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Vecchio 28-10-2012, 12:56   #21
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Originariamente inviata da Martello Visualizza il messaggio
Pensi che bastino i giudizi critici per essere ''grandi''? Da cosa giudici la grandezza?
Dipende dalla persona che esprime un giudizio critico e dal suo livello di cultura.
Le ragazzine di 13 anni, in media, stravedono per Moccia e altri autori che trattano tematiche amorose. Quello non è un giudizio critico, ma è solo interesse nelle letture in cui ci si immerge, perché tali argomenti rispecchiano la vita reale di alcuni.
Ma un buon lettore saprà distinguere un Moccia da un Joyce, ad esempio. Ed è questo il giudizio critico che intendo io.
Altrimenti, oggi, avremmo sullo stesso piano i vari Ammaniti, Moccia e Hornby con Dante, Shakespeare e Melville
Vecchio 28-10-2012, 15:56   #22
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Originariamente inviata da dany91 Visualizza il messaggio

Probabilmente non conosci la vicenda di Ifigenia.

Ifigenia è la figlia di Agamennone e Clitennestra.
Agamennone un giorno uccise una cerva con una freccia ed esclamò inorgoglito che nemmeno la dea Artemide ci sarebbe riuscita, oppure promise alla dea di sacrificarle la creatura più bella nata quell'anno nel suo regno (lo stesso in cui nacque Ifigenia) ma si rifiutò di immolarla, o ancora uccise una capra sacra alla dea (le fonti discordano). Artemide si offese per il sacrilegio e scatenò forti venti che respingevano le navi greche sulle coste dell'Aulide, impedendo loro di salpare per Troia.
L'indovino Calcante fu consultato e vaticinò che la flotta non sarebbe salpata se Agammenone non avesse sacrificato alla dea la più bella tra le sua figlie.
In Aulide Ifigenia fu sottratta alla sua uccisione dalla stessa Artemide, che la sostituì con una cerva; secondo altre fonti fu invece uccisa nel sacrificio.

Adesso ti è chiaro?
si, grazie del chiarimento. Comunque sono molto esigenti gli dei dell'antichità
Vecchio 28-10-2012, 16:19   #23
Esperto
L'avatar di Pluvia
 

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Originariamente inviata da Roy Visualizza il messaggio
Se parliamo dello scrittore non sono mai stato favorevolmente colpito, in quanto fonti storiche provano che il suo avvicinamento alla filosofia epicurea lo escludeva, in un periodo storico come quello vissuto nella Roma del suo tempo, dalla vita politica attiva, rendendolo ininfluente ed emarginato.
Veramente della vita di Lucrezio sappiamo pochissimo, le notizie certe sono: visse nella prima metà del I secolo a.C; conobbe Gaio Memmio e gli fu legato, tanto da dedicargli il suo poema; Cicerone lesse e lodò il De rerum natura (ma questo potrebbe essere accaduto anche dopo la morte di Lucrezio).
Realizzò dunque nella sua esistenza il precetto del suo maestro Epicuro: "vivi nascosto" (lathe biòsas).

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Originariamente inviata da rainy Visualizza il messaggio
Chi crede che Virgilio sia il miglior poeta latino si sbaglia.
Lucrezio ha composto un'opera impressionante, io amo il De rerum natura. Ma di poeti poco conosciuti che meritano elogi ce ne sono molti, come ad esempio Manìlio
Fino all'età cristiana Lucrezio aveva conosciuto l'apprezzamento di autori come Virgilio, Ovidio e Cicerone (il grammatico Donato racconta che Virgilio prese la toga virile proprio nel 55 a.C, anno della morte di Lucrezio, notizia forse modellata sullo schema della "traditio lampadis": il più grande poeta della generazione precedente consegna idealmente la fiaccola della poesia al poeta più giovane).
In seguito con l'avvento della nuova religione furono soprattutto i contenuti della sua filiosofia ad essere giudicati, e l'opinione che su di lui espressero gli autori cristiani ne determinò l'oblio.
Venne riscoperto nel 1418 e l'entusiasmo degli umanisti per la nuova scoperta fu grande; fu letto e imitato non solo nei testi letterari ma anche nell'arte figurativa, come la Primavera di Botticelli, e riferimento filiosofico di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, fino alla Controriforma, periodo in cui venne inserito tra i libri proibiti per i suoi contenuti.

Ultima modifica di Pluvia; 28-10-2012 a 23:57.
Vecchio 28-10-2012, 16:31   #24
Esperto
L'avatar di Pluvia
 

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Originariamente inviata da Sverso Visualizza il messaggio
si, grazie del chiarimento. Comunque sono molto esigenti gli dei dell'antichità
Dimentichi che il tuo Dio voleva che Abramo uccidesse suo figlio
Comunque posso fare anche di meglio

Nel primo elogio, Epicuro assume i panni dell'eroe epico che affronta in duello la "religio", vincendola e sottomettendola: da quel momento l'umanità è stata liberata dal mostro che l'aveva soggiogata per secoli. Strumento della vittoria è la "ratio", che ha purificato l'uomo dagli orrori della mente, e in particolare dalle false notizie sulle pene dell'oltretomba. "Ratio" significa chiara e lucida interpretazione del mondo naturale, consapevolezza della nostra sorte, rifiuto di ogni intrepretazione mitica della realtà. "Religio" significa superstizione, tutto quell'insieme di culti, di timori e di interdizioni, quella zona oscura di credenze terrificanti che Roma aveva attinto dal mondo etrusco, e contro le quali Lucrezio si scaglia con furore e sarcasmo.
I procedimenti impiegati da Lucrezio per dimostrare l'insensatezza dellla religione e delle favole mitologiche sono due: indicare le conseguenze scellerate della superstizione religiosa, e utilizzare razionalisticamente i miti della tradizione per illustrare alcuni aspetti del comportameno umano.

Tenete a mente quanto detto da Lucrezio quando fate i vostri discorsetti sulla religione

Ultima modifica di Pluvia; 28-10-2012 a 16:48.
Vecchio 28-10-2012, 16:44   #25
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Originariamente inviata da rainy Visualizza il messaggio
Dipende dalla persona che esprime un giudizio critico e dal suo livello di cultura.
Le ragazzine di 13 anni, in media, stravedono per Moccia e altri autori che trattano tematiche amorose. Quello non è un giudizio critico, ma è solo interesse nelle letture in cui ci si immerge, perché tali argomenti rispecchiano la vita reale di alcuni.
Ma un buon lettore saprà distinguere un Moccia da un Joyce, ad esempio. Ed è questo il giudizio critico che intendo io.
Altrimenti, oggi, avremmo sullo stesso piano i vari Ammaniti, Moccia e Hornby con Dante, Shakespeare e Melville
Anche Moccia ha una sua funzione. Un ''buon'' lettore è un concetto ancora una volta astratto. Certo a livello tecnico si può fare una distinzione, quello che voglio dire è che la massa non sa nulla del livello tecnico e per questo che Dante usi le terzine alla massa non gliene importa un fico secco e Dante non viene letto.

Direi di chiudere qua questo OT, perchè il binario del discorso sta scivolando paurosamente fuori.
Vecchio 31-10-2012, 21:11   #26
Roy
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Originariamente inviata da dany91 Visualizza il messaggio
Alcuni sostantivi al genitivo plurale presentano talvolta l'antica terminazione -um, anzichè -orum. Ciò avviene per i nomi delle monete (es nummus "moneta" che ha genitivo plurale nummum); in formule ufficiali praefectus fabrum "capo dei genieri"; e nel linguaggio poetico, in cui è molto frequente trovare deum anzichè deorum, virum anzichè virorum, Achivum anzichè Achivorum (gen. di Achivi, cioè Achei).
La desinenza originaria del genitivo plurale era -om (con la o breve), divenuta -um (con la u breve), forma rimasta viva nel linguaggio poetico.
Come vedi non è erroneo nè sbagliato: alcuni codici pervenutici hanno la forma in -om, altre in -um, differenze dovute alle scelte (o agli errori) dei copisti amanuensi (a proposito dell'incapacità di cotali Petrarca scrisse: "Non riusciresti a distinguere ciò che tu stesso hai scritto, scritto da un altro").
Solitamente in filologia la versione più rara e difficile (lectio difficilior) viene maggiormente considerata rispetto a quella più facile e comune (lectio facilior), dovuta a banalizzazione. Qui la lectio facilior sarebbe -um, la difficilior quella in -om; ho messo la prima perchè nel libro che ho c'è questa.
Hai ragione. Mi sono documentato, perciò posso dartela. Mi hai arricchito, sicuramente hai colmato una mia lacuna.
Vecchio 01-11-2012, 00:00   #27
Esperto
 

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Originariamente inviata da Martello Visualizza il messaggio
Anche Moccia ha una sua funzione.
Lassativa
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