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Vecchio 01-10-2018, 04:05   #1
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Qualcuno di voi è arrivato, con l'età, a realizzare (non si tratta di scoprire, ma di riconoscere: sul perché prima non lo si facesse, ci sarebbe da aprire un topic a parte) che il proprio proposito di voler "cambiare" fosse sostanzialmente illusionale, e non corrispondesse a un proprio reale desiderio?

Inventiamo problemi, magari ispirandoci ad alcune idee in circolazione, e inventiamo di volerli risolvere. Così, inseguendo un obiettivo mitico e irreale in risposta a problemi altrettanto irreali, ci distraiamo. La timidezza; le difficoltà relazionali; i problemi psicologici; le malattie mentali; le carenze di serotonina. E così via.

In realtà, forse, quello che inventiamo sono delle identità: "quello che ha un certo specifico problema, e intende fare qualcosa per risolverlo"; ma in realtà molte altre.

Per fare alcuni esempi, negli ultimi giorni ho pensato ad alcune cose che io non sono, e che in alcuni periodi ho mostrato di essere: timido; molto socievole con tutti; una persona che crede molto a determinati principi; arrabbiato con alcune specifiche persone; molto altruista; un vero stronzo; uno che non si perde mai d'animo; responsabile; irresponsabile; interessato alla cultura; uno intelligente (la mia prima etichetta in famiglia; corollario: uno che legge); uno che non ha bisogno degli altri; uno che fa finta di non aver bisogno degli altri, ma in realtà, sotto sotto...; dotato di un grande valore implicito; privo di valore; uno con un problema psicologico, che intende superare (la psicologia mi ha fregato, per qualche anno); uno che vuole molto bene a certe persone, ed è invece indifferente nei confronti di certe altre; uno che si sente in colpa; e così via.

Mi sono forse spiegato un po' male, ma spero che il discorso sia comprensibile.

Ultima modifica di Angus; 01-10-2018 a 04:34.
Vecchio 01-10-2018, 06:27   #2
XL
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Originariamente inviata da Angus
Inventiamo problemi, magari ispirandoci ad alcune idee in circolazione, e inventiamo di volerli risolvere.

A me però non è mai capitato davvero questo, quel che sentivo come problematico è rimasto costante nel tempo e piuttosto refrattario alle nuove idee in circolazione.
Non riconosco, ad esempio, la mindfulness (ma anche l'approccio buddista in generale) come sistema per risolvere quel che vorrei risolvere io.
Ho scritto in un'altra discussione anche di avere usato la psicoterapia a modo mio senza appoggiare certe idee di fondo.

In certi periodi io mi ero illuso, immaginando di avere a che fare con la situazione che desideravo davvero si verificasse, e sono stato molto meglio, perciò non sento queste cose come una costruzione fittizia ispirata da chissà cosa.

Se certe cose le vivessi davvero, io sarei davvero più felice. Spesso non riconosco le soluzioni proposte come soluzioni per me, qua non riesco a trovarmi.

Ultima modifica di XL; 01-10-2018 a 06:49.
Vecchio 16-11-2018, 01:04   #3
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Uppo questo topic, e provo a spiegarmi meglio.

Da tempo sono molto, terribilmente infelice. Credo che buona parte dei miei sforzi, ormai da qualche decennio, abbia avuto lo scopo di negare questo fatto.

Questo è stato il vero obiettivo dietro il mio impegno per "cambiare": voler, contro ogni ragionevolezza, cercare di aggiustare aspetti intrinsecamente non aggiustabili della mia vita (vuoi perché definitivi, alcuni, vuoi perché si tratta di vicende ormai concluse).

Parallelamente al cambiare, di nascosto, ho cercato di non far trasparire in alcun modo di essere infelice, negandolo addirittura a me stesso, focalizzandomi e mostrando di focalizzarmi su "problemi" in effetti marginali, se non fittizi.

Preoccupandomi di correggere il mio "carattere", di risolvere una fantomatica nevrosi (etichetta per cui, in effetti, nutro insofferenza), ho messo in disparte i miei vissuti più importanti, il che significa, sostanzialmente, la mia vita.

I motivi per cui è andata così sono, credo, una chiave che apre molte porte.

Qualcuno si riconosce in quello che ho scritto (che spero non venga frainteso)?
Vecchio 25-11-2018, 04:07   #4
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Sì, ho provato a cambiare la mia immagine esteriore a beneficio degli altri, senza mutare interiormente però, ma considero l'impegno di cambiare per farsi accettare dagli altri il frutto di un desiderio genuino.
Vecchio 25-11-2018, 08:28   #5
XL
Esperto
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Originariamente inviata da Angus Visualizza il messaggio
Da tempo sono molto, terribilmente infelice. Credo che buona parte dei miei sforzi, ormai da qualche decennio, abbia avuto lo scopo di negare questo fatto.
Ma per te esser felice in cosa dovrebbe consistere?
Probabilmente alla fine quello verso cui si desidererebbe indirizzarsi è questo "esser felici".
A me ad esempio risulta abbastanza chiaro cosa desidero: poche rotture di scatole e determinate cose.
Ma non riesco ad ottenere questa situazione qua nemmeno lontanamente e sono quasi sempre frustrato.
Non riesco ad individuare neanche un corso di azioni coerente per ottenere quel che desidero davvero.
Riesco ad immaginare forme di comportamenti altrui che mi renderebbero più felice, ma sugli altri io non ho potere così come non ho potere sulle leggi ultime che governano le cose.
Esser consapevoli della propria infelicità non serve quasi a niente se non hai idea di cosa poter fare.

Ad esempio se fossi infelice a causa di un lutto, che rimedio potrebbe esserci? Sai far resuscitare i morti per caso? No, per ora no (non si può neanche escludere che sia impossibile farlo), quindi, il cambiamento auspicato dai curatori di anime a cosa serve? Non serve in questi casi per esser felici in certi sensi che abbiamo in testa noi (anche perché non sono onnipotenti né loro, né noi), ma a tutt'altro, e si potrebbe in fondo non condividere nemmeno con queste persone questi scopi o quelli sostitutivi che propongono.

Adesso che lo sai di essere infelice: cosa pensi di fare? Cosa ci sarebbe da fare?
Per esserci un problema dovrebbe esserci uno scopo, se lo scpo c'è ma lo scopo non lo si sa collegare a corsi di azioni che possono portare a questo scopo... Che si fa? Si cercano altri scopi? E se di altro non ce ne fregasse nulla e desiderassimo proprio quel che non possiamo ottenere? C'è per caso rimedio a questa forma di infelicità orientandosi verso altri cambiamenti?

Non si potrebbe avere a che fare anche con una forma di arresto? Il restar fermi su certe posizioni perché magari nessun cambiamento potrebbe aver senso e valore davvero? Tutta questa gente che continua ad osannare il cambiamento lo comprende questo? E' capace di comprenderlo?

Io ogni volta che inizio a pensare a queste cose non trovo buone risposte e le persone intorno a me son capaci solo di propinarmi sempre le solite cazzate: psicoterapeuti, buddisti, coach, pnl, preti, persone illuminate...
Sempre e solo le solite cazzate sul "cambiamento".
Non riesco a comprendere proprio cosa ci sia di tanto illuminante in queste cazzate che continuano a propinarci da secoli e secoli. Di fronte all'irrimediabile o alle cose su cui non si può intervenire col potere può funzionare per me un abbraccio, delle forme di affetto, il contatto umano, la comprensione (e non mi riferisco con questo termine a qualcosa di conoscitivo ma a un qualcosa di empatico e simpatetico), non certo pensiero e consapevolezza, saggezza e misticheggiamenti vari insieme al pretendere che certe "soluzioni" risolvano i nostri guai e problemi se poi magari non riescono ad intaccarli minimamente. I problemi son nostri, l'infelicità lo stesso è la nostra, non deciderà di certo qualcun altro cosa sia capace di alleviarla davvero.

Non servono a un cazzo queste cose per me quando si è di fronte a certe forme di infelicità che non si sa come attaccare. Tutto questo può solo peggiorare la situazione se il cervello non è andato totalmente in pappa.

Ultima modifica di XL; 25-11-2018 a 13:51.
Ringraziamenti da
Angus (26-11-2018), Noriko (25-11-2018), pollyjean (25-11-2018)
Vecchio 25-11-2018, 16:37   #6
Esperto
L'avatar di Noriko
 

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Originariamente inviata da Labocania Visualizza il messaggio
Sì, ho provato a cambiare la mia immagine esteriore a beneficio degli altri, senza mutare interiormente però, ma considero l'impegno di cambiare per farsi accettare dagli altri il frutto di un desiderio genuino.
Quoto il "desiderio genuino" perché elemento autentico dell' identità nonostante la maschera di una immagine creata per farsi accettare e per accettarsi.
Vecchio 25-11-2018, 16:59   #7
Esperto
 

Più che cercare di risolvere i problemi, li creo e basta. Sostanzialmente non so chi sono e cosa voglio, ma dentro di me ho un estremo bisogno di avere un'identità, una personalità, di non vergognarmi di ciò che mi piace. A volte mi sembra di non avere bisogno di nessuno e a volte soffro perché mi sento sola. Sono anche più permalosa, egoista ed egocentrica di quanto pensassi, con gli anni sono diventata più fredda. Probabilmente è vero che mi invento le peggio patologie e forse lo faccio per giustificare il mio atteggiamento passivo verso la vita. Resta il desiderio di voler cambiare, ma da sola non credo di riuscire, mi servirebbe proprio un bel supporto che non ho il coraggio di chiedere.
Ringraziamenti da
Anonimo. (25-11-2018)
Vecchio 25-11-2018, 17:38   #8
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Originariamente inviata da Angus Visualizza il messaggio

Inventiamo problemi, magari ispirandoci ad alcune idee in circolazione, e inventiamo di volerli risolvere. Così, inseguendo un obiettivo mitico e irreale in risposta a problemi altrettanto irreali, ci distraiamo. La timidezza; le difficoltà relazionali; i problemi psicologici; le malattie mentali; le carenze di serotonina. E così via.
Sono sempre impegnata a cercare di correggere qualche aspetto di me. Ma lo faccio in automatico e credo che in realta la cosa veramente nobile da fare sarebbe accettarsi. Mi sembra che derivi dalla fissazione interiore "c'è qualcosa di sbagliato in me, non so bene che cosa ma devo impegnarmi per correggerlo".

Alla fine le persone con cui sto bene, le situazioni in cui mi diverto sono quelle per cui mi comporto naturalmente. Non mi è mai successo sinceramente di aver "corretto" i miei atteggiamenti e come premio aver ottenuto una felicità che prima del cambiamento mi era preclusa.
Vecchio 25-11-2018, 18:50   #9
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Credo che ci sia del vero nel fatto che si tende ad attribuirsi molte etichette in uno sforzo di cambiare se stessi. Dare definizioni aiuta ad avere un senso di controllo: una volta che definisci il problema ti sembra di poterlo risolvere più facilmente.
Il guaio è che non siamo standardizzati e le definizioni vabno bene solo fino a un certo punto.
Essere sé stessi sarebbe il vero obiettivo, ma esserlo in maniera spontanea. Il punto difficile però è capire quanto e se i problemi che individuiamo ci impediscano di essere noi stessi. Un sassolino nella scarpa bisogna pur sempre cercare di toglierlo. E quindi non so, probabilmente l'approccio corretto è come sempre quello equilibrato, un mix delle cose.
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