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Vecchio 15-06-2010, 13:56   #181
poverosfigato
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Originariamente inviata da Clark_Kent Visualizza il messaggio
Ve lo ricordate “quel” ponte? Ci sono tornato, ma eravamo in due, con il motore che andava piano e lei che mi sussurrava parole dolci…
orrore....
Vecchio 24-09-2010, 09:13   #182
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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Solo vorrei sapere qualche esempio delle situazioni in cui ti sei trovato, magari la prima volta che sei riuscito ad avere successo con una donna, per valutare gli elementi di differenza tra le reciproche esperienze e cercare di capire quali possono essere validi anche nel mio caso (e in quello degli altri che leggeranno).
Ci conoscemmo, manco a dirlo, in una sala da ballo. Per arrivare a quel risultato dovetti però darmi parecchio da fare prima: avevo infatti un talento naturale assai mediocre ed al corso ero oggettivamente tra i più lenti ad imparare. Presi però diverse lezioni private, uscivo ogni qual volta ne avevo la possibilità e inoltre cercavo di ballare con più donne possibile per acquisire disinvoltura e sicurezza (come dicevo: "pesce piccolo che si fa furbo ecc." ecc.). Quando arrivai li, mi resi conto che avevo ormai raggiunto il livello medio di tutti i frequentatori di quel particolare posto, e che anzi in qualche momento potevo anche offrire qualcosa di più brillante. Andai via abbastanza tranquillo, ma dietro quella relativa sicurezza c’era un lavoro di preparazione che durava da mesi e mesi, un po’ come allenarsi a fondo per un impegno sportivo importante.

La settimana dopo andai alla seduta felice come uno scolaretto e raccontai tutto con orgoglio. Mi aspettavo che mi lodasse, ed invece ebbi un’altra prova della sua scaltrezza. Mi fece fare un esercizio di immaginazione guidata chiedendomi di visualizzare la situazione come se l’avessi vissuta da spettatore. Più o meno descrissi la cosa così:

“Arriva uno sconosciuto, mai visto prima. Avvicina la ragazza più bella del locale, la porta a ballare, restano insieme, ridono, chiacchierano a lungo e si scambiano poco dopo i numeri di cellulare. Escono assieme e se ne allontanano entrambe con la macchina di lei”.

Mi chiese poi di descrivere più esattamente possibile tutte le emozioni, al che raccontai che sarei infallibilmente rimasto a bocca aperta per lo stupore e l’invidia, dovute perlopiù al breve tempo trascorso dal primo informale contatto e la manifestazione di una così chiara intesa reciproca: nemmeno un paio d’ore. Non avrei resistito alla vergogna ed all’umiliazione, avrei dovuto scappare da quel posto e magari rimuginare per mesi cosa mai quella persona avesse che io non possedevo.

Pausa di qualche secondo: “Quella stessa persona era lei”

L’idea di aver scambiato le parti funzionò come una specie di anticorpo. In quella particolare seduta mi ero visto in una condizione che prima di allora apparteneva solo ai miei sogni. Il carico incredibile di emozioni, l’intensità che sperimentai in quel momento nello studio, il benefico disorientamento, la salutare distruzione di certezze, lo stesso fatto di avere di fronte a me una figura autorevole diedero un risultato che me sembrò incredibile: quella convinzione cominciò a consolidarsi dentro e non ne uscì mai più, anzi cominciò ad alimentarsi ed a crescere da sola.

Io sono affezionatissimo a quell’episodio anche al di là del suo esito. Pensate che ancora adesso ho la sua foto in cornice sul tavolo, foto che fa pure la sua grande figura essendo senza dubbio una bellissima donna, che anzi cattura sempre l’attenzione di chiunque entri nella mia stanza. “Bella, complimenti! E’ la tua ragazza? mi chiedono tutti. A me piace rispondere: “No, è stata solo una persona molto importante per me” e poi che altri si divertano ad immaginare quel che gli pare :-)

Per la cronaca, ciò che è stato scritto qui http://www.fobiasociale.com/se-una-t...2431/pagina-6/ è stato raccontato pensando proprio a quell’esperienza.

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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Un po' difficile non essere coinvolti in eventi che ti riguardano personalmente, e in modo così intimo, a meno di non essere apatici e indifferenti ai colpi della sorte avversa (Amleto, in pratica).
Infatti io non ci sono mai riuscito fino a dopo la fine della terapia, quando ho cominciato a capire i meccanismi mentali che stavano alla base di tante mie paure ed atteggiamenti, e non più soltato a farmi dominare passivamente da essi. E’ stata un’abilità acquisita, capacità che per inciso torna utile anche in tantissime circostanze della vita quotidiana. Solo dopo aver riconosciuto e compreso tutti miei percorsi mentali questi eventi non mi sembrano più (così) terrificanti e posso quindi vederli con un certo distacco.
Sempre nello specifico sull’idea del rifiuto: una volta era uno scenario da incubo, il cui solo pensiero apriva prospettive apocalittiche. Non moltissimo tempo fa mi accadde una situazione simile, in cui trovai una persona che mi incuriosiva e le chiesi di poterla rivedere, domandandoglielo a viso aperto, in modo sì gentile ed educato ma con sicurezza e decisione, senza sotterfugi trucchi o vie traverse. Mi disse di no, tornai a casa molto scornato ma avevo anche un pensiero diverso. Mi divertii ed immaginare le sue reazioni e scoprii che poteva tranquillamente aver pensato qualcosa del tipo “Bah, non mi piaceva proprio. Però quello li aveva le palle, era deciso e sicuro di sé: me l’ha chiesto guardandomi negli occhi senza avere paura”.
Ancora adesso, quando la incontro di nuovo, mi piace avvicinarla senza angosce, scherzare e ridere assieme quasi per il gusto di stupirla lanciandole un messaggio del tipo: “Non ti temevo allora come non ti temo adesso, non sono un cagnolino scodinzolante, il tuo rifiuto non mi ha prostrato”.
Consuntivo: Se cambia il nostra stato interno (che è almeno in parte modificabile) cambiano le nostre possibile reazioni a ciò che ci accade.
Vecchio 24-09-2010, 09:21   #183
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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Io continuo a credere che i rifiuti non possano essere considerati "semplici casi della vita" se uno ha ottenuto SOLO quelli; dopo il primo successo (diciamo dopo un po' di successi), allora se ne può parlare.
Infatti è stato esattamente così. Il primo passo è appunto vivere il primo, poi su quello ci si costruisce lentamente sopra. Come ho fatto ad agguantarlo? Vedi sopra: ho compensato i miei handicap reali creandomi un’abilità sociale sostitutiva che mi mettesse automaticamente in una posizione di vantaggio almeno relativo sugli altri uomini e poi ho sfruttato con decisione ogni possibile occasione. Nel mio caso è stato il ballo, ma credo possa funzionare in modo più o meno valido con altre cose. Ognuno trova quella che gli è più congeniale.

A me inoltre è stata insegnata la tecnica dell’album di fotografie. Immaginavo di avere un grande raccoglitore, di quelli su cui si incollano le foto dei matrimoni e di altre ricorrenze simili. Appena mi accadeva qualcosa di incoraggiante (anche piccola o addirittura minima) immaginavo di attaccare una foto che descriveva l’evento e di aggiungere qualche breve annotazione, ad esempio evidenziando che la cosa non era affatto successa per caso o per un banale fraintendimento altrui, ma perché me la meritassi senza riserve ed io ero il primo artefice di quel successo.
Poi tornavo su quell’episodio con pensiero più e più volte, ne rivivevo le emozioni e le sensazioni, le facevo mie, le rendevo sempre più solide e vive. Appena accadeva qualcos’altro di bello, subito un’altra “fotografia” finché ho collezionato un bel repertorio. Quando poi i successi sono diventati più grandi ho ignorato i primi timidi exploit e ho sgombrato le pagine per le vittorie più eclatanti finché tutto ha cominciato a sembrarmi perfettamente naturale.
Per le cose negative, strategia opposta: gli insuccessi vanno velocemente studiati per capire come migliorare, ma una volta utilizzati per questo scopo vanno allontanati dalla mente, altrimenti costituiscono solo spazzatura interiore. Le mie energie mentali non sono illimitate: usarle per rimuginare cose passate è del tutto sterile, meglio quindi servirsene per scopi più utili e vantaggiosi. Sempre in tema di fotografie, io mi visualizzavo mentre ci stampavo sopra un grande timbro “Annullato”, dicevo fermamente a me stesso “Questa non fa testo” e gettavo tutto via in un immaginario cestino con grande soddisfazione. Così l’album restava pulito solo per le cose belle.

Per la cronaca: la prima “foto” che appiccicai sulla prima “pagina” era: “Non ho abbassato gli occhi incrociando lo sguardo di una donna”, l’ultima, tantissime “pagine” dopo era: “Nello spazio di una sera sono passato dalla situazione di perfetti sconosciuti al contatto fisico”. Questa da sola valeva l’album intero. Poi smisi e archiviai tutto.

Se ci si riflette, si tratta della stessa identica dinamica con cui si formano i traumi, solo indirizzata a scopi benefici. La buona psicoterapia, fatta da un professionista abile e competente, funziona più o meno in questo modo. Ricorda qualcosa? Credo di si: è infatti lo stesso meccanismo con cui si crea un’ossessione, si da vita ad un’idea fissa o un pensiero irrazionale su sé stessi (sono brutto, non piaccio alle donne, sono destinato alla solitudine ecc. ). Appena accade qualcosa che conferma questa posizione, viene subito notata e implacabilmente rimuginata per lunghissimo tempo. Si finisce così per rinforzarla finché diventa difficilissimo rigettarla. Se poi magari si tenta senza successo di cambiare le cose, parte un secondo pensiero diabolico del tipo “Ecco. Questa è l’ennesima volta che non riesco. Non ce la farò mai: ogni tentativo è inutile e ricado infallibilmente nella stessa condizione”.

Siamo tornati al punto di partenza. Da qui in poi il discorso comincia diventare complesso e forse non basterebbe un forum intero. Se infatti un automatismo interiore è perfettamente conosciuto in tutti i suoi elementi è possibile non solo smontarlo è neutralizzarlo, ma anche rimontarlo in modo diverso e persino farlo funzionare al contrario, affinché cioè produca risultati utili, ad esempio rinforzando convinzioni utili e vantaggiose. Non mi stanchero mai di ripeterlo: si teme ciò che si ignora e ancora una volta sapere è potere. Occhio però che è una cosa che mi è stata insegnata durante la terapia con un percorso molto personalizzato.
Vecchio 24-09-2010, 10:07   #184
Banned
 

Sono felice per te,ma bisogna dire che queste sono testimonianze assai rare perchè,a mio avviso,per cambiare in modo così radicale devi anche possedere un carattere più portato al cambiamento,non basta solamante andare dallo psicologo,perchè se non hai una forza interiore e una voglia di cambiare non c'è verso,questo significa,in buona sostanza,che tu hai avuto un carattere che ti ha trasmesso voglia di cambiare e non ti ha frenato.Comunque se uno possiede anche una buona dose di timideza/sociofobia mi risulta assai diffice mutare radicalmente evidentemente tu non eri poi così timido,in pratica eri tu che non volevi dialogare col mondo,ma se volevi ci riuscivi benissimo,il tuo era una specie di avversione per la società,mentre per molta gente del forum,me per primo il problema è quello di essere troppo fobici o timidi e di non riuscire ad esprimersi con la gente,in sostanza noi non possiamo ma non non vogliamo
Vecchio 24-09-2010, 10:23   #185
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Originariamente inviata da Clark_Kent Visualizza il messaggio

Infatti io non ci sono mai riuscito fino a dopo la fine della terapia, quando ho cominciato a capire i meccanismi mentali che stavano alla base di tante mie paure ed atteggiamenti, e non più soltato a farmi dominare passivamente da essi. E’ stata un’abilità acquisita, capacità che per inciso torna utile anche in tantissime circostanze della vita quotidiana. Solo dopo aver riconosciuto e compreso tutti miei percorsi mentali questi eventi non mi sembrano più (così) terrificanti e posso quindi vederli con un certo distacco.
Sempre nello specifico sull’idea del rifiuto: una volta era uno scenario da incubo, il cui solo pensiero apriva prospettive apocalittiche. Non moltissimo tempo fa mi accadde una situazione simile, in cui trovai una persona che mi incuriosiva e le chiesi di poterla rivedere, domandandoglielo a viso aperto, in modo sì gentile ed educato ma con sicurezza e decisione, senza sotterfugi trucchi o vie traverse. Mi disse di no, tornai a casa molto scornato ma avevo anche un pensiero diverso. Mi divertii ed immaginare le sue reazioni e scoprii che poteva tranquillamente aver pensato qualcosa del tipo “Bah, non mi piaceva proprio. Però quello li aveva le palle, era deciso e sicuro di sé: me l’ha chiesto guardandomi negli occhi senza avere paura”.
Ancora adesso, quando la incontro di nuovo, mi piace avvicinarla senza angosce, scherzare e ridere assieme quasi per il gusto di stupirla lanciandole un messaggio del tipo: “Non ti temevo allora come non ti temo adesso, non sono un cagnolino scodinzolante, il tuo rifiuto non mi ha prostrato”.


Consuntivo: Se cambia il nostra stato interno (che è almeno in parte modificabile) cambiano le nostre possibile reazioni a ciò che ci accade.
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Originariamente inviata da Clark_Kent Visualizza il messaggio
Infatti è stato esattamente così. Il primo passo è appunto vivere il primo, poi su quello ci si costruisce lentamente sopra. Come ho fatto ad agguantarlo? Vedi sopra: ho compensato i miei handicap reali creandomi un’abilità sociale sostitutiva che mi mettesse automaticamente in una posizione di vantaggio almeno relativo sugli altri uomini e poi ho sfruttato con decisione ogni possibile occasione. Nel mio caso è stato il ballo, ma credo possa funzionare in modo più o meno valido con altre cose. Ognuno trova quella che gli è più congeniale.

A me inoltre è stata insegnata la tecnica dell’album di fotografie. Immaginavo di avere un grande raccoglitore, di quelli su cui si incollano le foto dei matrimoni e di altre ricorrenze simili. Appena mi accadeva qualcosa di incoraggiante (anche piccola o addirittura minima) immaginavo di attaccare una foto che descriveva l’evento e di aggiungere qualche breve annotazione, ad esempio evidenziando che la cosa non era affatto successa per caso o per un banale fraintendimento altrui, ma perché me la meritassi senza riserve ed io ero il primo artefice di quel successo.
Poi tornavo su quell’episodio con pensiero più e più volte, ne rivivevo le emozioni e le sensazioni, le facevo mie, le rendevo sempre più solide e vive. Appena accadeva qualcos’altro di bello, subito un’altra “fotografia” finché ho collezionato un bel repertorio. Quando poi i successi sono diventati più grandi ho ignorato i primi timidi exploit e ho sgombrato le pagine per le vittorie più eclatanti finché tutto ha cominciato a sembrarmi perfettamente naturale.
Per le cose negative, strategia opposta: gli insuccessi vanno velocemente studiati per capire come migliorare, ma una volta utilizzati per questo scopo vanno allontanati dalla mente, altrimenti costituiscono solo spazzatura interiore. Le mie energie mentali non sono illimitate: usarle per rimuginare cose passate è del tutto sterile, meglio quindi servirsene per scopi più utili e vantaggiosi. Sempre in tema di fotografie, io mi visualizzavo mentre ci stampavo sopra un grande timbro “Annullato”, dicevo fermamente a me stesso “Questa non fa testo” e gettavo tutto via in un immaginario cestino con grande soddisfazione. Così l’album restava pulito solo per le cose belle.

Per la cronaca: la prima “foto” che appiccicai sulla prima “pagina” era: “Non ho abbassato gli occhi incrociando lo sguardo di una donna”, l’ultima, tantissime “pagine” dopo era: “Nello spazio di una sera sono passato dalla situazione di perfetti sconosciuti al contatto fisico”. Questa da sola valeva l’album intero. Poi smisi e archiviai tutto.

Se ci si riflette, si tratta della stessa identica dinamica con cui si formano i traumi, solo indirizzata a scopi benefici. La buona psicoterapia, fatta da un professionista abile e competente, funziona più o meno in questo modo. Ricorda qualcosa? Credo di si: è infatti lo stesso meccanismo con cui si crea un’ossessione, si da vita ad un’idea fissa o un pensiero irrazionale su sé stessi (sono brutto, non piaccio alle donne, sono destinato alla solitudine ecc. ). Appena accade qualcosa che conferma questa posizione, viene subito notata e implacabilmente rimuginata per lunghissimo tempo. Si finisce così per rinforzarla finché diventa difficilissimo rigettarla. Se poi magari si tenta senza successo di cambiare le cose, parte un secondo pensiero diabolico del tipo “Ecco. Questa è l’ennesima volta che non riesco. Non ce la farò mai: ogni tentativo è inutile e ricado infallibilmente nella stessa condizione”.

Siamo tornati al punto di partenza. Da qui in poi il discorso comincia diventare complesso e forse non basterebbe un forum intero. Se infatti un automatismo interiore è perfettamente conosciuto in tutti i suoi elementi è possibile non solo smontarlo è neutralizzarlo, ma anche rimontarlo in modo diverso e persino farlo funzionare al contrario, affinché cioè produca risultati utili, ad esempio rinforzando convinzioni utili e vantaggiose. Non mi stanchero mai di ripeterlo: si teme ciò che si ignora e ancora una volta sapere è potere. Occhio però che è una cosa che mi è stata insegnata durante la terapia con un percorso molto personalizzato.
In grassetto ho evidenziato i passaggi più importanti secondo me...
Grazie Clark Kent, sei sempre di aiuto e ispirazione!
Vecchio 24-09-2010, 10:32   #186
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Originariamente inviata da Timidone91 Visualizza il messaggio
Sono felice per te,ma bisogna dire che queste sono testimonianze assai rare perchè,a mio avviso,per cambiare in modo così radicale devi anche possedere un carattere più portato al cambiamento,non basta solamante andare dallo psicologo,perchè se non hai una forza interiore e una voglia di cambiare non c'è verso,questo significa,in buona sostanza,che tu hai avuto un carattere che ti ha trasmesso voglia di cambiare e non ti ha frenato.Comunque se uno possiede anche una buona dose di timideza/sociofobia mi risulta assai diffice mutare radicalmente evidentemente tu non eri poi così timido,in pratica eri tu che non volevi dialogare col mondo,ma se volevi ci riuscivi benissimo,il tuo era una specie di avversione per la società,mentre per molta gente del forum,me per primo il problema è quello di essere troppo fobici o timidi e di non riuscire ad esprimersi con la gente,in sostanza noi non possiamo ma non non vogliamo
Comunque ricordati la differenza tra TIMIDO e INTROVERSO: non è detto che si debba eliminare completamente la timidezza per diventare all'opposto un campione di estroversione e parlare con chiunque di qualunque cosa (almeno, non è il mio obiettivo perchè mi sentirei snaturato).

La questione è più che altro limitare la timidezza o imparare a conviverci riuscendo a tirar fuori al contempo le nostre qualità positive, il che non esclude il rimanere per scelta un tipo introverso (ma al contempo sicuro di sè e interiormente tranquillo) che seleziona con chi parlare e di cosa parlare (e non necessariamente di sè)...
Vecchio 24-09-2010, 10:35   #187
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Originariamente inviata da Clark_Kent Visualizza il messaggio
Infatti è stato esattamente così. Il primo passo è appunto vivere il primo, poi su quello ci si costruisce lentamente sopra. Come ho fatto ad agguantarlo? Vedi sopra: ho compensato i miei handicap reali creandomi un’abilità sociale sostitutiva che mi mettesse automaticamente in una posizione di vantaggio almeno relativo sugli altri uomini e poi ho sfruttato con decisione ogni possibile occasione. Nel mio caso è stato il ballo, ma credo possa funzionare in modo più o meno valido con altre cose. Ognuno trova quella che gli è più congeniale.
A parte il discorso sulla demolizione dei pensieri disfunzionali e totalizzanti, che condivido, le mie perplessità si concentrano sul punto di vista pratico. Infatti io non credo, purtroppo, di poter contare su un'abilità sociale sostitutiva, che mi possa evidenziare rispetto agli altri uomini.
I miei interessi sono tipicamente quanto di meno attrattivo possa esserci per la stragrande maggioranza delle donne, e non posso imbarcarmi in qualcosa che non mi interessa davvero, solo per attirare la loro attenzione.
Vecchio 24-09-2010, 10:40   #188
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Originariamente inviata da Clark_Kent Visualizza il messaggio
Ci conoscemmo, manco a dirlo, in una sala da ballo. Per arrivare a quel risultato dovetti però darmi parecchio da fare prima: avevo infatti un talento naturale assai mediocre ed al corso ero oggettivamente tra i più lenti ad imparare. Presi però diverse lezioni private, uscivo ogni qual volta ne avevo la possibilità e inoltre cercavo di ballare con più donne possibile per acquisire disinvoltura e sicurezza (come dicevo: "pesce piccolo che si fa furbo ecc." ecc.). Quando arrivai li, mi resi conto che avevo ormai raggiunto il livello medio di tutti i frequentatori di quel particolare posto, e che anzi in qualche momento potevo anche offrire qualcosa di più brillante. Andai via abbastanza tranquillo, ma dietro quella relativa sicurezza c’era un lavoro di preparazione che durava da mesi e mesi, un po’ come allenarsi a fondo per un impegno sportivo importante.
Ma, a parte i tuoi progressi nel ballo, poi come hai fatto ad avvicinare questa ragazza, a farti avanti, a capire che piacevi, ecc.?
Vecchio 24-09-2010, 11:23   #189
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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Ma, a parte i tuoi progressi nel ballo, poi come hai fatto ad avvicinare questa ragazza, a farti avanti, a capire che piacevi, ecc.?
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Vecchio 24-09-2010, 11:35   #190
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L'avatar di Clark_Kent
 

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Originariamente inviata da Robedain Visualizza il messaggio
Comunque ricordati la differenza tra TIMIDO e INTROVERSO: non è detto che si debba eliminare completamente la timidezza per diventare all'opposto un campione di estroversione e parlare con chiunque di qualunque cosa (almeno, non è il mio obiettivo perchè mi sentirei snaturato).

La questione è più che altro limitare la timidezza o imparare a conviverci riuscendo a tirar fuori al contempo le nostre qualità positive, il che non esclude il rimanere per scelta un tipo introverso (ma al contempo sicuro di sè e interiormente tranquillo) che seleziona con chi parlare e di cosa parlare (e non necessariamente di sè)...
Queste parole mi sembrano non solo estremamente sensate, ma anche descrivono in modo perfetto il mio percorso. Potrei averle scritto io stesso. Per scelta ho infatti deciso di modificare il meno possibile di ciò che forma la mia personalità. Allo stesso tempo mi sono sbarazzato senza rimpianti di aspetti controproducenti e dannosi, cercando quindi di acquisire tutte quelle abilità nuove che potessero essermi d’aiuto per raggiungere i miei sogni.

Sì. E' accaduto esattamente questo e perlopiù ne ho la conferma dai giudizi che gli altri danno su di me, in particolare le donne: vengo descritto come una persona capace di dare una calda sicurezza, ma che ha conservato una delicatezza interiore che è propria dei timidi. Non quindi una sostituzione, bensì un arricchimento.
Vecchio 24-09-2010, 11:57   #191
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CK ma in questo momento sei fidanzato? E se la risposta fosse no, quante relazioni sentimentali importanti hai avuto? (e se vuoi anche quante avventure )
Vecchio 24-09-2010, 13:14   #192
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L'avatar di Myway
 

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Infatti è stato esattamente così. Il primo passo è appunto vivere il primo, poi su quello ci si costruisce lentamente sopra. Come ho fatto ad agguantarlo? Vedi sopra: ho compensato i miei handicap reali creandomi un’abilità sociale sostitutiva che mi mettesse automaticamente in una posizione di vantaggio almeno relativo sugli altri uomini e poi ho sfruttato con decisione ogni possibile occasione. Nel mio caso è stato il ballo, ma credo possa funzionare in modo più o meno valido con altre cose. Ognuno trova quella che gli è più congeniale.

A me inoltre è stata insegnata la tecnica dell’album di fotografie. Immaginavo di avere un grande raccoglitore, di quelli su cui si incollano le foto dei matrimoni e di altre ricorrenze simili. Appena mi accadeva qualcosa di incoraggiante (anche piccola o addirittura minima) immaginavo di attaccare una foto che descriveva l’evento e di aggiungere qualche breve annotazione, ad esempio evidenziando che la cosa non era affatto successa per caso o per un banale fraintendimento altrui, ma perché me la meritassi senza riserve ed io ero il primo artefice di quel successo.
Poi tornavo su quell’episodio con pensiero più e più volte, ne rivivevo le emozioni e le sensazioni, le facevo mie, le rendevo sempre più solide e vive. Appena accadeva qualcos’altro di bello, subito un’altra “fotografia” finché ho collezionato un bel repertorio. Quando poi i successi sono diventati più grandi ho ignorato i primi timidi exploit e ho sgombrato le pagine per le vittorie più eclatanti finché tutto ha cominciato a sembrarmi perfettamente naturale.
Per le cose negative, strategia opposta: gli insuccessi vanno velocemente studiati per capire come migliorare, ma una volta utilizzati per questo scopo vanno allontanati dalla mente, altrimenti costituiscono solo spazzatura interiore. Le mie energie mentali non sono illimitate: usarle per rimuginare cose passate è del tutto sterile, meglio quindi servirsene per scopi più utili e vantaggiosi. Sempre in tema di fotografie, io mi visualizzavo mentre ci stampavo sopra un grande timbro “Annullato”, dicevo fermamente a me stesso “Questa non fa testo” e gettavo tutto via in un immaginario cestino con grande soddisfazione. Così l’album restava pulito solo per le cose belle.

Per la cronaca: la prima “foto” che appiccicai sulla prima “pagina” era: “Non ho abbassato gli occhi incrociando lo sguardo di una donna”, l’ultima, tantissime “pagine” dopo era: “Nello spazio di una sera sono passato dalla situazione di perfetti sconosciuti al contatto fisico”. Questa da sola valeva l’album intero. Poi smisi e archiviai tutto.

Se ci si riflette, si tratta della stessa identica dinamica con cui si formano i traumi, solo indirizzata a scopi benefici. La buona psicoterapia, fatta da un professionista abile e competente, funziona più o meno in questo modo. Ricorda qualcosa? Credo di si: è infatti lo stesso meccanismo con cui si crea un’ossessione, si da vita ad un’idea fissa o un pensiero irrazionale su sé stessi (sono brutto, non piaccio alle donne, sono destinato alla solitudine ecc. ). Appena accade qualcosa che conferma questa posizione, viene subito notata e implacabilmente rimuginata per lunghissimo tempo. Si finisce così per rinforzarla finché diventa difficilissimo rigettarla. Se poi magari si tenta senza successo di cambiare le cose, parte un secondo pensiero diabolico del tipo “Ecco. Questa è l’ennesima volta che non riesco. Non ce la farò mai: ogni tentativo è inutile e ricado infallibilmente nella stessa condizione”.

Siamo tornati al punto di partenza. Da qui in poi il discorso comincia diventare complesso e forse non basterebbe un forum intero. Se infatti un automatismo interiore è perfettamente conosciuto in tutti i suoi elementi è possibile non solo smontarlo è neutralizzarlo, ma anche rimontarlo in modo diverso e persino farlo funzionare al contrario, affinché cioè produca risultati utili, ad esempio rinforzando convinzioni utili e vantaggiose. Non mi stanchero mai di ripeterlo: si teme ciò che si ignora e ancora una volta sapere è potere. Occhio però che è una cosa che mi è stata insegnata durante la terapia con un percorso molto personalizzato.
In effetti credo che quando cominciamo ad approcciarci a certi episodi in un certo modo, poi è molto probabile che ci approcceremo in modo pressochè idenico a tutti gli altri simili, con una emozione principale (es rabbia o paura) che la fa da padrona e le altre possibili emozioni ed elementi utili, che ci sono quasi sempre, nascosti ed invisibili, come se la modalità principale di approcio fosse una luce troppo forte che offusca le altre componenti.

Una volta che rianializziamo quei vissuti potrebbero venire alla luce anche queste cose, quindi l'episodio in se stesso verrebbe smontato nelle varie parti per poter essere fruito in modo più utile per noi stessi, ed a catena lo si potrebbe fare, in modo via via più facile per tutti gli eventi legati ad un unico filo conduttore che si scioglierebbe man mano, insieme ai vari traumi collegati.

Esistono tecniche psicologiche, tipo quelle che hai citato, le quali spesso si rifanno in modo più o meno diretto ad altri sistemi , anche molto più antichi, presenti nelle varie culture, ad esempio c'è la tecnica della RICAPITOLAZIONE, di origine sudamericana, mentre il corrispettivo occidentale potrebbe rintracciarsi nella confessione, laddove fatta in modo corretto da ambo le parti, confessore e confessato.

Ultima modifica di Myway; 24-09-2010 a 13:39.
Vecchio 24-09-2010, 13:34   #193
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L'avatar di Clark_Kent
 

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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
[...] come hai fatto ad avvicinare questa ragazza, a farti avanti, a capire che piacevi, ecc.?
Mi sono avvicinato... ....mettendo un passo davanti all’altro e andando dritto verso di lei!

Ironia a parte, è stata la prima volta in assoluto che ho sperimentato come il cambiamento di una convinzione limitante (e in genere il mutamento di uno stato interiore) possa influenzare notevolmente il mio comportamento e portare a risultati profondamente diversi.

Vediamo con ordine. Per anni e anni mi sono logorato con ansia tormentosa su problemi del tipo “Come faccio a capire se gli piaccio?”, “Posso farmi avanti?”, “E’ questo il momento buono?”, “Sono il suo tipo” senza ovviamente combinare mai nulla di buono. Una delle mie fantasie preferite era quella di poter leggere nel pensiero delle donne. Il quella fase della mia vita, il mio dialogo interiore suonava più o meno così:

“Non faccio nulla perché non ho alcun modo di sapere se le piaccio o meno. Quindi non posso fare altro che restarmene dove sono”

In quel particolare episodio, che a posteriori riconosco come un eccezionale punto di svolta, per la prima volta in assoluto ho adottato uno schema diverso. All’epoca mi sembrò addirittura rivoluzionario ma ora lo giudico l’unico semplice, logico, sano e naturale:

“Non ho modo di sapere se le piaccio o meno, quindi la cosa più naturale è semplicemente avvicinarla e vedere cosa succede. Finché non tento non lo saprò”

Ovviamente questo è stato possibile solo perché con la terapia avevo già fatto un grosso lavoro per eliminare il terrore del rifiuto. Possedevo ormai una specie di “ginocchiera psicologica” che mi permetteva di espormi con qualche cautela e sperimentare abbastanza liberamente senza paura di farmi male, senza cioè che un eventuale insuccesso si trasformi in una brutale mazzata per il mio benessere interiore, che avrebbe pesato come un macigno sulla mia autostima. Il fiuto per le situazioni è stato poi costruito un po’per volta a furia di prove ed errori, con la pratica spicciola di ogni giorno, così da affinare progressivamente l’intuito. Un po’ come quelli che al primo assaggio trovano tutti i vini indistinguibili fra loro, e poi, dopo qualche tempo, colgono le più sottili sfumature nel bouquet come se fosse la cosa più naturale del mondo. Il tutto senza estremismi di nessun tipo, con leggerezza, educazione, buone maniere, senza dimenticare mai un sano buon senso e senza farsi abbattere dalle inevitabili difficoltà.

Inutile scervellarsi su “Cosa dico?”, “Cosa faccio?”, “Come mi presento?” perché le possibili combinazioni di tanti fattori diversi sono così smisuratamente numerose da rendere inutili la ricerca di una soluzione standard. La cosa più sana è invece acquisire la capacità di verificare da se.
Vecchio 24-09-2010, 14:25   #194
Esperto
L'avatar di vikingo
 

io comincio a scervellarmi sono pensieri automatici,che partono,ora che le dico,cosa faccio e nel mentre mi sale l'ansia,e tutto un meccanismo radicato ci vorrebbe tempo per smontarlo...
cioe io devo imparare ad intergaire con le donne non ho dialogo,a parte qualke chiaccherata con mia madre e mia sorella....
parlo ogni tanto qualke cosa qualke frase,qualke intervento ma niente di che...
Vecchio 24-09-2010, 14:42   #195
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e qualke amica conoscente con cui ho un po' dic onfidenza ma e troppo poco...
Vecchio 24-09-2010, 15:44   #196
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Lo so che non ci sono soluzioni standard per tutti, Clark, ma se tu non mi fai l'esempio concreto e abbastanza dettagliato di ciò che hai detto/fatto quella volta, io da solo non riesco ad immaginare nulla di lontanamente simile a quella situazione (perché non mi ci sono mai trovato), e le tue argomentazioni sulla predisposizione mentale, pur ampiamente condivisibili, rimangono teoriche e non rispondono alla domanda: "OK, bene, non sono destinato a perdere e anche se succede non è una catastrofe, vado...ma poi cosa faccio?".
Non è una domanda retorica, in una situazione del genere a me non verrebbe in mente praticamente nulla. Soprattutto se si trattasse di dover dimostrare un mio interesse per lei o di capire se ne ha lei per me.
Magari tu sei una persona che ha più probabilità di riuscire interessante per una donna rispetto a me (già solo il fatto che ti piaccia il ballo la dice lunga, io ho ben altri interessi , e poi hai detto tu stesso che non hai dovuto fare alcun cambiamento o sostituzione nella tua personalità, ma solo liberarti di certi blocchi), quindi è bastato che tu ti sciogliessi dalla paura di parlare per avere buona probabilità di successo. Io invece avrei anche problemi nel tener desto l'interesse durante la conversazione, perché non credo di avere granché da dire, o almeno di non avere granché di abbastanza interessante per lei da dire.

Ultima modifica di Winston_Smith; 24-09-2010 a 15:56.
Vecchio 27-09-2010, 14:44   #197
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Originariamente inviata da moonwatcherII Visualizza il messaggio
CK ma in questo momento sei fidanzato? E se la risposta fosse no, quante relazioni sentimentali importanti hai avuto? (e se vuoi anche quante avventure )
Dear CK, could you reply to my question?
Vecchio 27-09-2010, 19:09   #198
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Originariamente inviata da moonwatcherII Visualizza il messaggio
Dear CK, could you reply to my question?
Direi senz’altro due serie e ben motivate, ovvero con frequentazioni regolari, intimità a tutti i livelli, vacanze assieme, presentazioni ai genitori, regalini & regaloni, progetti a due ecc. ecc. La prima è finita con una litigata memorabile, la seconda in modo più civile, con una lunghissima fase di spiegazioni, dialogo a distanza e confronto delle posizioni che per fortuna ci ha lasciati amici, entrambi arricchiti dall’esperienza, ma soprattutto capaci di frequentarsi ancora e di condividere interessi comuni. Quest’ultima si è conclusa alla fine di agosto: ora, in questo momento, non ho legami sentimentali. In entrambe c’è stata comunque una grande energia, una fortissima passione ed un profondo e vivificante coinvolgimento emotivo, anche al di là della conclusione.

Inframmezzate a queste, altre situazioni delle più svariate. Perlopiù contatti iniziati bene che poi sono conclusi con un nulla di fatto dopo una serie di uscite inconcludenti, ma a queste aggiungerei una manciata di situazioni con precipitose ritirate della mia controparte se si accorgeva che non ero proprio in cerca di avventure, oppure miei decisi “no grazie” quando sentivo che lei cercava di portarmi su un terreno a me non congeniale: ad esempio una storia di puro sesso, oppure una tresca o una relazione clandestina con una donna non libera.

Come scrivevo di recente ad un utente in privato, mi sono goduto e mi godo tutt’ora una specie di adolescenza-bis, piena di novità, scoperte, emozioni mai provate prima, situazioni avventurose, anche se non mancano certo i lati negativi: ansie, casini, paure, equivoci, gelosie, turbamenti, baruffe, litigate, notti senza dormire ecc. ecc. Di certo non mi annoio e la mia vita si è riempita di fatti, eventi e situazioni come non ne avevo mai provati in tutti gli anni precedenti, a volte anche troppi. Fra momenti belli e brutti, me ne sono accaduti più in qualche mese che non in un quarto di secolo, e non è uno scherzo!
Meglio comunque sopportare ogni tanto qualche momento no (che poi comunque prima o poi passa) che tornare alle situazioni di prima, quando alla sera mordeva disperata l'angosciante percezione di inutilità, ero tormentato da un paralizzante senso di vuoto, e l'angoscia di una situazione immutabile da cui temevo di non riuscire mai a sfuggire mi lasciava alle prese con la disperata ricerca di senso a cui non riuscivo a dare risposta.
Vecchio 27-09-2010, 19:16   #199
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Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Lo so che non ci sono soluzioni standard per tutti, Clark, ma se tu non mi fai l'esempio concreto e abbastanza dettagliato di ciò che hai detto/fatto quella volta,
Eravamo in una sala da ballo e, come si fa di solito nel tango argentino, le ragazze che desiderano ballare si siedono a bordo pista per segnalare che gradiscono essere invitate. Mi sono semplicemente avvicinato, e quando ero davanti e lei le ho sorriso, tendendole la mano in modo gentile. Lei mi ha guardato negli occhi, ha ricambiato il sorriso, e abbiamo cominciato a ballare senza che nessuno dei due aprisse bocca. Man mano che giravamo mi sono accordo che diventava sempre più morbida e rilassata e che evidentemente gradiva il mio modo di portarla. Poco dopo ci siamo presentati e abbiamo continuato a chiacchierare, ma non mi ricordo nemmeno su che cosa, probabilmente i rispettivi lavori o nostri interessi comuni. Man mano che il tempo passava mi accorgevo che entrambi ridevamo sempre più spesso e a lungo, finché nessuno dei due aveva poi tanta voglia di ballare ancora e siamo rimasti a raccontarci i fatti nostri per tutto il resto della serata.
Questa però è una situazione molto particolare perché le regole sociali di questo particolare ballo permettono di avvicinare qualcuno anche senza aprir assolutamente bocca - se uno non desidera farlo -, ed anzi il troppo chiacchiericcio è considerato maleducato poiché distoglie entrambi dall’energia e dal sentimento che si mettono nella danza.
Vecchio 27-09-2010, 19:31   #200
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L'avatar di JohnReds
 

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Originariamente inviata da Clark_Kent Visualizza il messaggio
Poco dopo ci siamo presentati e abbiamo continuato a chiacchierare, ma non mi ricordo nemmeno su che cosa, probabilmente i rispettivi lavori o nostri interessi comuni. Man mano che il tempo passava mi accorgevo che entrambi ridevamo sempre più spesso e a lungo, finché nessuno dei due aveva poi tanta voglia di ballare ancora e siamo rimasti a raccontarci i fatti nostri per tutto il resto della serata.
Ecco winston, la cosa particolare è che la gente omette sempre di dire di cosa parla, e spesso non lo ricorda nemmeno.
Quando aprii la mia discussione sullo small talk intuivo quella che in realtà non è solo un problema, ma una vera e propria voragine.
E' come se ci fosse uno scoglio enorme, megagalattico, che vedono solo alcuni e che per altri non esiste. E non è solo la timidezza, non è solo un "blocco mentale".

@Clark Kent: capisco tutte le tue argomentazioni, io probabilmente saprei fare quello che hai fatto tu. Però non saprei fare il resto, a partire dalla parte evidenziata in neretto..c'è proprio un vuoto pneumatico..
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