questa debolezza, questo squallore mi insegue in ogni cosa che faccio e quelle che non faccio, come un parassita incollato al mio lobo frontale, come un marchio maledetto che brucia a cadenze regolari e mi ricorda il mio destino e la mia essenza, scritti nell'aridità, nella tristezza, nel disagio, nell'insulso.

Ora, sono consapevole di essere nel torto, il passato è passato, il passato è morto e yada yada. Ma il senso di colpa è troppo forte. Per farvi capire: immaginatevi la vostra peggiore brutta figura. Ora immaginate di averla fatta ogni giorno per gli ultimi cinque anni della vostra vita. Non trovereste difficile recuperarvi, dopo? Non sbattereste la vostra testa contro il muro, sapendo che quella vita ha pesantemente influito sulla vostra personalità, e sul vostro futuro? Lo sento come una colpa, come un cazzo di peccato universale irrimediabile. Darei metà della mia esistenza per avere anche solo metà del tempo che ho sprecato.

Ma non posso, e ora vorrei solo una pozione magica che mi faccia sciogliere questo nodo al cervello, che è l'unica singola ennesima cosa che mi ferma dal raggiungimento di un vero e tangibile miglioramento, e soprattutto dall'espressione delle mie potenzialità, che credo di avere, sebbene anch'esse siano state mutilate (ennesima cosa per cui provare senso di colpa). Unica cosa in cui ho fatto progressi è stata la mia fs, non è grave come mesi fa, anche se l'ansia non è completamente svanita e viene scaturita da precise situazioni.

Scusate se il topic è così autoreferenziale, e pure poco originale, cercavo infatti di mettere in ordine i miei pensieri visto che tutto ciò non lo "leggo", ma lo "provo" attraverso una sensazione di malessere indefinito e inibitorio, e pertanto non permettono un possibile sviluppo. Quindi per rimediare: qual è il vostro rapporto nei confronti del passato? o comunque nei confronti di una grossa e irrimediabile perdita? Reagite come me o vi viene molto più facile impacchettare il tutto e buttarlo nel cesso, come meriterebbe? e qual è, se lo avete, magari riguardo un'altra cosa, il vostro muro di gomma/drenante nodo al cervello?
Puoi sintetizzare?
Vecchio 02-03-2019, 22:09   #6
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Originariamente inviata da Fiore Di Loto Visualizza il messaggio
Scusa, ma prima di dirti la mia devo assolutamente chiederti una cosa: sei tu Astutillo Smeriglia...????????
lol, no, linko il blog in firma perché mi piace cosa scrive e come lo scrive, fa morire
Vecchio 02-03-2019, 22:27   #7
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Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Mettila così, il tempo perduto non poteva che essere perduto.
Sono sempre stato d'accordo con la concezione stoica di necessità. Tutto ciò che accade, doveva necessariamente accadere, per ragioni di necessità, di determinismo. E questa idea mi ha sempre confortato, come un passaggio di responsabilità, ma essendo comunque un'idea teorica la vedo troppo lontana dal quotidiano, dal pratico, e quindi ricado puntualmente nella colpa. Beh un'altra cosa che gli stoici predicavano era proprio la pratica delle loro idee, quindi forse dovrei cercare di interiorizzare la cosa fino a creare una sorta di difesa cognitiva.
Ringraziamenti da
Masterplan92 (03-03-2019)
Vecchio 03-03-2019, 15:33   #8
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Originariamente inviata da Brisbian Visualizza il messaggio
Mi ritrovo molto in ciò che hai scritto e in alcune risposte.
Vorrei proporre delle considerazioni elaborate in tempi recenti, sperando che abbiano un po' di senso.
Temo che esca un post lungo quindi in caso divido in due

Potrebbe aiutare partire dallo stato in cui ci si trova.
Scrivi, nel terzultimo paragrafo del post d'apertura: "Ora, sono consapevole di essere nel torto" - "[...]Ma il senso di colpa è troppo forte"
Sembra che cercando far prevalere una certa razionalità, e "positività", tu non sia convinto o non riesca ad applicarlo al tuo caso. C'è qualcosa che stona e che viene segnalato dal senso di colpa.
Cos'è, qualcosa che è rimasto indietro?

Non so se c'entri molto, ma ho pensato che forse alcune persone crescendo finiscono col tendere un po' più allo Sturm und Drang, e altre al neoclassicismo, più o meno. Uso questi rifermenti perché non so bene come altro dire
Nel senso che, nel primo caso, c'è una componente istintiva che va a ricercare emozioni/emozioni forti. Nel secondo, prevale più una razionalità.
E ciò non piove dal cielo, ma si origina molto nell'infanzia, dal rapporto con i genitori, a volte mancato e sofferto... da bisogni ignorati, repressi.

È che forse certe parti di sé andrebbero guardate e riconosciute. Le emozioni, in generale, andrebbero accolte e non negate.
Allo stesso tempo ci si scontra con il mondo "dominato dalla tecnica", verso cui ci si sente inadeguati, ma che è anche limitante.
La società funziona in un certo modo, e questo spesso genera un misto di frustrazioni.
Possibile che, nel meccanismo del senso di colpa, ci sia un po' questo? (anche se prima o poi ne soffriamo tutti, nella vita, in certi momenti)

Il difficile è proprio trovare un equilibrio per poter in qualche modo mettere d'accordo le due cose.
Mi viene in mente una canzone di Hozier che si chiama Arsonist's lullaby, e dice: "Don't you ever tame your demons, but always keep them on a leash". Che, appunto, sembra un controsenso, ma forse è un po'ciò con cui l'uomo deve misurarsi.

Nel rimanere paralizzati da senso di colpa non si sta bene.
Cercando di ascoltare certi istinti, anche buoni, fa poi star star bene andare e fare.
Sul piano pratico, si traduce nell'andare incontro ai propri ideali

Poi c'è un discorso anche sul narcisismo, ma che varia sempre da persona a persona. Anche quello andrebbe un po' capito
Si, mi ritrovo molto in questo contrasto, anche riguardo ad altre problematiche, come il rapporto con un'altra persona. So che non ha colpe, ma la disprezzo comunque. Vedo un atteggiamento infantile in tutto ciò, come un non voler accettare i fatti a costo di trattenere il respiro fino allo svenimento.
Di fatto a livello razionale non può esserci errore, in quanto ciò che è accaduto è accaduto per dei motivi, che io conosco. Ma è sul livello emotivo che sento l'errore, il distorto, un qualcosa di profondamente sbagliato è accaduto, e questo errore è come se mi macchiasse a vita. Ho la forte sensazione che non sarebbe dovuta andare in questo modo, e non riesco ad accettarlo. Il discorso sul narcisismo pure non mi sembra fuori luogo, ma andare da uno psicologo è dura per me, non so se ci riuscirei.

Ho altre cose che vorrei aggiungere, per ribadire la cosa, visto che è da stamattina che non penso ad altro.
Collegandomi a quello che ho detto prima "Ho la forte sensazione che non sarebbe dovuta andare in questo modo, e non riesco ad accettarlo" è come se avessi un'immagine ideale della vita, come un quadro rovinato da una bruttissima macchia d'olio. Quindi, in questo caso, come si comporterebbe un buon artista? cambierebbe la tela, no? Eh, facile... non si può fare.

Qui c'è un articolo di psicologia che ho appena trovato, tratta di un certo "rimorso esistenziale" che sembra corrispondere in tutto e per tutto a ciò che provo. Non sono stato in grado di scaricarlo perché dovrei registrarmi al sito, ma solo l'introduzione basta: https://journals.sagepub.com/doi/abs...22167803259752

"questo articolo esamina l'esperienza di rimorso esistenziale, definita come il profondo desiderio di tornare indietro e cambiare un'esperienza passata nella quale il soggetto non è riuscito a scegliere in maniera coscienziosa oppure ha compiuto una scelta che non seguiva le credenze, i valori, i bisogni di crescita del soggetto.
L'ansia esistenziale deriva dal confronto con i dati esistenziali, inclusa la finitezza delle scelte passate, l'impossibilità di cambiare il passato, e la finitezza della libertà nel passato. Con il rimpianto esistenziale l'oggetto del rimpianto è un'esperienza nella quale il soggetto ha fallito nel fare una conscia, generosa scelta e invece ha fatto una scelta in un momento di cattiva fede o mancanza di autentica presenza e soggettività. La sensazione è quella di aver abbandonato e tradito l'io, quindi sentendo una profonda colpa esistenziale. Potrebbe seguire una mancanza di azione e scelta.
Ringraziamenti da
brisbian (03-03-2019)
Vecchio 03-03-2019, 18:11   #9
Kmp
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Originariamente inviata da SamueleMitomane Visualizza il messaggio
"Ho la forte sensazione che non sarebbe dovuta andare in questo modo, e non riesco ad accettarlo" è come se avessi un'immagine ideale della vita, come un quadro rovinato da una bruttissima macchia d'olio. Quindi, in questo caso, come si comporterebbe un buon artista? cambierebbe la tela, no? Eh, facile... non si può fare. [/I]
Secondo me è da questo che dovresti partire nel ragionamento, scrivi anche che
"Sarei perfino ambizioso, i miei sogni lo sono" (scusami non so ancora fare il multiquote )
Quindi queste due frasi mi sembrano un possibile punto di partenza, se hai un'immagine ideale o dei sogni hai qualcosa verso cui lavorare.
Non li hai raggiunti e ti torturi all'idea di questo? Ok, come avete ricordato negli altri interventi il passato è passato e non ci si puó fare niente.
Non potranno mai essere come sarebbero stati perchè gli anni "migliori" sono andati? Come sopra.
Esiste invece qualcosa che concretamente tu possa fare ora per avvicinarti a quello che volevi? Se si, quello è un punto di partenza.
Mi rendo conto di aver detto una serie di banalità, peró era l'unica risposta concreta che mi sembrava utile, nel senso che il thread l'ho riletto due volte, ma non trovo un punto concreto a cui attaccarmi e su cui si possano discutere possibili miglioramenti.
Leggo tanti ragionamenti, anche molto duri su te stesso, ma di cose ormai passate, su cui ovviamente non puoi fare piú niente.
Questi tipi di analisi comunque, almeno per quel che riguarda me, sono deleterie, a cosa ti porta pensare a come sarebbe potuto essere, perchè sia andata cosí, doveva andare cosí, cosa ho fatto per farla andare cosí ecc ecc ecc?
Ci si crogiola solo negli "avrei potuto" aumentando i sensi di colpa, per quello trovavo piú utile spostare il focus del discorso a se esiste e cosa tu possa fare per avvicinarti almeno in parte a "quello che avresti voluto fosse"
Ringraziamenti da
brisbian (03-03-2019)
Vecchio 03-03-2019, 18:20   #10
Intermedio
L'avatar di Fiore Di Loto
 

Quote:
Originariamente inviata da SamueleMitomane Visualizza il messaggio
lol, no, linko il blog in firma perché mi piace cosa scrive e come lo scrive, fa morire
Eh eh eh, lo conosco da anni, e lo ADORO, lo trovo un fottuto genio, e quasi certamente un fobico, dal momento che 2-3 anni fa aveva organizzato una conferenza in cui avrebbe dovuto fare da relatore, ma il coglione (detto in senso affettuoso) ha mandato a monte tutto mentre ero già in viaggio per Padova

Anyway, se posso dirti la mia in maniera che troverai forse trita e banale: pensa a quanto, nonostante tutto, la vita è comunque magnanima verso di te. Puoi essere stato indolente, scorretto (verso te e/o verso gli altri), poco serio, cagasotto, sfortunato e quanto di più negativo ti viene in mente.....ma ti sta dando comunque l'OPPORTUNITA', in questo e in ogni momento in cui ancora ti sarà dato di respirare, muoverti e pensare, di cambiare, ribaltare, o anche solo migliorare il corso e lo stato della tua esistenza Non è proprio poco, se ti ci si fermi per un attimo a pensarci sul serio...non trovi?

Ultima modifica di Fiore Di Loto; 03-03-2019 a 18:27.
Vecchio 03-03-2019, 18:48   #11
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Quote:
Originariamente inviata da Kmp Visualizza il messaggio
concreta che mi sembrava utile, nel senso che il thread l'ho riletto due volte, ma non trovo un punto concreto a cui attaccarmi e su cui si possano discutere possibili miglioramenti.
Leggo tanti ragionamenti, anche molto duri su te stesso, ma di cose ormai passate, su cui ovviamente non puoi fare piú niente.
Questi tipi di analisi comunque, almeno per quel che riguarda me, sono deleterie, a cosa ti porta pensare a come sarebbe potuto essere, perchè sia andata cosí, doveva andare cosí, cosa ho fatto per farla andare cosí ecc ecc ecc?
No ma infatti, non c'è niente da dire oltre a questo. Si possono trovare al massimo diversi modi di dirlo, di esprimerlo, cercando di fare effetto. Già nel post di apertura ho detto quanto sia autoreferenziale il topic, non che il problema non sia comune, ma la sua intensità non lo è, tanto da bloccarmi giornate intere. E poi sono ancora giovane eccetera...
Il post suona come un pianto quasi. Non lo so.
In ogni caso grazie mille per le risposte
Vecchio 03-03-2019, 19:29   #12
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da Kmp
Quindi queste due frasi mi sembrano un possibile punto di partenza, se hai un'immagine ideale o dei sogni hai qualcosa verso cui lavorare.
Non li hai raggiunti e ti torturi all'idea di questo? Ok, come avete ricordato negli altri interventi il passato è passato e non ci si puó fare niente.
Qua c'è ancora un altro discorso da fare.
Se l'immagine ideale è ormai irraggiungibile, la motivazione per far qualcosa può andare a farsi benedire. Che si può migliorare o avvicinarsi è chiaro, ma può essere che per una persona non abbia più tanto senso, il dolore poi per esser sempre lontani continuerà ad esserci.
Per questo poi oltre alla gestione della colpa c'è da elaborare e mandar giù un "lutto", ed è qua che io non saprei cosa suggerire. Qualcuno ci riesce, altri no.
Anche per i lutti veri e propri, si potrebbe non sentirsi in colpa per la morte di una persona cara (un figlio magari), ma tolta la colpa, questa mancanza poi resterà per sempre e se non si riesce a dare alcun valore alternativo e significativo alla propria esistenza all'interno di questa limitazione qua, le cose potrebbero restare bloccate là. Tornando all'esempio della perdita di un figlio adulto, magari puoi avvicinarti a qualcosa di simile nel tempo che ti resta, ma un altro figlio tuo magari superata una certa età non potrai più averlo. A me questa mancanza non addolora molto, è una questione anche soggettiva, ma vedo che certe persone che non possono avere figli ne fanno un dramma definitivo.
Io perciò separo la colpa da questo sentimento legato al lutto in cui l'esistenza finisce col perdere il suo valore, sono due cose ben diverse.
Personalmente sono alle prese con il secondo problema, ma non sono riuscito a fare granché.

Per liberare le persone da questi lutti definitivi si sono inventati il paradiso, la ricongiunzione con i cari ecc. ecc.
Solo che poi bisogna crederci davvero a queste cose affinché funzionino e motivino una persona a vivere la propria esistenza senza piombare in uno stato di disfatta o di scacco definitivo.
Si coltiva insomma l'illusione che certe cose sono ancora raggiungibili anche se in realtà non lo sono, ma funziona lo stesso se una persona ci crede.

In alternativa, restando con i piedi per terra, bisognerebbe ridimensionare drasticamente questa immagine ideale (di sé e di sé nel mondo) e dare una degna (o indegna) sepoltura all'altra (basta che una persona se ne liberi) coltivando obiettivi realistici accettando certe limitazioni, ma non è un'operazione che riesce sempre.

Ultima modifica di XL; 03-03-2019 a 19:55.
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