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Originariamente inviata da Abuela
Sicuramente siamo diversi e per ognuno esiste una via diversa.
Magari una prima presa di coscienza può essere positiva, quel che trovo sia negativo sono le continue prese di coscienza, una ricerca spasmodica di un perché o un percome, che diventa solo fine a se stessa. Cioè magari gli psicologi poi servono a questo, nel senso a darti strumenti per affrontare queste consapevolezze. Affrontate da sole mi paiono una sorta di masturbazione mentale. Che può far piacere ma alla fine sempre solo ti ritrovi.
Comunque forse parlo troppo pensando al punto in cui mi ritrovo io. Nel senso senza possibilità di amicizie su cui testare le acquisite consapevolezze.
Forse quel che fa la differenza è ricordarsi di continuare a testare "sul campo" questi nuovi pensieri che si sviluppano.
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Nel mio caso ne parlavo proprio a ragione del fatto che da due anni, e soprattutto l'ultimo anno, ho cominciato ad uscire di più dall'isolamento in cui mi ero rifugiata, ma comunque non ci pensavo tanto in questi termini, anzi mi sembrava utile capire le ragioni invece che rimanere in balìa delle sensazioni senza nemmeno darsi una spiegazione.
Faccio un esempio fessarolo: se riconosco la mia tensione, e ritengo che un'esplosione di energia cinetica possa aiutarmi ad allentarla, allora intanto posso tenermi questa cosa in testa e usarla nella vita reale.
Esempio: fare uno sport compatibile alla fobia.
Perché mano a mano comincio ad imparare che anche se delle volte non vorrò andare perché sarò a terra, o avrò ansia anticipatoria fino a che non incomincio a giocare, poi comincerò a sentirmi meglio e a
divertirmi.
Oppure, se ho amicizie o se voglio farmene di nuove, proporre uscite "movimentate" in cui si gioca, per sciogliere la tensione.
O aggregarsi a qualcuno che lo fa. In giochi e sport e movimenti che ci facciano sentire a nostro agio, anche lì certo non dipende tutto da noi, se ci ritroviamo in un ambiente competitivo e che genera ansia da prestazione siamo punto e a capo.
Ma comunque trovare qualcosa, che sia in mezzo agli altri o no, in cui convogliare le nostre energie, il movimento del corpo, l'espressione di ogni tipo.
Cioè, se voglio uscire con un compagno di corso per giocare so che posso farcela, magari non sempre, solo occasionalmente, ma va bene lo stesso. Se invece devo uscirci per un caffè o una merendina magari no, l'idea mi fa star male, oppure potrei farlo ma starei a disagio nel farlo, o starei male dopo, però intanto c'è una cosa che posso fare.
Quindi si può pensare di far convogliare l'attenzione su qualcosa di esterno, estraneo alla coppia o al gruppo: un progetto, un gioco, qualsiasi cosa.
Questo non risolve il problema, però dà la possibilità di fare intanto qualcosa di piacevole, qualcosa che si vuole fare.
Non sto dicendo che sarebbe comunque più facile, io mi riferisco a cose occasionali e con un impegno che si limita a quel momento.
Per quanto mi riguarda le sfumature di difficoltà nello stare con gli altri sono infinite, anche se poi ci possono essere dei punti cardine.
• I miei bisogni non sono poi così importanti
• Non posso far sentire gli altri rifiutati
• Non sono capace ad esternare i miei bisogni nella maniera giusta
• Ho paura di apparire rifiutante
• Mi sento troppo condizionata dagli altri
• Rischio di dipendere troppo dal giudizio delle persone con cui ho rapporti più stretti, come se chiedessi loro il permesso per qualsiasi pensiero o comportamento, come se dovessero avallarlo.
• Sono molto suscettibile al giudizio di qualsiasi tipo, su di me o su ciò che mi piace, su ciò che amo, sulle persone a cui voglio bene / Ho paura di essere giudicata
• La mia identità non ha confini che mi proteggano dagli altri
• Non riesco ad essere una presenza costante nella vita degli amici
• Mi sento a disagio con le persone anche solo appena invadenti o troppo carismatiche e non so come arginarle, mi sento travolta
• Sento di avere tutta o buona parte della responsabilità della buona riuscita di un incontro
• Ho paura di uscire di casa e di "essere vista" dagli altri.
• Ho paura di subire una situazione sgradevole senza riuscire a reagire
• Ho paura che qualcuno si imponga su di me (anche per questioni banali) e di non riuscire ad avere il controllo della situazione.
Possibili vie di miglioramento:
ampliare la propria prospettiva, su di sé, sugli altri, sul mondo.
Quindi conoscere meglio il mondo. Togliere sé stessi dall'orizzonte e porsi ad osservatori del mondo.
Consolidare il proprio sistema di valori, consolidando così anche la propria identità.
Esprimere sé stessi attraverso il movimento, per liberare energia.
Imparare a conoscere i propri meccanismi e cercare di vivere in maniera da non andarci contro, dove è possibile.
Poi ci sarebbe da parlare del senso di colpa . . .