|
16-08-2017, 20:19
|
#1
|
Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: Mondo Disco
Messaggi: 687
|
Salve a tutti!
E' da tanto tempo che non partecipo attivamente al forum. Ho avuto alti e bassi ma ultimamente le cose sembravano andare per il verso giusto.
Da pochi giorni una delle persone che avevo frequentato maggiormente negli ultimi anni, un amico, si è suicidato. E non so che fare. All'inizio ero incredulo. Soffriva di depressione anche se non ce lo vedo tutt'ora a compiere l'estremo gesto, a dirla tutta. Poi ho sentito il dolore. Fino alla vigilia del funerale dove sono riuscito a distrarmi quasi come se fosse qualcosa di scontato. Al funerale stranemente, mi sono molto contenuto e le lacrime sono uscite molto regolari (cosa inusuale). Anzi, ho avuto modo di parlare con un altro compagno di avventure dei tempi passati e farmi qualche risata, senza avere crisi di pianto. Tornato però a casa ho cominciato a sentire un vuoto e un nodo alla gola costante che non so come gestire. Con questa persona avevo da mesi interrotto i rapporti perché a volte mi sembrava quasi si crogiolasse nel suo dolore, non era più lui, per me. E così avevo smesso di contattarlo fino al suo compleanno una settimana fa quando gli ho mandato un messaggio di auguri. Se non fossi stato arrabbiato ancora con lui l'avrei chiamato, come mio solito. Ma non l'ho fatto. E così l'ultima cosa che mi ha detto è stato Grazie (in riferimento agli auguri). Da anni parlava di suicidio e di argomenti macabri e io ogni volta gli dicevo che erano sciocchezze e che doveva darsi una mossa, l'avevo anche invitato ad uscire, al cinema o a quelle poche feste in cui avrei avuto intenzione di andare. Nulla però lo aveva smosso e questo mi faceva arrabbiare.
E così la sua vita è terminata qualche notte fa senza un messaggio, nulla.
E ora che faccio?
E' solo questione di tempo?
Grazie a tutti, anticipatamente
|
|
16-08-2017, 20:46
|
#2
|
Esperto
Qui dal: Mar 2012
Ubicazione: Near Milan
Messaggi: 3,973
|
Quote:
Originariamente inviata da Rincewind88
Salve a tutti!
E' da tanto tempo che non partecipo attivamente al forum. Ho avuto alti e bassi ma ultimamente le cose sembravano andare per il verso giusto.
Da pochi giorni una delle persone che avevo frequentato maggiormente negli ultimi anni, un amico, si è suicidato. E non so che fare. All'inizio ero incredulo. Soffriva di depressione anche se non ce lo vedo tutt'ora a compiere l'estremo gesto, a dirla tutta. Poi ho sentito il dolore. Fino alla vigilia del funerale dove sono riuscito a distrarmi quasi come se fosse qualcosa di scontato. Al funerale stranemente, mi sono molto contenuto e le lacrime sono uscite molto regolari (cosa inusuale). Anzi, ho avuto modo di parlare con un altro compagno di avventure dei tempi passati e farmi qualche risata, senza avere crisi di pianto. Tornato però a casa ho cominciato a sentire un vuoto e un nodo alla gola costante che non so come gestire. Con questa persona avevo da mesi interrotto i rapporti perché a volte mi sembrava quasi si crogiolasse nel suo dolore, non era più lui, per me. E così avevo smesso di contattarlo fino al suo compleanno una settimana fa quando gli ho mandato un messaggio di auguri. Se non fossi stato arrabbiato ancora con lui l'avrei chiamato, come mio solito. Ma non l'ho fatto. E così l'ultima cosa che mi ha detto è stato Grazie (in riferimento agli auguri). Da anni parlava di suicidio e di argomenti macabri e io ogni volta gli dicevo che erano sciocchezze e che doveva darsi una mossa, l'avevo anche invitato ad uscire, al cinema o a quelle poche feste in cui avrei avuto intenzione di andare. Nulla però lo aveva smosso e questo mi faceva arrabbiare.
E così la sua vita è terminata qualche notte fa senza un messaggio, nulla.
E ora che faccio?
E' solo questione di tempo?
Grazie a tutti, anticipatamente
|
La causa di tutto il suo malessere nasceva da fobia sociale? mi pare di capire di no...Se è no ovviamente non preoccuparti, se è si ogni persona è fatta a modo suo. Comunque mi spiace molto per lui e per te, che eri suo amico. Non fartene una colpa tu lo hai sostenuto regalandogli la tua compagnia.
Purtroppo è difficile stare vicino ad una persona malata, soprattutto se soffre di depressione, lo sò x esperienza, perché qualche anno fà la persona malata ero io. Pensa che ora non soffre più, e che le tue lacrime al suo funerale hanno sancito ancora di più, se c'enera bisogno il vostro legame, lui avrà gradito da lassù.
|
|
16-08-2017, 20:48
|
#3
|
Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 28,120
|
Che dire.. la vita a volte è terribile. Si entra in un vortice nero e non se ne esce più. E non ci sono cure. Quelle che spacciano per tali sono in realtà solo dei potenti sedativi che ti fanno essere un vegetale e non risolvono nulla.
Come mai questo tuo amico è caduto in questa spirale?
|
|
16-08-2017, 22:36
|
#4
|
Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: Mondo Disco
Messaggi: 687
|
Innanzitutto grazie per le risposte.
La cosa che mi sconvolge è il cambiamento di questa persona. E' sempre stato timido ma non era prima fobico socialmente (come non lo sono io di solito, almeno credo). Come molte mie conoscenze, aveva diversi punti in comune con me, eravamo ai "margini" per essere dei ventiquatrenni universitari, ragazzi nel fiore degli anni. Avevamo grossa timidezza, poca dimestichezza a relazionarci con altri e sopratutto altre ma non c'era un evitamento a priori delle opportunità sociali. Sta di fatto che tra i due, ero io a trascinarlo e lui alla fine veniva volentieri. Si era creato una sorta di gruppo con altri ragazzi ma l'esperienza dopo appena due anni si è dissolta malamente. Ad un certo punto qualcosa si è sfaldato e mi ricordo ancora oggi come lui ci fosse rimasto male. Fece una questione di stato sul fatto che ci avevano "cancellato le amicizie da fb" e che erano usciti dal gruppo che avevo creato per organizzarci. Io dalla mia ho avuto sempre orgoglio e la rabbia che provavo per questi "amici" che quando c'era da farsi dare passaggi od ospitare erano prontissimi ma che all'improvviso decidevano di salutare gli "sfigati", mi ha fatto andare avanti. Forse a lui non è accaduto lo stesso. Ha sempre voluto sapere perché ciò era successo, lui poi - a differenza mia- era davvero una persona che neanche per orgoglio o principio avrebbe mai cercato lo scontro con altri. Nello stesso periodo comparve una misteriosa malattia e dei mal di testa che diventavano sempre più insistenti per lui. Faceva visite su visite, navigava sul web alla ricerca della soluzione e diffidava di tutti i medici, che non erano preparati. Da lì è andata sempre peggio, con i sintomi della malattia (che non ho mai capito se fosse vera o immaginaria) lo costringevano a stare sempre più in casa, ad evitare- guarda caso - luoghi affollati, cinema, feste. Prima non era così. Era consapevole dei suoi "limiti" e ha sempre avuto una visione pessimista della vita - sopratutto affettiva - ma l'aveva sempre messa sul ridere. Averci litigato, essermi arrabbiato per alcune cose che mi diceva per attirare l'attenzione mi rende ancora più triste. Dal canto mio, lo scorso inverno mi sono affacciato sulla depressione, ho cominciato a "comprendere" almeno superficialmente quello stato d'animo ma ne sono uscito con rabbia. Sentire le sue affermazioni su malattie, sul solito passato e gli "amici" che non si erano fatti sentire, mi faceva solo arrabbiare. Io volevo guardare avanti e convincere pure lui che c'era un futuro tutto da vivere.
Non ce l'ho fatta.
|
|
16-08-2017, 22:51
|
#5
|
Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 28,120
|
Questo racconto è stato per me molto intenso.
A volte ci struggiamo per delle cose che sono "di poco conto", che per gli altri non hanno significato, ma per noi ne hanno molto.
Può darsi che per il tuo amico è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una vita ai margini, forse pensava che per la sua vita non c'era speranza di redenzione. Forse pensava giusto, o forse no, chi può dirlo.
Capita spesso di perdere la speranza, a lui purtroppo è capitato troppo presto.
Tu sei stato più forte e hai reagito con rabbia, hai fatto bene. Tanto gira che ti rigira è quella che conta per andare avanti, la forza.
|
|
17-08-2017, 13:13
|
#6
|
Principiante
Qui dal: Jul 2017
Ubicazione: padova
Messaggi: 63
|
3 anni fa ho perso l'amico in un incidente in moto. Vedevo solo lui, ogni 15 giorni (abitava a 150 km), andavo a casa sua e stavamo qualche ora a parlare del più e del meno, con lui parlavo apertamente e senza problemi, parlavamo di tutto e anche del mio problema ... da allora non ho trovato più motivo e stimolo di uscire di casa.
Ma è stata solo incredulità.
Nel tuo caso non saprei come avrei reagito, sicuramente non incredulità visto che sarei stato a conoscenza del suo problema.
|
|
17-08-2017, 14:09
|
#7
|
Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 28,120
|
Quote:
Originariamente inviata da Architeuthis
Sicuramente mi immagino gli "amici" ipocriti che prima lo hanno emarginato e poi sono andati a lacrimare al funerale.
|
Sempre se ci sono andati..
La gente a volte è spietata con chi ha problemi, è giusto? non è giusto? non lo so, so solo che è così. Poi molti di noi non vogliono lasciar trapelare nulla, per paura (fondata) che la nostra immagine ne uscirebbe ancora peggio, per non dargli modo di pensare " gli è venuta la depressione, lo dicevo io che era un debole (ci sono passato personalmente)" e ci chiudiamo in noi stessi, non cerchiamo amici nuovi, al massimo cerchiamo uno psichiatra ma quando già il "tumore" dell'anima è diffuso.
|
|
17-08-2017, 17:40
|
#8
|
Esperto
Qui dal: Mar 2012
Ubicazione: Near Milan
Messaggi: 3,973
|
Se lui non era fobico inizialmente e poi a causa della malattia lo è diventato o comunque ha iniziato a soffrire di depressione, credo che la causa del suicidio sia principalmente la malattia.
Poi ovviamente bisogna vedere se era psicosomatica, o organica.
Potresti metterti in contatto con i suoi e fare luce sulla cosa, è brutto morire così nel buio in un angolo senza spiegazioni di nulla.
Per quanto riguarda i medici non preparati è una costante ormai...è pieno di cialtroni e superficiali.
|
|
17-08-2017, 18:22
|
#9
|
Esperto
Qui dal: Mar 2008
Ubicazione: Mondo Disco
Messaggi: 687
|
Degli "amici" del famoso gruppo al funerale ce ne era soltanto uno - che lo è stato fin da quando andavano alle medie se non erro - mentre gli altri non sono venuti. Poi, per carità, tutto può essere: alcuni erano fuori in vacanza, parliamo del giorno dopo ferragosto. C'era qualcuno del gruppo di scuola sua (3-4 persone) e poi io e un altro amico con il quale avevamo fatto un trio di sfigati tre estati fa. Mi ricordo che addirittura contattò chi l'aveva cancellato da fb ma senza risultati (mi pare su whatsapp). Quello che non ha mai capito è che erano semplici conoscenti, non amici. E' vero, ci avevamo speso tempo insieme tra giochi da tavolo e uscite serali, un capodanno, una pasquetta e un'uscita a mare ma poi nulla. Che io sappia non li sentiva neanche per il suo compleanno. Per lui però era qualcosa di inconcepibile perdere i contatti senza spiegazione. Per me amico significa qualcosa di diverso, qualcosa di più. Quando mi laureai venne lo stesso, pur stando male sapendo che ci tenevo. A differenza degli "amici" che non potevano venire per non meglio precisati motivi.
I suoi genitori li ho visti la prima volta al funerale ed io e l'altro ragazzo eravamo talmente imbarazzati da essere rimasti a distanza. Tutti al funerale li conoscevano e li abbracciavano. Io, che ricordi, non li avevo mai incontrati prima perché o veniva a casa mia lui o lo prendevo sotto casa io.
Sulla sua malattia, parlava di una costante emicrania e nausea che gli impedivano di svolgere qualsiasi attività. Però casualmente poteva camminare solo con me (o con l'altro amico) mentre negava categoricamente di andare ad un pub o anche ad un cinema. Non poteva conoscere altre persone perché non avrebbero capito che stava male e lo avrebbero preso in giro. Ho provato a fargli capire che erano idiozie e che comunque saremmo usciti insieme ma non è servito a nulla.
Quello che mi rimane sono le nostre conversazioni Whatsapp e un cortometraggio che organizzai con tutto il gruppo (prima che si sfasciasse, ovviamente) nel quale il protagonista di quella surreale parodia era proprio lui. La mia idea originaria era di farlo pervenire agli "amici" ma ora non ne sono tanto sicuro. Non so nemmeno se parlarne ai genitori che mi avranno sentito nominare ma mai visto.
|
|
|
|