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Vecchio 16-02-2025, 17:50   #161
XL
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Originariamente inviata da Exutente Visualizza il messaggio
non è solo quello il discorso. Assecondare, spesso significa colludere con il paziente e il suo istinto ad evitare. Salvo casi eclatanti quindi non si asseconda in tale direzione, altrimenti si rischia di alimentare un sistema di autosabotaggio-evitamento...

ho ansia dell'ascensore? ti prescrvi di non prenderlo.
Ho l'ansia delle persone? ti dico di chiuderti in casa
Ho l'ansia a lavoro? Ti dico di licenziarti o metterti in malattia.

Il pz va aiutato a fare l'esatto opposto tendenzialmente e in caso di luoghi davvero tossici portato a riflettere su cosa lo trattiene da fare altre scelte
Ma tu non è che devi evitare di colludere, ma chi te lo ha chiesto di non colludere? La tua morale? Che il "paziente" (e non dovrebbe essere chiamato così perché a rigore nessuno è malato di niente nel senso che pretendete voi) probabilmente non condivide?
Se io volessi suicidarmi e lo psicoterapeuta è convinto che collude con una mia intenzione malata, non prende sul serio quel che gli dico e vuole solo manipolarmi ed indirizzarmi dove vuole lui col suo pregiudizio e giudizio contro certe mie condotte!
Io per questo son proprio contro la vostra categoria a monte, per questi atteggiamenti paternalistici qua.
Una cosa è autosabotante per te, visto che ti piace la vita, ma non per un altro per cui la vita è una merda.
Ad esempio se a me le relazioni umane fanno schifo, ma perché cavolo non dovrei evitarle? Perché tu pensi che colludi con delle parti malate di me? Ma tu chi sei per decidere quali sarebbero le parti malate? Che le relazioni umane sono una cosa da non evitare perché nell'insieme sono più positive che negative dovrei valutarlo a cazzi miei con i criteri che desidero! Non devi deciderlo tu questo!
Ma tu chi sei che ti arroghi questa facoltà di giudizio generale?

Un altro esempio, se vado a prostitute o mi faccio le seghe o evito di lavorare, sono tossiche o no queste cose? Ma che devi deciderlo tu? Tu non dovresti proprio etichettare nulla come tossico o non tossico! Dove ritengo che la mia vita sia migliorabile e se sia migliorabile lo sento e decido io, non tu, tu al più puoi dare suggerimenti, poi che valgano qualcosa o meno di niente i tuoi suggerimenti, che siano utili o inutili, lo valuto io, è la mia vita, non la tua!
Di essere funzionale come le persone come voi vogliono che un tizio debba essere funzionale, non me ne frega un accidenti.

Dovrebbe essere chi richiede il consulto a decidere cosa etichettare come tossico e cosa etichettare come buono e giusto, non gli psicoterapeuti.

Comunque gli psicoterapeuti dovrebbero essere buttati fuori dall'ambito medico insieme agli psichiatri... Fuori!
Possono rimanere nel servizio pubblico in termini di consulenti e ascoltatori, ma devono esser cacciati via dall'ambito medico!


Dovrebbero rientrare in pratiche simil religiose, morali, e roba simile. Al più possono essere consulenti, ma non possono decidere nulla riguardo a cosa ci sia da curare in una persona, nulla! E dovrebbe essere vietato dall'ordine di questa gente usare etichette negative da appiccicare a pensieri, cose e situazioni come "tossico", "patologico" e così via.

Più leggo i vostri manuali più mi convinco che ho capito bene quello che fate e volete fare, e non mi sono sbagliato riguardo al vostro operato, bastano poche frasi pronunciate qua e là e la mia fiducia in voi svanisce.

"Vieni da noi, vieni! Non ti giudicheremo, esprimi i tuoi pensieri liberamente" ma che boiata! Uno che già vuole etichettare le mie parti usando temini come "sano" e "malato", mi vuol poi convincere che non giudica quel che penso, faccio e così via, etichettandolo a senconda del caso con "sano" e "malato"? Siete falsi, e manipolate le persone.

"Funzionale" poi è un altro termine ridicolo usato a sproposito che vorrebbe essere neutro, ma già giudica implicitamente (proprio per evitare di essere trasparenti) che degli obiettivi sono migliori di altri oppure che ci siano obiettivi (quando non è detto ci sia qualcosa del genere, quando un tizio prova disagio per delle situazioni e se ne lamenta, io obiettivi o cosa far funzionare non lo vedo in modo esplicito e non è detto che debba esserci in modo implicito come impone il vostro modo di pensare manipolatorio).
Voi non potete giudicare cosa è veramente migliore per un'altra persona, per un altro magari è funzionale mandare all'ospedale un tizio perché preferisce vederlo scorticato a sangue, piuttosto che sottostare alle vostre alternative di merda più "sane".

Ad esempio per me è funzionale e molto sano buttarvi fuori dall ambito medico, non voglio colludere con la vostra idea tossica che curate qualcosa.
Purtroppo ormai il mondo e la società sono stati corrotti dai vostri modi di ragionare errati, ed è difficile mostrare che bisogna sganciare queste cose qua, poche persone con i neuroni ancora integri in testa riescono a capire come le manipolate in modo piuttosto subdolo. Poi per carità liberi di essere manipolati, ma che sia trasparente che questo fate!

Se penso che la vita sia una merda ovviamente diventa subito un pensiero disfunzionale, se ne penso bene perché dovrei essere infelice? Quindi pensare che la vita sia una merda diventa subito un modo di pensare patologico perché non funzionale al benessere mentale!

Voi tutti dovete andare a quel paese insieme ai vostri ragionameti da quattro soldi simili a quello che ho mostrato qua sopra!

Ultima modifica di XL; 17-02-2025 a 01:43.
Vecchio 17-02-2025, 01:58   #162
XL
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Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Ma infatti è questo il problema. Ci si identifica troppo con i propri pensieri, che è un meccanismo normalissimo, ma quando sei bipolare o anche solo quando attraversi una fase che poi se ne va o cambia o quando prendi un farmaco che ti rende diverso capisci che i tuoi pensieri non sono poi così tanto legati alla tua identità. In realtà lascia molto confusi 'sta cosa, ma capisco che per chi rimane pressappoco stabile sempre sugli stessi pensieri per tutta la vita questo discorso abbia poca presa.
Ma la verità è che possono benissimo essere la depressione o altri disturbi a condizionare dei pensieri che noi crediamo siano delle considerazioni e credenze proprio nostre rispetto alla vita e alla società.
È il nostro cervello che ci condiziona. Ad esempio la depressione è una malattia che condiziona i pensieri. Risalire al proprio nucleo è difficile, spesso mi chiedo cosa sono io.
Ma il punto è che non è detto che sia una cosa negativa pensare male della vita.
E' una malattia?
Che è il nostro cervello la sede dei pensieri è vero in ogni caso, ora cosa fargli pensare e cosa dovrebbe pensare lo devono decidere gli strizzacervelli?
Il disagio dov'è situato nei pensieri o in altro?
Qua si ha a che fare con una questione di ordine morale che non si risolve a livello scientifico. Pur avendo un farmaco che modifica i pensieri, c'è da chiedersi, ma il problema era situato nel pensiero o in altro, io cosa ritengo migliore?

Se avessi un farmaco (una sostanza insomma) che mi fa amare una donna che ora disprezzo, ma è l'unica disponibile ad avere una relazione con me, casomai io mi lamentassi del fatto che non ho relazioni appaganti, dovrei prendere questo farmaco che modifica il mio assetto mentale e mi fa pensare che questa persona è bella e non disprezzabile e me la fa piacere (modificando quel che pensavo prima), o in realtà quello di cui mi stavo lamentando era altro?

E' una malattia disprezzare e non trovare veramente attraenti le donne disponibili? Che crea disagio è chiaro, ma è una malattia? E' una cosa che va curata in questi modi qua, e io devo riconoscere a forza come migliore questa situazione perché esiste un farmaco che modifica i miei pensieri attuali e mi fa piacere donne che prima non mi piacevano?

Quello che immaginavo quando visualizzavo la mia esistenza come migliore, era pensare qualcosa di diverso riguardo a quella donna, o avere un'altra donna mantenendo gli stessi pensieri di svalutazione riguardo a questa?

Prendere il farmaco sarebbe banalmente funzionale in termini di benessere mentale inteso superficialmente in tal senso, però io ho sempre l'idea che questo modo di ragionare sia profondamente scorretto. Che sia il farmaco o altro a riuscire a modificare in tal senso i pensieri, il dilemma resta uguale, non è chiaro che sia una malattia questa cosa qua, non è che se ad altri piace quella donna io sono malato perché non mi piace e questa cosa va curata perché così risolvo il problema dello star da solo appiccicando poi con questa constatazione l'etichetta di funzionale al nuovo assetto mentale e al farmaco che lo produce.

Il nucleo problematico, il senso di quel di cui mi lamento ora, adesso, è situato nel pensiero o nell'oggetto?
E se anche è situato nel pensiero non è detto che lo situo in tutti i miei pensieri attuali.

Qua non è che si risolve la cosa parlando vagamente di benessere mentale, funzionale disfunzionale, sono tutti ragionamenti a ben vedere inconsistenti, e uno che ci pensa bene dovrebbe capirlo.

Ultima modifica di XL; 17-02-2025 a 02:20.
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