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24-01-2016, 21:12
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#21
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Quote:
Originariamente inviata da Etairos
[...] Capisco che sono pensieri disfunzionali, ma come possono essere se non del tutto eliminati, quantomeno tenuti a freno?
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Ho tirato in ballo la depressione perché rappresenta il culmine del delirio di colpa: il depresso è convinto che la sua essenza sia malata, indegna, cattiva...ecc, fino ad arrivare al suicido che rappresenta un tentativo di liberare se stesso e gli altri da un possibile "contagio".
Per rispondere alla tua domanda mi è venuta in mente una considerazione: è un pensiero, credo, difficile da estirpare se non si considera che chi lo interiorizza accetta questo stato di cose come normale se non addirittura giusto.
La felicità e lo star bene sarebbero una condizione aliena. E pericolosa.
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25-01-2016, 10:24
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#22
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Esperto
Qui dal: Dec 2010
Ubicazione: Provincia di Roma
Messaggi: 585
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Quote:
Originariamente inviata da M.me Adelaide
Quanto mi riconosco in questa frase, ma è assolutamente presente. Come si riesce a pensare positivo? Sinceramente mi è proprio impossibile, anche perché quando l'ho fatto son poi rimasta delusa e, di fatto, mi ritrovo con nulla in mano. Tutte le speranze sono state vane.
Certo che senza pensare un attimo positivo poi non si ha la spinta di fare nulla, perché tanto appare tutto inutile. Ma allora non si arriva neanche a nulla, e ci si conferma nel nulla, nell'inutilità. E' un brutto circolo vizioso da cui è davvero impossibile - per me - uscirne.
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Ti posso riportare la mia esperienza, spero ti possa essere utile.
Sono riuscito a "pensare positivo" ponendomi obbiettivi semplici e soprattutto concreti. Quindi non cose astratte tipo "migliorare l'autostima", "essere in pace con se stessi" ma "non balbettare", "chiedere ad una ragazza di uscire", "discutere con mio padre" e altre cose. Aver realizzato alcune di queste cose, e il forte senso di soddisfazione e felicità che ne è seguito mi ha fatto acquisire che se, lotto e mi impegno, ottengo qualcosa. Il fatto di essere già migliorato su alcune cose mi dà la speranza/fede/fiducia di poter migliorare ancora.
Ti capisco che le speranze siano state vane e il senso di illusione che ne è seguito, così è ed è stato per me su tante cose, ma nonostante questo non riesco proprio a tornare a pensare negativo. Questo penso dipende dalla mia storia personale, perchè in una occasione in cui avevo rimosso ogni "ipotesi positiva" giunsi ad un singolo e forte episodio di autolesionismo (anzi, tentato suicidio).
Per uscire dal circolo vizioso, forse bisogna fare inizialmente un atto di "fede". Nel mio caso, era abbastanza ovvio che non balbettare fosse meglio che balbettare e quel primo miglioramente ha innescato anche gli altri. Forse partendo da cose (anche cose semplici e banali) che non si riescono a fare e anche noi sappiamo essere un problema per noi stessi può essere un inizio...
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26-01-2016, 16:35
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#23
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Non proprio. L'autosabotaggio rientra nel problema, ma non lo spiega del tutto.
Il masochismo morale diventa proprio una "condotta di vita" volta alla propria mortificazione. Si instaura questo tipo di rapporto con la vita intera, con tutto il mondo. Relazioni comprese ovviamente.
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28-01-2016, 19:16
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#24
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Intermedio
Qui dal: Sep 2015
Messaggi: 102
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"Si tratta anche di fobia della felicità: non essendone meritevoli bisogna troncarla sul nascere ogni volta".
Cioran direbbe che siamo masochisti morali poiché esserlo offre la "sicurezza e il rigore di un rito". (Il funesto demiurgo)
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28-01-2016, 21:27
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#25
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Avanzato
Qui dal: Sep 2008
Ubicazione: Modena
Messaggi: 310
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ne parla Alexander Lowen in "Bioenergetica".
Nasce tutto da una madre iperprotettiva, che invece di amare il figlio in maniera sana, cioé aiutandolo a crescere e dandogli l'esempio, lo svaluta e gli trasmette sfiducia per impedirgli di crescere e spingerlo a rimanere con lei. Le sue frasi tipiche sono:
non farlo, non sei capace
lo faccio io al posto tuo
è pericoloso
non uscire che fa freddo/caldo/vento/piove/nevica/il sole ti brucia
se te ne vai io soffro, non sarai così cattivo da farmi soffrire, vero?
Inoltre la sua ansia la porta a controllare e giudicare continuamente il figlio.
Quindi, pur avendo buone intenzioni, finisce per convincere il figlio di essere un incapace e di non meritare niente dalla vita.
E' difficile uscirne perché ogni tentativo di rendersi autonomi si scontra con sensi di colpa (si tradisce l'insegnamento materno e si smette di essere "bambini bravi e ubbidienti").
Bisogna innanzitutto cercare di concepire noi stessi come qualcosa di Sacro. Crediamo che tutti meritino rispetto? ok, noi facciamo parte di quei tutti, quindi smettiamola di giudicarci. Se non trattiamo male l'ultimo dei falliti perché dovremmo trattar male noi stessi?
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28-01-2016, 23:05
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#26
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Esperto
Qui dal: Oct 2012
Ubicazione: Nel tempo
Messaggi: 1,191
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Quote:
Originariamente inviata da Lilhium
"sicurezza e il rigore di un rito"
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Come nel caso di rituali ossessivi.
Quote:
Originariamente inviata da mmmax
Nasce tutto da una madre iperprotettiva[...]
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L'iperprotezione materna però non spiega tutto. Condivido sul fatto che spesso coincida con il "progetto" di limitare la libertà e l'autonomia del figlio. Questo perché il genitore iperprotettivo soffre di insicurezza lui stesso e proiettandola sul figlio gli restituisce l'immagine del mondo che lui si è fatto: ostile, pericoloso e doloroso. I primi a non riuscire a sostenersi sono loro.
Ci sarebbe pure da dire che spesso l'iperprotezione funziona come meccanismo di compensazione (ridondante) che si oppone a fasi di rifiuto e disinvestimento affettivo verso il figlio.
Quote:
Originariamente inviata da mmmax
Se non trattiamo male l'ultimo dei falliti perché dovremmo trattar male noi stessi?
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Il masochista morale ti risponderebbe che l'ultimo dei falliti è comunque meglio di lui....
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29-01-2016, 14:48
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#27
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Ubicazione: Infinitamente nel tuo pensiero.
Messaggi: 3,213
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Quote:
Originariamente inviata da Lilhium
Cioran direbbe che siamo masochisti morali poiché esserlo offre la "sicurezza e il rigore di un rito". (Il funesto demiurgo)
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Non credo che scegliamo d'essere dei sabotatori della nostra serenità per "sicurezza e il rigore di un rito", almeno come ho inteso.
Ma credo invece che sia "l'unica via" che ci permette di sopravvivere in una vita di disagio e sofferenza.
Il sintomo secondo me è anche l'unico modo personale, di una scelta più "conveniente" per nostro malgrado.
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15-04-2017, 11:10
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#28
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Esperto
Qui dal: Feb 2014
Messaggi: 1,539
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Uppiamo va' che fa sempre bene una rilettura
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