Quando noi, col nostro linguaggio, diamo un nome, un termine a un sentimento, mutevole come qualsiasi altra cosa della vita, ecco che diventa una realtà stabile, cristallizzata; e ci affezioniamo a questa realtà come se fosse la più vera, l'unica e intima realtà.
Chiaro che il concetto d'amore nel corso dei secoli ha subito delle modificazioni, alterazioni; e la nostra idea di amore romantico è stata, in fin dei conti, condizionata inevitabilmente da romanzi prima, e poi da film e cosi via. L'amore non è solo un concetto nella nostra testa, che noi creiamo, ma è anche l'espressione mascherata di un processo istintivo, di riproduzione della specie, che fa si che i due innamorati, che si sentono tali perché nella loro testa fabbricano immagini perfette, idealizzate dell'altra persona, stiano insieme quel tanto che basta per crescere figli, e avviarli nella maturità...
Come se noi alla fine chiamassimo amore quella sensazione istintiva che ci fa desiderare da un punto di vista fisico l'altra persona...
Eppure...
Se ci caliamo al livello quotidiano della nostra esistenza, dove non servono necessariamente delle risposte scientifiche, o almeno non sempre, ed entriamo nell'esperienza così com'è, senza cercare spiegazioni, scopriamo che l'amore è una delle poche cose per cui vale la pena di vivere...Quant'è bello pensare a una persona che sia speciale per noi, e sapere che noi siamo gli unici per quella persona. E' un pensiero rassicurante, che da forza e speranza, e spinge a costruire qualcosa in questa nostra vita.
Caratteriale, che ha aperto questo post, vorrebbe dare un tono di cultura crepuscolare, quasi nichilistica, a ciò che è una sua ferrea convinzione, dogmatica per lei come il cristo per un cristiano: in questo universo dove tutto passa, dove le certezze, come è inevitabile, si frantumano come cenere fragile, in questa vita che è come un fiume in divenire, nulla si trattiene, e nulla rimane...Tutto è vacuo, vuoto, come un vaso senza terra...E ha ragione...Caratteriale ha ragione...Eppure ciò che lei chiama il presente, almeno per quanto riguarda il buddismo zen, che vede la vita come un eterno divenire, è l'eterno stesso che ella nega con forza...L'eterno è l'esperienza della realtà quando l'identificazione col passato e col futuro cessano, almeno questo è il pensiero di tutta filosofia orientale, specie zen, secondo il quale, un Budda, un uomo illuminato, percepisce l'eterno in ogni gesto, in ogni azione, in tutto ciò che fa; e naturalmente in ogni momento della sua vita...
L'amore non è un qualche cosa alla quale afferrarsi disperatamente, come un ancora di salvezza; non è neanche un acqua cristallina, bevibile, in un deserto riarso. Ciò che noi chiamiamo amore è l'aspettativa, forse illusoria, forse no, che c'è una persona, la fuori nel grande mondo, che ci capisca, e ci accetti cosi come è, con tutti i nostri pregi e difetti; e l'amore, o il concetto d'amore, è l'aspettativa che cerca se stessa; l'ego che si trascende.
Il vero amore implica abbandono consapevole, scioglimento di se stessi nell'altra persona...
Può essere un'illusione, ma è l'unica illusione...Pensate forse che invece di dedicarvi a una sola persona, stareste meglio distribuendo voi stessi a tutti quanti, così a ruota libera...Credo di no...Alla fine è illuso sia chi crede che dall'amore scaturirà la scintilla di ogni felicità, sia chi ne ha paura e se ne allontana rivestendosi di spiegazioni pseudo logiche...
Ciò che quest'ultimi individui chiamano libertà è solo l'intensità della loro prigionia che li spinge a guardare altrove...