Allora, cercherò di essere il più sintetico possibile perché mi sono accorto che ho completamente perso lo smalto da forumista...quando scrivo troppo vengo colto da attacchi di sonno e malditesta.
Credo che la verità sia molto più semplice di quello che appaia, nel senso che si deve essere onesti e cercare di considerare le origini delle nostre azioni.
Ho avuto un infanzia assolutamente anonima, con sprazzi di piccoli eventi traumatici che hanno modellato il mio disaddatamento. Cresciuto in buona parte con altri parenti, nonne, e nell'adolescenza in strada. A casa l'anonimato più lampante. I miei mi hanno trasmesso i loro demoni, in particolare mio padre: suo padre ha avuto un pessimo padre, e cosi via, fino a me. Non un carceriere, un violento: semplicemente una persona che non ha mai colto il vero significato di essere padre, con un lieve handicap fisico che gli a dato esuberanza nella vita, ma mai conciliato con suo padre, quasi come se fosse stato (di fatto lo è)figlio di cui vergognarsi.
Una mamma wonderwoman, nata in una famiglia povera, tipica donna italiana relegata a cuoca e contrappeso delle tensioni familiari, anch'essa con un evento tragico in infanzia: una violenza a quanto pare subita da uno zio, sulla quale per mancanza di coraggio non ho mai indagato.
La mia è la tipica storia della persona anonima, che passa inosservata: è intelligente ma non si impegna. Ho uno straccio di vita sociale, ma nessuno si ricorda mai se in certe sere o situazioni io ci sia stato.
Ho il terrore di essere al centro dell'attenzione, forse perché nessuno me ne ha mai dedicata. Da bambino (adesso ricordo perfettamente e so motivare) quando desideravo attenzione fingevo di essere triste, mi isolavo.
Ricordo un evento particolarmente triste: un giorno come di consuetudine vado accompagnato dalla mamma di un amico all'asilo. Arrivo e scopro che tutti sono vestiti a festa per carnevale. Io ero l'unico senza costume. Ricordo ancora perfettamente gli sguardi delle altre mamme, e credo che sia proprio in questi frangenti che si cresce di colpo. Si vergognavano più loro per me, per la terrificante dimenticanza dei genitori, che quasi nessuno aveva il coraggio di farmi notare l'anomalia. Anche se nello sbigottimento celato dei loro volti capivo...
Io ricordo che inquegli istanti ero assolutamente spaesato, ma capivo, capivo eccome...
Ho sempre saputo dentro di me di essere la persona non normale, non adattata. Sono cose che ti rendi da sempre conto.
Da sempre, sin da adolescente mi rendevo conto di essere un vero e propio fallito: mai avuto un idea della vita, mai compreso cosa significasse vivere veramente, circa fino ai 18-19 anni. Paradossalmente il periodo più bello della mia vita sono stati i 3 anni delle scuole medie...
Credo davvero che ci sia poco da fare, anche qui è scritto nel dna e nel modo in cui vieni cresciuto, ma anche nel mondo in cui cresci. Sei troppo anonimo...
Tra le altre cose poi, figlio di genitori piuttosto anziani, che quindi ti modellano come vecchio. Mai andato al mare da ragazzino, mai avuto l'opportunità di vivere la vita.
Poi, poi metti il fatto che da un certo momento in poi vivi buona parte delle tue giornate da solo, e allora diventi meditabondo...pensi pensi pensi...e nei disagi e negli imbarazzi di quelle poche ragazze che conosci, o amici o conoscenti che come te hanno vissuto certe angherie, incominci a metterti nei loro panni. E allora sviluppi un timore reverenziale per le donne, cominci a comportarti come credi che sarebbe opportuno comportarti meglio con loro (anche sulla scorta di delusioni cocenti subite...)
Pur di non metterle in imbarazzo e dagli fastidio, finisci a assumere il profilo di una mummia. Nessun trasporto, niente deve trasparire, mentre dentro di te un universo si agita. Sai dentro di te che saresti migliore del 90% dei fidanzati che ci sono nell'universo, semplicemente perché cercheresti di trattare le donne come esseri umani, giusto perché quasi ti ci rivedi nella loro condizione di discriminate...il problema e che tutto questo non si vede. Non c'è tempo, non ci sono le occasioni; e poi ci sono le ragazze stronze che mantengono lo status quo.
Se non sei maschio cosi, non vali nulla: devi essere uomo con la U maiuscola. E tu non lo sei.
La svolta in negativo che poi sfocerà (per fortuna in megli...) oggi avviene dai 21 ai 25 anni, adesso ne ho 27, o 28? Boh, cmq sono nato nel 1984.
Una macchia diventa insopportabile, un ossessione che agli occhi di te stesso ti rende patetico, ridicolo, alla solita, un assoluto fallito, proprio per l'importanza che il giudizio delle donne hanno per te. L'essere vergine e tutto quello che ne consegue. Sei cosi perché inadatto a
scopare, e se non sei scopabile, che uomo sei?
Ecco allora che entro in una fase altalenante di depressione, che ho scoperto negli anni essere distimia. Come cura per fortuna le ubriacature il fine settimana con gli amici, cosa curiosa, un pò tutti come me (una delle poche cose che mi ha mantenuto in vita), e, sopratutto, la cannabis e derivati.
È allora che scopro la rete per confessarmi. Avrò scritto storie come questa che state leggendo in 5 siti sul web, nella speranza malcelata di incontrare un essere che come me fosse disperato. Il chè, per grazie di dio accade, tanto che mi fidanzo ufficiosamente con una ragazza(un abisso di nevrosi, problemi fatta persona, niente in confronto a me) del nord-est, per dei ridicolissimi 4 mesi, terminati i quali ho
teoricamente sedato questo travaglio. Poi un altro anno di ritorno nella depressione, probabilmente più cupo perché mi mette di fronte anche a i miei difetti.
Oggi, terminando e semplificando, mi ritrovo come molti miei coetanei a quasi ventotto anni, in casa coi genitori, in una situazione famigliare da commedia alla De Filippo. Laureato a novembre al fallimentare dams, dopo 6 anni di studi e due anni di ritardo per bocciature all'istituto tecnico. Non ho mai lavorato per disaddatamento, non ho mai avuto una ragazza nella vita reale: quasi nessuna amicizia o conoscenza femminile. Non mi piango più adosso, non mela rifaccio più con gli altri, ma mi rendo conto davvero che non ho niente in comune con questo mondo. Vorrei tanto innamorarmi e avere una persona a fianco, ma comincio a non avere neanche più le romantiche convinzione di un tempo. Vivo davvero alla giornata, e per fortuna assumo meno cannabis e derivati.
La cosa strana è che se voi mi vedeste per strada, senza conoscermi, si beh, potreste individuare alcuni tratti strani. Bruttarello perché magro, un po gobbo e con il nasone, apparentemente molto più giovane della mia età. Ma poi per il resto una persona normale. Eppure mi sento fuori dall'universo spesso. Nell'abbigliamento persino adattato.
Non vi sto ovviamente a dire che spessimo ho pensato al suicidio, anche perché, ancora una volta, ho avuto (e ho) un parente che mi ha attaccato l'odio per la vita, la commiserazione e il piagnisteo. Mio nonno paterno, che, pensate, da bambino mi portava in giro, cosi, come si dice dalle mie parti, "a portare a spasso i nipote", al cimitero, sulla tomba della sua mai dimenticata moglie...mah...
Grazie per l'attenzione di chi leggerà: non escludo che prossimamente scriverò delle aggiunte alla mia storia.
Spero che mi accettiate.