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Originariamente inviata da Bluevelvet93
Certo, non è assolutamente una cosa automatica e scontata, anzi, però diciamo che può funzionare.
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Ma essendo indipendente dalla conoscenza dei fatti non la si può produrre di certo con un sistema o metodo generale legato alla consapevolezza l'accettazione.
Poi sarebbe anche auspicabile accettare tutto, perché mai dovremmo fare qualcosa? Non pensi?
Ad esempio tu hai scritto
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Ah, sia chiaro, il mio discorso si applica a degli ideali utopici, non a cose che sono alla nostra portata per avere la scusa di non muovere dito.
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Se si accettasse davvero, in questo caso qua non sarebbe più nemmeno una scusa per non muovere un dito. Io dico, che funziona anche così... Perché mai dovrebbe muovere un dito una persona se è davvero rassegnata e accetta tutto placidamente?
Al più potrebbe dar fastidio a te una persona che non muove un dito perché non esprimendo più alcun giudizio non ha nemmeno motivo di muoverlo un dito, ma mica si sta scusando? Scusando rispetto a cosa se è questo quel che sente?
Penso comunque che l'accettazione o è vera e reale o non lo è. Se è reale non bisogna mica sforzarsi, si accetta e basta e non si giudica più negativamente quel che capita al di fuori del nostro potere, ma se non lo è reale e si vuole accettare a parole senza un sentire davvero profondo e radicato non serve a nulla e sarebbe comunque una "scusa" anche nei casi di impossibilità, una scusa per mostrarsi "adulti" e "razionali".
Il punto è che non accettiamo tutto quel che cade al di fuori del nostro potere, non siamo fatti così.
"Meglio accettare là dove non si possono cambiare le cose", vero,
ma come si dovrebbe raggiungere questo stato qua in cui non c'è conflittualità tra quel che si desidera davvero ottenere e quel che si può ottenere?
Fosse possibile fare questa cosa sempre avremmo risolto ogni forma di malanno e sofferenza umane già ora... Sempre a parole gli strizzacervelli dicono di possedere metodi per fare queste cose qua, ma com'è che poi vedo sempre persone attorno a me (che fanno uso degli strizzacervelli e) che si lamentano di un mucchio di cose che loro non possono modificare direttamente?
Io certe cose le ho accettate di più col tempo, ma non credo di aver usato strategie precise, un po' sono anche cambiato proprio biologicamente (ad esempio la voglia di far sesso con gli anni è diminuita proprio) un po' hanno influito certi fattori esterni. Mentre altre cose inaccessibili (credo, perché non ne sono neanche mai completamente certo che lo siano) continuo a non accettarle.
Purtroppo ho constatato che la maggior parte delle persone che a parole dicono di accettare, poi nei fatti non accettano affatto, accettassero davvero non avrebbero bisogno di ricordarlo al mondo intero che lo accettano così com'è e se ne starebbero zitte senza rompere i coglioni agli altri.
Riporto comunque un brano che associo automaticamente a questo tipo di argomenti qua.
- Elicone: Buongiorno Gaio.
- Caligola: Buongiorno Elicone.
(pausa)
- Elicone: Sembri affaticato.
- Caligola: Ho camminato molto.
- Elicone: Sì, la tua assenza è durata a lungo.
(pausa)
- Caligola: Era difficile da trovare.
- Elicone: Che cosa?
- Caligola: Quello che volevo.
- Elicone: E cosa volevi?
- Caligola: La luna.
- Elicone: Cosa?
- Caligola: Sì, volevo la luna.
- Elicone: Ah! (pausa) Per fare che?
- Caligola: Ebbene!… È una delle cose che non ho.
- Elicone: Certamente. E ora, è tutto a posto?
- Caligola: No, non ho potuto averla.
- Elicone: È seccante.
- Caligola: Sì, è per questo che sono affaticato. (pausa) Elicone!
- Elicone: Sì, Gaio.
- Caligola: Tu pensi che io sia pazzo.
- Elicone: Sai bene che io non penso mai. Sono fin troppo intelligente per pensare.
- Caligola: Sì. Infine! Ma io non sono pazzo e anzi non sono mai stato così ragionevole. Semplicemente, mi sono sentito all’improvviso un bisogno di impossibile. (pausa) Le cose, così come sono, non mi sembrano soddisfacenti.
- Elicone: È un’opinione abbastanza diffusa.
- Caligola: È vero. Ma prima non lo sapevo. Ora, lo so. Questo mondo, così come è fatto, non è sopportabile. Ho dunque bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualcosa che sia forse insensato, ma che non sia di questo mondo.
- Elicone: È un ragionamento che sta in piedi. Ma, generalmente, non lo si può sostenere fino in fondo.
- Caligola: Tu non ne sai nulla. È perché non lo si sostiene mai fino in fondo che nulla è ottenuto. Ma forse basta restare logici sino alla fine. (pausa) So anche quello che pensi. Quante storie per la morte di una donna! No, non è questo. Credo di ricordarmi, è vero, che qualche giorno fa, una donna che amavo è morta. Ma cos’è l’amore? Poca cosa. Questa morte non è nulla, te lo giuro; è solamente il segno di una verità che mi rende la luna necessaria. È una verità molto semplice e molto chiara, un po’ stupida, ma difficile da scoprire e pesante da portare.
- Elicone: E qual è dunque questa verità, Gaio?
- Caligola: Gli uomini muoiono e non sono felici.
(pausa)
- Elicone: Andiamo, Gaio, è una verità con la quale ci si può benissimo arrangiare. Guardati attorno. Non è questo che impedisce loro di mangiare.
- Caligola: Allora, è che tutto, attorno a me, è menzogna, e io, io voglio che si viva nella verità! E ho giustappunto i mezzi per farli vivere nella verità. Perché io so ciò che manca loro, Elicone. Essi sono privi della conoscenza e manca loro un maestro che sappia ciò di cui parla.
- Elicone: Non ti offendere, Gaio, di quello che sto per dirti. Ma tu dovresti anzitutto riposarti.
- Caligola: Questo non è possibile, Elicone, questo non sarà mai più possibile.
- Elicone: E perché dunque?
- Caligola: Se dormo, chi mi darà la luna?
(pausa)
- Elicone: Questo è vero.
(pausa)
- Caligola: Ascolta, Elicone. Sento passi e rumori di voci. Mantieni il silenzio e dimentica di avermi visto.
- Elicone: Ho capito.
(pausa)
- Caligola: E, se vuoi, d’ora innanzi aiutami.
- Elicone: Non ho ragioni per non farlo, Gaio. Ma so molte cose e poche mi interessano. In cosa dunque posso aiutarti?
- Caligola: Nell’impossibile.
- Elicone: Farò del mio meglio.