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Originariamente inviata da muttley
Pretendi anche di essere preso sul serio con l'esempio che fai?
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Era un esempio per far capire a te e agli altri che sono due cose ben diverse pensare e credere soltanto di essere disprezzati in larga misura ed esserlo davvero.
Tu ed altre persone sembra che confondiate sistematicamente le due cose.
Se il problema è relativo soprattutto ad una credenza distorta, va modificata magari questa credenza e si potrebbe parlare di problema puramente psicologico, ma se è legato anche ad altro, il problema non può essere risolto soltanto modificando la credenza, anzi non è la credenza il problema, bisognerà modificare altro.
Una persona che crede che se soffia in aria verrà arrestata e non lo fa per questo, andrebbe convinta che questa cosa non è diffusa realmente come crede ed è soltanto una sua creazione legata a certi vissuti particolari, e sarei d'accordo con chi sostiene che il problema è questo qua in casi del genere, mentre in altri casi io mi accorgo che questa valutazione di quel che c'è attorno corrisponde effettivamente a quel che c'è attorno.
Ora in questi altri casi la situazione produce comunque disagio ma la causa non è di certo la credenza distorta.
C'è un contesto sociale e delle reazioni, ma non c'è alcuna valutazione distorta delle reazioni in relazione a certe caratteristiche e modi di comportarsi.
Se io per vivere vado a rubare, per esempio, rischio davvero di finire in galera, non è che se mi convinco che la stragrande maggioranza degli altri mi vorranno comunque un gran bene ed avranno probabilmente reazioni positive, risolvo il problema, perché gli altri hanno stipulato leggi che poi hanno degli effetti reali sulla mia esistenza, non è la mia sensibilità relativa alla cattiva opinione sui ladri che poi produce le norme e l'applicazione di queste norme anche in relazione alla mia condotta, questo stato di cose non me lo sono creato io mentalmente a causa di una credenza distorta e non sparirà modificando quel che credo, perché non si trova solo nella mia testa.
Mi si potrebbe anche desensibilizzare, ma desensibilizzandomi e convincendomi che va tutto bene non mi permetterà mica di evitare i disagi relativi al rischio di finire in galera o il finirci effettivamente continuando a fare quel che faccio (l'operazione psicologica del minimizzare la valutazione negativa delle conseguenze, nel caso in cui il contesto resta lo stesso, finirebbe con farmi esporre al rischio di finirci davvero in galera con maggiori probabilità continuando a fare quel che facevo prima).
Non è che il mio giudizio e quel che penso influenza magicamente tutto il resto, tutte le valutazioni e reazioni effettive delle altre persone, e di seguito tutto l'apparato giudiziario che dipende da queste... Non è così... Può esser vero che può influenzare un po' qualcosa qua e là, te lo concedo questo, ma non può scardinare in automatico tutta questa roba qua tanto facilmente.
Per questo io direi di distinguere i casi in cui le credenze sono fortemente o in parte distorte (in relazione ai giudizi e le valutazioni sociali effettive) dai casi in cui le credenze non sono affatto distorte.
Sarei d'accordo con un approccio puramente psicologico per "curare" il disagio di chi crede che ci saranno reazioni sociali più o meno assurde (quando si comporta, è o fa qualcosa), ma nel caso in cui questo esame di realtà è intatto non si può trattare questi disagi soltanto così (o meglio non è così evidente cosa andrebbe cambiato) perché coinvolgono tutto il contesto.
Quando non si ha a che fare con credenze distorte ma con reazioni sociali negative molto diffuse realmente (in relazione a certe caratteristiche) bisognerà fare i conti con un problema conflittuale ben più complicato.
Ora se sono stato criptico dovrai spiegarmi dov'è che lo sono stato.