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Vecchio 19-07-2016, 20:23   #1
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Apro questo tema ispirata da altri temi che ho letto su questo forum come ad esempio uno sul fantasticare di semifobico oppure intenzione=risultato di y. Il motivo principale e ovviamente la frustrazione nel vedere deluse le mie aspetative e desideri dalla realta. La mia realta sistematicamente va in direzione opposta a quello che desidero . A volte e per colpa mia , a volte e per colpa del destino.
Mi ricordo una volta al liceo ci tenevo molto ad avere dei voti buoni su una particolare materia . Mi ero impengata davvero tanto e i risultati sono stati imbarazzanti. Grazie a risultati tali , alla prof stronza ,alle figuraccie , la materia inizio a non piacermi tanto ed ecco che piovono i voti buoni con un impegno scarso .
Questo e successo tante volte non solo a scuola ma anche in altri altri ambiti . Ho realizato davvero poco di quello che avrei voluto e quasi niente nel modo che avrei voluto. Spesso e sopratutto colpa mia . E come se il mio cervello avesse deciso di fare un po il contrario di quello che pensa. Non mi dite che e autosabotaggio perche non e vero . Ci sono delle cose che desidero veramente tanto ma ecco che quando arriva il momento o cambio idea , o la faccio male oppure ce un prezzo spiacevole da pagare ( qui anche per colpa mia). Ho paura per quello che ho gia desiderato o di fare cose che non desidero . E difficile non affezionarsi alle proprie immaginazioni.
Perche questo titolo? Perche ho notato che spesso rendo meglio in attivita che non ho immaginato prima , e come se tutto andasse nelle possibilita non del tutto esplorate dalla mente prima.
Come si fa non crearsi troppe aspettative ?
Come si fa a conservare una certa curiosita riguardo al futuro prossimo , riguardo alle nostre azioni nel futuro prossimo ?
Questo pomerigio avevo pianificato di fare altro.
Le domande poste per il futuro prossimo sono un po grigie.
Ringraziamenti da
cancellato16760 (19-07-2016), Masterplan92 (19-07-2016)
Vecchio 19-07-2016, 20:50   #2
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Thread molto interessante.
E le risposte sono davvero difficili da dare. Sicuramente,infatti, troverai un sacco di gente che ti dirà che con l'impegno hanno ottenuto molto.
Quello che tu descrivi potrebbe anche essere riassunto nella formula che le cose ti sfuggono quando le cerchi e si presentano quando meno te lo aspetti.
E' anche vero che se aspetti passivo non succede sicuramente niente. Quindi qual'è la via? Io credo che buona parte della faccenda abbia una sorta di spiegazione(psicologica e non scientifica) nella differenza tra intenzione e pensiero arido e razionale. Sembra che più pensi e vuoi determinare e meno ci riesci,quando non ci pensi invece vai dritto.
Io ho praticato tai chi per un periodo. E' un'arte marziale complessa e a parole inspiegabile anche se in molti si affannano a farlo. Io ho avuto la fortuna di avere bravi insegnanti,anche cinesi, e quindi ho assaggiato la cosa da vicino. Nel tai chi,la voglia di determinare ti impedisce di riuscire. Appunto il pensiero è di ostacolo e una delle cose da fare è liberare l'intenzione che il pensiero in realtà intrappola. Esempio: tu vuoi spingere uno che pesa il doppio di te,se lo vuoi fare e sai di doverlo fare probabilmente non ci riesci. Ma se cammini spedito per la strada e hai l'intenzione di percorrere un certo tratto e in quel tratto si intromette questa persona che pesa il doppio di te,magari sbucando da dietro l'angolo senza che tu te ne accorga, probabilmente la stendi e tu non ti fai niente. Perchè?? ?Perchè l'intenzione era "oltre" quella persona,più avanti di lei e più avanti di te.

Però devi essere in movimento. Se stai fermo niente...potremmo dire in movimento con intenzione ma senza voler determinare.

Potrei farti un esempio privato,mio attuale, ma casomai in privato...ho già detto troppo su di me in questo post...
Ringraziamenti da
cancellato13248 (19-07-2016)
Vecchio 19-07-2016, 21:54   #3
Intermedio
L'avatar di Baley
 

Mah, per farla breve, per un lungo periodo della mia vita ho seguito un sogno mettendoci tutto me stesso con risultati direi estremamente scarsi. Un bel giorno dopo qualche anno di accantonamente mi ritrovo ad aver realizzato quello che volevo quasi per caso.

La lezione imparata allora è stata duplice:

1) prendere tutto così come arriva, so che non è facile
2) i sogni realizzati possono lasciare un vuoto incolmabile
Ringraziamenti da
cancellato13248 (19-07-2016), cancellato16760 (19-07-2016)
Vecchio 19-07-2016, 22:00   #4
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Mi riallaccio - in base a delle suggestioni mie - a quel che ha scritto già semifobico, non è detto che volesse dir questo ma mi ha fatto pensare a queste cose qua e così le scrivo.

Secondo me il pensiero riflessivo è molto più lento di quello incosciente (procedurale), ma non si può adoperare sempre il secondo (quello incosciente): questo funziona solo se si è stati addestrati prima.

Se dovessi pianificare prima passo per passo tutto quel che sto facendo ora ci metterei moltissimo tempo e non riuscirei a scrivere neanche una parola. La performance ne risentirebbe pesantemente. Capiterebbe lo stesso quando sto guidando l'auto, anche là riesco ad aggirare ostacoli senza rendermene conto, dovessi mettermi a pensare "adesso agiro quell'auto che mi sta venendo addosso" i miei tempi di reazione rallenterebbero eccessivamente e andrei a sbattere contro l'altro veicolo che invece preferirei in generale evitare.

Io adesso scrivo e non faccio proprio caso a quel che sto facendo nel dettaglio, ecco non rifletto adesso su questi aspetti, agisco spinto da un'intenzione sovraordinata. Le sottointenzioni, i piccoli ostacoli e intoppi che potrei incontrare vengono tutti regolati e risolti in modo non cosciente, a meno che non capiti qualcosa che non può esser risolto da queste sotto-procedure, in questo caso queste sotto-procedure vengono interrotte e si passa nuovamente ad un processo decisionale diverso e riflessivo che risulta molto più lento perché non contiene già certe strutture.

Quando ho imparato a scrivere invece ho dovuto metterci attenzione, fermarmi e osservare quel che stavo facendo e decidere volta per volta cosa fare, di sicuro ero più lento e facevo più errori, adesso tutta questa pianificazione risulta praticamente automatica.

Se mi mettessi a pensare precisamente a quel che sto facendo ora così come facevo un tempo (ad esempio dov'è la lettera "a" sulla tastiera ho intenzione di scrivere "albicocca") non riuscirei a scrivere perché questo pensiero finirebbe col disturbarmi e consumare troppe risorse.
Scrivo praticamente senza luce, non ho idea neanche di dove siano situate le lettere sulla tastiera. Certo è che all'inizio devo aver guardato dove era la "a" la "b" ecc. ecc.
Adesso ho intenzione di rispondere ad un messaggio ed esprimere un certo contenuto (la funzione riflessiva è orientata solo su questo), tutte le sottointenzioni del tipo "scrivere la tal parola dopo quest'altra", "mettere la virgola qui", e così via vengono tutte regolate in modo incosciente: questo processo risulta praticamente opaco per me e proprio per questo riesco ad essere abbastanza veloce ed efficace (si fa per dire, questi messaggi risultano troppo lunghi per tutti ).

Se dovessi pianificare lettera per lettera quel che ho scritto non riuscirei più a scriverlo. Se questa forma di riflessione interrompe troppo spesso altre procedure automatiche che in fin dei conti funzionano meglio, nell'insieme la performance ne risente inutilmente.
In modo ideale dovrebbe essere usata solo là dove serve questa forma di riflessione, se già disponiamo di procedure non coscienti che se la sanno sbrigare in modo più efficiente converrebbe far lavorare queste e dar fiducia a queste, anche perché consumano in genere meno energie.

Metterci attenzione in generale per me risulta molto costoso, non so se per gli altri sia lo stesso.

Ultima modifica di XL; 19-07-2016 a 22:20.
Vecchio 19-07-2016, 22:37   #5
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@ XL
E' vero quello che scrivi,ma io intendevo quanto segue:
Prendiamo il tuo esempio. Immagina che tu scriva milioni di parole col preciso intento di farmi capire qualcosa,ma che questo non ti riesca,nonostante i tuoi immensi sforzi io non riesco a capire.
Poi un giorno scrivi appena tre righe senza pensarci troppo e io capisco ciò che prima non avevo mai capito.
Che differenza di attività di pensiero c'è tra il primo caso e il secondo? In entrambi i casi tu sai già scrivere e sai pure ciò che volevi dire. Cosa determina i due risultati opposti?

Potresti aver acquisito inconsciamente le strutture del mio pensiero così come in passato hai imparato a scrivere. O c'è qualcosa d'altro riguardante un intenzione più rilassata e che proprio per questa sua caratteristica si fa strada da sola con semplicità?

Credo che nelle mie domande sia contenuto anche il quesito posto dal topic di apertura.
Vecchio 19-07-2016, 23:01   #6
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Quote:
Originariamente inviata da Semifobico Visualizza il messaggio
Poi un giorno scrivi appena tre righe senza pensarci troppo e io capisco ciò che prima non avevo mai capito.
Che differenza di attività di pensiero c'è tra il primo caso e il secondo? In entrambi i casi tu sai già scrivere e sai pure ciò che volevi dire. Cosa determina i due risultati opposti?
Nel secondo caso mi sa che non riuscirei a capire bene neanche io il contenuto di quel che ho scritto ma affinché funzioni così come dici devo esser dotato di procedure non coscienti che queste cose le riescono ad elaborare.

Non può esser vero che sapevo cosa volevo dire, appunto perché non ci ho pensato troppo, se è vero che non ci ho pensato, per la mia coscienza non c'è passato molto, la mia attenzione cosciente era inattiva nei confronti del contenuto di quel che scrivevo.

Io posso anche rispondere esattamente ad un quesito e non avere idea del perché la risposta è giusta. Quando si agisce così si ha poca coscienza di quel che si sta facendo, però delle procedure per rispondere bene a monte bisogna esserne dotati.
Si agisce un po' alla Luke Skywalker (che citazione colta hehehe ) quando si difende dalla pallina spara laser senza guardare.

Se le procedure inconsce funzionano bene e sono ben strutturate, si è reattivi, veloci e spesso più efficaci, ma non si ha poi un'idea molto precisa di quel che si sta facendo. Si può avere un'idea relativa ad un'intenzione generale come nell'esempio che hai fatto. Si ha intenzione di percorrere l'intera strada, ecco questa cosa qua risulta cosciente, quel che poi viene regolato in automatico è l'affrontare i possibili ostacoli che potrebbero incontrarsi lungo il percorso (nel senso che non si crea una pianificazione preventiva del tipo 'se succede A, allora faccio B', si lascia risolvere la cosa ai sistemi di cui si è dotati e ci si affida a questi.

Certo è che per fare queste cose e riuscire ci vuole comunque prima una certa preparazione atletica e un corretto addestramento nell'affrontare gli ostacoli, questo fa poi la differenza per me, altrimenti non ci sarebbe bisogno di fare alcun esercizio fisico nelle arti marziali o negli sport.
Bisogna crearle queste procedure inconsce da qualche parte affinché possano essere usate, non credo proprio che ne siamo già dotati tutti in egual misura e qualità e basta non pensar troppo che riesce tutto meglio, anche se in alcuni casi può esser vero, sapere cosa si vuol fare risulta di ostacolo al raggiungimento dell'obiettivo stesso della volontà e in effetti probabilmente gran parte delle nostre "decisioni" penso non siano affatto coscienti.

Una persona si sente agitata ed esce di casa, interagisce col contesto sociale, incontra una donna e diviene meno agitata.
Un'altra persona afferra che l'agitazione dipende dal fatto che non ha una donna ed è proprio questo che le manca, esce di casa perciò con l'intenzione cosciente di incontrarla (e non soltanto in preda a questa vaga agitazione) e tutte le peroformance che riesce ad attuare possono esser disturbate da questa cosa qua.
La prima persona risulta un po' opaca a se stessa, non ha un'idea precisa del perché era agitata, la seconda no. La prima riesce meglio in funzione dell'obiettivo "trovare una donna", la seconda riesce peggio.
La prima risulta un po' più opaca a se stessa sotto diversi aspetti e questo magari le permette di effettuare performance migliori perché questa cosa può paradossalmente risultare disturbante, questo fa la differenza in casi del genere secondo me. Per questo poi quando non si sa di voler ottenere certe cose le si riesce ad ottenere più facilmente, l'intenzione magari è attiva comunque ma non la si conosce, questa forma di opacità permette all'individuo di agire meglio.

La coscienza e il pensiero riflessivo hanno un loro senso, non è che risultano sempre totalmente inutili, solo che talvolta possono ostacolare l'azione rendendola meno efficace, se sai o conosci certe cose in relazione a quel che stai facendo, quel che fai risulta appesantito da questa forma di coscienza, è questo l'elemento che disturba poi la performance, solo che se vuoi evitare questo disturbo devi per forza di cose esser meno cosciente durante l'azione e deve risultare opaco per te buona parte quel di che fai e perché la fai. Effettivamente là dove le azioni automatiche in reazione a certi stimoli e situazioni risultano deleteree poi torna nuovamente utile riflettere per interrompere le procedure e magari cercare di rimodellarle (là dove è possibile).

Ultima modifica di XL; 20-07-2016 a 08:04.
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