Nonostante abbia lasciato alcuni messaggi, ancora non mi sono presentato. Chiedo scusa. E' molto maleducato da parte mia: come entrare in una stanza piena di gente, mettersi a parlare, e solo dopo presentarsi.
Certo, ad avere il coraggio di entrare in una stanza piena di gente e parlare...
Come tanti, credo, mi sono riconosciuto in molte delle situazioni descritte nel forum. Ecce homo.
Brevemente (io mi auto-censuro in continuazione): ora mi trovo temporaneamente in Australia, partito per fuggire da una situazione che non sopportavo più, per poi rendermi conto che i problemi rimangono gli stessi a distanza transcontinentale. Con me stesso.
Vi risparmio quanta fatica mi è costata vincere le ansie di partire da solo. Il perché ho scelto di venire qui, poi, è un'altra storia ancora, e la decisione non è stata del tutto mia, ma dettata da altri fattori (il che mi secca molto). Inoltre, questa avventura non me la sto godendo per niente.
Speravo di trovare un nuovo me stesso, invece mi hanno consegnato quello vecchio con quattro adesivi sul nastro trasportatore all'aeroporto.
Insomma, se da un lato sono riuscito a farcela, a partire da solo, trovare casa e lavoro in un altro paese, dall'altro rimangono la mia totale inettitudine sociale, insicurezza, iperidrosi e rossore anche nei più banali stralci di conversazione quotidiani (a sostituzione della nausea che avevo qualche anno fa), e forse un po' di squisita misantropia, con la scia di solitudine, rammarichi, frustrazione, smarrimento, ecc. Punta dell'iceberg di nevrosi cominciate con l'adolescenza. E poi le inconciliabili idiosincrasie, la sensazione di essere sempre sotto giudizio come se gli altri non avessero di meglio da fare (e la sentenza è sempre la stessa, colpevole), il persistente senso di inadeguatezza, la fastidiosa sensazione che qualcosa nel meccanismo a un certo punto si sia inceppato, complice un dio beffardo, una sfortunata alchimia molecolare, o più semplicemente (verosimilmente) per colpa mia; un tormento come una macchina che gira a moto perpetuo; il presentimento di essere sempre visto come un appestato; camminare per strada con l'impressione che gli altri sappiano vivere e tu invece abbia perso le istruzioni, o non le abbia mai avute; la faccia di quello che gli è appena morto il gatto sotto una macchina e la macchina la guidava pure lui.
L'immagine di Brian Griffin e il nome di un altro personaggio sono stati un caso; ma Freud direbbe che sono sintomatici delle mie contraddizioni.
Comunque, ciao a tutti!