Ciao a tutti, scrivo questo post per raccontarvi di me, dei miei 26 anni di ansie, fallimenti e della mia famiglia che non ho mai veramente avuto.
Non ho nessuno di cui potermi fidare al 100% nella vita reale e dunque eccomi qui, con anche la speranza che possiate consigliarmi.
Preciso che sarà un racconto abbastanza lungo, dunque ringrazio in anticipo tutti quelli che lo leggeranno.
Sono un ventiseienne che vive in un paesino sperduto del sud, affetto da ansia sociale e da chissà quale altro disturbo, la mia vita è caratterizzata da ansia perenne, soprattutto nei contesti sociali, ciò che per gli altri è facile e automatico, per me non lo è (per esempio anche la pericolosissima azione di bere un caffè al bar davanti a sconosciuti, mi causa ansia da prestazione, manifestando tremori e agitazione, costringendomi a tenere il bicchierino con due mani).
Non ho un lavoro e con il disturbo che mi ritrovo non sarà nemmeno facile trovarne, devo dimenticarmi dal poter fare il semplice cameriere, ai più complessi lavori di precisione, in quanto con i tremori che manifesto, sarebbe impossibile.
Provo a fare un semplice riassunto della mia esistenza
INFANZIA/FANCIULLEZZA: Quand'ero piccolo ero un bambino solitario, all'asilo non ebbi particolari problemi, ma già alle elementari iniziai a essere vittima di bullismo sia verbale che fisico, che spinse mia madre a farmi cambiare scuola in terza elementare.
A casa mia il clima non fu mai dei migliori e fui spesso testimone di varie liti tra i miei genitori e in due casi mio padre alzò le mani anche su di me per futili motivi, non il classico schiaffo, ma fui proprio picchiato con tanto di ematomi che mi rimasero sul viso per più di una settimana entrambe le volte.
Mia madre non mi toccò mai, ma neanche fece niente per difendermi e questo a distanza di 20 anni ancora non glielo perdono.
Ad aggiungersi al tutto, a 5 anni e mezzo iniziai a soffrire di attacchi epilettici che durarono qualche anno, arrivavano all'improvviso e senza preavviso, paralizzandomi completamente, la lingua usciva fuori e tutti i nervi mi si contraevano, in tutto questo però rimanevo cosciente.
Al seguito di questo feci diverse visite neurologiche, sia in ospedale che in ambito privato da diversi specialisti, ricordo ancora i tracciati degli elettroencefalogrammi, feci delle cure e pian piano questi attacchi epilettici diminuirono fino a sparire, non so cosa presi, ma ricordo che diventati un po' più socievole nei confronti dei miei coetanei, come testimoniato dalle pagelle dell'epoca.
Proprio in quel periodo però, verso i 7/8 anni iniziai a soffrire d'ansia, avevo paura che da un momento all'altro potesse arrivarmi uno di quegli attacchi e ci volevano ore per tranquillizzarmi.
Nel periodo delle elementari nella nuova scuola, non ebbi più particolari problemi, mentre alle medie ecco nuovamente il bullismo sia verbale che fisico per tutti i 3 anni o quasi.
Quando avevo 12 anni, mia madre iniziò a stare male subendo un intervento dopo l'altro per salvarsi la vita, dunque iniziai a essere trascurato da parte sua (a mio padre non fregava minimante di me, di cosa pensassi, facessi o come andassi a scuola).
ADOLESCENZA: Il periodo 14-19 fu il periodo più sereno della mia vita, alle superiori non ebbi problemi di bullismo in quanto tutto il vissuto degli anni precedenti, mi fece pian piano incattivire, dunque fui sempre trattato con rispetto, anche se avevo legato in modo profondo solamente con 3 compagni.
Feci anche nuove amicizie anche al di fuori dalla scuola e spesso dovevo divedermi tra due gruppi con cui condividevo varie passioni.
Conobbi anche una ragazza con la quale nacque un rapporto di amicizia davvero solido, durato per circa 3 anni e interrotto a causa di un fidanzamento di lei con un tipo geloso, fu un duro colpo, ma una volta incassato andai avanti.
A scuola mi facevano i complimenti per la mano ferma che avessi e infatti chiamavano sempre me per i lavoretti pratici di precisione (facevo un indirizzo professionale), ma ahimè verso la fine dei 15 anni iniziai a manifestare tremori alle mani nei contesti sociali o rischiosi, a cui non diedi peso, pensando che la causa fossero i troppi caffè che bevessi, l'ansia sociale invece si fece sempre più strada rendendomi difficile la vita sempre più difficile.
DAI 19 ANNI IN POI: Questa fase potrei definirla “l'inizio della fine”.
Finita la scuola non ho proseguito gli studi, pensando di trovare un lavoro e creare una mia indipendenza, l'idea poteva anche funzionare, ma tutto nella mia miserabile vita iniziò ad andare storto.
A mia madre non bastavano più soldi per continuare le cure, decise di vendere la casa, ci trasferimmo dunque in affitto in una casa umida che iniziai a odiare con tutto me stesso, gli amici iniziarono pin piano a diminuire a causa di fidanzamenti e trasferimenti per studio o lavoro e io iniziai a ritrovarmi sempre più solo.
A 21 anni trovai lavoro con un contratto a termine, fu un vero calvario, non riuscì a legare con nessun collega e mi sentivo sempre sotto giudizio, i tremori e l'ansia aumentavano di giorno in giorno e quando finì mi sentì libero.
Avevo ancora un gruppetto di conoscenti con cui fare qualche mangiata (amici di un mio amico che si era trasferito), non avevo un gran rapporto con quest'ultimi causa caratteri e passioni diverse, ma per qualche allegra alcolizzata domenicale andavano anche bene.
A 23 anni riallacciai i rapporti con quella che fu la mia migliore amica in adolescenza, rapporti per lo più telematici a causa della gelosia del fidanzato.
Tutto proseguì calmo e tranquillo in una vita di routine, fino ai 24 anni, quando a causa di un comportamento sconsiderato di questa mia amica, persi gli ultimi conoscenti rimasti e di colpo mi ritrovai davvero solo, sempre più chiuso in me stesso e sempre più evitante.
Intere giornate passate da solo senza parlare con nessuno, iniziando ad evitare tutto ciò che mi creasse ansia, un circolo vizioso che mi ha chiuso in una gabbia, della quale sono ancora prigioniero e costretto a fare uso di ansiolitici come Lexotan o Diazepam per fare anche le azioni più banali.
A giugno di quest'anno ho trovato un lavoretto come apprendista a chiamata, i primi giorni è andato tutto bene, finché in una giornata no, in preda all'ansia non riuscivo a capire cosa stessi facendo, come se la mente non fosse collegata al corpo, iniziando a sudare, tremare con tachicardia alle stelle, inutile dire che non sono stato più chiamato.
Adesso vivo solo con mia madre, alla quale non resta molto da vivere, mi ritrovo dunque alla porta del mio guscio, vorrei avere un lavoro, delle amicizie, una ragazza e vivere una vita degna, ma per me, è come dover scalare una montagna, non ce la faccio più.
Alcune giornate sono incredibilmente positivo e studio piani su come uscire da questa situazione, ma basta poco per ripiombare nel baratro della disperazione con scatti d'ira e l'idea di suicidio, che mai avrei il coraggio di praticare, ma durante quei momenti, paradossalmente questa malsana idea mi fa andare avanti, perché la vedo come una via d'uscita.
Ho anche fortissimi scatti d'ira, anche per motivi banali, scatti di cui mi pento non appena riprendo lucidità, azioni che io stesso successivamente reputo esagerate e ho pian piano sviluppato dei comportamenti anti-sociali quasi anticonformisti, che so che non mi aiutino a cambiare la mia condizione, ma bensì la peggiorano.
Voglio prendere in mano la mia vita, viverla come attore e non come spettatore.
Un saluto a tutti