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28-07-2012, 18:38
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#1
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E' un momento di clamorosi fallimenti. Addirittura sembra che io abbia dei tratti evitanti, oltrechè fobico, ma di questo devo ancora prendere consapevolezza.
Praticamente tutta la settimana fino al venerdì la passo a subire delle persone che detesto interiormente, sentendomi prostituito a quella funzione che non desidero affatto svolgere, e sentendomi rivolgere ogni tipo di insinuazione da questi colleghi i quali, come in caserma, nella migliore tradizione nonnizzano il nuovo arrivato(peccato che non ci riescano verbalmente in quanto il sottoscritto abbia delle modeste capacità logiche per controbattere minimamente)
Il resto dal venerdì al lunedì', sento di avere accumulato una tale dose di aggressività, di sfruttamento, di controllo, di terrore , di controllo di me stesso, che mi sento costretto a passarlo nel luogo più sicuro che io abbia:casa(banale dirlo ma è così)E così si ripete uno schema lungamente vissuto(dalle scuole elementari fino all'università e poi nel periodo di fancazzismo). Io evito perchè solo così riesco a mantenermi in equilibrio sul filo della sanità mentale.
Io evito perchè solo così riesco a non avere paura di subire altre sofferenze durante il fine settimana.
Io evito perchè vedo una parte di umanità irrimediabilmente cattiva e spietata, e non mi va di uscire fuori nel mondo(e poi a far che e per che motivo?) a dire sempre le stesse quattro cavolate e a fare sempre le stesse cose. Non giustifica il tutto il fatto di stare insieme(si può stare insieme in tantissimi modi invece che uscire, perchè non si pensa mai allo stare insieme in modo differente?).
Io evito perchè è l'unico modo per riprendere contatto con me stesso e con i miei sentimenti e le mie emozioni e pensieri, che devono invece scomparire il lunedì per fare largo a una persona sottoposta alle correnti emozionali, di spinte e controspinte pulsionali, di tempeste istintuali da tenere a freno come si tiene un leone in gabbia.
Ovviamente mi sento schiacciato da tutta questa situazione schifosa, solo perchè sono costretto a farlo. Vivere una vita così non ha senso, lavorare e soffrire, e soffire quando non si lavora per i danni subiti durante quel tempo, e pensare tutto il tempo a rimarginare le proprie ferite.
E' un periodo da stringere i denti, è un periodo di sangue e chissà quali spiacevoli accadimenti che mi attendono, è un periodo di lotta, interiore e esteriore, in genere ne esco più forte e fondamentalmente più cinico e ancora più incazzato di prima, anche se finalmente libero nei miei vagabondaggi mentali e psicologici.
Voglio subito delle notizie da altri evitanti se hanno una situazione così sul lavoro e poi passano il resto meschino della settimana a leccarsi le ferite della settimana, mentre il resto dell'umanità se ne fotte altamente(e anche legittimamente) e se la spassa.
Che si dia un senso a tutto questo soffrire, è quello che forse cerco, e forse anche no, forse solo un pò di compagnia a questa solitudine compagna amara del dolore.
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28-07-2012, 19:43
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#2
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Avanzato
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Ma non hai la possibilità di cercare un altro lavoro?
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28-07-2012, 19:48
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#3
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Originariamente inviata da edithpiaf
Ma non hai la possibilità di cercare un altro lavoro?
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Non ho la possibilità perchè ho bisogno di liquidi immediatamente. A livello di tempo quindi non ce l'ho. A livello di medio termine posso cercare un altro lavoro.
Intanto chiediti se ci arrivo all'altro lavoro, o se non mi internano in qualche casa-famiglia nel frattempo, e comunque mi prendo una batosta di sofferenze inenarrabili fino a quando non cambio.
Troppa sofferenza, e quale è il senso?Mentre la mia vita sociale va a pezzi.
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28-07-2012, 19:55
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#4
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Avanzato
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Originariamente inviata da Martello
Non ho la possibilità perchè ho bisogno di liquidi immediatamente. A livello di tempo quindi non ce l'ho. A livello di medio termine posso cercare un altro lavoro.
Intanto chiediti se ci arrivo all'altro lavoro, o se non mi internano in qualche casa-famiglia nel frattempo, e comunque mi prendo una batosta di sofferenze inenarrabili fino a quando non cambio.
Troppa sofferenza, e quale è il senso?Mentre la mia vita sociale va a pezzi.
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Cerca di resistere col lavoro che fai ora e nel frattempo manda curriculum in giro, fai colloqui vedrai che a forza di cercare qualcosa troverai... mi rendo conto che non è facile ma al lavoro ci passiamo praticamente tutta la nostra vita e se non poi non abbiamo altro E' la nostra vita... non ci puoi stare così male.
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28-07-2012, 20:06
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#5
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Originariamente inviata da edithpiaf
Cerca di resistere col lavoro che fai ora e nel frattempo manda curriculum in giro, fai colloqui vedrai che a forza di cercare qualcosa troverai
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Si lo so, ma sai che per fare questo devo fare violenza su me stesso, per resistere?Che vorrei mandare tutto a quel paese non il fatto di lavorare, attenzione, ma stare in un determinato ambiente lavorativo con determinate persone che si comportano in dato modo x e che determinano>delle reazioni mie y. Mandare cv si può fare, farò colloqui anche se sarò distrutto ma non è facile.
Sai comincio a chiedermi il senso di tutto questo vorticoso turbinio di fare, fare ,fare, non che fossi abituato a non fare, ma non sono abituato a subire, e questo forse mi farà bene,perchè mi renderà maggiormente responsabile, o maggiormente ribelle chissà.
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Originariamente inviata da edithpiaf
... mi rendo conto che non è facile ma al lavoro ci passiamo praticamente tutta la nostra vita e se non poi non abbiamo altro E' la nostra vita... non ci puoi stare così male.
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Il lavoro non è la mia vita. Se lo fosse mi suiciderei all'istante. E infatti non mi suicido. Rifiuto questa idea che il lavoro sia la mia vita e che io sia la funzione sociale che svolgo attraverso il mio lavoro. Io sono io e basta come ognuno è se stesso e nella vita sociale impersona solo qualcosa o qualcuno che, solo a volte, corrisponde vagamente al carattere, ma è tutto uno stridere e un adattarsi alle funzioni che vengono assegnate, altri invece vengono agevolmente collocati nelle loro posizioni, sappiamo come funziona...lì è un altro discorso. Mi scuso per il tono acceso non voglio fare polemica ma è un periodo in cui ho bisogno di capire.
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28-07-2012, 20:30
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#6
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Originariamente inviata da Martello
]Si lo so, ma sai che per fare questo devo fare violenza su me stesso, per resistere?Che vorrei mandare tutto a quel paese non il fatto di lavorare, attenzione, ma stare in un determinato ambiente lavorativo con determinate persone che si comportano in dato modo x e che determinano>delle reazioni mie y. Mandare cv si può fare, farò colloqui anche se sarò distrutto ma non è facile.
Sai comincio a chiedermi il senso di tutto questo vorticoso turbinio di fare, fare ,fare, non che fossi abituato a non fare, ma non sono abituato a subire, e questo forse mi farà bene,perchè mi renderà maggiormente responsabile, o maggiormente ribelle chissà.
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So bene che cercare lavoro è qualcosa che distrugge, fare colloqui poi... soprattutto per me che ho il terrore di essere giudicata negativamente i colloqui erano delle fini forme di tortura. Sul senso, be', non credo che ne puoi trovare uno. Non ha nessun senso rimettere la sveglia alle 6, lavarsi, fare colazione, cagare, uscire di casa, stare 8 ore in ufficio, uscire e stare un'ora nel traffico, tornare a casa distrutti, come polli d'allevamento... ma se vuoi sopravvivere tutto questo lo devi fare e quindi è il caso di adattarvisi nel modo più indolore possibile.
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Il lavoro non è la mia vita. Se lo fosse mi suiciderei all'istante. E infatti non mi suicido. Rifiuto questa idea che il lavoro sia la mia vita e che io sia la funzione sociale che svolgo attraverso il mio lavoro. Io sono io e basta come ognuno è se stesso e nella vita sociale impersona solo qualcosa o qualcuno che, solo a volte, corrisponde vagamente al carattere, ma è tutto uno stridere e un adattarsi alle funzioni che vengono assegnate, altri invece vengono agevolmente collocati nelle loro posizioni, sappiamo come funziona...lì è un altro discorso. Mi scuso per il tono acceso non voglio fare polemica ma è un periodo in cui ho bisogno di capire.
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Questa è già una bella conquista.
Nessuna polemica figurati, capisco di cosa parli.
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28-07-2012, 20:52
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#7
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Originariamente inviata da edithpiaf
. Sul senso, be', non credo che ne puoi trovare uno. Non ha nessun senso rimettere la sveglia alle 6, lavarsi, fare colazione, cagare, uscire di casa, stare 8 ore in ufficio, uscire e stare un'ora nel traffico, tornare a casa distrutti, come polli d'allevamento
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Già sono felice che ho trovato una persona come te che ammette che questo ritmo produttivo non ha senso alcuno. La produzione è tautologica, perchè bisogna produrre?Perchè bisogna produrre, perchè tecnicamente è possibile farlo. Poi ci sono le puttanate seguenti>perchè staremo tutti meglio bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla
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Originariamente inviata da edithpiaf
... ma se vuoi sopravvivere tutto questo lo devi fare e quindi è il caso di adattarvisi nel modo più indolore possibile.
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Si concordo, ma qui mi sale una rabbia assurda da dentro. Vedi,la metto giù non contro di te ma in generale, e nel modo più docile possibile. Non credi sia il caso di smetterla di sopravvivere, e di iniziare a vivere? Io sono 30 anni quasi che sopravvivo con sprazzi di vita. C'è gente che ha vissuto tutta la sua vita senza un cazzo di problema e se ci vede a noi due e a chiunque altro che vorrà aggiungersi che parliamo si mette a ridere, si chiede che stiamo a dì, oppure indossa un abito da sera ed esce coi suoi amici a fare baracca.MI sono rotto di sopravvivere come un deficiente e che poi si debba lavorare per sopravvivere neanche tanto ne sono sicuro. Penso che sia una idea calata dall'alto sai?Dall'alto dove?Dalle alte sfere, che ci convincono che è giusto così, che dobbiamo fare questo e in questo modo, che sì tutto sommato è un sacrificio ma tanto fanno tutti così....NO, a me che fanno tutti così fotte mica...faranno gli altri quel che gli pare.A me non mi prende nessuno con queste fandonie. Che io sia cosciente di prenderlo nel di dietro perchè devo prostituirmi nel lavorare è un conto.Ma voglio esserne cosciente. Non voglio dire che bello che bello!.E devo potermi lamentare, gridare, sclerare, elucubrare, trovare soluzioni.E cazzo, non sono nato caprone per fare tutto quello che dici e poi tornare a casa e dire: e vabbè...dai che si fa per la serata?La mia mente non trova pace nè riposo in tutto questo. CIoè non ci sta un altro modo di vivere?Parlo del rapporto con le persone?Non ci sta un'altra alternativa?Siamo tutti condannati in questa prigione che è il savoir faire, o meglio il laissez faire? Tutti rassegnati a subire? Tutti che....il sabato sera che si fa dove si fa?Non c'è più nessuno fuori dal coro?Non c'è più nessuno che alza la voce?Tutti remissivi?Non ho la soluzione, ma cazzo, mi sforzo di trovarla, mentre faccio quello che tutti quanti fanno(probabilmente i non fobici o quelli senza problemi in generale). Okkei qua finisce il flusso di coscienza rompiscatole. Probabilmente è solo uno sfogo e se qualcuno mi corrompesse con una certa somma di denaro e un premio di carriera tacerei in cambio della mia mercede.E' solo che la sofferenza proprio non si sopporta, i sintomi fisici e psicologici del malessere ti bloccano, ti parallano, ti stendono, ti invecchiano, ti imbruttiscono dentro, ti deviano dal corso naturale che vorresti intraprendere. L'unica cosa che mi sento di dire è il rifiuto di tutto questo che sto vivendo e non so in che cosa lo potrò incanalare ma in genere quando scoppio faccio un bell'effetto supernova del tipo sconvolgimento vita mia e di quelli intorno(neanche tanto perchè ognuno pensa ai fatti suoi).
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Ultima modifica di Martello; 28-07-2012 a 20:54.
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28-07-2012, 21:40
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#8
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Originariamente inviata da Martello
Siamo tutti condannati in questa prigione
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Direi di sì. La prigione è il sistema, sono le cose che ci vengono inculcate dall'alto: la famiglia, il lavoro, l'essere un buon cittadino, la patria, dio; prigione sono i rapporti fasulli, sono i rapporti sociali... prigione è la vita e dalla vita non si può uscire, o meglio si può e ne usciremo tutti prima o poi ma finché sono qui a costo di essere bastarda e fasulla esattamente come gli altri, a costo di vendermi al migliore offerente, io ho un sistema di adattamento lo devo trovare - diventerò come gli altri, come quelli che si mettono l'abito da sera, ma non ne frega niente, la vita è una sola e io alla fine del mese ci devo arrivare e vorrei arrivarci nel modo più indolore possibile.
Certo possiamo lamentarci e scalpitare quanto vogliamo, alziamo pure la voce e cerchiamo pure la soluzione, ammiro chi ha voglia di farlo (anche se in verità lo considero un po' ingenuo)... per quanto mi riguarda ho smesso di cercare soluzioni e mi sono adattata.
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28-07-2012, 22:30
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#9
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Originariamente inviata da edithpiaf
prigione è la vita e dalla vita non si può uscire
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Bè prigione è un certo tipo di vita, la vita non è altro che una percezione che noi abbiamo della nostra coscienza che si espande nello spazio, la vita oggettiva cosa è? Non vedo la vita come prigione ma esattamente all'opposto, vedo coloro che vogliono rendere questa vita come una prigione come il pericolo supremo, perchè la vita condotta secondo il rispetto dell'essere umano è degna di essere vissuta e probabilmente porta anche una discreta dose di felicità, per cui non va confusa la vita schifosa che uno vive con la vita in generale
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Originariamente inviata da edithpiaf
o meglio si può e ne usciremo tutti prima o poi ma finché sono qui a costo di essere bastarda e fasulla esattamente come gli altri, a costo di vendermi al migliore offerente, io ho un sistema di adattamento lo devo trovare - diventerò come gli altri, come quelli che si mettono l'abito da sera, ma non ne frega niente, la vita è una sola e io alla fine del mese ci devo arrivare e vorrei arrivarci nel modo più indolore possibile.
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Io sono bastardo e fasullo esattamente come te, e anche io cerco di trovare un sistema di adattamento, però non perdo la voce autocritica e critica nell'adattarmi a ciò che vedo intorno, e questa tecnicamente viene chiamata disfunzione cognitiva, ovvero uno non riesce ad eliminare i pensieri che sono ''disfunzionali'' a quello che gli servirebbe per essere ''adattivo'' e ''ricettivo'' all'ambiente che lo circonda. Ecco io posso anche essere adattivo, ma quella voce non la voglio perdere, perchè fare come dici tu significa perdersi nella massa per sempre, confondersi, certo anche io vorrei farlo in modo indolore, ma questo comporterebbe talmente una deformazione comportamentale da farmi scoppiare. Io l'abito da sera non lo metto, proprio perchè la vita è una sola e che la vivo a fare se mento a me stesso?che la vivo a fare se sono fasullo?che la vivo a fare se sono bastardo?Io devo adattarmi certo, ma se ci sono delle cose che non vanno, io devo fare qualcosa per aggiustarle, posso tollerare che esistano delle disfunzioni ma non posso accettarle.Ognuno è libero di omologarsi quanto gli pare,continuo per la mia via, il che non vuol dire ad esempio un aspetto trasandato, ma una forza interiore capace di ribaltare il ragionamento di chi ci vuole tutti sempiternamente intenti a fare qualcosa, dimenticando il perchè e da cosa nasce tutto questo fare. A me quello che tu dici non mi basta, neanche quello che mi dicono mi basta. Ho sete.
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Originariamente inviata da edithpiaf
Certo possiamo lamentarci e scalpitare quanto vogliamo, alziamo pure la voce e cerchiamo pure la soluzione, ammiro chi ha voglia di farlo (anche se in verità lo considero un po' ingenuo)... per quanto mi riguarda ho smesso di cercare soluzioni e mi sono adattata.
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Se ti riferisci alla fase orale del bambino che aspetta che tutto gli venga dato, ti riferisco che questa fase l ho passata da un pezzo vivendo da solo da tantissimi anni e che anzi , m sto sforzando di raggiungere una indipendenza economica e su tutti i campi che per molti è irraggiungibile e se la sognano. Io non ho voglia di farlo, a me viene spontaneo farlo, è qualcosa connaturata alla mia indole, per nascita, geni, educazione, esperienze, traumi subiti.
Mi chiedo, fino a che punto sia giusto adattarsi a qualcosa che è malato?Ci si ammala insieme al tutto?Non ho mai voluto adeguarmi a tutto questo non per mancanza di forze(ho vissuto vicende abbastanza travagliate da dimostrare che di forze ne ho un pochetto), ma perchè fondamentalmente non trovo un senso in quello che sono costretto a soffrire.La discussione si sta ramificando terribilmente ma credo che tu abbia causato una apertura di dighe spaventosa nella mia coscienza.
I fallimenti derivano da una consapevole e dolorosa presa di coscienza che io non sono completamente adattabile a questo tipo di vita. Per adattarmi devo violentarmi, e a un certo punto, gli equilibri fragili si spezzano, non si modellano come molti riescono a fare. Credo che in quella fase si raggiunga una fase psicotica acuta, che vorrei evitare.
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Ultima modifica di Martello; 28-07-2012 a 22:33.
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28-07-2012, 22:55
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#10
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Esperto
Qui dal: Jun 2011
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Anche a me è capitato di vivere una quotidianità asfissiante e di rifugiarmi in me stesso, nella mia casa, per recuperare le forze. Ho risolto cambiando il mio atteggiamento nei confronti di quell'ambiente e delle persone che lo popolano. Obiezione: non è sempre possibile. E' vero, allora tocca cambiare ambiente, c'è poco da fare.
Per il resto la critica verso il "sistema" la rifuggo. E' qualcosa che ho fatto per anni, ma credo che sia esagerato dire che tutto intorno a noi è marcio, le risposte le devi trovare prima di tutto in te.
Purtroppo i sacrifici come il lavoro pesano perché non abbiamo uno scopo nella vita. Per lo sportivo gli allenamenti durissimi, le rinunce, gli infortuni, non sono veri sacrifici, perché c'è la consapevolezza che lo si fa per sé stessi e per un fine più importante. Ma tu perché lavori? Per consumare i soldi in cose che non ti soddisfano, per condurre una vita vuota. Se avessi una donna, una famiglia, delle passioni che ti fanno fremere, il lavoro sarebbe uno strumento per avere soldi a loro volta da usare per questi che sarebbero i tuoi veri obiettivi. Allora il sacrificio del lavoro avrebbe senso. Insomma il problema è che ti mancano i pilastri di una vita piena e vera. Questo è quello che vale per me..
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28-07-2012, 23:30
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#11
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Originariamente inviata da recluso
Anche a me è capitato di vivere una quotidianità asfissiante e di rifugiarmi in me stesso, nella mia casa, per recuperare le forze. Ho risolto cambiando il mio atteggiamento nei confronti di quell'ambiente e delle persone che lo popolano. Obiezione: non è sempre possibile. E' vero, allora tocca cambiare ambiente, c'è poco da fare.
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Cambiare atteggiamento serve solo a imbruttirsi dentro ancora di più, se devi stare tra le iene e diventi iena ti senti soddisfatto perchè ti sei adattato?Bene complimenti tanti auguri. Come te penso che bisogna solo cambiare ambiente, non c'è niente da fare, purtoppo le iene ci sono dappertutto e cercano agnelli con cui sfamarsi
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Originariamente inviata da recluso
Per il resto la critica verso il "sistema" la rifuggo. E' qualcosa che ho fatto per anni, ma credo che sia esagerato dire che tutto intorno a noi è marcio, le risposte le devi trovare prima di tutto in te.
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Ma tu pensi ancora che io credo che sia tutto marcio?La critica al sistema è necessaria perchè se elimini una cellula cancerogena la metastasi rimane, voglio dire che serve solo per avere una visione d'insieme, ma le cellule buone e sane esistono.
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Originariamente inviata da recluso
Purtroppo i sacrifici come il lavoro pesano perché non abbiamo uno scopo nella vita. Per lo sportivo gli allenamenti durissimi, le rinunce, gli infortuni, non sono veri sacrifici, perché c'è la consapevolezza che lo si fa per sé stessi e per un fine più importante.
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Non ho detto affatto che mi pesano i sacrifici e il lavoro, in certi periodi della mia vita sono stato workaholic, e sono portato ad esserlo tuttora, se non fosse che viviamo in questo paese dove esserlo non porta a nessun risultato soddisfacente...Ho affermato che sono terrorizzato dalle persone con cui lavoro e che mi fa terrorizza la loro avidità, la loro aggressività, l'invidia malcelata contro ogni progresso dell'altro. In altre parole non mi spaventa fare sacrifici(sono una persona sacrificata fino dalla nascita puoi ben dirlo) ma fare sacrifici e ricevere sputi in faccia:NO
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Originariamente inviata da recluso
Ma tu perché lavori? Per consumare i soldi in cose che non ti soddisfano, per condurre una vita vuota.
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Aò ma che ne sai tu???:O Non è affatto così. Il lavoro è un mezzo per guadagnare altri mezzi che sono i soldi che servono per soddisfare i bisogni di tipo fisico e psicologico e, oserei persino azzardare, spirituale di chi lavora e delle persone a cui vuole bene
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Originariamente inviata da recluso
Se avessi una donna, una famiglia, delle passioni che ti fanno fremere, il lavoro sarebbe uno strumento per avere soldi a loro volta da usare per questi che sarebbero i tuoi veri obiettivi. Allora il sacrificio del lavoro avrebbe senso. Insomma il problema è che ti mancano i pilastri di una vita piena e vera. Questo è quello che vale per me..
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Vabbè la predica della mamma?Ma cos'è mi fai il predicozzo sui valori?Nel 2012?Ma dai su su. La voglio prendere come una boutade. Cioè è ovvio che sono convinto pure io sui valori bla bla le passioni bla bla, ma non è così facile come un tempo, è tutto molto fluido, sembra sempre di perdere treni che passano in anticipo prima che uno arriva alla stazione.
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28-07-2012, 23:32
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#12
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Qui dal: Mar 2012
Ubicazione: Ovunque... e da nessuna parte...
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Più mi guardo attorno e più mi sento oppresso, più mi sento oppresso e più mi vien voglia di isolarmi.
E' un assedio. Mi adeguo chiudendo gli occhi e facendo finta di nulla, andando avanti come se niente fosse.
"Così proseguono tutti, ognuno a modo suo, la vita quotidiana con e senza ripensamenti; tutto pare proseguire il suo corso abituale e, come avviene anche nei casi più straordinari quando tutto è in gioco, si continua a vivere come se non stesse succedendo nulla"
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28-07-2012, 23:36
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#13
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Qui dal: Nov 2010
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Originariamente inviata da rainy
Più mi guardo attorno e più mi sento oppresso, più mi sento oppresso e più mi vien voglia di isolarmi.
E' un assedio. Mi adeguo chiudendo gli occhi e facendo finta di nulla, andando avanti come se niente fosse.
"Così proseguono tutti, ognuno a modo suo, la vita quotidiana con e senza ripensamenti; tutto pare proseguire il suo corso abituale e, come avviene anche nei casi più straordinari quando tutto è in gioco, si continua a vivere come se non stesse succedendo nulla"
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Mancava una tua citazione, ti ringrazio per averci arricchito e per aver dato un tono degno a questo mesto thread.Purtroppo i problemi permangono nonostante la poesia possa lenire per un momento la sofferenza,ma come ben sai, da poiesis, la poesia è creazione, è composizione, forse un artifizio, chissà. La stonatura sta nel fatto che il lunedì è tutto messo in prosa.E i problemi continuano, non c'è musica, poesia, libro,che tenga di fronte alla bruttezza della realtà, delle sofferenze, guarda, rispondendoti a tono, oserei dire alla banalità del male.
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29-07-2012, 00:12
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#14
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Esperto
Qui dal: Jun 2011
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Quote:
Cambiare atteggiamento serve solo a imbruttirsi dentro ancora di più, se devi stare tra le iene e diventi iena ti senti soddisfatto perchè ti sei adattato?Bene complimenti tanti auguri. Come te penso che bisogna solo cambiare ambiente, non c'è niente da fare, purtoppo le iene ci sono dappertutto e cercano agnelli con cui sfamarsi
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Non ho detto che devi andare contro la tua natura, semplicemente può darsi che ti sei rapportato con gli altri nel modo sbagliato. Se così non è, allora devi cambiare ambiente. E fin qui siamo d'accordo.
Quote:
Ma tu pensi ancora che io credo che sia tutto marcio?La critica al sistema è necessaria perchè se elimini una cellula cancerogena la metastasi rimane, voglio dire che serve solo per avere una visione d'insieme, ma le cellule buone e sane esistono.
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Ottimo.
Quote:
Non ho detto affatto che mi pesano i sacrifici e il lavoro, in certi periodi della mia vita sono stato workaholic, e sono portato ad esserlo tuttora, se non fosse che viviamo in questo paese dove esserlo non porta a nessun risultato soddisfacente...Ho affermato che sono terrorizzato dalle persone con cui lavoro e che mi fa terrorizza la loro avidità, la loro aggressività, l'invidia malcelata contro ogni progresso dell'altro. In altre parole non mi spaventa fare sacrifici(sono una persona sacrificata fino dalla nascita puoi ben dirlo) ma fare sacrifici e ricevere sputi in faccia:NO
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Detto così direi che siamo tutti d'accordo.
Quote:
Aò ma che ne sai tu???:O Non è affatto così. Il lavoro è un mezzo per guadagnare altri mezzi che sono i soldi che servono per soddisfare i bisogni di tipo fisico e psicologico e, oserei persino azzardare, spirituale di chi lavora e delle persone a cui vuole bene
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E io che ho detto? Lavoro-->soldi-->fare quello che ti pare
Quote:
Vabbè la predica della mamma?Ma cos'è mi fai il predicozzo sui valori?Nel 2012?Ma dai su su. La voglio prendere come una boutade. Cioè è ovvio che sono convinto pure io sui valori bla bla le passioni bla bla, ma non è così facile come un tempo, è tutto molto fluido, sembra sempre di perdere treni che passano in anticipo prima che uno arriva alla stazione.
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Chiamali valori, chiamali come vuoi, non li presentavo come obiettivi desiderabili per tutti. Per esempio tu potresti ambire a girare il mondo. Bene, allora alzarti alla mattina avrebbe un senso, come per il buon padre di famiglia lavorare per i suoi 10 figli. La solfa non cambia.
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Ultima modifica di recluso; 29-07-2012 a 00:14.
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29-07-2012, 00:17
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#15
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Qui dal: Nov 2010
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Quote:
Originariamente inviata da recluso
Chiamali valori, chiamali come vuoi, non li presentavo come obiettivi desiderabili per tutti. Per esempio tu potresti ambire a girare il mondo.
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E cco questo sì che sarebbe un qualcosa di cazzuto, però non lo girerei nelle mete turistiche ma lo girerei tipo con quei siti dove scambi la casa con un lappone e vai a dormire in un igloo, sennò da un hotel non si vede niente, il viaggio non deve per forza essere piacevole, è una vita altra che si materializza, eppoi a me piace un casino viaggiare, cioè proprio viaggiare il viaggio, farei un mille km al giorno in auto o 200 in bici se avessi le sostanze necessarie mi piacerebbe un giorno diventare come quei signori barbuti e giovani che si vedono nelle nostre città con una bici e uno zaino in spalla a girare, cazzo quelli si che osservano il mondo da dentro, ma standone fuori.
Per fare questo occorre procurarsi il denaro, nella stragrande maggioranza dei casi. Nel mio caso sicuramente sì. Anche se girare il mondo è già + un sogno che qualcosa che desidero realmente. Desidero realmente una vita normale come quella che hai detto tu
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29-07-2012, 00:36
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#16
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Esperto
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Originariamente inviata da Martello
Ecco questo sì che sarebbe un qualcosa di cazzuto, però non lo girerei nelle mete turistiche ma lo girerei tipo con quei siti dove scambi la casa con un lappone e vai a dormire in un igloo, sennò da un hotel non si vede niente, il viaggio non deve per forza essere piacevole, è una vita altra che si materializza, eppoi a me piace un casino viaggiare, cioè proprio viaggiare il viaggio, farei un mille km al giorno in auto o 200 in bici se avessi le sostanze necessarie mi piacerebbe un giorno diventare come quei signori barbuti e giovani che si vedono nelle nostre città con una bici e uno zaino in spalla a girare, cazzo quelli si che osservano il mondo da dentro, ma standone fuori.
Per fare questo occorre procurarsi il denaro, nella stragrande maggioranza dei casi. Nel mio caso sicuramente sì. Anche se girare il mondo è già + un sogno che qualcosa che desidero realmente. Desidero realmente una vita normale come quella che hai detto tu
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Anche a me piacerebbe viaggiare come quei tipi barbuti. Non è detto neanche che servano molti soldi, contano di più il tempo e la voglia di mettersi in gioco.
Però non si può neanche vivere girando il mondo, a parte pochi fortunati tipo i documentaristi, sicché si torna al punto di prima. Ci vuole un nocciolo duro routinario di attività che ci soddisfino. Anche mio padre non ne può più del suo lavoro, ma è pur vero che c'è tanta gente che è contenta del suo lavoro e dice di realizzarsi in questo (dobbiamo credergli). Avere una compagno/a, dei marmocchi ed una casa comprata con i nostri risparmi, potrebbe essere un semplice atto d'omologazione, ma potrebbe benissimo essere anche qualcosa di soddisfacente. Magari ce l'avessi io una vita così "omologata"..
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29-07-2012, 00:45
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#17
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Banned
Qui dal: Nov 2010
Ubicazione: Somewhere over ther rainbow
Messaggi: 2,996
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Quote:
Originariamente inviata da recluso
Anche a me piacerebbe viaggiare come quei tipi barbuti. Non è detto neanche che servano molti soldi, contano di più il tempo e la voglia di mettersi in gioco.
Però non si può neanche vivere girando il mondo, a parte pochi fortunati tipo i documentaristi, sicché si torna al punto di prima. Ci vuole un nocciolo duro routinario di attività che ci soddisfino. Anche mio padre non ne può più del suo lavoro, ma è pur vero che c'è tanta gente che è contenta del suo lavoro e dice di realizzarsi in questo (dobbiamo credergli). Avere una compagno/a, dei marmocchi ed una casa comprata con i nostri risparmi, potrebbe essere un semplice atto d'omologazione, ma potrebbe benissimo essere anche qualcosa di soddisfacente. Magari ce l'avessi io una vita così "omologata"..
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Concordo pienamente con il tuo concetto di nocciolo duro, magari avere una vita normale e omologata e insieme metterci qualcosa di cazzuto:tipo bike tour dell'europa in estate. Se vivi anche solo di routine muori dentro prima di arrivare alla fine.
Penso che sia tutto un sottile equilibrio di ingredienti tra omologazione e uscire fuori dai ranghi, è un armonia che si dona a se stessi e alle persone vicine, poi non tutto magari funziona, perchè siamo umani, ma questa è anche la bellezza della vita, la consapevolezza di risolvere i problemi che si presentano di volta in volta sotto forma di problemi affettivi, economici.
Io ammiro la tua normalità in realtà, solo che non voglio che sia esattamente come tutti, voglio che sia la ''mia'' normalità, tagliata su misura per me e soprattutto per le persone che sono insieme a me, per essere felici. Non voglio una normalità vendutami da chissà quale abile venditore di cammelli.
Oserei dire che voglio una ''normalità dinamica'' in continua, perenne evoluzione, con un nocciolo duro di valori al centro, che le fa da fondamenta.
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29-07-2012, 08:29
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#18
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Banned
Qui dal: Mar 2012
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 2,097
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scusa, se non hai voglia di lavorare vai a fare l'eremita
mangi banane, mele vivi nelle foreste e dormi nelle grotte
chi te lo impedisce
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29-07-2012, 20:32
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#19
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Qui dal: Nov 2010
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Originariamente inviata da Belindo
scusa, se non hai voglia di lavorare vai a fare l'eremita
mangi banane, mele vivi nelle foreste e dormi nelle grotte
chi te lo impedisce
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Se forse ti leggi quello che ho scritto sai che non ho detto questo. Ma siccome capisco che può essere palloso te lo riassumo. Ho voglia di lavorare ma non con gente stronza. Capito?
L'eremita non ho voglia di farlo, mi si rovinano i piedi nella foresta.
Le banane te le mangi tu.
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31-07-2012, 11:14
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#20
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Esperto
Qui dal: Nov 2009
Messaggi: 7,702
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Vorrei risponderti anche se probabilmente andrò fuori tema.
Ai tempi della prima superiore mi sono ritrovata in una classe formata da persone troppo differenti da me. Non riuscivo a integrarmi o meglio loro facevano di tutto per non farmi integrare. A me sarebbe bastato essere lasciata in pace, avevo già una situazione molto difficile in casa e tanto bastava.
Eppure no.
C'erano sempre battutine e battutone, non andavo mai bene. Non avevo i vestiti giusti, le marche giuste. Non frequentavo i luoghi "in". Non ero come loro.
Sono arrivati persino a gettarmi in testa un cestino, quelli che si usano per le cartacce.. perché quello era il mio posto.
Il bidone della spazzatura.
Non vedevo l'ora che arrivasse il sabato pomeriggio per poter passare il fine settimana nel mio porto sicuro.. il computer (non ti dico la casa perché nella mia famiglia c'era una situazione complicata e tutto era tranne che un luogo tranquillo).
Il computer, i miei videogiochi.. i programmini per fare grafica.
Quelle persone ora sono cresciute, lavorano e sono rimaste per lo più uguali. Se non vai in quel pub conti 0, se non l'hai l'iphone sei un barbone... e ti guardano dall'alto in basso.
E hanno sempre una parolina dolce... ci siamo capiti.
Ancora oggi il computer è il mio approdo sicuro.
E ancora oggi evito quella marmaglia, sì.
Più conosco le persone e più cerco di evitarle.. anche se so che non tutte sono così...
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