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10-06-2010, 23:30
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#21
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Principiante
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Roma
Messaggi: 15
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Originariamente inviata da solo71
Il problema è quando siamo proprio noi stessi a pensare a torto o a ragione di non essere normali, perché ci siamo convinti di non essere normali, oppure perché ci hanno detto così tante volte che non siamo normali che in fondo in fondo crediamo sia davvero così.
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Perchè, non è così in fondo? Come dice Who è un dato di fatto che noi timidi non rientriamo nella normalità, senza che questo implichi un giudizio negativo, anzi. Sforzarci di sembrare normali quando non lo siamo equivarrebbe a forzare la nostra natura, semmai possiamo cercare di valorizzare certi aspetti caratteriali piuttosto che altri, sempre però nel rispetto della nostra identità.
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12-06-2010, 19:36
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#22
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Messaggi: 6,117
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Quote:
Originariamente inviata da Essere_Inutile
la normalita` e` un valore solo per le persone insicure.
e per insicure intendo quelle persone che non sanno cosa vogliono essere/fare o non hanno il coraggio di esserlo/farlo.
senza arrivare a livelli patologici come molti di noi qua dentro, penso che la maggioranza delle persone lo siano, insicure. chi piu` chi meno.
rendiamoci conto che anche la` fuori tantissime persone sono insicure...
ovviamente fra il bianco (sicurezza di se`) e il nero (fobia) ci sono varie tonalita` di grigio, che corrispondono alla maggioranza della persone...
le persone veramente sicure di se` sono poche, secondo me non piu` della quantita` totale di timidi estremi/fobici/evitanti.
a loro della normalita` non frega nulla, sanno quello che vogliono essere e fanno in modo di diventarlo.
ma la maggioranza no, la maggioranza ha le sue piccole insicurezze che cura con la "normalita`"
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Sono molto d'accordo con quello che hai scritto.
Aggiungo però che non solo la (ricerca inflessibile della) "normalità" è una conseguenza di una forma di insicurezza; ma anche l' "Anormalità" può essere -come sappiamo benissimo- una conseguenza di insicurezze anche peggiori di quelle della maggiorparte delle persone:
Non esiste solo l'anormalità coraggiosa e sicura dello spirito liberato, ma anche l'anormalità disfunzionale di chi non saprebbe nemmeno come fare, neanche se lo volesse, a comunicare in modo "normale" e di questo ne soffre le conseguenze sociali negative.
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12-06-2010, 20:02
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#23
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Messaggi: 6,117
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Quote:
Originariamente inviata da LordJim
Molto interessante tutto il discorso però non capisco perché arrivare a questa conclusione pessimistica. Perché adeguarsi alla normalità (quella della maggioranza) se la si sa sbagliata oppure non adatta al nostro carattere?
Puntare a vivere da minoranza ma meglio (rispetto alla maggioranza) non è mica poco.
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Pensandoci un attimo, forse non parlo dell'adeguarsi piattamente a tutto quello che "va" (siano cose esteriori o idee), bensì parlo più che altro di possedere ed esercitare un modo di comportarsi e di comunicare che è condiviso e auspicato dalla maggiorparte delle persone, così da "farsi capire" con pochi sforzi da parte loro.
Per esempio, se si vuole esprimere, chessò, gratitudine o stima o amicizia o simpatia o disapprovazione o una critica o... , riuscire a farlo anziché esprimere nulla o peggio ancora sensazioni scostanti.
Cioè, sto parlando di "normalità" nelle interrelazioni, non di omologazione o di conformismo nel senso comune del termine. Una persona anticonformista nelle idee e persino nel modo di presentarsi esteriore [tutto questo fino a un certo punto però!] può essere allo stesso tempo una persona di grandissima normalità in quanto rispetta gli standard comunicativi della gente, si fa capire in modo empatico ecc.
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Vedi, io vorrei -poniamo- avere un gruppo di amici più o meno solido possibilmente nella città in cui mi trovo.
Se io -poniamo- declino troppo spesso gli inviti o non esprimo le mie emozioni con la dovuta enfasi (cioè, se ho una modalità di comunicazione che non è "normale"), quell'obbiettivo mi è impossibile.
"Normalità" come competenza nelle convenzioni sociali non opzionali (cit. )! A volte "bisogna" sorridere, altrimenti si comunica un'emozione sbagliata...
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Ultima modifica di Who_by_fire; 12-06-2010 a 20:05.
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12-06-2010, 20:49
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#24
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Vedi, io vorrei -poniamo- avere un gruppo di amici più o meno solido possibilmente nella città in cui mi trovo.
Se io -poniamo- declino troppo spesso gli inviti o non esprimo le mie emozioni con la dovuta enfasi (cioè, se ho una modalità di comunicazione che non è "normale"), quell'obbiettivo mi è impossibile.
"Normalità" come competenza nelle convenzioni sociali non opzionali (cit. )! A volte "bisogna" sorridere, altrimenti si comunica un'emozione sbagliata...
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Ottima osservazione. Infatti ciò che in vari casi mi crea problemi anche nel relazionarmi con i miei pochi amici è proprio questa difficoltà nel "piegarsi" alle convenzioni sociali riguardanti la comnicazione, come il sorridere "pro forma" (pur senza averne un motivo particolare), o il cercare di far capire perché rifiuto certi inviti. Appena ieri ne ho rifiutato uno perché troppo "oneroso" rispetto alla mia routine quotidiana...
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12-06-2010, 23:00
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#25
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Esperto
Qui dal: Feb 2010
Messaggi: 9,731
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La ‘vita’, dalla quale siamo esclusi, non si presenta a noi anomali come anomalia, come una visione di sanguinosa grandezza o di bellezza selvaggia; no, il regno delle nostre aspirazioni è proprio la normalità, la decenza, l’amabilità, insomma, la vita nella sua banalità seducente..
Gli affamati, T. Mann
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13-06-2010, 01:07
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#26
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Esperto
Qui dal: Nov 2008
Ubicazione: Jupiter and Beyond the Infinite
Messaggi: 19,199
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E quando ti dicono:
"Ma come, non lo conosci? Ma su che pianeta vivi? Non sei normale!"
(ehm a me capita preferibilmente coi cantanti o coi gruppi )
Comunque ricordo la scena di un memorabile film, un vero caposaldo della cinematografia, vale a dire La mia adorabile nemica ( ), con la più grande attrice di tutti i tempi, che sarebbe Natalie Portman ( ). In tale scena la mamma della Portman, interpretata da Susan Sarandon, diceva alla figlia tutta una serie di banalità sconcertanti su cosa fanno o dovrebbero fare le persone normali. E la figlia: "mamma, non ho mai visto una persona normale, non credo esistano" (cito a memoria, ma il senso era quello). Quando la figlia quindicenne è più matura della madre, capiterà solo nei film o anche nella realtà?
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13-06-2010, 14:37
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#27
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Messaggi: 6,117
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Quote:
Originariamente inviata da Labocania
La ‘vita’, dalla quale siamo esclusi, non si presenta a noi anomali come anomalia, come una visione di sanguinosa grandezza o di bellezza selvaggia; no, il regno delle nostre aspirazioni è proprio la normalità, la decenza, l’amabilità, insomma, la vita nella sua banalità seducente..
Gli affamati, T. Mann
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[...] Questo voi siete, [...] Siete la calda e soave assurdità della vita, di quella vita che è l’eterno contrapposto dello spirito. Non crediate al suo disprezzo; mai, mai prestate fede ai suoi atteggiamenti di sufficienza. Sotterranei coboldi, spiriti impuri ammutoliti nel conoscere, siamo noi a seguirvi di soppiatto, a distanza, e un desiderio divorante arde nei nostri occhi: essere come voi.
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13-06-2010, 14:46
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#28
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 6,848
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Quote:
Originariamente inviata da moonwatcher
E quando ti dicono:
"Ma come, non lo conosci? Ma su che pianeta vivi? Non sei normale!"
(ehm a me capita preferibilmente coi cantanti o coi gruppi )
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Io non me la cavo coi modelli di auto, i personaggi della tv trash-defilippica e i calciatori. Ma chi mi conosce sa che sono "intellettuale" e solitamente non mi rimprovera.
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13-06-2010, 14:55
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#29
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Messaggi: 6,117
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Quote:
Originariamente inviata da paccello
Io non me la cavo coi modelli di auto, i personaggi della tv trash-defilippica e i calciatori. Ma chi mi conosce sa che sono "intellettuale" e solitamente non mi rimprovera.
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Anch'io non me la cavo con tutte queste cose. E non me ne faccio assolutamente un problema.
Purtroppo, non me la cavo anche con l'informatica, il guidare, la geografia, la storia, e le cose concrete che capitano alle persone intorno a me che in teoria dovrei frequentare e conoscere.
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13-06-2010, 15:38
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#30
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
Messaggi: 6,848
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Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Anch'io non me la cavo con tutte queste cose. E non me ne faccio assolutamente un problema.
Purtroppo, non me la cavo anche con l'informatica, il guidare, la geografia, la storia, e le cose concrete che capitano alle persone intorno a me che in teoria dovrei frequentare e conoscere.
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Capisco le altre, perchè sono cose pratiche ed utili, ma vuoi dirmi che storia e geografia sono cose note alla gente "intorno a te"? Non farmi parlare se no scivoliamo nella politica, va
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13-06-2010, 17:21
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#31
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Principiante
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Roma
Messaggi: 15
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Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith
Infatti ciò che in vari casi mi crea problemi anche nel relazionarmi con i miei pochi amici è proprio questa difficoltà nel "piegarsi" alle convenzioni sociali riguardanti la comnicazione, come il sorridere "pro forma" (pur senza averne un motivo particolare), o il cercare di far capire perché rifiuto certi inviti.
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Mi ci ritrovo molto in questa situazione, però devo dire che le rare volte in cui mi sento davvero in sintonia coi miei amici non mi preoccupo più delle convenzioni sociali, non perchè tenti di ignorarle ma perchè semplicemente non le percepisco più come tali: se sorrido lo faccio non per cortesia ma con convinzione. Credo che se vivessimo con più autenticità i rapporti con gli altri non ci faremmo tanti problemi per la forma, in quanto essa andrebbe a coincidere quasi sempre con la sostanza. Il problema è che , almeno nella mia esperienza, l'accesso a questa dimensione è tanto raro quanto inintellegibile...
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13-06-2010, 19:56
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#32
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Esperto
Qui dal: Oct 2007
Messaggi: 6,117
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Quote:
Originariamente inviata da John Doe
Mi ci ritrovo molto in questa situazione, però devo dire che le rare volte in cui mi sento davvero in sintonia coi miei amici non mi preoccupo più delle convenzioni sociali, non perchè tenti di ignorarle ma perchè semplicemente non le percepisco più come tali: se sorrido lo faccio non per cortesia ma con convinzione. Credo che se vivessimo con più autenticità i rapporti con gli altri non ci faremmo tanti problemi per la forma, in quanto essa andrebbe a coincidere quasi sempre con la sostanza. Il problema è che , almeno nella mia esperienza, l'accesso a questa dimensione è tanto raro quanto inintellegibile...
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Raro, più che inintelligibile! Io qualche rara volta mi sono sentito completamente a mio agio (leggi: condivisione + rispetto), e me ne sono accorto benissimo...e tutto quanto è stato quasi del tutto naturale e senza forzature...
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15-06-2010, 16:00
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#33
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Principiante
Qui dal: May 2010
Ubicazione: Roma
Messaggi: 15
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Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Raro, più che inintelligibile! Io qualche rara volta mi sono sentito completamente a mio agio (leggi: condivisione + rispetto), e me ne sono accorto benissimo...e tutto quanto è stato quasi del tutto naturale e senza forzature...
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Mi sono espresso male Intendevo dire che i fattori che mi portano a stare in armonia con gli altri sfuggono ad ogni tentativo di comprensione e analisi: non saprei dire cioè quando e in base a quali condizioni si determina questa splendida sintonia, anche perchè se sto bene sono portato a non farmi tante domande ma a godere della situazione così com'è, e nel momento in cui mi dovessi interrogarmi sulle ragioni del mio benessere automaticamente lo metterei a repentaglio...
Forse quello che ci frega è un'eccessivo grado di consapevolezza:
"Nel momento in cui ci si chiede il significato ed il valore della vita, si è malati." (S. Freud)
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15-06-2010, 16:32
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#34
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Esperto
Qui dal: Jun 2010
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Messaggi: 11,492
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Quote:
Originariamente inviata da John Doe
Forse quello che ci frega è un'eccessivo grado di consapevolezza:
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Di solito è la poca consapevolezza che crea problemi....
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15-06-2010, 16:35
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#35
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Esperto
Qui dal: Apr 2010
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Quote:
Originariamente inviata da John Doe
Mi sono espresso male Intendevo dire che i fattori che mi portano a stare in armonia con gli altri sfuggono ad ogni tentativo di comprensione e analisi: non saprei dire cioè quando e in base a quali condizioni si determina questa splendida sintonia, anche perchè se sto bene sono portato a non farmi tante domande ma a godere della situazione così com'è, e nel momento in cui mi dovessi interrogarmi sulle ragioni del mio benessere automaticamente lo metterei a repentaglio...
Forse quello che ci frega è un'eccessivo grado di consapevolezza:
"Nel momento in cui ci si chiede il significato ed il valore della vita, si è malati." (S. Freud)
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Un eccessivo grado di consapevolezza e l'essere troppo condizionati dalle reazioni, dalle parole e dai giudizi altrui, per cui spesso non sai come comportarti, cosa dire o cosa fare in queste situazioni per essere socialmente normale...
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