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Vecchio 04-05-2016, 20:51   #1
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Cosa vi ha fatto capire che la terapia non stava andando nel verso giusto e vi ha spinto a lasciare/cambiare?
Dopo quanto tempo secondo voi si può iniziare a capire se una terapia non sta funzionando?

p.s:terapia psicologica, non psichiatrica o farmacologica

Ultima modifica di DownwardSpiral2; 04-05-2016 a 20:55.
Vecchio 04-05-2016, 21:01   #2
Banned
 

Io ho abbandonato perchè non mi trovavo con la psicologa e perchè mi sembrava di peggiorare. Ad ora non so se la mia sia stata una buona decisione: forse parlarne con lei mi avrebbe tolto un sacco di dubbi dalla testa, o comunque mi avrebbe aiutata a comprendere meglio ciò che desideravo fare.
Penso che il mio apparante "peggiorare" fosse dovuto alle sfide che la terapia mi poneva: esprimere i miei sentimenti e pensieri apertamente (cosa difficile per me) e affrontare paure che ormai con gli anni si erano consolidate. Forse sarebbe bastato un riassestamento della terapia.
Vecchio 04-05-2016, 21:09   #3
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Quanto sei stata in terapia prima di accorgerti di questo (vero o presunto) peggioramento?
Vecchio 04-05-2016, 21:16   #4
Hor
Esperto
L'avatar di Hor
 

Io ho aspettato un anno prima di concludere che la terapia non stava funzionando, o comunque funzionava molto poco.
Semplicemente, ho constatato che nonostante il passare dei mesi e nonostante la terapia, non c'era alcun miglioramento nella sfera della socialità. Nonostante frequentassi un ambiente favorevole alla socializzazione (lezioni universitarie), non sono riuscito a legare in nessun modo e con nessuno, e questo proprio mentre la terapia in teoria avrebbe dovuto incidere su questo àmbito...
Ringraziamenti da
Aurora. (04-05-2016)
Vecchio 04-05-2016, 21:29   #5
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Capisco... avete mai avuto l'impressione, durante la terapia, che non si stessero approfondendo i temi più importanti o che la stessero tirando per le lunghe?
Un'altra domanda, vi hanno comunicato esplicitamente una diagnosi? Se sì, nel giro di quante sedute all'incirca?

Ultima modifica di DownwardSpiral2; 05-05-2016 a 03:45.
Vecchio 04-05-2016, 21:31   #6
Esperto
L'avatar di Weltschmerz
 

Dopo due volte, ma perché era praticamente muto.
Le uniche parole che mi ha rivolto era per darmi dei "compiti per casa".
No, grazie.
Se volevo parlare al muro sceglievo quello di casa mia che almeno è familiare

Per capire se funziona mi domando "Sento che mi ascolta veramente? Risponde alle mie domande?".
Se le risposte sono no, allora cercherei altrove (sennò tanto vale riproporre le mura di casa, comode ed esclusive).

Ultima modifica di Weltschmerz; 04-05-2016 a 21:35.
Vecchio 04-05-2016, 21:33   #7
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

E dopo non hai più provato con altri psicologi?O sei andato da uno psichiatra?
Vecchio 04-05-2016, 21:36   #8
Hor
Esperto
L'avatar di Hor
 

Quote:
Originariamente inviata da DownwardSpiral2 Visualizza il messaggio
Capisco... avete mai avuto l'impressione, durante la terapia, che non si stessero approfondendo i temi più importanti o che la stessero tirando per le lunghe?
Un'altra domanda, vi hanno comunicato esplicitamente una diagnosi? Se sì nel giro di quante sedute all'incirca?
Mumble...
Riguarda alla prima domanda, la mia sensazione è che si stesse girando sempre intorno agli stessi temi senza cavarne fuori più nulla di utile. Si ripetevano le stesse parole, le stesse frasi, senza alcuna novità.
Riguardo alla seconda domanda, non mi è stata comunicata alcuna diagnosi esplicita. Solo a un certo punto, quando ho accennato a questo forum, la terapeuta ha espresso i suoi dubbî riguardo a una mia eventuale sociofobia (e qui sarei d'accordo, perché mi sento più evitante che sociofobico), parlando piuttosto, per quanto mi riguarda, di "mancanza di emozioni" (e qui non sono assolutamente d'accordo, e non è stata la prima volta in cui mi è sembrato che la terapeuta avesse capito davvero poco di me).
Vecchio 04-05-2016, 21:46   #9
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Ok, forse in alcuni approcci psicologici si preferisce non dare una diagnosi netta al paziente ma concentrarsi più sui singoli sintomi, per evitare che il nome dato al proprio male diventi un'etichetta, una doppia pelle, un marchio da cui poi magari risulterebbe più difficile affrancarsi.
Vecchio 04-05-2016, 21:47   #10
Esperto
L'avatar di Weltschmerz
 

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Originariamente inviata da DownwardSpiral2 Visualizza il messaggio
E dopo non hai più provato con altri psicologi?
Provato, trovata una e mi trovo benissimo.
Vecchio 04-05-2016, 21:50   #11
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Quote:
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Provato, trovata una e mi trovo benissimo.
Ah ok, immagino che in questo caso ci sia maggiore dialogo e scambio di informazioni giusto?
Vecchio 04-05-2016, 21:51   #12
Principiante
 

Ciao, torno in questo forum dopo moooolto tempo, ho frequentato pochissimo, ma in questo luogo mi sento a casa, quella parolina FOBIA SOCIALE mi ha aiutata molto. Mi spiego meglio, sapere che quella confusione che avevo da bimba a scuola, quel caos nel cervello da adolescente in determinate situazioni fosse una cosa chiamata in psicologia fobia sociale mi ha fatto fare quel "clic"...cioè avevo finalmente davanti ai miei occhi il volto del mio nemico. per cui potevo combatterlo. tutto questo grazie alla terapia.
anche per me ci sono stati momenti di voglia di abbandonare e anch'io mi son posta la tua stessa identica domanda...quando tempo ci vuole? e l'ho chiesto anche a lei, la mia psicologa mi rispose in modo molto da santone "se non conosco il tuo passo non posso saperlo". ma aveva ragione...putroppo in queste cose ci vuole il tempo "necessario", impegno e sopratutto apertura. io ho conosciuto una psicologa secondo me giusta per me, sono riuscita a fare molti passi avanti grazie appunto al dialogo sincero e pieno di dubbi e perplessità. in alcuni momenti ha aiutato anche e sopratutto questa diffidenza...fargliela presente ha aiutato lei a capire il mio stato ed ad aiutarmi. per cui ti invito a esprimere i tuoi dubbi con estrema sincerità

Ultima modifica di Brina; 04-05-2016 a 21:53.
Ringraziamenti da
DownwardSpiral2 (04-05-2016)
Vecchio 04-05-2016, 22:02   #13
Esperto
L'avatar di TãoSozinho
 

1. mi sentivo in colpa perché stavo spendendo soldi che i miei genitori avevano lasciato a me e avevo nascosto loro il fatto che andassi da una psicologa. Anche il dover trovare una scusa ogni volta per uscire e star via un'ora stava diventando pesante;
2. non mi ero aperto del tutto. Non le ho mai parlato della sessualità e delle persone conosciute e frequentate;
3. a volte mi sono sentito a disagio e giudicato, spesso soffocava sbadigli ed è capitato che le sedute non fossero altro che un "così insomma" da parte sua tanto che mi è capitato di voler riaffrontare problemi e questioni che in quel momento non mi ponevo pur di aver qualcosa di cui parlare.
Vecchio 04-05-2016, 22:07   #14
Esperto
L'avatar di Weltschmerz
 

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Originariamente inviata da DownwardSpiral2 Visualizza il messaggio
Ah ok, immagino che in questo caso ci sia maggiore dialogo e scambio di informazioni giusto?
Sì, non solo mi aiuta a rimettermi in carreggiata, ne sa pure a pacchi.
Vecchio 04-05-2016, 22:10   #15
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Quote:
Originariamente inviata da Brina Visualizza il messaggio
Ciao, torno in questo forum dopo moooolto tempo, ho frequentato pochissimo, ma in questo luogo mi sento a casa, quella parolina FOBIA SOCIALE mi ha aiutata molto. Mi spiego meglio, sapere che quella confusione che avevo da bimba a scuola, quel caos nel cervello da adolescente in determinate situazioni fosse una cosa chiamata in psicologia fobia sociale mi ha fatto fare quel "clic"...cioè avevo finalmente davanti ai miei occhi il volto del mio nemico. per cui potevo combatterlo. tutto questo grazie alla terapia.
anche per me ci sono stati momenti di voglia di abbandonare e anch'io mi son posta la tua stessa identica domanda...quando tempo ci vuole? e l'ho chiesto anche a lei, la mia psicologa mi rispose in modo molto da santone "se non conosco il tuo passo non posso saperlo". ma aveva ragione...putroppo in queste cose ci vuole il tempo "necessario", impegno e sopratutto apertura. io ho conosciuto una psicologa secondo me giusta per me, sono riuscita a fare molti passi avanti grazie appunto al dialogo sincero e pieno di dubbi e perplessità. in alcuni momenti ha aiutato anche e sopratutto questa diffidenza...fargliela presente ha aiutato lei a capire il mio stato ed ad aiutarmi. per cui ti invito a esprimere i tuoi dubbi con estrema sincerità
Grazie per l'intervento, hai colto uno dei punti che mi ha spinto ad aprire il thread. Io vado dallo psicologo da pochissimo (anche se ce l'avrei in casa ma di certe cose non posso parlarne), non ho certo la pretesa che in poche sedute si possano risolvere problemi che affondano le radici nell'adolescenza se non addirittura nell'infanzia (ho 27 anni),problemi che mi hanno accompagnato durante la formazione della mia personalità e che sono quindi cristallizzati in me; però nelle ultime sedute stiamo affrontando un tema che, per quanto importante, non mi sembra essere quello che possa innescare un cambio di percezione di sé sufficiente per affrontare i dovuti cambiamenti. Mi rendo conto che questa direzione è stata presa sulla base di quello che io stesso ho raccontato allo psicologo quindi non vorrei che lo stessi inconsciamente sviando. Vediamo dove va a parare, nel caso seguirò il tuo consiglio e gli esternerò le mie perplessità . Per quanto riguarda la diagnosi, anche se non ne ho avuta ancora una, a differenza tua, quando venni a conoscenza del termine fobia sociale e disturbo evitante (in concomitanza con la scoperta del forum,nel 2007-2008) per me non fu un sollievo, anzi, mi risultava e mi risulta tutt'ora difficile da accettare quest'etichetta appiccicata addosso, mi sono immedesimato pesantemente nel disturbo (dato che spiega buona parte dei miei comportamenti in determinate situazioni) e non la sopporto proprio perché, paradossalmente,è come se tolta quest'etichetta di mio non rimanesse niente (è un'esagerazione, ma la sensazione è all'incirca questa).

Ultima modifica di DownwardSpiral2; 05-05-2016 a 03:52.
Vecchio 04-05-2016, 22:25   #16
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

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1. mi sentivo in colpa perché stavo spendendo soldi che i miei genitori avevano lasciato a me e avevo nascosto loro il fatto che andassi da una psicologa. Anche il dover trovare una scusa ogni volta per uscire e star via un'ora stava diventando pesante;
2. non mi ero aperto del tutto. Non le ho mai parlato della sessualità e delle persone conosciute e frequentate;
3. a volte mi sono sentito a disagio e giudicato, spesso soffocava sbadigli ed è capitato che le sedute non fossero altro che un "così insomma" da parte sua tanto che mi è capitato di voler riaffrontare problemi e questioni che in quel momento non mi ponevo pur di aver qualcosa di cui parlare.
1)Secondo me non dovresti sentirti in colpa se stai cercando di risolvere un problema che ti condiziona la vita (lo sto dicendo a te ma lo sto dicendo anche a me stesso :P)
2)Magari non erano aspetti che la psicologa riteneva così importanti, altrimenti, ipotizzo, avrebbe insistito su questi
3)Se dovesse capitare credo che lascerei anch'io...

Ultima modifica di DownwardSpiral2; 04-05-2016 a 23:12.
Vecchio 04-05-2016, 22:43   #17
Principiante
 

non ho pensato che pretendessi di risolvere con poche sedute.
ti racconto una cosa, un racconto soltato nulla più...perchè siamo tutti diversi e le situazioni sono un groviglio di molte variabili intracciate...

io ad un certo punto avevo creato quello che tu hai chiamato "una deviazione", con la questione denaro, avevo detto che non potevo andare da lei per via del fatto che non avevo soldi e che continuare avrebbe comportato delle implicazioni importante (ci credevo sul serio)...ma lo scacco mi venne fatto presente nel momento in cui l'esplicitazione del problema "denaro" era arrivato proprio nel momento in qui si stava affontando la difficoltà che ho con la vicinanza/distanza con le persone...la necessità di vicinanza ma la paura e l'ugual neccessità di andare via quando essa c'è.
Vecchio 04-05-2016, 23:09   #18
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Capisco, però questa mi sembra più una resistenza legata all'affrontare temi che forse urtavano troppo la tua sensibilità in quel momento, un nervo scoperto, suppongo anche il cuore del problema, dato che siamo su fs ; io intendevo però che il parlare di certe cose sta portando lo psicologo ad affrontare argomenti che secondo me non sono il fulcro del problema, che ci stiamo quindi girando intorno rischiando di partire per la tangente... o forse proprio questa è una resistenza che sto opponendo nell'affrontare questa tematica, convincendomi che non sia importante
Vecchio 04-05-2016, 23:22   #19
Esperto
L'avatar di TãoSozinho
 

Quote:
Originariamente inviata da DownwardSpiral2 Visualizza il messaggio
1)Secondo me non dovresti sentirti in colpa se stai cercando di risolvere un problema che ti condiziona la vita (lo sto dicendo a te ma lo sto dicendo anche a me stesso :P)
2)Magari non erano aspetti che la psicologa riteneva così importanti, altrimenti, ipotizzo, avrebbe insistito su questi
3)Se dovesse capitare credo che lascerei anch'io...
In realtà i problemi delle relazioni e della non piena accettazione di alcune parti di me (che tuttora non accetto) erano la chiave di tutto. Perché lei mi parlava dell'università e dei problemi organizzativi legati agli esami e alla motivazione e insisteva su questi. Ma in realtà il fatto che dell'università non me ne freghi assolutamente nulla è perché di me stesso non mi frega assolutamente niente. Forse lei voleva semplicemente spronarmi a vivere e darmi da fare nonostante tutto in modo da non peggiorare la mia situazione universitaria e non perdere tempo. Voleva credo separare il mondo "pratico" da quello emotivo che in me sono un'unica cosa e il secondo influenza pesantemente il primo.
Vecchio 05-05-2016, 00:22   #20
Esperto
L'avatar di DownwardSpiral2
 

Quote:
Originariamente inviata da TãoSozinho Visualizza il messaggio
In realtà i problemi delle relazioni e della non piena accettazione di alcune parti di me (che tuttora non accetto) erano la chiave di tutto. Perché lei mi parlava dell'università e dei problemi organizzativi legati agli esami e alla motivazione e insisteva su questi. Ma in realtà il fatto che dell'università non me ne freghi assolutamente nulla è perché di me stesso non mi frega assolutamente niente. Forse lei voleva semplicemente spronarmi a vivere e darmi da fare nonostante tutto in modo da non peggiorare la mia situazione universitaria e non perdere tempo. Voleva credo separare il mondo "pratico" da quello emotivo che in me sono un'unica cosa e il secondo influenza pesantemente il primo.
Sicuramente ha una sua logica, perché effettivamente il disagio dovuto ai problemi emotivi/relazionali ha influito pesantemente sulle mie scelte e sulla capacità di affrontare alcune situazioni pratiche, però effettivamente mi sembra inconcepibile scindere in modo così netto i due mondi, perché è inevitabile che l'uno si ripercuota sull'altro e viceversa. Anche se si riuscissero ad affrontare meglio alcuni aspetti pratici della vita, quale sarebbe il giovamento, vivendo male gran parte delle situazioni che implicano interazione sociale, tra cui quelle "pratiche"?La qualità della vita ne risulta comunque compromessa. Nel mio caso ho lasciato la specialistica a pochi esami dalla fine proprio perché l'acuirsi dei problemi, proiettato a lungo termine, mi ha fatto capire che sarebbe stato inutile proseguire, perché questi si sarebbero comunque ripresentati in ogni contesto.
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