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Vecchio 20-06-2021, 21:53   #1
Intermedio
 

Ho letto un paio di libri di Nardone e allievi.

Giorgio Nardone è il fondatore della psicoterapia breve strategica.

La tecnica della peggiore fantasia, che loro definiscono 'stratagemma paradossale di logica non lineare', è uno dei pilastri di questa psicoterapia per quanto riguarda le manifestazioni ansiose.

Praticamente si tratta di dedicare mezz'ora al giorno, misurata con timer, e per diversi giorni, allo sforzo di pensare a tutti gli scenari peggiori riguardo una situazione che fa paura e genera ansia. E con l'obiettivo di non pensarci il resto della giornata.

Secondo questi autori, il costringersi per quella mezz'ora a pensare fino allo sfinimento a tutte le possibili cose che potrebbero andare storte, possibili umiliazioni, errori, sintomi ecc... porta la persona ad essere satura di queste cose, a pensarci meno durante il resto del giorno e a ridurre poi i timori nel caso si dovesse affrontare quella situazione.

Che ne pensate?
Vecchio 20-06-2021, 22:05   #2
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Rispetto Nardone ma raramente mi convince. Questa teoria mi convince poco, ma in generale mi convince poco tutto l'approccio breve strategico.
Vecchio 20-06-2021, 22:08   #3
Esperto
L'avatar di Milo
 

Mi sembra una stupidaggine...
Vecchio 20-06-2021, 22:13   #4
Esperto
L'avatar di Crepuscolo
 

Penso che chi è molto ansioso pensa continuamente ai peggiori scenari possibili in ogni situazione, non c'è bisogno di aggiungere una mezz'ora in più
Ringraziamenti da
Daytona (21-06-2021), HelterSkelter (21-06-2021), Hor (21-06-2021), Milo (20-06-2021), Silent Bob (20-06-2021)
Vecchio 20-06-2021, 22:56   #5
Intermedio
 

Quote:
Originariamente inviata da Crepuscolo Visualizza il messaggio
Penso che chi è molto ansioso pensa continuamente ai peggiori scenari possibili in ogni situazione, non c'è bisogno di aggiungere una mezz'ora in più
Però magari cerca pure di distrarsi, di evitare di pensarci continuamente, specie se la situazione da affrontare non è a brevissimo, mentre in questo caso non può sottrarsi anzi deve persistere forzatamente nel generare questi scenari.

La cosa che mi rende dubbioso però è che in un altro libro un altro psicologo, non di questo orientamento, consigliava al contrario di immaginare la situazione nella maniera opposta, visualizzando come tutto filasse liscio, provando a immaginare feedback positivi e sensazioni di sicurezza. In questo caso si riferiva specificatamente al parlare in pubblico. Questo era Robert Maurer e si riferiva alla 'scultura mentale' di Ian Robertson.
Vecchio 20-06-2021, 23:48   #6
Avanzato
L'avatar di Michiru-1990
 

Mmmm... mi sembra una mezzora di supplizio .

Io sono una che sta in ansia anche settimane prima di fare una cosa che mi turba; non so quanto questo metodo possa essermi d'aiuto.

Forse dipende da quanta ansia uno prova.
Secondo me, una persona che soffre di ansia in modo pesante, questa cosa mettere solo più benzina sul fuoco.
Inoltre, ho paura che possa avere un effetto negativo... non vorrei che alla fine uno quasi si convincesse che andrà tutto in malora. Forse sarebbe più utile pensare a come le cose invece potrebbero andare bene; oppure fai un mix delle due cose... prima la cattiva e poi pensare alla positiva.
Vecchio 21-06-2021, 00:01   #7
Esperto
L'avatar di Keith
 

Penso agli scenari peggiori in media dalle 10 alle 12 ore al giorno
Ringraziamenti da
man20 (21-06-2021)
Vecchio 21-06-2021, 06:42   #8
Esperto
 

Beato chi riesce a pilotare il pensiero.
Un ansioso non deve "costringersi" a pensare male riguardo un evento prossimo che lo spaventa, ci pensa già ossessivamente. Quello non costa nessuno sforzo. Il problema è farla durare solo mezz'ora e poi staccare.
Comunque seguo se qualcuno prova.
Vecchio 21-06-2021, 06:49   #9
Esperto
L'avatar di Crepuscolo
 

Quote:
Originariamente inviata da Wyandot Visualizza il messaggio
Però magari cerca pure di distrarsi, di evitare di pensarci continuamente, specie se la situazione da affrontare non è a brevissimo, mentre in questo caso non può sottrarsi anzi deve persistere forzatamente nel generare questi scenari.

La cosa che mi rende dubbioso però è che in un altro libro un altro psicologo, non di questo orientamento, consigliava al contrario di immaginare la situazione nella maniera opposta, visualizzando come tutto filasse liscio, provando a immaginare feedback positivi e sensazioni di sicurezza. In questo caso si riferiva specificatamente al parlare in pubblico. Questo era Robert Maurer e si riferiva alla 'scultura mentale' di Ian Robertson.
Per la mia esperienza personale i pensieri servono a poco, quello che conta è l'esperienza reale. Se uno ha paura di qualcosa e poi non gli succede niente di negativo la volta dopo avrà meno ansia. Però se gli succede qualcosa di negativo la volta dopo avrà ancora più ansia.
Vecchio 21-06-2021, 08:24   #10
Esperto
L'avatar di Equilibrium
 

Pensavo, se non abbiamo noi il controllo sui nostri pensieri, allora chi ce l'ha
Vecchio 21-06-2021, 12:14   #11
Intermedio
 

Quote:
Originariamente inviata da Crepuscolo Visualizza il messaggio
Per la mia esperienza personale i pensieri servono a poco, quello che conta è l'esperienza reale. Se uno ha paura di qualcosa e poi non gli succede niente di negativo la volta dopo avrà meno ansia. Però se gli succede qualcosa di negativo la volta dopo avrà ancora più ansia.
A volte è la manifestazione ansiosa ad essere di per sè quel qualcosa di negativo a prescindere quale sia stata la causa scatenante iniziale. Il classico circolo vizioso insomma.
Vecchio 21-06-2021, 12:28   #12
Intermedio
 

Quote:
Originariamente inviata da Michiru-1990 Visualizza il messaggio
Mmmm... mi sembra una mezzora di supplizio .

Io sono una che sta in ansia anche settimane prima di fare una cosa che mi turba; non so quanto questo metodo possa essermi d'aiuto.

Forse dipende da quanta ansia uno prova.
Secondo me, una persona che soffre di ansia in modo pesante, questa cosa mettere solo più benzina sul fuoco.
Inoltre, ho paura che possa avere un effetto negativo... non vorrei che alla fine uno quasi si convincesse che andrà tutto in malora. Forse sarebbe più utile pensare a come le cose invece potrebbero andare bene; oppure fai un mix delle due cose... prima la cattiva e poi pensare alla positiva.
Io sono scettico come te al riguardo, ho lo lo stesso dubbio che questa tecnica possa creare più negatività piuttosto che ridurla, tuttavia voglio citare due stralci di articoli che ne parlano, scritti da psicologi di quell'orientamento così che possano spiegare loro stessi di questa tecnica con parole loro. Chiaramente non vanno presi come verità assoluta perché naturalmente ne parleranno benissimo e come sapete nella psicologia ci sono diversi orientamenti e non è detto che ciò che va bene per alcuni vada bene per altri.

Prima citazione:

Quote:
Nella pratica, in Terapia Breve Strategica, si prescrive la mezz’ora di peggiore fantasia, una tecnica fondamentale che il paziente dovrà imparare ad utilizzare per gestire l’emozione legata alla situazione temuta e che gli permetterà di sbloccare le sue risorse personali.

Gli verrà chiesto pertanto di dedicare ogni giorno uno spazio e un tempo, con un inizio e una fine, in cui concentrarsi a liberare la propria paura, pensando a tutte le peggiori situazioni di blocco della performance che gli potrebbero capitare: “Io vorrei che, da qui alla prossima volta che ci vedremo, tutti i giorni, a un’ora precisa dopo pranzo, prenda una sveglia e la regoli a suonare mezz’ora più tardi… Nel corso di questa mezz’ora, si metta comodo, si sdrai o si sieda su una poltrona, e si costringa ad evocare volontariamente tutte le sue peggiori fantasie rispetto al problema… Rimarrà in questo stato per tutta la mezz’ora, lasciandosi andare a ciò che le verrà da fare: se le viene da piangere, pianga, se le viene da urlare, urli… Non appena suonerà la sveglia, stop, è finito tutto… Si andrà a lavare il viso e riprenderà la sua usuale giornata”.

In genere, questa indicazione, che segue l’antico stratagemma cinese “per spegnere il fuoco, aggiungi altra legna”, produce un effetto paradossale, ovvero più la persona cerca di agitarsi e di stare male, meno si sente spaventata.
Tratto da https://www.terapia-strategica-milan...bolezza-forza/

Seconda citazione:

Quote:
In Terapia Breve Strategica la tecnica principe utilizzata per la risoluzione degli attacchi di panico e la “Worst Fantasy” o “Peggiore Fantasia”. Tale tecnica permette di cortocircuitare i meccanismi fisiologici della paura, alimentati, nei casi di attacchi di panico, dalla tentata soluzione fallimentare di controllo, delle reazioni fisiologiche, che fa perdere il controllo.

Si tratta di una prescrizione paradossale che funziona secondo la logica spegnere il fuoco aggiungendo la legna.

Si chiede al soggetto di calarsi ogni giorno nelle peggiori fantasie per mezz’ora, solitamente dopo pranzo in un luogo dove può rimanere solo e tranquillio, ad esempio nel divano del proprio salotto.

La prescrizione della peggiore fantasia porta solitamente a due tipi di effetto: alcune persone pur provando a calarsi nella situazione fobica non riescono a provare nulla e possono arrivare addirittura ad addormentarsi; altre (la percentuale minore) provando ad invocare il proprio “fantasma” riescono a stare male ma solo all’interno della mezz’ora.
In entrambi i casi, i momenti di crisi durante la giornata svaniscono, a parte qualche sporadico episodio ansioso facilmente gestibile che andrà a scomparire completamente durante il corso della terapia.

“Per spegnere il fuoco, piuttosto che togliere i tizzoni, lasciando la brace ardere, è più utile aggiungere tanta, tanta legna sino a farlo soffocare” G. Nardone.
Tratto da https://www.psicologo-susannascarton...tacchi-panico/

Da notare che nella prima citazione si parla di un generico blocco della performance e manifestazione ansiosa di varie intensità, mentre nella secondo si parla specificatamente di attacchi di panico, quindi una manifestazione decisamente più intensa.

Ultima modifica di Wyandot; 21-06-2021 a 12:41.
Vecchio 21-06-2021, 13:26   #13
idk
Esperto
L'avatar di idk
 

Posta così non è convincente. Sembra prendere come fonte d'ispirazione alcune tecniche appartenenti al mondo della mistica, riadattandole alla forma psicoterapeutica. Perlomeno da quelle tecniche di pensiero che si servono di intense drammatizzazioni e/o evocazioni dei mali più disperati, attraverso cui ricercare il raggiungimento di stati estatici di coscienza.
La tecnica è spiegata bene da Bataille in L'esperienza interiore.
Per quanto mi riguarda, per qualunque cosa sia l'oggetto delle sperimentazioni, se ci vai con scetticismo non concludi niente ed è meglio che lasci perdere. Se invece sei pronto ad abbandonarti all'autosuggestione e a ridicolizzarti nelle più varie maniere, qualcosa dentro può schiudersi.

Ultima modifica di idk; 21-06-2021 a 13:29.
Vecchio 22-06-2021, 10:13   #14
Esperto
L'avatar di Warlordmaniac
 

Per me non è da buttare.
L'ho sempre pensato che per affrontare i problemi bisognasse fare emergere le paure. Non però per una questione di sfinimento, bensì di lucida ammissione a se stessi che l'evento tragico sia improbabile e a volte neanche così tragico (esorcizzare la paura).

Il problema è che a volte l'evento tragico è molto probabile.

Ultima modifica di Warlordmaniac; 27-06-2021 a 12:45.
Vecchio 22-06-2021, 10:23   #15
Esperto
L'avatar di Black_Hole_Sun
 

Non credo che concentrare in mezz'ora i pensieri intrusivi possa eliminarli per il resto della giornata. Appunto perché sono intrusivi e patologici quindi che sia mezz'ora o 24 ore stanno sempre li. E' una cosa che può funzionare in situazioni di psiche sana, magari un po ansiosa. In condizioni di depressione maggiore o disturbi gravi d'ansia-ossessivi compulsivi non serve proprio a niente poiché le peggiori fantasie sono i pensieri fissi, sempre.
Vecchio 25-06-2021, 13:42   #16
Avanzato
L'avatar di nonsense
 

Quote:
Originariamente inviata da Wyandot Visualizza il messaggio
un altro psicologo, non di questo orientamento, consigliava al contrario di immaginare la situazione nella maniera opposta, visualizzando come tutto filasse liscio, provando a immaginare feedback positivi e sensazioni di sicurezza. In questo caso si riferiva specificatamente al parlare in pubblico. Questo era Robert Maurer e si riferiva alla 'scultura mentale' di Ian Robertson.
mi sembra che questa tecnica potrebbe dare migliori risultati. da sperimentare...
Vecchio 27-06-2021, 12:17   #17
Avanzato
L'avatar di nonsense
 

Quote:
Originariamente inviata da JR_Reloaded Visualizza il messaggio
- tutto quello che esiste nella mente conscia penetra nell'inconscio e dell'inconscio noi non abbiamo il controllo.

- "La legge dell'attrazione" (...) prevede l'intercessione dell'inconscio nell'influenzare la mente conscia.

- se poi vogliamo attribuire un chè di magico ed esoterico al lavoro dell'inconscio allora potremmo affermare con assoluta certezza che la magia esiste perchè essa non è nientaltro che una precognizione ammantata di superstizione di ciò che in futuro chiameremo conoscenza ) semplicemente le immagini, i sentimenti, le emozioni relativi a quelle visualizzazioni penetrano nell'inconscio condizionando in background anche il lavoro della mente conscia.
concetti per me molto utili e interessanti. non ricordo di aver sperimentato profezie che si siano autoavverate ma mi capita abbastanza spesso che miei piccoli desideri si avverino.

per la verità, comincio, purtroppo per me, a pensare che siano mie premonizioni, piuttosto che l'attrazione che ne consente la realizzazione.
Vecchio 28-06-2021, 00:49   #18
Esperto
L'avatar di DeadSoul
 

Io molto spesso fantastico sul mio suicidio. È questa la mia peggiore fantasia che mi viene in mente.
Vecchio 28-06-2021, 02:22   #19
XL
Esperto
L'avatar di XL
 

Mi fate un esempio di questi desideri che si avverano?

Io sono un po' scettico, non credo in questo potere delle idee.

Se una persona avesse un aspetto sgradevolissimo e stesse messa male a vari livelli cosa le impedirebbe di pensare mentalmente che le capiterà qualcosa di inverosimile in queste condizioni? Nulla, infatti di malati di mente che ci credono a certe cose anche trovandosi in una condizione assurda è pieno il mondo (questi possono anche diventare facili prede di certi truffatori), ma poi io tutte queste profezie che si auto avverano grazie al pensiero non le vedo.
Questi che credono nella realizzazione di desideri che in fin dei conti non possono collimare con le loro condizioni reali, in genere finiscono in qualche istituto.
Gli altri desideri non è che si realizzano grazie al pensiero ma a quello che si è, e il pensiero non è affatto così potente nel modificare quel che si è adesso: se sono un essere umano e penso di essere un ippopotamo non lo divento all'istante, inoltre il pensiero non è capace nemmeno di modificarci più di tanto fisicamente se non disponiamo della materia, dei mezzi e del percorso e la volontà per farlo tutto questo.
Quindi di che leggi si parla?

Credere di attrarre non basta per attrarre se questa cosa non è supportata concretamente da altro.

È vero c'è l'effetto placebo, ma non credo sia cosí potente da modificare la realtà a questi livelli. È un fenomeno locale che può influenzare il funzionamento fisiologico. Può essere vero che si può essere felici e credere a cose assurde in locale ma non che queste cose assurde poi si realizzano davvero, una miriade di persone credono alle cose più assurde ed in contrasto tra loro, ma il mondo uno è, e tra gli svariati desideri in conflitto e che nell'insieme formano una tautologia se ne realizzerà uno solo.

Ad esempio se si svolge una partita di calcio e io desidero che vinca la squadra del cuore, credere che ci sia una qualche legge assoluta che collegherebbe il mio desiderio con la realizzazione per me è abbastanza assurdo, l'altra squadra non ha nessun sostenitore?

Alla fine qualcuno vincerà e qualcuno perderà, poi a posteriori si potranno sostenere le teorie piú assurde sull'esito;
che sono stato io ad influenzarlo col mio desiderio e che ho permesso tramite questo che si realizzasse, e così via.
Questi collegamenti sono un po' fittizi, le due cose si sono verificate all'unisono una volta sola e non si è fatto caso a quante altre volte si desiderava o prevedeva qualcosa e non è capitato un cavolo di niente.

Se si verifica il collegamento senza tenere conto dei casi avversi non si va a verificare alcuna legge. Ci troveremo sempre con i conti grazie a queste verifiche.

La teoria di partenza la trovo ancora più assurda, a me sembra falso che il pensare a certe cose poi riesca a farti evitare di pensarci in seguito, se pensi a qualcosa in modo disciplinato e quotidianamente apprendi a pensarci. Non è che se un tizio fa esercizio col piano per un'ora al giorno poi sa suonare peggio di un altro tizio che lo usa per cinque minuti in modo indisciplinato.
Può essere utile consigliare cose del genere a chi pensa più di mezz'ora al giorno a queste cose, certo che poi mi sa che difficilmente riescirà a pensarci per meno tempo il tizio in questione.
In questo caso qua dovrebbe funzionare.

Ultima modifica di XL; 28-06-2021 a 06:30.
Ringraziamenti da
nonsense (28-06-2021)
Vecchio 28-06-2021, 08:43   #20
Intermedio
 

Avevo letto di un'altra tecnica utilizzata in psicoterapia breve strategica che si basa sulla profezia che si autorealizza, la tecnica del "Come se". In altri casi viene indicata come "Domanda del miracolo" o "Miracle question" ma è più o meno la stessa cosa.

Citazione:

Quote:
Tecnica del Come Se in Psicoterapia

Tecnica del Come Se in Psicoterapia. La tecnica del come se è utilizzata nelle psicoterapie solution- oriented, ovvero orientate alla soluzione. Questa prescrizione terapeutica sfrutta a fini terapeutici il fenomeno noto come profezia che si autorealizza. Si tratta di una supposizione che, per il solo fatto di essere stata formulata, realizza l’evento predetto, confermandone la veridicità.
Come Se nella terapia breve strategica

La tecnica del come se è utilizzata negli approcci di tipo strategico al fine di condurre la persona verso un graduale cambiamento. Il cambiamento inizia dai comportamenti per agire successivamente sul modo di percepire la realtà circostante. Il terapeuta chiede alle persona di farsi tutti i giorni la seguente domanda:

“Cosa farei di diverso oggi, come mi comporterei diversamente in questa giornata, se il problema che ho non ci fosse?”

Tra tutte le cose che vengono in mente, si dovrà scegliere la più piccola e metterla in pratica.

Tale formulazione ha l’obiettivo di orientare la persona in modo attivo verso la soluzione del problema presente, offrendo aspettative di un cambiamento possibile grazie all’abbandono graduale delle tentate soluzioni disfunzionali fino a quel momento adottate.
Agire come se il problema non ci fosse o come se la realtà fosse diversa apre nuovi scenari verso altre realtà possibili. Ogni piccolo cambiamento condurrà ad un altro cambiamento fino ad arrivare al punto in cui il modo di percepire e reagire alla realtà problematica viene completamente sovvertita e sostituita con una realtà più funzionale.


Come se e rottura della credenza

Immaginiamo, ad esempio, una donna che si lamenta di non avere un uomo nella sua vita e soffre di solitudine. Se si indaga sulle sue credenze rispetto al genere maschile, si scopre che la donna ha la convinzione che tutti gli uomini sono inaffidabili. Seguendo questa credenza, ha paura di fidarsi, costruisce un atteggiamento difensivo che spinge gli uomini con i quali entra in contatto ad allontanarsi, confermando la sua credenza.
Utilizzando la tecnica del “come se”, il terapeuta e la paziente concordano che per due settimane, la ragazza dovrà agire “come se” fosse vero che gli uomini sono affidabili. Si conduce gradualmente la ragazza a costruire una realtà inventata che produce effetti concreti perché con l’assunzione del “come se”, il suo atteggiamento difensivo legato alla credenza sarà minato e sostituito con atteggiamento di maggiore apertura e fiducia. Il cambiamento di atteggiamento condurrà gradualmente a sperimentare maggiore successo sia verso gli uomini sia verso se stessa.

“Quando le persone hanno difficoltà […] a parlare in modo assertivo o a rispondere con un certo grado di empatia, il medico potrebbe incoraggiarli ad agire “come se” fossero assertivi o empatici più volte al giorno fino alla sessione successiva. Quando le persone cominciano ad agire in modo diverso e a sentire in modo diverso, diventano differenti “. Adler

Per approfondimenti.

Nardone G., Balbi E. – Solcare il mare all’insaputa del cielo – Ponte alle grazie 2008
Tratto da: https://www.isabeldevincentiis.it/te...-psicoterapia/

Seconda citazione:

Quote:
La tecnica di reframing del “come se”, sfrutta il potere dell’immaginazione al fine di proiettare se stessi e la situazione che si deve affrontare, in uno scenario in cui abbiamo già raggiunto il risultato sperato.

Giorgio Nardone, psicologo e fondatore insieme a Paul Watzlawick del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, ha regalato grande notorietà a questa tecnica, poiché è parte integrante del Problem Solving Strategico, un modello elaborato da Nardone per la ricerca di soluzioni efficaci a problemi complessi.

Utilizzare l’immaginazione e visualizzarsi con profondo coinvolgimento emotivo, come se avessimo raggiunto i nostri obiettivi, rappresenta un autoinganno strategico che porta grandi benefici nel recuperare informazioni utili alla identificazione della migliore strategia da adottare, aiutandoci a superare i nostri blocchi mentali.
La profezia che si autovvera

“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.”
(Eleanor Roosevelt)

Il principio psicologico su cui si basa la tecnica, è quello della “profezia che si autoavvera”. Il termine fu coniato dal sociologo Robert Merton, e sottolinea il fenomeno mentale secondo il quale è molto più probabile che le nostre aspettative si verifichino, quando siamo profondamente convinti che si concretizzeranno.

Quello in cui crediamo agisce direttamente sui nostri pensieri, sulle nostre emozioni e di conseguenza sui nostri comportamenti. Se siamo convinti di non riuscire a fare una cosa, ci comporteremo in maniera tale da non traguardarla, viceversa avremo maggiori probabilità di realizzarla con successo.
Agisci “come se”

“Agire è il modo migliore per scoprire che cosa funziona e che cosa no.”
(Amelia Earhart)

Visualizzarsi “come se”, non deve essere confuso con l’idea che basti raccontarsela per ottenere risultati. Ogni cambiamento è sempre accompagnato dalla consapevolezza degli ostacoli che sarà necessario affrontare e da una serie di piccole azioni che innescano un processo più o meno graduale in grado di modificare il nostro sistema di credenze, e quindi la nostra percezione della realtà.

Iniziare ad agire “come se”, oltre ad avere un impatto positivo su autostima, abitudini, decisioni, motivazione, modifica radicalmente la percezione che gli altri hanno di noi, innescando un processo di cambiamento che impatta non solo su noi stessi, ma anche sui contesti sociali, e quindi sulle persone che frequentiamo maggiormente.

Esercizio

Domande utili per la fase di visualizzazione sono:

– “Come mi sentirei e cosa farei se avessi già affrontato con successo la situazione?”

– “Quali ostacoli ho superato?”

– “Quali strategie ho adottato?”

– “Quali sono le qualità che mi hanno aiutato?”


– “Quali benefici ho ottenuto?”

Domande utili per la fase di azione sono:

– “Quali sono le più piccole azioni che posso fare nell’immediato per comportarmi “come se”?”

– “Quali abitudini voglio modificare per comportarmi “come se”?”
Tratto da: https://sviluppo-personale.com/reframing-come-se/

Terza citazione:

Quote:
LA PROFEZIA CHE SI AUTOAVVERA – UTILE STRUMENTO IN PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA

L’aforista russo Boris Ostanin scrive: “la mente, è un utensile per l’inganno”.

Quanto spesso la nostra mente ci inganna?
Ipotizziamo di avere una discussione con il nostro partner e iniziare a pensare che non ci ami più come prima. Da questa prima idea inizieremo – dato l’avvilimento creato da questo pensiero – a trascurarci, a essere più sulle nostre, piano piano ad allontanarci creando nel rapporto quella frattura tanto temuta.
Questo fenomeno noto in letteratura come “profezia che si autoavvera” viene spesso identificato con un’accezione negativa, ma se utilizzato con tecnica e all’interno di una determinata strategia terapeutica è in grado di rompere meccanismi disfunzionali e vere e proprie patologie.
Diverse sono le discipline che negli anni si sono occupate di questo, dalla sociologia quando nel 1948 Robert Merton nel libro “Teoria e struttura sociale” ne parlò traendo ispirazione dal Teorema di Thomas, sociologo americano che affermò che “se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. L’esempio citato da Merton è quello di un insieme di investitori che temendo il crollo del proprio istituto bancario si recano in massa a prelevare i propri risparmi, portando quello che prima era un istituto di credito solido e garantito al fallimento ipotizzato. L’economia si è occupata dello studio di questo fenomeno nel comportamento legato alla compravendita di titoli e azioni. Anche la medicina se ne è interessata lungo tutto il filone di ricerche sull’effetto placebo.
Uno dei più noti studi su questo tema è sicuramente quello di Robert Rosenthal presentato nel libro “Pigmalione in classe”. In questo studio del 1965 Rosenthal e Jacobson comunicarono a diversi insegnanti i nomi di alcuni bambini della classe che avrebbero ottenuto punteggi elevati all’Harvard Test of Inflected Acquisition- test inesistente e nomi scelti casualmente. Dopo questa notizia i due professori e ricercatori somministrarono un test per valutare il Q.I della classe, lasciarono poi che il tempo e le aspettative lavorassero. Un anno dopo, riproponendo il test, i nomi indicati avevano migliorato il loro quoziente intellettivo, alcuni fino a 15 punti in più rispetto al resto della classe.

Come utilizziamo la profezia che si autoavvera in psicoterapia breve strategica?
Il terapeuta si può avvalere di questo benevolo autoinganno dal momento in cui definisce un obiettivo di lavoro insieme al paziente, poichè la persona si proietta in uno scenario al di là del problema talmente concreto da iniziare a crederlo e renderlo possibile, al momento in cui forniamo prescrizioni di comportamento.
Pensiamo a chi vive nel costante pensiero di non piacere agli altri. Come sarebbe la sua vita se gli chiedessimo solo per mezz’ora al giorno di comportarsi come se fosse simpatico a tutti? Guardando quindi le persone negli occhi, regalando un sorriso e magari provando a scambiarci qualche battuta?
Se è vero, come scrive George Orwell che “la realtà esiste nella mente umana e non altrove” dovremmo chiederci quali realtà ci stiamo perdendo?
Tratto da: https://www.cristinadiloreto.it/2017...si-autoavvera/
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