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21-09-2013, 23:32
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#81
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 3,195
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Quote:
Originariamente inviata da SonoRovinato2
no di tarantole...vabbè...cioè non conoscete le tarantole...son tipo lucertole...con la faccia di brunetta
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No, la tarantola è un ragnaccio grosso e peloso... Non facciamo confusione...
Ricominciamo (per i pugliesi): che cos'è la taranta?
Ok, Evandro Flores mi ha illuminato...
Il Geko, invece, è una specie di lucertole presente al sud... in vacanza in Calabria, abbiamo cenato con un geko attaccato al soffitto che ci guardava immobile... sarà stato lì per delle ore...
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Ultima modifica di Lino_57; 21-09-2013 a 23:36.
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21-09-2013, 23:33
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#82
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Messaggi: 486
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Quote:
Originariamente inviata da Evandro Flores
Ah ma te intendi i gechi! Che si chiamano anche tarantole in effetti! Io intendevo il ragno! L'ambiguità deriva dal fatto che in Puglia la taranta era un animale mitologico, identificato ora con un ragno (Lycosa tarantula o Latrodectus tredecimguttatus a seconda delle interpretazioni), ora con uno scurzuni (serpente) o una sàcara (altro tipo di rettile), ora con lo scorpione o la scolopendra... insomma una bestia dei campi, piccola e mordace. Non è che la gente avesse ben chiaro cosa fosse, era un'entità selvaggia che dimorava nei campi al cui morso, da cui si poteva salvarsi solo ballando fino allo stremo, dipendevano secondo le credenze tutti i mali che la medicina non sapeva classificare...
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davvero dicevano cosi dei gechi...boh... ame guardarle mi senbravano tranquilli...delle personcine a modino...indiscrette
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21-09-2013, 23:43
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#83
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Esperto
Qui dal: Jul 2012
Ubicazione: Milano
Messaggi: 3,195
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Quote:
Originariamente inviata da SonoRovinato2
davvero dicevano cosi dei gechi...boh... ame guardarle mi senbravano tranquilli...delle personcine a modino...indiscrette
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Guarda che non è come hai capito, Evandro parlava della taranta, una cosa mitologica, non identificabile in un animale preciso.
Il geko è tranquillo e discreto
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21-09-2013, 23:46
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#84
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Esperto
Qui dal: Sep 2013
Messaggi: 486
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Quote:
Originariamente inviata da Lino_57
Guarda che non è come hai capito, Evandro parlava della taranta, una cosa mitologica, non identificabile in un animale preciso.
Il geko è tranquillo e discreto
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oggi non ne azzecco una...e che leggo velocemnte e rispondo senza riflettere piu di tanto...e il mio caratte superficiale che mi fa sbagliare. Mi scusino tutti
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21-09-2013, 23:53
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#85
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Banned
Qui dal: Aug 2012
Ubicazione: Circolo dei matti
Messaggi: 1,734
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L'altro giorno a tavola mia sorella vede un moscerino e mi fa: ammazzalo, dai, che aspetti! Io non lo uccido, ma lo scanso via e gli rispondo: ecco, contenta? Lei mi guarda stizzita come fossi uno stupido. Questa è l'umanità.
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22-09-2013, 00:38
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#86
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,959
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Quote:
Originariamente inviata da Akineton
Fica
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Quella mostruosa forma così tanto appaiabile ai barocchismi dell'insetto e così tanto adorata.
(Ne hai portata di fortuna al thread. )
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22-09-2013, 12:31
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#87
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Esperto
Qui dal: Dec 2010
Messaggi: 2,643
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Quote:
Originariamente inviata da Evandro Flores
(deformazione professionale, sono tamburellista in un gruppo di pizzica pizzica)
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Ma pure questo fai??? ma quante cose fai???
te non sei mica normale, soffrirai di disturbo di personalità multiple
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22-09-2013, 12:42
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#88
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Intermedio
Qui dal: Aug 2013
Messaggi: 145
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Secondo me il fatto che tu sia riuscito a fare tutti questi ragionamenti logici e razionali in presenza di un insetto che ti provoca una paura ti tipo irrazionale (dal momento che lo scarafaggio non dovrebbe essere una minaccia per la tua vita xD), è un segno che probabilmente il tuo atteggiamento verso questi insetti sta cambiando, che forse stai riuscendo a superare questa paura
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22-09-2013, 12:45
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#89
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Esperto
Qui dal: Aug 2012
Messaggi: 2,228
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lo scarafaggio è un pericoloso insetto per l'uomo e porta gravi malattie, quindi non vedo tutta sta solidarietà per tenerli in vita, così come moscerini e mosche che si posano ovunque e gli escrementi sono i loro preferiti.
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22-09-2013, 12:49
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#90
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,959
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Dubito si tratti di solidarietà.
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22-09-2013, 12:51
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#91
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Esperto
Qui dal: Jun 2012
Messaggi: 1,418
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Sai, anche io prima di ammazzare un insetto ci resto male. :-/ Ma poi mi dico: "vattene da questo mondo, va nel mondo di Dio che starai sicuramente meglio".
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22-09-2013, 12:56
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#92
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,959
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A voler essere polemico potrei dire che allora indiani, incas, streghe eccetera stanno una meraviglia.
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22-09-2013, 13:02
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#93
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Esperto
Qui dal: Jun 2013
Messaggi: 653
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Ultima modifica di Gocciola; 30-09-2013 a 09:10.
Motivo: Non mi sento tutelato in questo forum quindi preferisco cancellare tutto
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22-09-2013, 13:03
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#94
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Esperto
Qui dal: Aug 2012
Messaggi: 2,228
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Quote:
Originariamente inviata da Dedalus
Dubito si tratti di solidarietà.
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solidarietà, compassione, ammirazione, mettici il termine che vuoi ma il risultato non cambia.
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22-09-2013, 13:04
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#95
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Esperto
Qui dal: Jun 2013
Messaggi: 653
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Ultima modifica di Gocciola; 30-09-2013 a 09:10.
Motivo: Non mi sento tutelato in questo forum quindi preferisco cancellare tutto
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22-09-2013, 13:06
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#96
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Esperto
Qui dal: Jun 2013
Messaggi: 653
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Ultima modifica di Gocciola; 30-09-2013 a 09:11.
Motivo: Non mi sento tutelato in questo forum quindi preferisco cancellare tutto
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22-09-2013, 13:09
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#97
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,959
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Quote:
Originariamente inviata da mr.Nessuno
solidarietà, compassione, ammirazione, mettici il termine che vuoi ma il risultato non cambia.
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Il termine ce l'hai messo tu, non io. Mettiti d'accordo con te stesso.
Io giusto posso indicarti che l'umanità è qualcosa di più complesso e contraddittorio di quanto non sembri.
Per stimolare qualche riflessione, copio un raccontino che trovai nell' Io della mente di Dennett ed Hofstadter qualche anno fa:
Quote:
L’anima dell’Animale Modello III (Terrel Miedaner)
“La posizione di Anatol è abbastanza chiara” disse Hunt.“Egli considera la vita biologica come un fenomeno meccanico complesso”.
Lei alzò le spalle, ma non con indifferenza. “Ammetto di essere affascinata dall’uomo, ma non posso accettare questa filosofia”.
“Prova a pensarci” le suggerì Hunt. “Tu sai che, secondo la teoria neoevoluzionista, il corpo degli animali viene formato attraverso un processo completamente meccanicistico. Ciascuna cellula è una macchina microscopica, un minuscolo componente integrato in un congegno più grande e più complesso”.
Dirksen scosse la testa. “Ma il corpo degli animali e degli uomini è qualcosa di più di una macchina. Già l’atto riproduttivo lo rende diverso”.
“Perché poi” chiese Hunt “è così straordinario che una macchina biologica generi un’altra macchina biologica? Concepire e partorire in un mammifero femmina non richiede più pensiero creativo di quanto ne occorra a una fresatrice automatica per vomitare blocchi motore”.
Gli occhi di Dirksen lampeggiarono. “Pensi che la fresatrice automatica senta qualcosa quando partorisce?”, lo provocò.
“Il suo metallo subisce forti tensioni, e alla lunga la fresatrice si logora”.
“Non credo di intendere in questo modo il termine ‘sensazione’”.
“Nemmeno io” convenne Hunt. “Ma non è sempre facile sapere chi o che cosa abbia delle sensazioni o dei sentimenti. Nella fattoria dove sono cresciuto avevamo una scrofa da riproduzione che aveva l’infelice tendenza a schiacciare sotto il suo peso la maggior parte dei suoi nati uccidendoli, puri incidenti, immagino. Poi mangiava i cadaveri dei suoi piccoli. Secondo te aveva sentimenti materni?”.
“Non sto parlando dei maiali!”.
“Potremmo altrettanto parlar bene degli uomini. Che ne diresti di calcolare quanti neonati vengono annegati nel gabinetto?”.
Dirksen era troppo sgomenta per parlare.
Dopo una pausa Hunt riprese: “Ciò che tu in Klane consideri una fissazione per le macchine è soltanto una prospettiva diversa. Per lui le macchine sono un’altra forma di vita, una forma che egli può creare da sé con plastica e metallo. Ed è abbastanza onesto da considerare se stesso una macchina”.
“Una macchina che genera macchine” ribatté Dirksen sarcastica. “Tra un po’ dirai che è una madre!”.
“No” disse Hunt. “È un ingegnere. E per quanto rozza sia una macchina costruita da un ingegnere in confronto al corpo umano, essa rappresenta un atto più elevato della semplice riproduzione biologica, perché almeno è il risultato di un processo del pensiero”.
“Non dovrei mettermi a discutere con un avvocato” riconobbe lei, ancora turbata. “Ma io non provo niente per le macchine! Dal punto di vista emotivo, tra il modo in cui trattiamo gli animali e quello in cui trattiamo le macchine c’è una differenza che sfida ogni spiegazione logica. Per esempio, posso benissimo rompere una macchina senza scompormi ma non sono capace di uccidere un animale”.
“Hai mai provato?”.
“Più o meno” rammentò Dirksen. “L’appartamento che avevo all’università era infestato dai topi e così ci misi una trappola. Ma quando alla fine ne catturai uno non fui capace di toglierlo dalla trappola… povera cosina morta, con quell’aria triste e innocente. Così seppellii trappola e tutto nel cortile e decisi che vivere coi topi era molto meno sgradevole che ammazzarli”.
“Eppure tu mangi la carne” osservò Hunt. “Quindi non ti ripugna tanto l’atto di uccidere in sé quanto il farlo tu stessa”.
“Senti” disse lei irritata. “Questo ragionamento non tiene conto di un punto essenziale, cioè il rispetto fondamentale per la vita. Noi abbiamo qualcosa in comune con gli animali: questo lo capisci, no?”.
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22-09-2013, 13:09
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#98
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Esperto
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Nervenleben.
Messaggi: 2,959
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Racconto troppo lungo per un solo post.
Quote:
“Klane ha una teoria che forse troverai interessante” insisté Hunt. “Direbbe che la parentela biologica, reale o immaginaria, non ha nulla a che fare con il tuo ‘rispetto per la vita’. In realtà a te non piace uccidere solo perché l’animale si oppone alla morte: urla, lotta o ha l’aria triste, insomma ti implora di non distruggerlo. Ed è la tua mente, tra l’altro, non il tuo corpo biologico, che sente le implorazioni dell’animale”.
Lei lo guardava poco convinta.
Hunte mise del denaro sul tavolo e spinse indietro la sedia. “Vieni con me”.
Mezz’ora più tardi Dirksen entrava nella casa di Klane in compagnia dell’avvocato di costui. Il cancello d’entrata era scivolato automaticamente da parte per far passare la macchina di Hunt, e al suo tocco un servomeccanismo aveva spalancato la porta d’ingresso priva di chiave.
Hunt la condusse nel laboratorio sotterraneo dove si trovavano numerose vetrine; ne aprì una e ne estrasse qualcosa che aveva l’aspetto di un grosso scarabeo di alluminio, la cui superficie levigata era munita di piccoli segnalatori colorati e di alcune protuberanze meccaniche. Hunt lo capovolse e Dirksen vide nella parte inferiore tre ruote gomma. Sul fondo del piatto di metallo erano stampigliate le parole ANIMALE MODELLO III.
Hunt appoggiò l’arnese sulle piastrelle del pavimento e allo stesso tempo azionò un minuscolo interruttore posto sotto la pancia. Con un lieve ronzio il giocattolo cominciò a muoversi qua e là sul pavimento come se cercasse qualcosa. Si fermò un momento, poi si diresse verso una presa di corrente presso la base di un grande telaio. Si fermò davanti all’attacco, fece uscire due sottili sporgenze da un’apertura del suo corpo metallico, tastò la sorgente di energia e vi si inserì. Sul corpo, alcuni segnalatori cominciarono a risplendere di luce verde e dall’interno giunse una vibrazione sonora, come di un gatto che fa le fusa.
Dirksen guardava il congegno con interesse. “Un animale meccanico. Grazioso… ma perché tutto questo?”.
Hunt prese un martello che era sul banco lì vicino e glielo porte. “Ora, per favore, uccidilo”.
“Ma che stai dicendo?” disse Dirksen un po’ allarmata. “Perché dovrei uccidere… rompere quella… macchina?”. Arretrò, rifiutandosi di prendere l’arma.
“Solo a titolo di esperimento” rispose Hunt. “Anch’io ho provato qualche anno fa, per ordine di Klane, e l’ho trovato istruttivo”.
“Che cos’hai imparato?”
“Qualcosa sul significato della vita e della morte”.
Dirksen fissò Hunt con sospetto.
“La ‘bestia’ non ha armi di difesa che ti possano far del male” la rassicurò lui. “Sta’ solo attenta a non andare a sbattere contro qualcosa mentre la insegui”. Le porse il martello.
Esitando, essa fece un passo in avanti, prese l’arma, guardò di sottecchi la strana macchina che ronfava sonoramente mentre succhiava la corrente elettrica. Le andò vicino, si chinò e sollevò il martello. “Ma… sta mangiando” disse rivolgendosi verso Hunt.
Hunt scoppiò a ridere. Infuriata, lei afferrò il martello con entrambe le mani, lo sollevò e lo calò con forza.
Con uno stridio acuto, simile a un grido di paura, al bestia ritirò le mandibole dalla presa e arretrò di colpo. Il martello ricadde con violenza sul pavimento, colpendo una piastrella che fino a un istante prima era stata nascosta dal corpo della macchina. La piastrella era tutta scheggiata e incrinata.
Dirksen sollevò lo sguardo. Hunt rideva. La macchina si era allontanata di un paio di metri, si era fermata, e la teneva d’occhio. No, si disse Dirksen, non stava tenendola d’occhio. Irritata con se stessa, impugnò l’arma e avanzò con cautela. La macchina indietreggiò, mentre due luci rosse sul davanti aumentavano e diminuivano d’intensità con approssimativamente la stessa frequenza delle onde alfa del cervello umano. Dirksen si slanciò in avanti, vibrò il martello e mancò il colpo…
Dieci minuti dopo, rossa e ansimante, tornò da Hunt. Il corpo le doleva in parecchi punti, perché aveva sbattuto più volte contro gli spigoli dei macchinari; la testa le faceva male dove aveva preso una zuccata contro il piano del bancone. “È come cercar di acchiappare un grosso topo! Quand’è che si scaricano quelle stupide batterie?”.
Hunt consultò l’orologio. ”Direi che ne ha ancora per mezz’ora, purché tu la faccia correre”. Puntò il dito sotto il bancone, dove la bestia aveva trovato un’altra presa di corrente. “Ma c’è una maniera più facile per catturarla”.
“Quale?”.
“Metti giù il martello e prendila”.
“Prenderla… così?”.
“Sì. Riconosce solo i pericoli che possono derivarle da cose simili a lei, in questo caso la testa d’acciaio del martello. È programmata in modo da fidarsi del protoplasma disarmato”.
Dirksen posò il martello su un bancone e si diresse lentamente verso la macchina. Questa non si mosse. Le fusa erano cessate; pallide luci arancione brillavano dolcemente. Dirksen si chinò e la toccò cautamente; sentì un lieve fremito. La raccolse guardinga con entrambe le mani. Le luci diventarono di un verde limpido e attraverso il gradevole calore dell’epidermide metallica essa sentì la vibrazione tranquilla del meccanismo interno.
“E adesso che devo farne di questa roba?” chiese con un certo nervosismo.
“Mettilo a pancia in su sopra il bancone. In quella posizione non potrà far nulla e tu potrai colpirlo come ti pare”.
“Non ho bisogno di antropomorfismi” borbottò Dirksen e seguì il consiglio di Hunt: era decisa ad arrivare fino in fondo.
Come capovolse la macchina e la posò, le luci ridiventarono rosse. Le ruote girarono per un momento, poi si arrestarono. Dirksen afferrò di nuovo il martello, lo sollevò in fretta e lo calò con forza, ma la mira era sbagliata: il martello colpì la macchina indifesa di lato danneggiandone una ruota e facendola balzare di nuovo a pancia in giù. Dalla ruota colpita uscì un cigolio metallico e la bestia si mise a girare descrivendo un cerchio irregolare. Da sotto il ventre si udì uno schianto: con un mesto ammiccare di luci la macchina si arrestò.
Dirksen strinse forte le labbra e alzò il martello per il colpo di grazia. Ma mentre cominciava a calarlo, dall’interno della bestia uscì un suono, un debole gemito lacrimoso che si alzava e si abbassava come il piagnucolio di un bambino.
Dirksen lasciò cadere il martello e arretrò, gli occhi fissi sulla pozza rosso sangue di lubrificante che si allargava sul tavolo sotto la creatura. Guardò Hunt con orrore. “È… è…”.
“È solo una macchina” disse Hunt, di nuovo serio. “Come queste, che l’hanno preceduta nella sua storia evolutiva”. Indicò con un gesto la schiera di macchine del laboratorio, osservatori muti e minacciosi. “Ma questa, a differenza delle altre, è in grado di accorgersi del proprio fato e di gridare per chiedere aiuto”,
“Spegnila” disse lei seccamente.
Hunt andò al tavolo e tentò di far scattare il minuscolo interruttore. “Temo che tu l’abbia inceppato”. Raccolse il martello che era caduto sul pavimento. “Vuoi darle il colpo di grazia?”.
Lei arretrò scuotendo la testa; Hunt sollevò il martello. “Non potresti aggiustare…”. Ci fu un breve scricchiolio metallico. Lei sussultò e girò il capo. Il lamento era cessato: risalirono le scale in silenzio.
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22-09-2013, 13:10
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#99
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Intermedio
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Milano
Messaggi: 100
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Io ho talmente tanto terrore verso gli scarafaggi da non essere neanche riuscita a finire di leggere, non riesco neanche a pensarci senza agitarmi..
Come hai superato quest'ansia irrazionale?
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22-09-2013, 13:26
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#100
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Esperto
Qui dal: Jun 2013
Messaggi: 653
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Ultima modifica di Gocciola; 30-09-2013 a 09:11.
Motivo: Non mi sento tutelato in questo forum quindi preferisco cancellare tutto
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