Quote:
Originariamente inviata da TheProphet
Intanto ti ringrazio per aver condiviso l'esperienza, poi ti chiedo: come avevi iniziato a praticarla? su cosa ti eri basato e dovevi avevi preso gli esercizi?
Facci sapere cosa ne pensi del quaderno che hai citato nel messaggio precedente!
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Allora, stavo vivendo una situazione emotivamente fastidiosa per questioni sentimentali.
Il prologo è che avevo lasciato la mia ex in un impeto di insoddisfazione, tuttavia mi sono pentito della mia mossa, ma lei oramai era scottata e non riusciva più a fidarsi. Abbiamo cercato di riallacciare come amici, ma io ero interessato, c'era troppa tensione, ci sono stati dei litigi, dei riappacificamenti, scene di gelosia da parte sua (che nonostante il rifiuto nei miei confronti nutriva ancora interessi), ecc.
Dovevo fare qualcosa per non impazzire.
Mi sono ricordato di una scena nel film di Salvatores "Nirvana", dove la coprotagonista Naima parlava del "karma yoga".
-Cerco di fare tutto al meglio. Questo migliorerà il mondo.
(cit. a memoria)
Mi sono letto qualcosa a proposito di questo karma yoga. La via dell'azione. Molto interessante, soprattutto, l'idea di smetterla di sentirsi soggetto delle azioni.
Ho cominciato sforzandomi di percepire ogni singola sensazione del mio corpo attraverso le azioni quotidiane. Lavandomi i denti, "diventavo" lo spazzolino, vertevo la mia attenzione sul rumore delle setole che sfregano sulle gengive e sulla sensazione di massaggio che queste ne ricavavano, sul sapore mentolato del dentifricio, sulla temperatura dell'acqua, sui rumori provenienti dalle altre stanze.
Non cercavo più di coprire le innumerevoli informazioni che i miei sensi ricevevano, ma viceversa di essere trasparente ad esse come un cristallo. Farle entrare tutte dentro di me. Per diventare nulla, e realizzare di essere solo uno strumento.
Vestendomi ero una camicia, mi concentravo attivamente (e faticosamente) sulla sensazione del cotone e sul rumore dello sfregamento, l'odore di pulito, prendendo il treno lasciavo che ogni conversazione degli astanti, puranche la più lontana e incomprensibile, fluisse dentro di me.
Mi sforzai di non avere sempre qualche canzoncina o pensiero in mente, dovevo rivolgere il 100% della mia attenzione su quello che dovevo fare in un dato momento.
Ovviamente non è una cosa che si può fare per 24h su 24, specialmente all'inizio. Ribadisco che è una cosa molto più faticosa di quanto non possa sembrare, le prime volte anche solo 5 minuti possono lasciare estenuati, specie se si è come il sottoscritto normalmente sempre in preda a rimuginii, sovrappensieri, canticchiamenti vari e qualsiasi distrazione che allontani dal qui ed ora.
Ma dopo qualche giorno iniziai a notare che comportarmi così era molto più facile.
E che se dovevo concentrarmi su un'attività che richiedeva la massima attenzione non avevo bisogno del vuoto cosmico attorno per riuscire a farlo. Lo facevo con minimo sforzo e in tempo brevissimo riuscivo a entrare nello stato mentale giusto.
Vedevo, sentivo, percepivo molte più cose. Mi sentivo connesso con la realtà.
E' stata una bella esperienza, peccato che poi, riconquistata la mia ex, mi sono lasciato andare di nuovo al mio modo di pensare più istintivo, fatto di sovrappensieri continui e tentativi reiterati di staccarsi dal mondo, anziché cercare di percepirlo con intensità.