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07-08-2008, 23:19
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#1
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Intermedio
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 113
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Cari amici,
sono passato per caso sul forum ed ho trascorso diverso tempo a sfogliare i vari thread. Devo confessarvi che l’emozione è stata notevole poiché mi sono riconosciuto perfettamente nelle parole scritte da moltissimi di voi, rivivendo con grande intensità delle emozioni e dei sentimenti che io stesso ho sperimentato in prima persona. Certe frasi e certe espressioni erano così incisive che avrei potuto benissimo sottoscrivere solo un po’ di tempo fa.
Come avrete forse immaginare dal tempo al passato, la mia situazione è ora profondamente diversa. Proprio per questo motivo ho pensato di raccontarvi la mia esperienza, sperando che il mio vissuto possa essere di aiuto e di incoraggiamento per qualcuno di voi. Fino a tempi relativamente recenti, i miei rapporti personali erano caratterizzati da una patologica timidezza a cui si univa una radicale e profondissima svalutazione delle mia qualità. Potete facilmente immaginare l’angosciante difficoltà di avvicinare una persona dell’altro sesso, il timore del rifiuto come pure la paralizzante sensazione di inadeguatezza. Il confronto con altri uomini era quanto più doloroso ed ansiogeno potessi immaginare: non solo cercavo di agire sempre da solo per evitare potenziali concorrenti e temibili guastafeste, ma posso assicurarvi che uno dei miei pensieri ricorrenti era proprio la frase “cos’ hanno gli altri che io non possiedo?” Una vita vissuta più da spettatore (spesso invidiando la disinvoltura, il carisma e la simpatia altrui) che non da protagonista.
L’esistenza – dicevo a me stesso – è come una bellissima festa per cui non avessi né l’invito né il vestito adatto. Tanto vale restare ai margini, guardare gli altri, struggersi nella rabbia, trovare soddisfazioni alternative (ma quali e a che prezzo?) ma soprattutto macerarsi nell’invidia bruciante. Lascio a voi immaginare quale fosse l’opinione che avevo di me stesso, in quale modo vedessi il mio futuro e quali cupi progetti avessi il mio avvenire, soprattutto sentimentale e di relazione. Non posso nemmeno dire che i miei approcci non funzionassero: non iniziavano nemmeno. La paura di essere giudicato, il terrore di un rifiuto, l’angoscia di essere messo a confronto con altri uomini (da cui mi vedevo separato da un distacco incolmabile) bastavano a tenermi alla larga da qualsiasi esperienza. Non c’è bisogno che io vi racconti tutto nei particolari: ho letto nel forum tante di quelle esperienze dolorose che non ho dubbi di essere compreso dalla maggior parte di voi.
Il punto di svolta è circa un anno fa, quando la sofferenza emotiva è diventata così forte da farmi riconoscere come la situazione sia ormai sfuggita al mio controllo, e che il disagio fosse ormai incontrollabile. In un impulso di coraggio decido di rivolgermi ad un professionista con cui inizio una terapia cognitivo – comportamentale. Nessun farmaco. Avevo, lo ammetto, delle aspettative piuttosto realistiche: non mi aspettavo miracoli, ma avevo semplicemente bisogno di qualcosa che riuscisse a tenere sotto controllo l’angoscia, soffocasse il dolore, mi facesse dimenticare i miei insuccessi in modo da rendermi possibile un vita più o meno normale. In altre parole avevo finito per accettare l’infelicità: chiedevo soltanto un aiuto esterno per renderla tollerabile.
Nove mesi dopo, sono convinto di aver preso la decisione più azzeccata della mia vita e sono pronto a sottoscrivere che mai denaro fu meglio speso. Non sto parlando di un miglioramento, ma di un capovolgimento totale.
Sembra quasi paradossale, ma le conoscenze più recenti (quelle cioè che non avevano mai percepito la mia condizione precedente) mi descrivono come una persona disinvolta e brillante, tanto che possiedo ormai la nomea di un uomo forte e sicuro di sé che “si butta” con disinvoltura in ogni situazione. “Ma come fai?, Come riesci?, “Vorrei essere come te?” sono le cose che mi sento dire più di frequente dagli uomini e potete immaginare bene la gioia e la soddisfazione con cui mi godo queste situazioni. Ho scoperto la gioia di sentirsi descrivere come una persona spontanea, allegra e solare, e non c’è davvero bisogno di molto sforzo per capire quale incredibile vantaggio possano costituire questi aspetti nelle relazioni personali.
Certo, sono una persona di aspetto assai ordinario e mi considero tutto fuorché un seduttore incallito. La mia vita si è però arricchita di un calore e di un’ intensità che non speravo mai di sperimentare, e che fino a qual punto avevo solo cercato vagamente di immaginare.
Ascoltare il respiro di un’altra persona, sentire il profumo morbido della sua pelle, ma anche la sensazione di passare le mani fra i capelli di lei o sfiorare con la punta delle dita il solco morbido fra i seni erano sensazione più immaginate che vissute. Pensate soltanto a cosa possa voler dire la scoperta di una nuova vita: pic-nic con la moto distesi sul prato, cenette a due in qualche bel locale, percepire per la prima volta di essere desiderati, ricevere SMS dolci e affettuosi come bacio speciale della buonanotte ed il resto non ve lo racconto, tanto ve lo immaginate da soli.
La sorpresa gioca anche a livelli forse più terra terra, anche per la novità di poter vivere in prima persona delle situazioni che avevo soltanto osservato con invidia negli altri. Ricordo con emozione la prima volta che ho avvicinato con decisione una donna che era in compagnia di un altro uomo, ho percepito negli occhi di lui la paura del confronto e l’ho visto farsi da parte senza nemmeno che gli dicessi una parola. Ricordo il piacere quando ho compreso che avevo detto “no grazie” ad una che si stava diventando troppo insistente (!), come pure la soddisfazione di percepire le prime manifestazioni di gelosia (“Dai non ci credo che tu sia stato sfortunato in amore! Secondo me tutte le donne ti hanno sempre corso dietro”).
Da qui altre soddisfazioni, altri piccoli traguardi raggiunti. Sapete bene quanto sia facile abbassare il tiro, accontentarsi di poco, dire che tanto quelle belle ed affascinanti se le prendono gli altri e che nel futuro – se va bene – ci sarà soltanto una bruttona inguardabile con un carattere impossibile, quella cioè che nessuno ha mai voluto. Ecco, immaginate ora la sensazione di aspettarla sotto casa, o il piacere di camminare accanto a lei sentendo gli sguardi di ammirazione e di invidia degli altri, magari ascoltando compiaciuto il rumore svelto che fanno i suoi piedini inarcati dai tacchi a spillo, ovviamente belli alti proprio come piacciono a me.
Ecco qui, questa in sintesi la mia nuova vita. Aggiungo solo che non è stato propriamente una trasformazione, semmai un integrazione. Nuove abilità, nuovi aspetti del carattere si sono semplicemente aggiunti e fusi ai precedenti. Non si diventa cioè persone diverse, bensì persone migliori, tanto nella terapia si parla di crescita, di evoluzione e di sviluppo. Le caratteristiche che avevo affinato lungo il tempo (come la sensibilità, la dolcezza, il rispetto degli altri, la tenerezza, l’empatia la cultura) sono rimaste esattamente dov’erano ed hanno finito per integrarsi in un insieme molto armonico. Riuscite a mettervi dei panni di una donna ed immaginare cosa possa voler dire essere corteggiati da un uomo che è sì forte, deciso e sicuro di se, ma allo steso tempo dimostra una calda umanità ed una profonda ricchezza di emozioni e sentimenti?
Attenzione. Non è tutto oro quel che splende e vi metto in guardia su alcune cose:
- Possedere questi lati del carattere non è un passaporto automatico per la felicità negli affetti. In altre parole, sulla vostra rubrica del cellulare possono aggiungere anche 4-5 nuovi nomi femminili alla settimana, ma nulla vi garantisce che fra queste ci sia automaticamente quella giusta. Fra di esse si nascondono la frustrata, l’insopportabile querula quella con un caratteraccio odioso, più il solito corredo di false, ciniche e manipolatrici. Posso dire di aver avuto la mia bella serie di delusioni, arrabbiature, sconfitte che ho però imparato ad accogliere con serenità. Meglio andare liberi per mare (e magari bruciarsi le mani con le scotte) che non restare sul molo a guardare gli altri che veleggiano sulle onde.
- La terapia è maledettamente costosa. Non in termini monetari, anche se in genere i prezzi non scherzano, ma soprattutto in termini di motivazioni e impegno personali. Non aspettativi bacchette magiche e vi avviso subito che non si tratta di rose e fiori. Se non siete disposti a cambiare ed a mettere tutto in discussione non incominciate nemmeno. Ancora adesso ricordo la sensazione di avere le ginocchia di gelatina dopo qualche seduta particolarmente intensa: sarete faccia a faccia con i vostri peggiori demoni. Il momento peggiore è verso i tre quarti della terapia, quando sono state spazzate via le incrostazioni e si comincia a intuire il risultato, dove cioè si comprende che ormai nulla ci impedisce di agire per trasformare in realtà quegli stessi desideri che solo la settimana prima sembravano confinati nel mondo dei sogni e delle fantasie. In quel momento si prova una paura fortissima, poiché tutti noi ci siamo crogiolati per anni in uno sterile autocompiacimento della propria condizione, magari attribuendoci la veste di eroe sfortunato o giocando con il ruolo di vittima infelice del destino. Abbandonare questi modelli (che paradossalmente sono confortevoli, protettivi e rassicuranti) non è sempre semplice poiché costringe a prendere il mano la propria vita riconoscendo di essere gli artefici del proprio destino. E’ un momento difficile e spesso accade di interrompere la terapia sopraffatti dalla paura: questa nuova condizione di responsabilità ha un aspetto angoscioso perché costringe a muoversi su un sentiero che è allo stesso tempo allettante ed infido. Ricordo che all’epoca visualizzavo questo cambiamento come una luce calda e accecante, che allo stesso tempo desideravo e temevo. Se si supera quel momento, poi è tutto in discesa.
- Non vado in giro con il sorriso stampato sulle labbra, né ho trovato la bacchetta magica per risolvere ogni difficoltà. Ho le mie giornate storte, i miei momenti di sconforto, le mia paure e le mie ansie, il che vuol dire che non riesco automaticamente a muovermi nel mondo con il trasporto di una divisione panzer. A volte mi sento ancora brutto, goffo, inguardabile, fragile e timido, ma sono emozioni transitorie che ormai fanno parte di una normale dinamica dei sentimenti. Anche quando ho deciso di dichiararmi ad una donna (ma dichiararmi davvero, guardandola negli occhi e parlandole di tutti i miei sentimenti e delle mie emozioni) mi sentivo come uno scolaretto di fronte ad un professore burbero, ed nelle prime frasi avevo le palme sudate e la voce impastata. Figuratevi poi – eravamo in un posto pubblico… La sera dopo, però, avevo la sua testa abbandonata sul mio petto mentre lei mi sussurrava piano “com’è bello sentir battere il tuo cuore…”
Ecco tutto. Non ho scritto queste righe con l’intenzione di vantarmi né con il desiderio di accrescere la mia gioia per contrasto con l’infelicità altrui. Comprendo la vostra esperienza proprio perché io stesso ho sperimentato per anni le vostre stesse emozioni, ed ora quello stato mi sembra lontano come se appartenesse ad un’altra persona.
Spero solo – e lo dico con tutto il cuore - che la mia testimonianza possa spingere qualcuno di voi a fare il passo nella direzione giusta ed ha sperimentare quelle gioie a cui ogni persona ha diritto. Sarebbe valsa la pena di scrivere e di raccontare.
Ho scelto Clark Kent come nickname. Non è causale, pensateci.
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07-08-2008, 23:42
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#2
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Intermedio
Qui dal: Jun 2008
Messaggi: 231
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be', dopo aver letto la tua testimonianza sono sempre piu' convinto che devo decidermi a iniziare una terapia,almeno per provare,da solo non riesco a migliorare la mia vita;
pero' dato che l'hai provato di persona,in termini pratici,puoi dire in cosa consisteva la terapia? hai detto nessun farmaco,era solo parlare col tuo psicoterapeuta?
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07-08-2008, 23:50
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#3
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Intermedio
Qui dal: Oct 2007
Ubicazione: condominio, in Italia
Messaggi: 299
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caro collega,
mi piace il tuo post. Mi fa piacere per te.
Se hai voglia di scrivere qualche altra informazione su di te, anche in privato, mi piacerebbe sapere qlc in piu, cosi, giusto per fare amicizia (es. etä, che lavoro fai, di dove sei...)
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08-08-2008, 00:40
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#4
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Intermedio
Qui dal: Jun 2008
Messaggi: 184
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Applausi. X curiosità (e se lo vuoi dire, per carità ) a quanti anni è avvenuta la svolta decisiva?
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08-08-2008, 09:23
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#5
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Intermedio
Qui dal: Oct 2007
Ubicazione: condominio, in Italia
Messaggi: 299
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Quote:
Originariamente inviata da mezzelfo
Quote:
Originariamente inviata da matematico
caro collega,
mi piace il tuo post. Mi fa piacere per te.
Se hai voglia di scrivere qualche altra informazione su di te, anche in privato, mi piacerebbe sapere qlc in piu, cosi, giusto per fare amicizia (es. etä, che lavoro fai, di dove sei...)
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tu scrivi 300 messaggi sconfortanti, analizzi tutti i tuoifallimenti con le ragazze con tutti i particolari, minacci di ucciderti se avrai dei rifiuti, poi finisce che trovi la ragazza e non scrivi più niente di te e della tua nuova situazione, com'è andata, cambiamenti, aspettative soddisfatte o disilluse ecc...
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io non credo che sia essenziale per te sapere cose conseguenti al mio rapporto con la ragazza che ho conosciuto, se stiamo ancora insieme, se abbiamo troncato e cosi via. io penso anche che la privacy sia molto importante. ok, è vero, ho scritto vari messaggi di disperazione e ho sbagliato.
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08-08-2008, 10:05
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#6
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Esperto
Qui dal: Dec 2005
Messaggi: 5,057
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Complimenti davvero, il tuo racconto mi fa ben sperare.
A grandi linee quali sono stati i passi della terapia cognitivo comportamentale? tipo parlare con uno sconosciuto partecipare ad una festa o altre cose?
COme hai fatto a reinserirti nel gruppo d amici o come hao fatto a trovartene di nuovi?!
Quindi...per te, uno ci dovrebbe provare anche con le fidanzate?
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08-08-2008, 10:46
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#7
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Intermedio
Qui dal: Jun 2005
Ubicazione: Italia
Messaggi: 186
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Finalmente, dopo anni, un post serio.
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08-08-2008, 11:56
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#8
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Principiante
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 89
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Sono davvero contento che qualcuno sia riuscito ad uscire da questo tunnel buio ed apparentemente senza via d'uscito, perchè alla fine siamo persone fantastiche solo che abbiamo idee strampalate sulla socialità e questo ci preclude la vita, diventando semplici spettatori.
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08-08-2008, 12:39
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#9
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Esperto
Qui dal: Sep 2005
Messaggi: 692
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Bel post. Ma comunque nella vita non ci sono garanzie. Da come scrivi sembra che sei diventato un vero donnaiolo che gira in compagnia di supermodelle, e questo non e` da tutti, indipendentemente. Sono contrario a propagandare stili di vita particolari, la gente dovrebbe aspirare solo ad essere normale nel senso di in equilibrio con se` stessi, senza voler metaforicamente scalare l'everest solo perche` adesso e` di moda. Ognuno deve fare la propria battaglia.
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Ultima modifica di pard; 16-08-2009 a 21:46.
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08-08-2008, 12:40
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#10
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Avanzato
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 305
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Quote:
Originariamente inviata da pard
Poi qui, lo sappiamo tutti che quando uno fa un post dicendo "ho visto la luce" in realta` intende dire che ha scopato. 8)
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:lol:
ma quanto sei saggio?
non per niente sei uno dei vecchi ghiri del forum
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08-08-2008, 14:48
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#11
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Intermedio
Qui dal: Apr 2008
Messaggi: 213
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Quote:
Originariamente inviata da pard
Poi qui, lo sappiamo tutti che quando uno fa un post dicendo "ho visto la luce" in realta` intende dire che ha scopato. 8)
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08-08-2008, 16:27
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#12
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Intermedio
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 113
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Cari amici,
ho letto tutti i vostri post e cerco di dare una risposta collettiva che spero essere esauriente per tutti. In coda alcune risposte a considerazioni isolate.
A) Cosa succede durante una terapia
Prima di tutto un po’ di chiarezza. Lo psichiatra è un medico, ovvero una persona che diagnostica una “malattia” e la cura con dei farmaci che può legalmente prescrivervi. Di questa figura non ho esperienza di prima mano, quindi non mi sento di dirti nulla. Lo psicoterapeuta segue invece un approccio diverso, mira allo sviluppo armonioso della personalità ed è il tuo alleato in un percorso di trasformazione personale che ha lo scopo di darti delle nuove risorse. L’approccio è senz’altro più dolce, meno medicalizzato, ed io per primo ricordo dei momenti in cui mi sono sentito più amico e complice che non paziente. Per questo motivo parlerò solo del mio rapporto con quest’ultima figura, di cui ho una precisa esperienza diretta.
Una seduta di psicoterapia è apparentemente la cosa più prosaica che esiste al mondo: un piccolo ambiente molto tranquillo, di solido arredato in modo molto semplice ed essenziale,senza niente che possa incutere soggezione. Lo studio dove ho lavorato io era la cosa più serena che potessi immaginare: se non ci fosse stata la laurea appesa al muro, poteva sembrare la stanza di una studentessa.
La prima seduta serve in genere per conoscersi e per concordare assieme un obiettivo, che viene formulato di comune accordo in modo semplice, chiaro e positivo. Può suonare come “essere sicuri e disinvolti in pubblico”, “avvicinare nuove persone senza paura” oppure quello che ti sta più a cuore. Poi si svolge tutto come una semplice chiacchierata, due persone sedute su due normalissime sedie. Il linguaggio è semplice e piano, rassicurante. Vieni invitato a parlare liberamente senza nessun confine: il terapeuta non fa quasi nulla. Non ti indirizza, non ti consiglia, ma soprattutto non giudica, non ti impone soluzioni né si intromette in alcun modo nelle tue scelte o sul modo di condurre la tua vita. Il suo scopo è solo guidare il tuo desiderio di cambiamento nella direzione più opportuna, nel modo più efficace, incisivo e veloce. Metaforicamente, puoi immaginarlo come una persona che ti aiuta su un percorso accidentato, stando però sempre alla tue spalle. La direzione la decidi sempre tu, lui si limita a spingerti in avanti ed è sempre pronto a tenerti se cadi. Per questo motivo la motivazione è essenziale: se non sei tu a volere intensamente qualcosa, non accadrà nulla.
Per la parte “cognitiva”, il terapista si limiterà a porti delle domande ogni tanto, a farti osservare dei fatti che gli hai esposto tu stesso, oppure a suggerirti delle riflessioni invitandoti a vedere i fatti sotto un prospettiva diversa: la sua abilità sta proprio scegliere il momento più adatti per darti questi input. Tali situazioni vengono accolti di solito con enorme stupore e sorpresa, si ha quasi la sensazione di sentire una specie di “click” interno, come se un tassello andasse a posto e si incastrasse perfettamente con gli altri. Momento dopo momento si costruisce il cambiamento fino alla trasformazione definitiva.
Per la parte “comportamentale”, egli può lasciarti di solito dei “compiti per casa”, invitandoti ad esempio a tenere un diario, a mettere per iscritto alcune riflessioni oppure suggerirti un tema su cui riflettere da solo. In questo caso, il suo ruolo è simile a quello di medico dello sport: prima inizia a muoverti lentamente l’articolazione bloccata, poi ti spinge a tentare movimenti sempre più ampi stando pronto a sorreggerti, poi ti invita a camminare ed infine a correre e saltare. A volte verrai invitato a cimentarti con delle piccole o anche piccolissime sfide, che poi discuterai alle seduta successiva. Quando vedrai che la cosa funziona (ad esempio perché hai avvicinato una che ti piaceva e la terra non si è aperta per inghiottirti) si sfrutta l’onda emotiva del successo per immaginare una prova più stuzzicante e così via. Se invece non funziona, si discute insieme, si comprende cos’è andato storto e si affinano gradualmente delle capacità che torneranno utili poi. In questa veste, il terapista somiglia quasi ad un allenatore: ti motiva, ti spinge a tentare, segue i tuoi progressi ecc. Ti possono essere anche suggerite delle attività esterne che possono aiutarti. Io ad esempio, mi sono dedicato alla danza scoprendo un mondo di una bellezza indicibile.
Arriva poi un periodo in cui l’impegno diminuisce e ci si confronta un po’ più blandamente (io lo chiamavo scherzosamente “fare i tagliandi”). Alla fine, con la più perfetta tranquillità, i legami vengono allentati ed infine tagliati del tutto. Con serenità e gioia ci si saluta definitivamente e si inizia a cavarsela da soli. Questa è la cosa più importante: non ci si “sposa” con il terapista, né si sviluppa dipendenza, né tanto meno si introduce nella propria vita una specie di regia occulta che dirigerà la propria esistenza dall’esterno. Il tutto si fonda su una specie di paradosso: per un periodo limitato si accetta la guida di un altro (ma l’espressione guida è impropria, e tecnicamente si parla proprio di “alleanza terapeutica”) per poi riuscire a farne a meno. Un po’ come chiedere a qualcuno di metterci le rotelline sulla bicicletta essendo però pronti a farcele togliere appena saremo diventati bravi, anzi a volte bravissimi.
B) Il ruolo del terapista
Se vedete il terapista come una figura salvifica, una specie di mago che in modo indolore vi tira fuori dai vostri guai allora avete sbagliato strada. Anche se non ve ne accorgerete, sarete voi stessi a farlo, sfruttando forze che non sospettavate nemmeno di possedere. Per questo la terapia ha anche un aspetto appassionante, qualcosa che ha a che con una virile sfida. Ricordate sempre che il lavoro di trasformazione non lo fa lui, lo fate voi stessi da soli benché sotto la sua guida. Alla fine il lavoro avrete condiviso il tempo e l’impegno, ma il merito sarà in massima parte vostro.
Quanto conta la persona? Direi 50-50. Se non riuscite a fidarvi, se non c’è comunicazione, se percepite che non riuscite ad entrare in sintonia, se non riuscite a vederlo come un alleato allora non c’è nulla da fare. Il rapporto terapeutico non inizierà mai e saranno solo chiacchiere costose. Salutatelo civilmente e trovatene un altro. D’altro canto, potreste benissimo essere davanti alla persona più brava della terra, ma se non siete seriamente motivati o scappate alla prima difficoltà sono soldi buttati.
Per la mia esperienza è stato bellissimo avere una terapista donna, non solo per lavorare con una figura più protettiva, materna e rassicurante ma anche per l’abilità con cui mia alleata decifrava reazioni e comportamenti femminili che per me erano fino ad allora incomprensibili. Un po’ avere dalla mia parte una simpatica “spia” che conosceva tutti i trucchi ed i segreti del campo nemico ;-)
Quindi non ci sono consigli. Quello che è andato benissimo per me potrebbe essere disastroso per un altro.
> Poi qui, lo sappiamo tutti che quando uno fa un post dicendo "ho visto la luce" in realta` intende dire che ha scopato.
Provo a spigartelo così: ora vivo nel mondo, non più accanto al mondo. Di conseguenza penso che la cosa più bella ed appagante sia proprio sperimentare tutte le esperienze che la vita può regalarmi, assaporandole con una spontaneità gioiosa. La stessa differenza tra il vivere immerso nell’esistenza come se fossi un pesce nell’acqua o invece ciondolare i piedi dal pontile.
Questo non significa che io tratti le donne come un playboy pensando solo al mio esclusivo interesse: se l’hai pensato, rileggiti il mio primo post, ed osserva quanto impegno ho messo per descrivere tutta la bellezza e le delicate sfumature dell’amore romantico. L’intimità fisica è una componente perfettamente naturale della vita, bisogna assaporarla con felicità quanto arriva, ma non cercarla ad ogni costo, magari in un contesto da “una botta e via”.
Secondo me c’è una bella differenza fra il grufolare sul sedile di una macchina parcheggiata dietro una discoteca, galoppando con una persona di cui domani non si ricorderà nemmeno il nome, oppure essere anche solo vicini, sentire che lei sta cercando il tuo contatto e sentirti bisbigliare qualcosa come: “fra le tua braccia mi sento sicura e protetta…” Quale di queste situazioni preferisti vivere?
E chiaro che per me è immensamente più desiderabile il secondo scenario, ma so bene che lo sbocco naturale dell’intimità emotiva è l’intimità fisica. Se arriva, semplicemente, la accolgo con gioia come un dono della vita.
> … di avere anche io una ragazza con la testa sul petto! Sarebbe un sogno!
E’ infatti lo è. Il calore e l’intimità, anche ad un livello non particolarmente spinto, sono una delle esperienze più intense e vivificanti che possa sperimentare un essere umano. Siamo usciti dal locale a mezzanotte ed alle tre del mattino eravamo ancora sotto le stelle ad accarezzarci l’un l’altro, in una romantica piazzetta di un centro storico.
> COme hai fatto a reinserirti nel gruppo d amici o come hao fatto a trovartene di nuovi?!
Ho cambiato radicalmente ambiente: danza. Qui però le cose si fanno lunghette: se a qualcuno interessa, vi racconto qualcosa di specifico, anche perché la scelta ha avuto un ruolo decisivo.
> Quindi...per te, uno ci dovrebbe provare anche con le fidanzate?
No, mai. Proprio perché so bene quanto sia preziosa la felicità negli affetti, non riesco ad immaginare di costruire la mia distruggendo quella degli altri. Era in compagnia di un uomo, ma fra loro c’era una relazione amicale ed artistica, non di più.
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08-08-2008, 16:32
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#13
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Avanzato
Qui dal: Apr 2008
Messaggi: 368
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Quote:
Originariamente inviata da Clark_Kent
> Quindi...per te, uno ci dovrebbe provare anche con le fidanzate?
No, mai. Proprio perché so bene quanto sia preziosa la felicità negli affetti, non riesco ad immaginare di costruire la mia distruggendo quella degli altri.
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bravissimo
fobici arrivisti broccolatori, imparate da superman
non voglio più vedere post come questo:
http://www.fobiasociale.com/postlite5319-.html
dove addirittura incitate alla cornificazione
evviva i broccolatori leali (quindi abbasso anche quelli alti che rubano le basse, quelli troppo belli, quelli non timidi, quelli che ne ciapano più di una alla volta :p e quelli che sanno volare)
8)
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08-08-2008, 18:21
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#14
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Esperto
Qui dal: Apr 2008
Messaggi: 500
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Un post magnifico. Trasmette molta gioia. Sono contentissimo per te!
Anche io in passato pensai di rivolgermi a specialisti. Mai fatto, però.
Quest'anno con un corso di teatro mi sono sbloccato parecchio. Nel senso che sono molto più sicuro di me in contesti pubblici. Certo, sono rimasto un tipo riservato e per certi versi continuo a farmi le mie belle pippe mentali. Più che altro in fatto di donne.
Ho avuto la mia prima e ultima fidanzata oramai 2 anni fa, a 19 anni, poi un po' per pigrizia e un po' per timidezza non c'ho più provato con nessuna.
Volendo, sforzandomi, attacco bottone con chiunque e so mostrarmi simpatico ma per l'appunto si tratta più che altro di una forzatura. Diciamo che la maggioranza delle volte tendo a chiudermi un po'. Alle volte proprio perchè non sento il bisogno di aprirmi, altre perchè sono effettivamente inibito (e questa cosa mi capita più che altro con coetanei sconosciuti).
Una cosa, poi, è che tendo, aimè, ad etichettare la gente con grande facilità. Sorattutto i miei coetanei, che mi sembrano spesso superficiali e stupidi.
Questo, come puoi ben immaginare, mi porta a delle ovvie conseguenze. Pur avendo un buon numero di amici non mi sento sempre a mio agio con sconosciuti, non mi butto nelle situazioni, magari evito di attaccare bottone per paura di risultare noioso...
Credi che dovrei pensare anche io ad iniziare una terpia come la tua?
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08-08-2008, 18:28
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#15
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Avanzato
Qui dal: Aug 2008
Ubicazione: Ortaggiolandia
Messaggi: 441
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Come stonano questo genere di post, qui, nel forvm.
Non un solo tentativo di scaricare colpe e responsabilità su società/donne/uomini brutti e cattivi. Nessun dare addosso agli specialisti, neanche con lo spauracchio della dipendenza (Hurry sarebbe morto all'istante). E che dire di quei continui richiami alla motivazione, o all'assenza di soluzioni magiche!
E' oltraggioso. Si richiede ban immediato. 8)
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08-08-2008, 18:41
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#16
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Esperto
Qui dal: Jan 2008
Messaggi: 4,864
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...
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08-08-2008, 21:00
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#17
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Esperto
Qui dal: Jul 2007
Messaggi: 1,411
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Hai descritto magnificamente il rapporto col terapeuta. Nel mio percorso sto sperimentando le stesse cose e spero di raggiungere la sicurezza che hai descritto tu in quegli ambiti in cui ancora non la possiedo.
Il ruolo di guida che non conduce, l'immagine non salvifica dello psicologo, il clic interiore quando qualcosa ci diviene chiaro...c'è tutto.
Provateci ragazzi, provateci davvero, per quel che rivedo sulla mia pelle, le cose stanno realmente così.
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10-08-2008, 11:24
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#18
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Intermedio
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 113
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Quote:
Originariamente inviata da bardamu
[...] spero di raggiungere la sicurezza che hai descritto tu in quegli ambiti in cui ancora non la possiedo.
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Togli "spero": non c'è nessun motivo perché quello che tu desideri si realizzi. Fra un po' di tempo di riderai delle tue ansie di adesso e rileggendo questo post ti sembrerà tutto irreale, come se appartenesse ad un'altra persona.
Felicità.
Clark Kent
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29-08-2008, 22:04
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#19
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Intermedio
Qui dal: Jan 2007
Ubicazione: Toscana
Messaggi: 192
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Che bella testimonianza,ce ne vorrebbe una al giorno per tirarsi su il morale!Complimenti Clark,sei riuscito a esprimere perfettamente il tuo cambiamento,che sia di augurio per chi ancora sta lottando per avere una vita migliore!
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30-08-2008, 00:51
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#20
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Principiante
Qui dal: Jul 2006
Messaggi: 78
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Son sempre stata tentata di andare da uno psicologo, ma c'è una persona cinica dentro di me che dice che con me non servirebbe. Tutti mi dicono che ti fa vedere le cose da un'altra prospettiva, il mio caratteraccio è convinto di fare una perfetta analisi delle situazioni, molto più realista di quello che potrebbe fare uno piscologo che neppure c'era.
E soprattutto, come dici anche tu, il cambiamento lo fai tu. Mi spaventa quel dover tentare azioni che si ritengono ansiose. Se per me è una tortura compiere una determinata azione, non c'è modo di farmela compiere (se non sono costretta da cause di forza maggiore) e quando la faccio e vedo che ce l'ho fatta, la volta dopo è terribile lo stesso.
(stupido esempio: odio telefonare, ho lavorato un anno al call center di pagine gialle, ho fatto miliardi di telefonate. Ora non ci lavoro più. Continuo ad odiare fare una telefonata.)
Ma leggerti è un piacere lo stesso. Forse dovrei solo avere più fiducia, essere meno cinica e affidarmi a uno bravo. Ci penso sul serio.
Grazie della bella testimonianza che hai dato
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