Estratti da "Tracce di comunità" di Arnaldo Bagnasco (spero di un qualche interesse)
La città è sempre stata un ambiente favorevole alle innovazioni. Oggi però il cambiamento è istituzionalizzato. Quanto più ci si libera della tradizione, tanto più si diventa anche capaci di riflettere sui proprio limiti. La modernità scopre quello che Weber chiamava il politeismo dei valori e lo sconcerto di una situazione in cui ognuno può pretendere di avere ragione.
Nella società moderna l'individuo reagisce alla diversità e al sovraccarico di stimoli sviluppando capacità analitiche, selezionando le esperienze e proteggendosi da coinvolgimenti profondi. Si diffondono orientamenti di calcolo. Le forme di adattamento della vita di realzione compongono una gamma che va dal riserbo, alla superficialità, alla diffidenza, all'avversione.
In un ambiente sociale ampio, denso e eterogeneo aumenta il potenziale di
accessibilità agli altri, ai diversi in particolare. La differenziazione degli ambiti di vita comporta che il repertorio di ruoli di ogni individuo aumenta e ognuno può tenerli più o meno separati o collegati.
La pericolosa, caotica, conflittuale metropoli contemporanea suscita reazioni di difesa e di distacco, ma la paura di esporsi avrebbe anche antichi radici nella cultura occidentale. Questa paura si riflette nel modo in cui la città ha preso forma, nella ghettizzazione delle differenze e nella costruzione di luoghi anonimi neutralizzanti che rimuovono la minaccia di contatto sociale.
Un altro valore della modernizzazione è l'universalismo opposto al particolarismo in relazione al tema dell'
esule. Per accedere a una nuova vita, il suo "io" e l'identificazione con le radici culturali devono diventare meno importanti. Ciò che ha in comune con gli altri può essere colto solo a livello astratto in ciò che li lega in virtù di una comune umanità. Ma un tale universalismo può impedire di entrare davvero in comunicazione con gli altri, dal momento che esclude la comprensione e la simpatia: l'enfasi sull'impersonalità nasconde la paura di esporsi. La comprensione del diverso sorge quando si perde la capacità di autodefinirsi. L'accessibilità è dunque un'operazione rischiosa per chi la pratica.
Superata l'idea di personalità fortemente coerenti si sono sviluppati concetti e modelli capaci di dar conto di identità multiple e debolmente integrate. Gli studi urbani hanno dedicato un'attenzione particolare a Goffman per la metafora teatrale che distingue luoghi di ribalta e di retroscena. I primi dove si rappresenta il sè in cerca di un'immagine coerente e vantaggiosa, i secondi dove si prepara la rappresentazione e ci si ritira per lo studio delle strategie di rivelazione del sè con il concetto di distanza dal ruolo e per lo studio dei rituali di interazione che continuamente ricuciono gli strappi di relazione.
Il sè richiede attenzione rituale che non può essere violata impedendo ad una persona di mantenere una propria accettabile immagine sociale. La crisi dell'uomo della metropoli può essere interpretata come difficoltà di gestire un sè multiplo e fragile, che rischia di dissolversi nel labirinto di un mondo di relazioni poco o per nulla decifrabili.