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Vecchio 31-03-2009, 19:03   #121
Principiante
L'avatar di gatta
 

Ti pare una buona risposta?
A me sembra solo l'espressione del disfattismo di chi ha paura di ammettere che con la forza d'animo si può cambiare.


Non credo che la sola forza d'animo possa servire al cambiamento.
L'aiuto di un terapeuta è indispensabile per superare certi ostacoli, ovviamente il tutto coaduivato con la volontà della persona nel voler crescere.

P.s. in questo forum ho l'impressione che tanti si piangono addosso e non fanno nulla per cambiare.
A loro rivolgo questa domanda.
Ma voi volete VERAMENTE cambiare?
Vecchio 31-03-2009, 19:58   #122
Esperto
L'avatar di MarcheseDelGrillo
 

Quote:
Originariamente inviata da gatta
P.s. in questo forum ho l'impressione che tanti si piangono addosso e non fanno nulla per cambiare.
A loro rivolgo questa domanda.
Ma voi volete VERAMENTE cambiare?
Hai centrato il problema.
Vecchio 13-04-2009, 20:33   #123
Intermedio
L'avatar di Clark_Kent
 

Quote:
Originariamente inviata da gatta
Ho letto con attenzione la tua storia e mi sono tornate in mente tante situazioni simili alle tue.
Non ho mai "analizzato"la mia terapia in modo così preciso, ma dentro di me ora è tutto così chiaro e la sensazione è quella di aver dato ordine e significato a tanti pensieri inutili che affollavano la mia mente.
In passato definivo la vita e le persone come qualcosa di "sporco" e mi tornavano in mente le immagini del Dorè nelle illustrazioni della Divina Commedia...Affermavo con fierezza che mai la banalità della vita mi avrebbe conquistata.
Ora posso finalmente affermare di aver abbandonato tanti alibi e vivo la vita anche nella sua "banalità" e la amo profondamente.
Accetto con ironia le mie paure e sono pronta a sdrammatizzarle con chi mi sta accanto.
Ti ringrazio di aver postato la tua storia, perchè è un dono che sento profondamente sincero, perchè ho tutto il rispetto di questo mondo per un essere umano e perchè è stato un pò come specchiarsi e posso dire che mi piace quello che vedo.
Buona vita Clark_Kent :P
Grazie delle tue parole care. Da come scrivi traspare molta serenità ed umanità ed il tuo messaggio mi ha ricordato diverse cose felici e no. In particolare, l’idea di un mondo irrimediabilmente “sporco” da cui la paura di un ‘contagio’ se non addirittura di ‘contaminazione‘. Meglio starsene in disparte, tanto nessuno mi capirà mai, e coltivare con calma quello che mi piace.
Proprio come dici tu, la cosa che più mi ha stupito è la nuova comprensione per i difetti, i limiti e le imperfezioni che sono propri dello stare al mondo, un aspetto che metto in pratica di tutti i giorni sdrammatizzo usando moltissimo l’autoironia. La cosa mi ha stupito molto, in particolare se penso quanto io fossi stato ossessionato dalla perfezione irraggiungibile (il mio libretto universitario è una cantilena di 21 “trenta e lode” di fila, più tre “trenta“) mentre credo onestamente di essere molto più felice adesso, anche se pasticcio, faccio le mie gaffe o dimentico la roba in giro. Penso di aver recuperato qualcosa di fanciullesco, proprio come i bambini non si preoccupano del giudizio degli altri ma vivono tutto con gioiosa spontaneità.

Ti auguro ogni bene,
c. k.
Vecchio 14-04-2009, 15:43   #124
Esperto
 

chebbello. ç_ç

ma quindi la fobia sociale dovrebbe precludere la capacità di avere relazioni con le ragazze?

[io non ho mai avuto problemi con le ragazze, e penso di soffrire di fobia sociale]

[non fucilatemi, vi amo tutti]
Vecchio 18-04-2009, 12:49   #125
arf
Principiante
L'avatar di arf
 

Complimenti!
il tuo post è veramente utile e dà tanta speranza
e in fondo se siam qui è sopratutto per trovare la speranza e la forza di vincere la nostra guerra.

Sapere che qualcuno ne è uscito
sapere come ne è uscito
è quello che cercavo
Vecchio 18-04-2009, 13:42   #126
Principiante
L'avatar di maestroyoda
 

la tua storia è simile alla mia in molti punti, clark. e c'è la stessa reazione:
PRIMA NOI FACCIAMO RESISTENZA ALLA TERAPIA, poi, QUANDO LA RACCONTIAMO, gli altri OPPONGONO RESISTENZA. Perché avete così bisogno di stare male e di non guarire?
Vecchio 18-04-2009, 13:46   #127
Esperto
L'avatar di animaSola
 

Quote:
Originariamente inviata da maestroyoda
. Perché avete così bisogno di stare male e di non guarire?
Perchè si ha paura del cambiamento....tutto ciò che non conosciamo..ci spaventa , e quindi preferiamo rimanere rintanati dentro il nostro guscio protettivo.....che conosciamo perfettamente.
Vecchio 18-04-2009, 14:01   #128
Principiante
L'avatar di maestroyoda
 

Quote:
Originariamente inviata da animaSola
Quote:
Originariamente inviata da maestroyoda
. Perché avete così bisogno di stare male e di non guarire?
Perchè si ha paura del cambiamento....tutto ciò che non conosciamo..ci spaventa , e quindi preferiamo rimanere rintanati dentro il nostro guscio protettivo.....che conosciamo perfettamente.
sì, ma è questo atteggiamento che va cambiato per primo.
Usciamo, prendioamo contatti con uno psicologop pischiatra.
Seguiamo le sue istruzioni.
i primi miglioramenti saranno incoraggianti.
Vecchio 18-04-2009, 14:07   #129
Esperto
L'avatar di animaSola
 

Quote:
Originariamente inviata da maestroyoda
sì, ma è questo atteggiamento che va cambiato per primo.
Usciamo, prendioamo contatti con uno psicologop pischiatra.
Seguiamo le sue istruzioni.
i primi miglioramenti saranno incoraggianti.
Bisogna esser mentalmente preparati x fare questo passo...serve a poco andare dallo psicologo/psichiatra se non si è convinti...Cambiare richiede un dispendio di energie immenso...ma soprattutto richiede una capacità di distacco..da quello che si era...a quello che probabilmente si diventerà...Un esempio...banale...è il parrucchiere....prova a notare la faccia di una donna che decide di cambiare il proprio colore di capelli da nero..al biondo..., noterai che la stessa rimarrà per i giorni avvenire,quasi sbigottita...perchè non è facile....accettare una un cambiamento simile(per quanto banale possa essere).
Vecchio 18-04-2009, 20:48   #130
Intermedio
L'avatar di Clark_Kent
 

Quote:
Originariamente inviata da arf
Sapere che qualcuno ne è uscito
sapere come ne è uscito
è quello che cercavo
Si, esatto! Questo è il punto centrale, non tanto che io sia arrivato alla fine, bensì che le informazioni sono potere, in questo come in moltissimi altri campi della vita. Se una persona sa qualcosa che ha anche solo la possibilità di rendere migliore la vita a qualcun altro, allora ha il dovere di condividerla!
Vecchio 19-04-2009, 08:15   #131
Intermedio
L'avatar di Clark_Kent
 

Quote:
Originariamente inviata da animaSola
Quote:
Originariamente inviata da maestroyoda
. Perché avete così bisogno di stare male e di non guarire?
Perchè si ha paura del cambiamento....tutto ciò che non conosciamo..ci spaventa , e quindi preferiamo rimanere rintanati dentro il nostro guscio protettivo.....che conosciamo perfettamente.
Dai miei ricordi di terapia. "Perché mai lottare per cambiare, se questo cambiamento mi strappa da un mondo che - nel bene e nel male - mi è pur sempre noto e rassicurante e mi getta allo sbaraglio in un universo sconosciuto, dove invece mi aspettano pericoli ed insidie per le quali sono del tutto impreparato?"
Vecchio 19-04-2009, 13:18   #132
Esperto
L'avatar di animaSola
 

Quote:
Originariamente inviata da Clark_Kent
Dai miei ricordi di terapia. "Perché mai lottare per cambiare, se questo cambiamento mi strappa da un mondo che - nel bene e nel male - mi è pur sempre noto e rassicurante e mi getta allo sbaraglio in un universo sconosciuto, dove invece mi aspettano pericoli ed insidie per le quali sono del tutto impreparato?"
La risposta è semplice....quel mondo a te tanto noto e rassicurante..è anche la causa dei tuoi stessi mali....Cambiare non vuol dire necessariamente stravolgere la propria vita...ma è palese che se certe sintomatologie sono affiorate nella vita di una persona ,è xkè nella stessa,qualcosa non funziona come dovrebbe....
Vecchio 19-04-2009, 13:28   #133
Intermedio
L'avatar di calimalo
 

movimento a difesa della fobia sociale in italia:

tutti cambiano prima o poi
non diventate skiafi di psicologo
cambiate quando vi sentite pronti voi
e cambiate come volete voi
non come vi dicono gli altri

Vecchio 19-04-2009, 15:12   #134
Intermedio
L'avatar di Joker5
 

Quote:
Originariamente inviata da Clark_Kent

Dai miei ricordi di terapia. "Perché mai lottare per cambiare, se questo cambiamento mi strappa da un mondo che - nel bene e nel male - mi è pur sempre noto e rassicurante e mi getta allo sbaraglio in un universo sconosciuto, dove invece mi aspettano pericoli ed insidie per le quali sono del tutto impreparato?"
Aldilà dei pericoli e delle insidie non è del detto che di quel mondo che non ci appartiene vorremmo tutto. In effetti, il più delle volte trovato quel che ci basta, del resto ce ne disinteressiamo.

...e così nascono i fobici .
Vecchio 26-04-2009, 18:24   #135
Banned
 

Mi sono venute altre due curiosità, se posso permettermi di chiedere:
  1. la tua psicologa ti fece una diagnosi? ti disse di quale disturbo soffrivi?
  2. il fatto di aver vissuto la tua terapia come una cosa privata tra te e la tua terapista, non l'hai mai visto come un limite del tuo successo? cioè il fatto di aver tenuto nascosto tutto a tutti (non ho riletto la storia, ma mi pare anche ai tuoi familiari)... non lo consideri un po' un residuo di vergogna?
Vecchio 27-04-2009, 15:08   #136
Intermedio
L'avatar di Clark_Kent
 

Quote:
Originariamente inviata da moon-watcher
Mi sono venute altre due curiosità, se posso permettermi di chiedere:
  1. la tua psicologa ti fece una diagnosi? ti disse di quale disturbo soffrivi?
  2. il fatto di aver vissuto la tua terapia come una cosa privata tra te e la tua terapista, non l'hai mai visto come un limite del tuo successo? cioè il fatto di aver tenuto nascosto tutto a tutti (non ho riletto la storia, ma mi pare anche ai tuoi familiari)... non lo consideri un po' un residuo di vergogna?
Si, chiedi pure. Sono domande molto giuste.

Per la diagnosi. Non ne ho mai parlato qui sul fourum perché - semplicemente - non mi è mai stata fatta. La prima seduta servì per farmi un po’ parlare, comprendere il mio problema e formulare il “contratto”. Poi incominciammo a lavorare. Ad ogni modo non ne sentii mai la mancanza né pensai di chiederla, anche perché – specie verso la fine – i nostri incontri avevano un carattere pratico ed applicativo ed erano tutti orientati a risolvere nel migliore dei modi le situazioni reali che di volta in volta vivevo. Effettivamente, con il senno di poi, mi sarebbe sembrato normale anche ricevere anche una batterai di test, ma questo non accadde né allora né dopo.

Non sono un medico, né ho alcuna competenza specialistica di questo tipo, quindi non mi sento nemmeno di azzardare un’auto-diagnosi, anche se generica. Mi pare soltanto che il mio non sia stato affatto un disturbo canonico, chi si possa cioè esprimere con un termine preciso ed univoco, piuttosto una insieme di problemi intrecciati fra loro, che però erano tutti nel campo emotivo e relazionale. Gli elementi più evidenti erano una distimia totale, che andava dal disgusto nel guardare anche solo la propria immagine riflessa alla repulsione per la propria calligrafia, un radicato atteggiamento evitante per le situazioni sociali e i rapporti personali. Pignoleria all’estremo e spirito di perfezionismo portato all’eccesso. Accanto a questi c’erano timore quasi fobico per le donne, dove però il desiderio di dare e ricevere affetto si scontrava con una serie di inibizioni fortissime per tutto quello che ha a che fare con il corpo, tra cui le emozioni negative legate all’ essere toccato. Ecco, questi sono gli elementi principali.

Se tutto questo abbia un origine ereditaria, sia un vissuto personale o una combinazione di tutte e due non lo dire, né ormai mi interessa più di tanto. In famiglia non ci sono casi simili, anche se terminata la terapia, mi venne in mente una considerazione inquietante. Tutta la mia vita precedente era stata segnata da un contrasto violento fra ottime capacità mentali e grandi successi “curriculari” da un parte, ed un’ incapacità quasi completa di comunicare sul piano emotivo e di sapermela cavare in un contesto sociale anche banalissimo dall'altra.

Giusto per dirla una, verso i diciott’anni ci furono due “prime volte”: la prima pubblicazione di un mio lavoro su una rivista storica e la prima volta in discoteca.
- La prima andò liscia liscia; accettarono il testo senza battere ciglio e mi presi un sacco di elogi, sebbene all’epoca ero appena diplomato e nell’ambiente fossi un totale outsider;
- La seconda invece andò diversamente: passai due ore a piangere nei cessi, sconvolto dal contrasto fra quello che avrei potuto e dovuto fare in quella particolare situazione e quello che sapevo effettivamente fare, ovvero poco più che guardare. Verso le due vennero a raccattarmi per portarmi a casa.

Proprio di recente, informandomi un po’, scoprii una certa somiglianza fra certi aspetti della mia vecchia personalità ed alcune manifestazioni esteriori di malattie come l’autismo, dove ad esempio doti intellettuali raffinatissime convivono con una chiusura emotiva completa e serie difficoltà relazionali. Mi ricordo anzi un episodio di diversi anni fa, quando un collega di lavoro buttò li una frase del tipo “Guarda, sembri proprio quello di ‘A beautiful mind’! ”. Li per li mi sentii molto gratificato, ed ingenuamente trovai gradevole che qualcuno mi paragonasse ad un attore, ma anni dopo quella frase prese un senso molto più sinistro, quando l’allusione ai disturbi mentali di Nash mi fu chiara. Eppure non potevo dargli torto, specie pensando a certe mie manifestazioni di allora che di certo non erano passate inosservate. Sempre rigidissimo, assorto perennemente nei miei pensieri, abile a risolvere i problemi più complessi e cervellotici, parlottavo da solo con le cuffiette in testa ecc. Per fortuna, è acqua passata.


La riservatezza e le informazioni. Altro punto complesso. Non credo che i risultati che ho avuto siano meno belli se le persone che mi circondano conoscono solo una parte del mio passato. Mi sono chiesto più volte se devo dire tutto o raccontare qualcosa di me in un contesto che non sia quello virtuale di un forum, oppure quello protetto di uno studio. Credo di no, anche perché se mi mettessi a raccontare tutto, ad esempio ai miei genitori, ne verrebbe più male che bene: si agiterebbero inutilmente, si farebbero mille pensieri inutili, magari tormentandosi senza scopo per sapere se sono stati dei bravi genitori e tutto questo poteva essere evitato. No, non mi sembra umanamente di dover dar loro questo dispiacere e per il momento va bene così. Penso che l’unica persona che dovrà saperlo sarà una futura “Lei”, quella con la “L” maiuscola, poiché mi pare doveroso che la persona con cui condividerò (spero) il resto della mia vita sappia tutto fino in fondo. Ma per questo c’è ancora tempo.

Inoltre, parte di questa complessa situazione è legata ad una violenza che ho subito da piccolo, e che proprio questa situazione è intrecciatamolto da vicino con tutti i miei rapporti con il mondo femminile. Non sono proprio cose che si raccontano a cuor leggero, ed anche sul forum ne ho parlato solo per brevissimi accenni molto fugaci.
Vecchio 20-07-2009, 00:20   #137
Esperto
L'avatar di ramo
 

Per chi ancora non lo avesse letto...
Vecchio 20-07-2009, 02:50   #138
Esperto
 

Ooh, il mitico topic di Clark Kent con l'altrettanto mitica disputa barda-cali (ringrazio ramo per averlo ripostato).
Superman, se ci sei batti un post (non potendo accendere un faro come con Batman…)
Era da un po' che volevo scriverti alcune cose, ma l'enorme mole del tuo topic e di alcuni tuoi post mi aveva sempre fatto perdere il filo quando cercavo di riordinare le mie idee poche ma confuse.
Cerco di sintetizzare al massimo perché l'ora è tarda e le facoltà mentali (già poco svelte di loro) sono in riserva... Mi scuso anticipatamente se le risposte alle mie domande sono già implicite in qualche tuo altro post, ma ora come ora il mio hard-disk mentale sembra segnalarmi che non è così...
Dunque, da personaggio letterario a personaggio letterario voglio innanzitutto esprimerti la mia approvazione per lo stile e l’obiettivo di confronto e supporto costruttivo con cui scrivi i tuoi post, anzi una delle ragioni che mi hanno spinto ad iscrivermi è proprio il poter rispondere e discutere alcune tue considerazioni. Condivido la tua impostazione generale, e sono arrivato anch’io ad alcune tue conclusioni sulla differenza tra modo di essere e modo di presentarsi agli altri.
In linea di principio condivido la necessità di eliminare i pensieri disfunzionali, ma (e ora incominciano le dolenti note, cit.) è l'applicazione pratica dei pensieri "ottimisti" che mi sembra scontrarsi con le varie sfumature della realtà. Prendo un esempio riguardante (guarda caso, eh?) il rapporto con l'altro sesso:

- Convinzione originale: “Sono un vero cesso. Nessuna donna potrà mai trovarmi attraente. Se qualcuna mi guarda è per ridere di me”
- Reazione (emotiva, interna): “Cos’ho fuori posto?” “Cazzo hai da guardare, sarai bella tu!” Perché provi gusto a umiliarmi?”
- Reazione (fisica, esterna): distogliere lo sguardo, abbassare gli occhi, adottare una postura rigida, contegno sdegnoso, ostentare indifferenza e distacco, nascondersi, fuggire ecc. ecc.
- Emozioni : delusione, ansia compressa, rabbia, vegogna

- Nuova convinzione “Vado bene cosi come sono”, “Diverse donne possono trovarmi attraente”, “Se qualcuna mi guarda, di solito è per manifestare interesse e curiosità”.
- Reazione (emotiva, interna): “Wow!” ; “Naturale, perché dovrebbe essere altrimenti?” , “Che situazione interessante, vediamo cosa succede!
- Reazione (fisica, esterna): tenere lo sguardo e mantenere il contatto con gli occhi, postura rilassata, atteggiamento amichevole, manifestare apertura, sorridere, godersi il sorriso ricambiato ecc.
- Emozioni : curiosità, sopresa, gioia, consapevolezza


Condivido la pars destruens, ma delle prime tre frasi evidenziate, alla prima ci arrivo quando mi sveglio bene, la seconda la ammetto solo sul piano teorico, la terza NON E' VERA (e non è un pensiero disfunzionale).
Quanto alle situazioni interessanti, anche se mi convinco che alcune lo siano (ma devo proprio farmi un lavaggio del cervello per farlo), NON E' MAI SUCCESSO NIENTE.

Ho letto poi la tua risposta a Giordano sull'approccio nella pratica dei fatti (http://www.fobiasociale.com/la-mia-v...941/pagina-11/ e pagina successiva, per non quotare all'infinito), e ti confesserò che quando riesco a far tacere il mio "critico interiore" riesco anch'io a far durare certi sguardi una frazione di secondo in più, ma MAI che venga guardato anch'io se non... perché sto guardando io (della serie, "ma che vorrà questo?").

Prima, tutti i miei tentativi seguivano schemi, strategie, piani, erano approcci molto metodici, lungamente studiati e altrettanto profondamente pensati, degni quasi di un manuale. Sembra strano, ma se ora qualcuno mi chiedesse “come fai?” non sono nemmeno in grado di dare una risposta, ma non per reticenza o pudore, ma perché nemmeno io so esattamente cosa accade. Certe situazioni, semplicemente, “mi accadono”, mi ci trovo in mezzo senza nemmeno saperlo.

Ecco, il prima sono io (ovviamente posso scrivere un manuale per i fallimenti). Il dopo... figlio mio, se non sai dirlo tu come fai, come posso capirlo io? Ti ci trovi in mezzo senza nemmeno saperlo? Ma allora è cu£o... scherzo, eh?

La cosa è piuttosto difficile da spiegare, proprio perché si tratta di qualcosa di irriducibile al logos, ma forse può essere afferrata con una metafora. Immagina che qualcuno voglia dipingere come un grande artista, ma gli domandi prima di tutto che marca strumenti usa. Il problema è stato mal posto o mal compreso. Se qualcuno ha talento, sentimento e freschezza d’ispirazione dipinge bene anche intingendo il cottonfioc nel colore, mentre un cialtrone non combinerà nulla di buono nemmeno con i pennelli più costosi del mondo.

Ecco qua, sono un cialtrone...

Cosa faccio io per passare al contatto diretto? E’ un po’ se tu chiedessi ad un automobilista se è meglio guidare in terza o in seconda. Dipende dalla strada, dalla pendenza, dal tracciato, dal tipo di fondo, dalla velocità che tieni dalla velocità e da mille altre fattori che devono essere valutati li per li, senza che ci sia una riposta giusta a priori. Di volta in volta mi sono comportato d’istinto, senza star li a pensarci tanto e buttandomi sempre subito. Un paio di volte, tanto per fare un esempio, chiesi semplicemente “ti va di ballare?”, in altre situazioni cominciammo a far commenti sui treni in ritardo, una volta ancora la avvicinai con disinvoltura e semplicemente le “Ciao, sono A….” (per la cronaca, in quest’ultimo caso, non ottenni nulla, ma rimediai una grandiosa soddisfazione).

Alèè, con un solo paragone due fobie (non sono propriamente Schumacher...), ecco perché faccio schifo in entrambi i campi...
Qui però sono più in disaccordo, Clark; dovresti sapere che per molti (per me sicuramente) buttarsi d'istinto a kamikaze (anche in situazioni "estreme") può essere deleterio, un po' come voler sfondare the wall (cit.) a testate: forse alla 10000esima ci riusciresti pure, ma prima ti ricoverano per trauma cranico (leggi autostima livello fossa delle Marianne per i continui e ininterrotti rifiuti, ed è una cosa che può capitare, anche se dopo ogni rifiuto cerchi di dirti "vabbè, alla prossima andrà meglio"). Comunque, il problema principale per me è che, anche ammesso che riesca a imbastire quelle frasi di apertura che hai riportato dopo, non saprei come far capire il mio interesse di quel tipo senza risultare inopportuno e innaturale.

Felicità a tutti,
c.k.


Felicità anche a te Clark, te la meriti...
Vecchio 20-07-2009, 03:12   #139
Esperto
 

Quote:
Originariamente inviata da Clark_Kent Visualizza il messaggio
Aggiungo qualcosa su questo tema, che forse può interessare qualcuno.

Se penso alla mia esperienza con un po’ di distacco, riconosco che le trasformazioni più evidenti sono proprio sotto questo aspetto:

- Se prima pensavo per categorie, usavo generalizzazioni e assoluti, ora riconosco che ogni situazione è unica, e merita di essere vissuta fino in fondo. Se ad esempio teorizzavo lungamente sulle caratteristiche della mia donna “ideale”, la persona perfetta che avrebbe soddisfatto tutti i mie bisogni, oppure costruivo categorie di tipi femminili che erano escluse a priori per i più vari motivi, oggi lo stessa idea di un approccio così rigido mi fa sorridere.
In ogni persona che incontro riconosco qualcosa di interessante e piacevole, e mi sono accorto che le gioie più grandi vengono dall’andare oltre le apparenze, sollevare pazientemente una “maschera sociale” più o meno dura e scoprire cosa ci può essere al di là. Mi è accaduto ad esempio di conoscere una persona che prima avrei evitato come la peste; mi superava per ceto, reddito, posizione sociale, stabilita lavorativa, sicurezza, esperienze, conoscenze, e per di più aveva un carattere volitivo ed energico da donna abituata a comandare e farsi ubbidire.
Ci frequentammo per un po’ di tempo. Non ne uscì nulla, pensate nemmeno un casto bacio, ma fu un’esperienza bellissima, di una calda intimità umana e di una profondità emotiva insospettabile. Alla fine mi disse che tutti gli uomini o ci provavano spudoratamente (lei oggettivamente è bellissima) oppure erano intimiditi e scappavano come cagnolini. “Tu” - mi disse allora - “hai saputo guardare oltre le apparenze”. Non ti avrei dato la mia fiducia se non mi fossi accorta che eri diverso dagli altri” Ancora adesso ne ho un ricordo bellissimo ed emozionante. La cosa che più mi colpisce è che questa situazione ed altre simili si fondano in modo piuttosto diretto sul mio stato di “ex”, se non avessi passato anni ad affinare sensibilità, dolcezza senza poterli dare a nessuno forse ora non potrei attingere ad esperienze così belle.
Scusa ancora Clark, qui probabilmente darò sfogo alle mie peggiori paranoie e categorizzazioni, ma da quel poco che hai scritto (e spero sia proprio perché ne hai fatto un ritratto parziale) quella donna mi sembra che abbia confermato in pieno la tua prima impressione, non tanto nel rapporto che ha instaurato con te (una volta sgombrato il campo da equivoci-sentimental-sessuali), ma nel giudizio che ha verso gli altri uomini: "scappavano come cagnolini"??? Ma le ha usate lei queste parole? Spero di no, anche perché poi non può lamentarsi se resta sola quando disprezza i suoi corteggiatori (timidi e no).

Che significa in questo caso "guardare oltre le apparenze"? Che chi la corteggiava (o timidamente voleva farlo ma non vi riusciva) era sempre e comunque il solito maniaco-represso-porco ecc.? Un uomo doveva per forza esserle SOLO amico per dimostrare di guardare oltre le apparenze? Cavolo, dopo aver letto questo io scapperei ancora più veloce da una del genere...

Dammi pure del paranoico, però sii convincente, eh, Clark?
Vecchio 20-07-2009, 10:48   #140
Esperto
L'avatar di Pertugio
 

Ma si era lei che era una bella maialona ma lo nasconde...
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