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04-01-2025, 12:22
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#141
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Intermedio
Qui dal: Nov 2019
Messaggi: 243
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Quote:
Originariamente inviata da Teal
Secondo me oggi si litiga con i terapeuti perché gran parte della sofferenza dell’umanità che in passato si sfogava nella sfera pubblica con proteste, contestazioni alla famiglia e alle istituzioni repressive, lotte sindacali, movimenti culturali radicali e alternativi, persino guerre nazionaliste, tutto con la prospettiva di voler cambiare almeno un po’ il mondo, oggi é stata confinata in ambito privato ed individualistico, e molti professionisti della salute mentale assumono alla fine il ruolo di guardiani dello status quo.
Quanto siamo diventati soli, e quanto fanno in modo di farci avere bisogno di loro…
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Anch'io ho avuto questa impressione sia con la psicologa che mi ha seguito che da altre esperienze come spettatrice.
La tizia che mi seguiva a volte mi chiamava "randagia" in maniera semi-scherzosa ridendoci sopra, ma in alcuni casi, anche solo con le espressioni facciali, non riusciva a trattenersi dal giudizio esplicito. Si capiva insomma che aveva dei pregiudizi nei confronti delle condotte non aderenti al modello piccolo borghese.
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04-01-2025, 12:42
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#142
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Esperto
Qui dal: Nov 2010
Ubicazione: Dove non vorrei stare
Messaggi: 1,383
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Credo di aver capito l'utenze XL, in sintesi ciò che fanno gli psicologi è omologarti all'ambiente esterno, in pratica non è l'ambiente esterno il problema, ciò che ti succede, ma come si reagisce ad esso, ai fatti. Se ti pestano di botte non è che hai avuto a che fare con uno stronzo, un assassino, ma il problema è la tua reazione...devi accettare tutto ed avere una psiche adeguata ad un ambiente marcio, violento. Pensavo gli psicologi servivano per crescita personale, avere una vita migliore, adeguata a ciò che si è...
Mi ricordo 2 anni fa quando andai da una psicologa del lavoro per un presunto caso di mobbing, a lavoro mi tiravano la roba dietro, denigrazioni, atteggiamenti svilenti, stavo male, al pensiero di andare a lavoro faticavo a dormire, a volte saltavo la cena..cose che mi capitano tuttora...mi dicevo, ora con questa psicologa spero di essere tutelato, capirà e sarà dalla mia parte, magari mi darà un mese di malattia, so che a tanti succede così, insomma dopo aver spiegato tutto dopo un po' mi fa: "Ma tu fuori dal lavoro che fai?", ho capito dove voleva andare a parare e mi è cascato tutto.
Adesso dovrei tornare da qualcuno ma sono sfiduciato e non so dove battere la testa...
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Ultima modifica di Gufetto; 04-01-2025 a 12:48.
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04-01-2025, 14:40
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#143
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Esperto
Qui dal: Feb 2019
Messaggi: 840
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Quote:
Originariamente inviata da Purple rain
Confidandomi con una conoscente su un problema mi sono resa conto di ricevere spunti migliori da parte sua
Con la psicologa il dialogo rimaneva sempre sul superficiale, era impossibile approfondire le questioni perché lei interrompeva continuamente il filo del discorso portando confusione invece di aiutarmi a fare chiarezza. Mi interrompeva più volte per dire cose che non c'entravano nulla o banalità, al punto che a volte ho dovuto impormi alzando la voce perché mi sentivo prevaricata... Un buon esercizio per allenare l'assertività, però ecco, da uno psicologo mi aspetto di essere ascoltata.
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Secondo me a volte da parte di chi si rivolge a uno psicologo o psichiatra c'è anche il paradosso di non raccontare tutto, soprattutto per ciò che concerne problemi imminenti e urgenti, di natura economica o di vita materiale quotidiana
E poichè il paziente resta sul vago, lo psicologo ritiene "consolante" e rispettoso assecondare questi ritmi lentissimi e si finisce a parlare di psicologia mentre la vita reale va alla deriva
-esperienza personale
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04-01-2025, 18:44
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#144
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Principiante
Qui dal: Jul 2023
Ubicazione: Modena-Milano
Messaggi: 28
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Quote:
Originariamente inviata da Gufetto
Credo di aver capito l'utenze XL, in sintesi ciò che fanno gli psicologi è omologarti all'ambiente esterno, in pratica non è l'ambiente esterno il problema, ciò che ti succede, ma come si reagisce ad esso, ai fatti. Se ti pestano di botte non è che hai avuto a che fare con uno stronzo, un assassino, ma il problema è la tua reazione...devi accettare tutto ed avere una psiche adeguata ad un ambiente marcio, violento. Pensavo gli psicologi servivano per crescita personale, avere una vita migliore, adeguata a ciò che si è...
Mi ricordo 2 anni fa quando andai da una psicologa del lavoro per un presunto caso di mobbing, a lavoro mi tiravano la roba dietro, denigrazioni, atteggiamenti svilenti, stavo male, al pensiero di andare a lavoro faticavo a dormire, a volte saltavo la cena..cose che mi capitano tuttora...mi dicevo, ora con questa psicologa spero di essere tutelato, capirà e sarà dalla mia parte, magari mi darà un mese di malattia, so che a tanti succede così, insomma dopo aver spiegato tutto dopo un po' mi fa: "Ma tu fuori dal lavoro che fai?", ho capito dove voleva andare a parare e mi è cascato tutto.
Adesso dovrei tornare da qualcuno ma sono sfiduciato e non so dove battere la testa...
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La tua esperienza mi pare di capire sia stata frustrante. Voglio sottolineare una cosa importante: il ruolo di uno psicologo non è quello di giustificare situazioni ingiuste o chiedere di ‘accettare tutto’. Al contrario, il nostro obiettivo è aiutare le persone a capire cosa stanno vivendo, riconoscere il proprio valore, e trovare strategie per affrontare al meglio situazioni dolorose o tossiche, come potrebbe essere il caso che hai vissuto.
Riguardo alla domanda “fuori dal lavoro cosa fai?”, può sembrare fuori luogo, ma spesso serve a comprendere il quadro generale della tua vita, non per minimizzare ciò che accade al lavoro, ma per valutare quanto quello stress stia influenzando tutto il resto, ad esempio…e da lì capire cosa fare, come farlo.
É un po’ come quando si vive una relazione di coppia disfunzionale. Ok, l’altro sarà stronzo, poco empatico e quello che vogliamo, ma noi come stiamo scegliendo di reagire a ciò e soprattutto ciò come impatta sulla nostra serenità a 360 gradi?
Capisco che dopo questa esperienza tu possa sentirti sfiduciato, ma per farlo è necessario avere fiducia nel processo, con la consapevolezza che magari non ci incastriamo con tutti (e vale anche in terapia)
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Ultima modifica di Exutente; 04-01-2025 a 18:46.
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04-01-2025, 19:48
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#145
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 29,317
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Quote:
Originariamente inviata da Gufetto
"Ma tu fuori dal lavoro che fai?"
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Anche a me un mio ex-psicoterapeuta quando ero in piena crisi ansioso-depressiva a causa del lavoro mi disse "è meglio che non te la dò la malattia, sennò poi che fai tutto al giorno a casa?"
E pure l'ultimo da cui sono andato recentemente "ma no, guarda meglio che ci vai al lavoro, al limite quando proprio non te la senti chiedi qualche giorno al medico di famiglia" (ndr. il mio medico più di 3 giorni non li dà).
Secondo me non vogliono che l'INPS poi gli rende conto, ma se ci sai fare tipo mia cugina, che non aveva niente, mai avuto depressioni, solo che voleva fare un dispetto al nuovo capo, è andata lì tutta piangente, senza trucco, disperata, spettinata.. e forse secondo me gli ha allungato pure una mazzetta.. si è presa 3 mesi di malattia pur essendo la persona mentalmente più sana del mondo.
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04-01-2025, 21:08
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#146
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Principiante
Qui dal: Jul 2023
Ubicazione: Modena-Milano
Messaggi: 28
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Quote:
Originariamente inviata da Keith
Anche a me un mio ex-psicoterapeuta quando ero in piena crisi ansioso-depressiva a causa del lavoro mi disse "è meglio che non te la dò la malattia, sennò poi che fai tutto al giorno a casa?"
E pure l'ultimo da cui sono andato recentemente "ma no, guarda meglio che ci vai al lavoro, al limite quando proprio non te la senti chiedi qualche giorno al medico di famiglia" (ndr. il mio medico più di 3 giorni non li dà).
Secondo me non vogliono che l'INPS poi gli rende conto, ma se ci sai fare tipo mia cugina, che non aveva niente, mai avuto depressioni, solo che voleva fare un dispetto al nuovo capo, è andata lì tutta piangente, senza trucco, disperata, spettinata.. e forse secondo me gli ha allungato pure una mazzetta.. si è presa 3 mesi di malattia pur essendo la persona mentalmente più sana del mondo.
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non è solo quello il discorso. Assecondare, spesso significa colludere con il paziente e il suo istinto ad evitare. Salvo casi eclatanti quindi non si asseconda in tale direzione, altrimenti si rischia di alimentare un sistema di autosabotaggio-evitamento...
ho ansia dell'ascensore? ti prescrvi di non prenderlo.
Ho l'ansia delle persone? ti dico di chiuderti in casa
Ho l'ansia a lavoro? Ti dico di licenziarti o metterti in malattia.
Il pz va aiutato a fare l'esatto opposto tendenzialmente e in caso di luoghi davvero tossici portato a riflettere su cosa lo trattiene da fare altre scelte
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04-01-2025, 22:18
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#147
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Banned
Qui dal: Jun 2021
Messaggi: 7,504
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A parte tutti Nn ha senso litigare cn queste figure.. cosa si pensa di ricavarne.. va bene ti sfoghi parli di cose delicate e ti puoi emozionare fare trascinare dal momento ma tu stai pagando 80 euro un luminare a caso ci manca solo che ci litighi .. x quello basta andare in qualche coda al centro commerciale o in qualche parcheggio.. no di certo cn il signor pisologo che ti sei scelto... Davvero nn ha senso sarebbe una ulteriore perdita di tempo e amareggiante...
Credo cmq siano abituati a sfuriate dei clienti anche se la figura media del cliente penso sia una persona debole e assertiva nn so mi immagino così.. ma avendo a che fare cn gente problematica ce anche qualcuno che perde le staffe giustamente dopo l ennesima cazzata che tira fuori dal cappello magico
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04-01-2025, 22:39
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#148
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Principiante
Qui dal: Nov 2018
Messaggi: 63
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Ho tentato più volte la strada di psicologi e anche di coaching, sono arrivato alla conclusione che probabilmente non è un tipo di percorso che fa per me. Nella mia situazione specifica le difficoltà che riscontro sono dovute al mio modo di essere che non si concilia bene con ciò che viene considerato figo e accettato dalla società.
Nel mio caso non ho bisogno di stare a parlare per un'ora sui concetti e sulle motivazioni, avendo una mente iper-analitica lo faccio già anche troppo di mio. Necessiterei di soluzioni pratiche ma nel pratico quando sono in dei contesti sociali finisco sempre per passare come il tipo "strano, silenzioso, solitario" perché ho tempi e modi diversi dalla maggior parte delle persone. Chiaro che in questo modo diventa difficile trovare uno spiraglio dove inserirsi e in cui sentirsi un po' meno strani e fuori luogo.
Io parlo della mia esperienza, non nego che queste figure professionali abbiano la loro dignità e possono rivelarsi utili in tantissimi casi, dico solo che nel mio caso specifico non credo siano la soluzione ideale.
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05-01-2025, 00:35
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#149
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Principiante
Qui dal: Sep 2011
Ubicazione: Napoli
Messaggi: 84
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Quote:
Originariamente inviata da Gufetto
... mi dicevo, ora con questa psicologa spero di essere tutelato, capirà e sarà dalla mia parte, magari mi darà un mese di malattia, so che a tanti succede così, insomma dopo aver spiegato tutto dopo un po' mi fa: "Ma tu fuori dal lavoro che fai?", ho capito dove voleva andare a parare e mi è cascato tutto.
Adesso dovrei tornare da qualcuno ma sono sfiduciato e non so dove battere la testa...
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Cioè non credeva che quel lavoro potesse generare tutti quei disturbi?
cmq il guaio è che spesso tutto è dovuto al fatto che non si è fatto un orientamento corretto, nel senso di scegliere studi e percorsi che poi sarebbero sfociati in attività dove o non hai a che fare con nessuno o stai sopra loro.
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05-01-2025, 05:39
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#150
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Intermedio
Qui dal: Nov 2018
Messaggi: 235
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Quote:
Originariamente inviata da Keith
ma se ci sai fare tipo mia cugina, che non aveva niente, mai avuto depressioni, solo che voleva fare un dispetto al nuovo capo, è andata lì tutta piangente, senza trucco, disperata, spettinata.. e forse secondo me gli ha allungato pure una mazzetta.. si è presa 3 mesi di malattia pur essendo la persona mentalmente più sana del mondo.
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Essendo del sud, questo comportamento non mi meraviglia affatto. I mesi più gettonati per mettersi in malattia sono Luglio e Agosto.
Tra medici compiacenti e false diagnosi, non c'è da stupirsi se poi la sanità pubblica sta andando a rotoli.
È una pratica ancora molto diffusa per poter lavorare contemporaneamente in nero.
Poi, è risaputo che c'è un tariffario per queste finte diagnosi e certificati di malattia.
Nessuno fa niente per niente, e in questi casi ti devi sempre sdebitare o ricambiare il favore ricevuto.
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Ultima modifica di Clarice; 05-01-2025 a 05:47.
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05-01-2025, 11:45
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#151
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 29,317
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Quote:
Originariamente inviata da Clarice
Essendo del sud, questo comportamento non mi meraviglia affatto. I mesi più gettonati per mettersi in malattia sono Luglio e Agosto.
Tra medici compiacenti e false diagnosi, non c'è da stupirsi se poi la sanità pubblica sta andando a rotoli.
È una pratica ancora molto diffusa per poter lavorare contemporaneamente in nero.
Poi, è risaputo che c'è un tariffario per queste finte diagnosi e certificati di malattia.
Nessuno fa niente per niente, e in questi casi ti devi sempre sdebitare o ricambiare il favore ricevuto.
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Io non faccio lavori in nero o vacanze, chiedevo solo un paio di settimane perché quando inizio gli antidepressivi o i farmaci nuovi in generale i primi giorni sto malissimo, ho sonnolenza estrema, ormai mi conosco, lo so come reagisco, però non ne ha voluto sapere.. alla fine ho sfanculato lui e la cura.
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05-01-2025, 22:07
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#152
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Esperto
Qui dal: Nov 2010
Ubicazione: Dove non vorrei stare
Messaggi: 1,383
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Quando mi chiese quella domanda io interpretai che voleva spostare il problema dal lavoro a quello che facevo fuori, come a dire che fuori dovevo fare qualcosa per compensare il disagio a lavoro, per quello mi è cascato il mondo addosso. Fosse stato un problema che ritenevo esterno al lavoro non sarei andato da una psicologa apposita del lavoro.
Non sono partito con l'idea di farmi mettere a casa a letto, tuttavia ho sempre sentito di gente che per "stress" e problemi vari veniva messa a casa e non capisco perché la cosa non sia mai stata considerata idonea per il mio caso. Tra l'altro mi pare che disse che ero in stress da lavoro correlato...
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06-01-2025, 03:50
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#153
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Intermedio
Qui dal: Nov 2018
Messaggi: 235
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Quote:
Originariamente inviata da Keith
Io non faccio lavori in nero o vacanze, chiedevo solo un paio di settimane perché quando inizio gli antidepressivi o i farmaci nuovi in generale i primi giorni sto malissimo, ho sonnolenza estrema, ormai mi conosco, lo so come reagisco, però non ne ha voluto sapere.. alla fine ho sfanculato lui e la cura.
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No, infatti non intendevo dire che questo fosse il tuo caso. È soltanto per sottolineare il fatto che a causa di queste persone che abusano di finte diagnosi e certificati di malattia, poi si presentano coloro che veramente ne hanno bisogno e non gli vengono concessi neanche due miseri giorni.
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07-01-2025, 09:36
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#154
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Esperto
Qui dal: Aug 2013
Ubicazione: Roma
Messaggi: 29,317
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Quote:
Originariamente inviata da Clarice
No, infatti non intendevo dire che questo fosse il tuo caso. È soltanto per sottolineare il fatto che a causa di queste persone che abusano di finte diagnosi e certificati di malattia, poi si presentano coloro che veramente ne hanno bisogno e non gli vengono concessi neanche due miseri giorni.
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Esatto.
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07-01-2025, 11:12
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#155
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Esperto
Qui dal: Apr 2013
Messaggi: 15,541
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Quote:
Originariamente inviata da Nightlights
Poi ripeto ancora che è tutto molto soggettivo.
Per esempio nel mio caso la psicoterapia è stata inutile, solo i farmaci mi sono serviti.
Perché nel momento in cui è stato indovinato il farmaco che su di me faceva effetto e l'umore è tornato normale, sono spariti tutti i pensieri che mi facevano stare male.
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Ma infatti è questo il problema. Ci si identifica troppo con i propri pensieri, che è un meccanismo normalissimo, ma quando sei bipolare o anche solo quando attraversi una fase che poi se ne va o cambia o quando prendi un farmaco che ti rende diverso capisci che i tuoi pensieri non sono poi così tanto legati alla tua identità. In realtà lascia molto confusi 'sta cosa, ma capisco che per chi rimane pressappoco stabile sempre sugli stessi pensieri per tutta la vita questo discorso abbia poca presa.
Ma la verità è che possono benissimo essere la depressione o altri disturbi a condizionare dei pensieri che noi crediamo siano delle considerazioni e credenze proprio nostre rispetto alla vita e alla società.
È il nostro cervello che ci condiziona. Ad esempio la depressione è una malattia che condiziona i pensieri. Risalire al proprio nucleo è difficile, spesso mi chiedo cosa sono io.
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07-01-2025, 11:42
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#156
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Esperto
Qui dal: Oct 2014
Messaggi: 13,946
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Quote:
Originariamente inviata da ~~~
Ma infatti è questo il problema. Ci si identifica troppo con i propri pensieri, che è un meccanismo normalissimo, ma quando sei bipolare o anche solo quando attraversi una fase che poi se ne va o cambia o quando prendi un farmaco che ti rende diverso capisci che i tuoi pensieri non sono poi così tanto legati alla tua identità. In realtà lascia molto confusi 'sta cosa, ma capisco che per chi rimane pressappoco stabile sempre sugli stessi pensieri per tutta la vita questo discorso abbia poca presa.
Ma la verità è che possono benissimo essere la depressione o altri disturbi a condizionare dei pensieri che noi crediamo siano delle considerazioni e credenze proprio nostre rispetto alla vita e alla società.
È il nostro cervello che ci condiziona. Ad esempio la depressione è una malattia che condiziona i pensieri. Risalire al proprio nucleo è difficile, spesso mi chiedo cosa sono io.
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Senz'altro. Anch'io conosco bene questo meccanismo maledetto. Quando vado giù di umore i pensieri diventano in prevalenza negativi e le qualità positive che uno ha non le riconosce.
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07-01-2025, 16:03
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#157
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Esperto
Qui dal: May 2022
Messaggi: 987
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Quote:
Originariamente inviata da Gufetto
"Ma tu fuori dal lavoro che fai?"
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"Da quando vivo questo disagio a causa del lavoro non riesco a fare più niente".
Non ho capito come mai, per gran parte delle persone, casa e lavoro siano due cose perfettamente separate nel senso che, nel tempo libero, i problemi lavorativi cessano di esistere, mentre a lavoro spariscono i problemi personali che si hanno normalmente a casa.
Addirittura c'è chi dice che lavorare gli fa bene perché "si distrae" dalle altre preoccupazioni. Con me proprio non funziona, il mio cervello rifiuta questa divisione netta tra le due cose: se devo lavorare non ho solo le preoccupazioni relative ai compiti che devo svolgere e alle altre problematiche lavorative, ma anche tutte le altre della mia vita personale contemporaneamente, come pure a casa i problemi del lavoro mi rimangono in testa. Non c'è modo per me di ignorarli: attività varie, uscite, impegni di ogni tipo non funzionano, quei pensieri non se ne vanno mai.
È anche per questo che mai potrò adattarmi al lavoro, secondo me.
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14-02-2025, 10:15
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#158
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Esperto
Qui dal: Feb 2019
Messaggi: 840
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Buongiorno,
un'ennesima riflessione sul tema, premesso che il supporto esterno non è imputabile nel quadro di una certa precarietà in quanto l'ho preso tardissimo, verso i trent'anni di vita -e forse non avrei dovuto comunque
Secondo me a una certa il paziente deve capire in cosa rischia di cacciarsi delegando problemi assimilati a depressione ma di natura materiale, perchè verosimilmente psicoterapeuti o psichiatri non saranno mai di aiuto concretamente. Il loro lavoro è parlare e basta, ma non sono in grado di fornire soluzioni a problematiche concrete della vita
Per me il periodo in cui ho cercato consigli di orientamento lavorativo è stato il più basso: quando Prendevo decisioni in autonomia stavo molto meglio, all'esterno ho trovato solo caciara
In altre parole a volte potrebbe non essere necessario a monte, bisogna evitare tutte le derive passivo-aggressive che si rischiano e sono davvero inutili, rubano solo tempo di vita
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Ultima modifica di rogues; 15-02-2025 a 16:58.
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16-02-2025, 17:50
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#159
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,321
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Quote:
Originariamente inviata da Exutente
non è solo quello il discorso. Assecondare, spesso significa colludere con il paziente e il suo istinto ad evitare. Salvo casi eclatanti quindi non si asseconda in tale direzione, altrimenti si rischia di alimentare un sistema di autosabotaggio-evitamento...
ho ansia dell'ascensore? ti prescrvi di non prenderlo.
Ho l'ansia delle persone? ti dico di chiuderti in casa
Ho l'ansia a lavoro? Ti dico di licenziarti o metterti in malattia.
Il pz va aiutato a fare l'esatto opposto tendenzialmente e in caso di luoghi davvero tossici portato a riflettere su cosa lo trattiene da fare altre scelte
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Ma tu non è che devi evitare di colludere, ma chi te lo ha chiesto di non colludere? La tua morale? Che il "paziente" (e non dovrebbe essere chiamato così perché a rigore nessuno è malato di niente nel senso che pretendete voi) probabilmente non condivide?
Se io volessi suicidarmi e lo psicoterapeuta è convinto che collude con una mia intenzione malata, non prende sul serio quel che gli dico e vuole solo manipolarmi ed indirizzarmi dove vuole lui col suo pregiudizio e giudizio contro certe mie condotte!
Io per questo son proprio contro la vostra categoria a monte, per questi atteggiamenti paternalistici qua.
Una cosa è autosabotante per te, visto che ti piace la vita, ma non per un altro per cui la vita è una merda.
Ad esempio se a me le relazioni umane fanno schifo, ma perché cavolo non dovrei evitarle? Perché tu pensi che colludi con delle parti malate di me? Ma tu chi sei per decidere quali sarebbero le parti malate? Che le relazioni umane sono una cosa da non evitare perché nell'insieme sono più positive che negative dovrei valutarlo a cazzi miei con i criteri che desidero! Non devi deciderlo tu questo!
Ma tu chi sei che ti arroghi questa facoltà di giudizio generale?
Un altro esempio, se vado a prostitute o mi faccio le seghe o evito di lavorare, sono tossiche o no queste cose? Ma che devi deciderlo tu? Tu non dovresti proprio etichettare nulla come tossico o non tossico! Dove ritengo che la mia vita sia migliorabile e se sia migliorabile lo sento e decido io, non tu, tu al più puoi dare suggerimenti, poi che valgano qualcosa o meno di niente i tuoi suggerimenti, che siano utili o inutili, lo valuto io, è la mia vita, non la tua!
Di essere funzionale come le persone come voi vogliono che un tizio debba essere funzionale, non me ne frega un accidenti.
Dovrebbe essere chi richiede il consulto a decidere cosa etichettare come tossico e cosa etichettare come buono e giusto, non gli psicoterapeuti.
Comunque gli psicoterapeuti dovrebbero essere buttati fuori dall'ambito medico insieme agli psichiatri... Fuori!
Possono rimanere nel servizio pubblico in termini di consulenti e ascoltatori, ma devono esser cacciati via dall'ambito medico!
Dovrebbero rientrare in pratiche simil religiose, morali, e roba simile. Al più possono essere consulenti, ma non possono decidere nulla riguardo a cosa ci sia da curare in una persona, nulla! E dovrebbe essere vietato dall'ordine di questa gente usare etichette negative da appiccicare a pensieri, cose e situazioni come "tossico", "patologico" e così via.
Più leggo i vostri manuali più mi convinco che ho capito bene quello che fate e volete fare, e non mi sono sbagliato riguardo al vostro operato, bastano poche frasi pronunciate qua e là e la mia fiducia in voi svanisce.
"Vieni da noi, vieni! Non ti giudicheremo, esprimi i tuoi pensieri liberamente" ma che boiata! Uno che già vuole etichettare le mie parti usando temini come "sano" e "malato", mi vuol poi convincere che non giudica quel che penso, faccio e così via, etichettandolo a senconda del caso con "sano" e "malato"? Siete falsi, e manipolate le persone.
"Funzionale" poi è un altro termine ridicolo usato a sproposito che vorrebbe essere neutro, ma già giudica implicitamente (proprio per evitare di essere trasparenti) che degli obiettivi sono migliori di altri oppure che ci siano obiettivi (quando non è detto ci sia qualcosa del genere, quando un tizio prova disagio per delle situazioni e se ne lamenta, io obiettivi o cosa far funzionare non lo vedo in modo esplicito e non è detto che debba esserci in modo implicito come impone il vostro modo di pensare manipolatorio).
Voi non potete giudicare cosa è veramente migliore per un'altra persona, per un altro magari è funzionale mandare all'ospedale un tizio perché preferisce vederlo scorticato a sangue, piuttosto che sottostare alle vostre alternative di merda più "sane".
Ad esempio per me è funzionale e molto sano buttarvi fuori dall ambito medico, non voglio colludere con la vostra idea tossica che curate qualcosa.
Purtroppo ormai il mondo e la società sono stati corrotti dai vostri modi di ragionare errati, ed è difficile mostrare che bisogna sganciare queste cose qua, poche persone con i neuroni ancora integri in testa riescono a capire come le manipolate in modo piuttosto subdolo. Poi per carità liberi di essere manipolati, ma che sia trasparente che questo fate!
Se penso che la vita sia una merda ovviamente diventa subito un pensiero disfunzionale, se ne penso bene perché dovrei essere infelice? Quindi pensare che la vita sia una merda diventa subito un modo di pensare patologico perché non funzionale al benessere mentale!
Voi tutti dovete andare a quel paese insieme ai vostri ragionameti da quattro soldi simili a quello che ho mostrato qua sopra!
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Ultima modifica di XL; 17-02-2025 a 01:43.
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17-02-2025, 01:58
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#160
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Esperto
Qui dal: Aug 2006
Ubicazione: Campania
Messaggi: 8,321
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Quote:
Originariamente inviata da ~~~
Ma infatti è questo il problema. Ci si identifica troppo con i propri pensieri, che è un meccanismo normalissimo, ma quando sei bipolare o anche solo quando attraversi una fase che poi se ne va o cambia o quando prendi un farmaco che ti rende diverso capisci che i tuoi pensieri non sono poi così tanto legati alla tua identità. In realtà lascia molto confusi 'sta cosa, ma capisco che per chi rimane pressappoco stabile sempre sugli stessi pensieri per tutta la vita questo discorso abbia poca presa.
Ma la verità è che possono benissimo essere la depressione o altri disturbi a condizionare dei pensieri che noi crediamo siano delle considerazioni e credenze proprio nostre rispetto alla vita e alla società.
È il nostro cervello che ci condiziona. Ad esempio la depressione è una malattia che condiziona i pensieri. Risalire al proprio nucleo è difficile, spesso mi chiedo cosa sono io.
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Ma il punto è che non è detto che sia una cosa negativa pensare male della vita.
E' una malattia? 
Che è il nostro cervello la sede dei pensieri è vero in ogni caso, ora cosa fargli pensare e cosa dovrebbe pensare lo devono decidere gli strizzacervelli?
Il disagio dov'è situato nei pensieri o in altro?
Qua si ha a che fare con una questione di ordine morale che non si risolve a livello scientifico. Pur avendo un farmaco che modifica i pensieri, c'è da chiedersi, ma il problema era situato nel pensiero o in altro, io cosa ritengo migliore?
Se avessi un farmaco (una sostanza insomma) che mi fa amare una donna che ora disprezzo, ma è l'unica disponibile ad avere una relazione con me, casomai io mi lamentassi del fatto che non ho relazioni appaganti, dovrei prendere questo farmaco che modifica il mio assetto mentale e mi fa pensare che questa persona è bella e non disprezzabile e me la fa piacere (modificando quel che pensavo prima), o in realtà quello di cui mi stavo lamentando era altro?
E' una malattia disprezzare e non trovare veramente attraenti le donne disponibili? Che crea disagio è chiaro, ma è una malattia? E' una cosa che va curata in questi modi qua, e io devo riconoscere a forza come migliore questa situazione perché esiste un farmaco che modifica i miei pensieri attuali e mi fa piacere donne che prima non mi piacevano?
Quello che immaginavo quando visualizzavo la mia esistenza come migliore, era pensare qualcosa di diverso riguardo a quella donna, o avere un'altra donna mantenendo gli stessi pensieri di svalutazione riguardo a questa?
Prendere il farmaco sarebbe banalmente funzionale in termini di benessere mentale inteso superficialmente in tal senso, però io ho sempre l'idea che questo modo di ragionare sia profondamente scorretto. Che sia il farmaco o altro a riuscire a modificare in tal senso i pensieri, il dilemma resta uguale, non è chiaro che sia una malattia questa cosa qua, non è che se ad altri piace quella donna io sono malato perché non mi piace e questa cosa va curata perché così risolvo il problema dello star da solo appiccicando poi con questa constatazione l'etichetta di funzionale al nuovo assetto mentale e al farmaco che lo produce.
Il nucleo problematico, il senso di quel di cui mi lamento ora, adesso, è situato nel pensiero o nell'oggetto?
E se anche è situato nel pensiero non è detto che lo situo in tutti i miei pensieri attuali.
Qua non è che si risolve la cosa parlando vagamente di benessere mentale, funzionale disfunzionale, sono tutti ragionamenti a ben vedere inconsistenti, e uno che ci pensa bene dovrebbe capirlo.
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Ultima modifica di XL; 17-02-2025 a 02:20.
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