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Vecchio 17-11-2010, 17:11   #1
Esperto
L'avatar di Gufetto
 

Dopo qualche giorno, ecco la storiella della mia vita.
Sono nato 27 anni fà e vivo da sempre in questa vallata deprimente. Mia madre è un'operaia, così come era mio padre prima che andasse in pensione. Ho una sorella poco più grande che sto cominciando a non sopportare.
La mia infanzia è stata abbastanza anonima, all'asilo ed alle elementari ero in un istituto di suore, ero il classico bambino introverso e uno dei preferiti della maestra. Ogni tanto mi chiedo se si nasce con un certo carattere, una certa inclinazione emotiva, o lo si diventa.
Mio padre era allora una persona che avvertivo assente, burbera, mia madre era infelice e subiva la sua presenza. Di mia sorella non ho grossi ricordi. Comunque non vengo sù tanto bene, a scuola non mi riesce di legare con qualcuno in particolare, mi faccio qualche "nemico" fra i bambini neanche sò perché, mentre i restanti mi prendevano in giro. Con le bambine niente di rilevante, credo di non avere mai rivolto la parola a nessuna in 5 anni. La maestra una volta si inventò una cassettina delle lettere dove gli alunni mettevano letterine per i compagni della classe, distribuite poi a fine giornata. Attendevo trepidante il momento, salvo scoprire puntualmente che per me non c'era niente, solo una volta mi furono cosegnate letterine ma scoprii presto che erano delle prese per il culo dei miei pseudocompagni. Ero come Charlie Brown davanti alla cassetta della posta ad aspettare gli auguri di San Valentino. Non avevo niente da dire anessuno ma speravo che qualcuno si interessasse a me.
Alle medie niente di ché, qualche nuovo compagno e compagna, lego con i 2 "sfigati" della classe e porto questo legame fino alla fine del terzo anno. Per il resto, anche qui divento presto l'alunno preferito della prof di italiano, per quel che scrivevo nei temi, per la mia docilità e la mia mansuetudine tipica di chi è sempre fra le nuvole. Comunque a scuola non vado molto bene, in ogni caso passo tutti e 3 gli anni e giungo alle fatidiche superiori.
A quell'età devi cominciare a sapere cosa fare nella vita e indirizzarti ad un indirizzo di studio. Io non sapevo cosa fare, ero in confusione, avvertivo le prime pressioni dall'esterno, non sapevo gestirle, non avevo ancora capacità di giudizio e non sapevo cosa fosse meglio per me. Nel frattempo persi i compagni di allora e mi trovai solo. Mi iscrissi ad un istituto tecnico, operatore meccanico, ma fallii e fui bocciato. Mi iscrissi ad elettronica e telecomunicazioni ma anche qui mi ritirai prima della fine del primo anno, e infine mi iscrissi al biennio ma rinunciai del tutto e mi trovai sulla strada.
Passarono circa 2 anni senza far niente se non qualche corso di computer, ma niente che sentissi mio, e intanto il mio pensiero e il mio umore si stavano modificando. Comunque, grazie a questo corso trovai lavoro come apprendista impiegato, dove mi trovai bene e ci passai 2 anni e mezzo. Nel frattempo la mia famiglia saltò per aria e mia madre abbandonò casa mia in lacrime, un San Valentino di molti anni fà, e rimasi in casa con mio padre e mia sorella. Trovai un po' a culo lavoro come commesso (strano a dirsi per un frequentatore di questo forum) in un importante negozio a livello nazionale (lo conoscete tutti), feci lo stage di 6 mesi ma mi rimandarono a casa perché scelsero una collega che trovarono più preparata. Anche qui mi trovai bene, non legai con qualcuno in particolare anche se ogni tanto quando mi reco in negozio mi salutano e mi parlano. Di nuovo in strada e stavolta giunge in soccorso mia madre che mi indirizza dai parenti di una sua collega di lavoro, che hanno una pelletteria dove fabbricano cinture per una nota azienda. Ci passo 2 anni e mezzo e conosco l'orrore del lavoro di fabbrica, ogni giorno 8 ore in piedi davanti ad una macchina senza parlare con nessuno, e con gli occhi del padrone sempre addosso. In quel periodo pensavo intensamente alla morte e mi sentivo sconfortato alla massima misura. Mi spedirono a casa alla scadenza del contratto per il sopraggiungere della crisi, ed arrivo ad oggi dove sono tutt'ora "per strada".

Facendo un salto indietro al primo lavoro, con i primi stipendi cominciai ad andare a prostitute, dapprima anche ogni settimana, poi via via calando. Ma le prostitute le frequento solo per inerzia, per soddisfare l'impulso dell'attività sessuale che sento provenire dall'esterno. In realtà mai mi sono sentito soddisfatto.

Con le prostitute cominciai ad andare dalle stradali, sarà stato circa il 2001-2002, dopodiché deluso dalle esperienze mi sono rivolto a quelle da appartamento, senza tuttavia trovare ciò che cercavo. In effetti, forse, nemmeno io sò cosa cercavo e cerco tutt'ora, e tutt'ora tendo ad "accontentarmi" di tizie da 4 soldi, salvo poi ritornare a casa a palle piene e frustrato.
Non credo che le prostitute siano adatte a me, anzi...sono semplici corpi vuoti, neanche femminili, a mio parere...però non posso fare altrimenti. Mi sentirei ipocrita ad approcciare tizie facendo il carino salvo poi avere fini scoperecci.

Il sesso è una frustrazione, oramai gli orgasmi dopo un rapporto sono accompagnati da un senso di vuoto e di delusione, e per un qualche motivo sono certo che prescinda dal rapporto previo pagamento o meno. Non mi sento capace di soddisfare una mia eventuale lei, non mi sento attraente, mi sento inadeguato e quando navigo nella rete nei miei soliti siti mi spaventa conoscere quanto sia abnorme il numero di coloro che fà sesso, di quante ce ne siano disponibili, di quanto sia normale e scontato chiavare, conoscere le avventure sessuali altrui, capire quanto tutti facciano le peggio porcate ed io non ricordo neanche quando ho dato (se lo ho dato) un semplice bacio sulla guancia. Sopravvivo in una società di chiavatori. Al punto che non avverto più l'impulso sessuale ma avverto il sesso quasi come un obbligo sociale, le volte che lo faccio non sento neanche l'impulso. Tra l'altro sono sessualmente sovrastimolato e non mi eccita più il corpo femminile, toccare un seno o quant'altro, e le stimolazioni sessuali non mi fanno effetto.

Ho cominciato a guardare porno a 12 anni. Io credo, con un filo di logica e concatenazione dei pochi eventi che ricordo (e anche con un pò di fantasia), di essermi avvicinato al porno per sopprimere alla mancanza di compagnia femminile. O forse sentendo parlare alle medie di masturbazione e porcherie varie, non potendo provare di persona, per conoscere questo affascinante mondo, e per conoscere anche le donne, pensavo che ci volesse esempio esplicativo..film porno, appunto. Il porno mi ha fatto credere di ritenere una buona percentuale di donne come "oggetti", mentre una parte di me sà che non è così.

Riguardo le donne, non ho mai avuto un buon rapporto con loro. Come detto a scuola il rapporto era inesistente, e le poche occasioni non le ho fatte fruttare per inesperienza.
Il mio approccio verso di loro, quando c'è stato, od è stato idiota, impacciato o aggressivo, ma a volte mi vien da pensare che sia stato così perché semplicemente non meritavano di essere trattate in altro modo (tale atteggiamento per molti mediocri sarà riconducibile a "la volpe con l'uva"). Non sò ben come comportarmi con loro..mi dicono di essere me stesso, ma dubito che funzioni. Comunque loro non mi aiutano di certo, ho scordato l'ultima volta che ho avuto (se mai l'ho avuta) una discussione un po' più intima con una ragazza con la quale aprirmi senza sentirmi dare di fallito o senza sentirmi bollare come sfigato ancor prima di riuscire a farmi capire, o anche un semplice scambio di chiacchiere dove potessi sentirmi "alla pari"...e comunque nella realtà e nel virtuale sono perfettamente invisibile.
Sono 10 anni che nessuna entra nella mia vita né conosco qualcuna che valga un minimo di interesse e in ogni caso ritengo inutile pure cercarmela, non approccio più nessuna né mi aspetto di essere approcciato, mi sono abituato col tempo a pagare le prostitute per avere un minimo di attenzioni sia pure farlocche e insoddisfacenti. Sia perché partirei con un handicap, sia per l'imbarazzo di misurarmi con chi mi cagherebbe in testa in tutti i campi, rimarcando il mio pensiero per cui la socializzazione è semplice impiego della capacità di ergersi sull'altro.
Non ho il coraggio neanche di contattare le tizie via Feisbuk, chat, forum o siti specifici come MeetIC, per rendere l'idea della cosa.
Vecchio 17-11-2010, 17:12   #2
Esperto
L'avatar di Gufetto
 

Da quando andavo a scuola molte cose sono cambiate, io non mi riconosco più, quel timido ragazzino con il sorriso accennato, fiducioso di incontrare qualcuno con cui aprirsi, ha fatto il posto a uno stronzo rancoroso; sono rimasto indietro, lo si capisce solo guardandomi: ho 27 anni, ne dimostro 15 ed io me ne sento 80, e le ragazze mi sembrano così diverse da me che neanche le approccio più, così lontane che a volte mi sembrano delle stelle. In tutto ciò il porno mi ha illuso di poterle "conoscere", ma mi ha solo peggiorato la situazione, quelle sono pagate, ciò che fanno è un atto creato dal commercio e non dalla passione..poi il resto, famiglia, scuola, lavoro, mi ha ulteriormente afflitto al punto da farmi percepire la vita intera come un fardello, e si converrà che nessuno starebbe accanto ad uno così, che non ha sogni, stimoli, niente da dare se non qualcosa probabilmente ritenuto esiguo visto che dalle persone, in una società dove si richiede solo efficienza e prestazione, viene chiesto sempre di più..
La mia storia personale mi vedeva come una persona tutto sommato sensibile, emotiva, introspettiva, anche con una certa capacità di non farsi abbattere dalle difficoltà dei percorsi, sempre pronto a tentare e riprovare fino all'ultimo nelle cose alle quali tenevo. Ero una tenera roccia e ora sono l'opposto, una pappamolla dalla testa dura. Mi ritenevo di avere qualcosa da dare, adesso, dopo non essere riuscito a trovare qualcuno di rilevante, dopo non aver trovato niente su cui riversare energie, ritengo di essere vuoto o perlomeno inutile, uno "scarto di lavorazione", in mezzo a chi vuole sempre spremerti come un limone, a chi da te vuole sempre il meglio e non basti mai come sei.

Il lavoro è un incubo anche solo pensare di cercarlo. Per come lo concepisco, il lavoro è una schiavitù, ed essendo il lavoro il mezzo per stare al mondo, in fine ultimo dell'individuo e il fondamento della nostra società, assimilo la vita stessa alla schiavitù, e talvolta mi vien da pensare alla morte come unica e concreta forma di liberà, al contrario di tutte le altre forme illusorie che si spacciano come salvezza. La famiglia, già accennato, la scuola idem, la socialità pure...
Oramai me ne sto chiuso in casa al pc, ma neanche su internet trovo conforto. Mi sento solo, solitudine emotiva e mentale a prescindere da quella fisica. Non ho amici dai tempi delle medie, o anche solo semplici conoscenti, nessuno con cui potermi confidare, oramai mi sento "vecchio" per i giovani di oggi, ho 27 anni ma sono rimasto indietro con i tempi, me ne sento almeno il doppio e mi ritengo incompatibile con lo stile di vita attuale. Vedo tutti inseriti a palla nel mondo del lavoro, nel mondo della società, nella vita futura, ma io mi sento sempre soffocato e solo, perché non condivido le intenzioni altrui.
Nessuno sembra parlare di me o di qualcuno che mi assomigli, io non esisto. Non mi rivedo in nessuno né nessuno si rivede in me, né ho mai avuto affinità mentale con qualcuno. Spesso poi quando tento di comunicare finisco per l'irritare il prossimo, non so per che cosa passo, e preferisco troncare e somatizzare. Nessuno sà neanche il mio nome, la prima cosa che si sà di una persona quando si comunica con lei, quando si parla con LEI e non con un anonimo nick o con qualcun'altro a caso. Ormai il mio nome non lo prounica più nessuno...
La comunicazione su internet fallisce poiché non ho riscontro che il mio messaggio sia recepito e mi sento quindi solo a prescindere, ormai.

E comunque solitamente nella realtà non si parla tanto ad una persona ma a un semplice funzionario del sistema. Se vai in un negozio parli con un commesso, se vai in una banca con un banchiere, e così via, mai con una persona, siamo oramai al post-umano e le persone interagiscono fra di loro come ruolo sociale e portatori di interessi, la persona è reficicata e le cose, le leggi economiche e legislative valgono più di essa, e il consumismo e il giro del denaro sono gli unici impulsi per socializzare.

Mi sento solo anche perché uno come me sembra non esistere in cielo, in terra, nella letteratura, nel cinema, nell'arte, non è il target di spot televisivi...neanche nella fantasia esisto (forse nelle "Notti bianche" di Fedor, titolo che tra l'altro vale per me in tutti i sensi). Mi sento diverso dagli altri, e questo si esplica spesso in un essere profondamente antisociale e in un isolamento più o meno voluto e qualche volta ingiustificato.

Che altro dire...oramai evito i luoghi affollati, non so cosa ne sarà di me perché per vivere soli bisogna essere Dio od un animale...oramai niente mi trasmette niente, sia musica, film, libri, tutto mi sembra piatto, anonimo; il mio cuore pare arido da anni, e per cuore intendo non tanto il muscolo, figura metaforica per indicare il centro dei sentimenti, ma quel nucleo caldo che viene alimentato dall'identità che a sua volta è un prodotto del riconoscimento, quel nucleo caldo che ci permetta di di avere la passione nel fare, capire cosa siamo e sentiamo, capire cosa è giusto per noi e dare una direzione alla vita, per quanto essa sia di merda e limitata, e per riconoscimento non intendo il solo fatto di esserci, di lavorare, di respirare o riferirsi a sé con il termine "Io", ma essere riconosciuti dall'ambiente circostante come essere umano e sentirsi quindi a CASA.
Vecchio 17-11-2010, 18:51   #3
Avanzato
L'avatar di Hypercube
 

non so cosa dire...forse perche nn ci sono parole...
Vecchio 17-11-2010, 19:50   #4
Banned
 

è incredibile come persone intelligenti e colte come te, debbano soffrire così in questa società del cazzo. Mi ritrovo molto in quello che scrivi, sarà il solito consiglietto inutile e banale, ma ti dico non mollare.
Vecchio 17-11-2010, 20:00   #5
Principiante
 

Non immagini quanto mi sia ritrovato in quello che hai scritto.
Bisogna sbattere la testa e dimenarsi un poco per trovare una dimensione nel vuoto interiore.
È difficile, ma ne varrà la pena!
Vecchio 17-11-2010, 20:41   #6
Intermedio
L'avatar di Blood_Stained_Sky
 

Quote:
Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
La mia storia personale mi vedeva come una persona tutto sommato sensibile, emotiva, introspettiva, anche con una certa capacità di non farsi abbattere dalle difficoltà dei percorsi, sempre pronto a tentare e riprovare fino all'ultimo nelle cose alle quali tenevo. Ero una tenera roccia e ora sono l'opposto, una pappamolla dalla testa dura. Mi ritenevo di avere qualcosa da dare, adesso, dopo non essere riuscito a trovare qualcuno di rilevante, dopo non aver trovato niente su cui riversare energie, ritengo di essere vuoto o perlomeno inutile, uno "scarto di lavorazione", in mezzo a chi vuole sempre spremerti come un limone, a chi da te vuole sempre il meglio e non basti mai come sei.
Beh cosa dire? La parte di discorso che ho quotato contiene parole che sembrano scritte da me. Purtroppo la vita ci mette di fronte tanti eventi, fino ad un certo punto, riusciamo a tollerare anche le negatività ed andare avanti, ma poi, si arriva ad un certo momento che il troppo stroppia ed allora si cambia, si diventa apparentemente vuoti dentro, o almeno così ci percepiamo, si diventa apatici nei confronti di ciò che prima ci dava qualche emozione. Ed allora, forse, anche senza rendercene conto, alziamo un muro verso l'esterno, ci rinchiudiamo in casa, ci isoliamo, tanto là fuori non c'è niente per noi sembra e se anche ci fosse, come lo troviamo? In ogni caso, non bisogna MAI arrendersi, mai dire mai, tanto cosa si ha da perdere? Per considerare la morte come unica via di libertà credo che tu abbia ancora tempo, 27 anni, non bastano per darsi per vinti, credimi, io ho solo un anno meno di te.
Vecchio 17-11-2010, 21:22   #7
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
Mi spedirono a casa alla scadenza del contratto per il sopraggiungere della crisi, ed arrivo ad oggi dove sono tutt'ora "per strada"..
Beh! Leggendo la tua presentazione la prima cosa che mi viene di dirti è: prova a fare il gigolo!
No davvero, per ora ti auguro ti trovare subito un lavoro.
Vecchio 17-11-2010, 23:45   #8
Esperto
L'avatar di Inosservato
 

Il consiglio che ti posso dare è quello di focalizzare tutte le tue energie sulla ricerca del lavoro. Prova a cercare attraverso internet, nelle agenzie interinali, attraverso le conoscenze dei tuoi familiari.... Normalmente non sono dell'idea che si debba forzare la propria natura a tutti i costi ma in questo caso devi fare uno sforzo, è troppo importante. Il resto amici, ragazza, vita sociale hai tutto il tempo per cercarlo se ti va, altrimenti pazienza. Ma il lavoro ti occupa il tempo, ti da autostima e ti permette di avere un'indipendenza finanziaria.
Facile a dirsi lo so, ma ci devi provare, perchè ne vale la pena.

Bella la definizione pappamolla dalla testa dura...... ne conosco uno così
Vecchio 18-11-2010, 11:12   #9
Esperto
L'avatar di Labocania
 

Gufetto, ho letto tutta la tua storia e devo dire che in diversi passi l'ho condivisa vivamente.

Quote:
Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
Mi sento solo anche perché uno come me sembra non esistere in cielo, in terra, nella letteratura, nel cinema, nell'arte, non è il target di spot televisivi...neanche nella fantasia esisto (forse nelle "Notti bianche" di Fedor, titolo che tra l'altro vale per me in tutti i sensi). Mi sento diverso dagli altri, e questo si esplica spesso in un essere profondamente antisociale e in un isolamento più o meno voluto e qualche volta ingiustificato.
Conosco bene quel libro, quanti aspetti della mia personalità e delle mie esperienze mi accomunano a lui.

Sono felice che tu ci abbia raccontato la tua storia al completo, con spietata lucidità senza nascondere nulla, a quanto leggo.
Vecchio 18-11-2010, 14:31   #10
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
...oramai niente mi trasmette niente, sia musica, film, libri, tutto mi sembra piatto, anonimo; il mio cuore pare arido da anni, e per cuore intendo non tanto il muscolo, figura metaforica per indicare il centro dei sentimenti, ma quel nucleo caldo che viene alimentato dall'identità che a sua volta è un prodotto del riconoscimento, quel nucleo caldo che ci permetta di di avere la passione nel fare, capire cosa siamo e sentiamo, capire cosa è giusto per noi e dare una direzione alla vita, per quanto essa sia di merda e limitata, e per riconoscimento non intendo il solo fatto di esserci, di lavorare, di respirare o riferirsi a sé con il termine "Io", ma essere riconosciuti dall'ambiente circostante come essere umano e sentirsi quindi a CASA.
Di tutta la tua storia ci sono molti passaggi in cui mi rivedo, stesse senzazioni orribili.
Abbiamo bisogno di aiuto, è inutile che pensiamo che da soli possiamo uscirne fuori, dobbiamo avere il coraggio di chiedere aiuto. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, dobbiamo mangiare merda e cagare zucchero!

Noi non ci arrenderemo fino a quando non finirà tutto il sangue che ci scorre in corpo, fino a quando non avremo tutte le ossa spezzate.

Con l'aiuto di qualkuno possiamo lottare e possiamo vincere.
La speranza è l'unica cosa che mi è rimasta!
Vecchio 18-11-2010, 14:45   #11
Intermedio
L'avatar di argo84
 

La tua storia mi commuove fratello, a volte anche io mi sento arido e vuoto come ti senti tu, ma cerco di spingere col pensiero e cercare di approcciare agli altri. E' dura all'inizio ma vedrai che piano piano, sulla scia di un piccolo successo, troverai la forza di andare avanti.
Vecchio 18-11-2010, 17:28   #12
Avanzato
 

Sei il classico esempio di come un uomo senza il lavoro si abbrutisce e degrada.

Spero che la lucida chiarezza con cui riesci a vedere la tua situazione ti aiuti anche a risolverla. Almeno hai ancora del tempo a 27 anni.
Vecchio 18-11-2010, 20:04   #13
Esperto
L'avatar di caostotale23
 

Accipicchia che bella presentazione, complimenti! Potresti fare lo scrittore. La tua è purtroppo l'ennesima dimostrazione che a questo mondo le persone più intelligenti sono spesso quelle che hanno meno titoli di studio e invece, ci sono tanti laureati che a malapena sanno scrivere in italiano. Figurati che un ingegnere che lavora con mio padre ogni tanto quando deve spedire delle comunicazioni (ordini, fatture ecc...) và nell'ufficio di mio padre e gli "sottopone quello che ha scritto". E mio padre, pur non essendo laureato, è costretto a "correggergli i compiti"...(una volta ha portato alcune di queste lettere a casa, vedessi quello che c'è scritto...).
Restando a quello che hai scritto, hai perfettamente ragione! La vita è questa purtroppo. La cosa brutta (e su questo mi dispiace per te) è che nel tuo caso, non si tratta soltanto di timidezza o di insicurezza con le donne o altro. Non è soltanto un disagio psicologico quello che stai vivendo, ma un vero e proprio disagio esistenziale. Senti che nulla ha un senso in questa vita. Il sesso, le donne, gli amici, il lavoro, la famiglia...tutto questo a che serve? Qual è lo scopo ultimo di tutto quello che facciamo?
Rispondo io a questa domanda e lo faccio con un'altra domanda: quale vorresti che fosse il tuo scopo? Quale senso credi che sia più giusto dare alla tua vita?

"Mi dispiace ragazzo mio, tu hai dentro tanta forza ma agisci come se stessi aspettando qualcosa."

"Cosa?"

"Chissà...la tua prossima vita, forse."

(Dialogo tra L'Oracolo e Neo, tratto dal film "Matrix")

P.S. Devi fare una scelta! La tua vita dipende da ciò che scegli. Se hai problemi a relazionarti agli altri è perchè tu stesso (inconsciamente) scegli di avere paura degli altri. La paura nasce dentro di noi. Il nostro peggior nemico siamo noi stessi. Io non dico che devi conformarti alla massa, anzi! L'obiettivo non è questo: l'obiettivo è quello di essere felici. Se vivi in questo modo e stai bene così allora non c'è nessun problema. Ma se ti senti disadattato o emarginato, perchè ritieni che questa è una società di merda ecc...che è tutta colpa degli altri che sono "scemi" allora stai sbagliando di grosso. Non fare l'errore che ho fatto anche io in passato, cioè quello di attribuire agli altri tutte le colpe e costruirti un alibi per poter continuare a giustificare il tuo stato di malessere.

Sulla vita hai perfettamente ragione. E' su te stesso che sbagli.
Vecchio 18-11-2010, 20:49   #14
Esperto
L'avatar di Gufetto
 

Mi aspettavo, con un po' di delusione, le risposte di quelli che mi consigliano il lavoro..ormai è scontato, tutti i problemi di un individuo sembrano ricondursi alla sua mancanza. Forse è scappata la concezione che ho del lavoro, nient'altro come ambiente spersonalizzante, dove l'individuo incontra la sua pura strumentalità e la sua superfluità. Andassi a lavorare starei pure peggio di ora, visto che nel mio ultimo impiego a momenti sfiorai il suicidio...per quello ho problemi solo ad avvicinarmi ad un'agenzia interinale o a un centro per l'impiego, a pensare di infilarmi in un buco...questo purtroppo è un problema che non so come risolvere.
Il fatto è che vivo in un ambiente deprimente, in mezzo a pelletterie di cinesi, fabbriche e porcherie industriali varie. Proprio i posti nei quali mi sento condannato a stare, con orari dalle 8.00 alle 17.30, ore passate ad avvitare bulloni o star dietro ad una macchina. Non sono pretenzioso, non sbatto i piedini perché mi arrogo il diritto di lavorare a Disneyland o su una nave da crociera, non per questo devo rovinarmi la vita a fare cose che non sento mie solo per 4 soldi; ma nel lavoro non valgo niente e non so che lavoro potrei fare in questo pattume, visto che non esiste lavoro che dia sicurezza e attorno a tutto c'è un alone di pessimismo e incertezza per il futuro.
Quanto al dar la colpa agli altri, io mi limito a constatare ciò che ho attorno e non ho problemi nel vedere ciò che di poco buono c'è in me. Anzi, solitamente io vedo gli altri sempre migliori di quello che sono; a volte li invidiavo, volevo essere un po' più coglione, come tutti, e quindi più felice..ma poi ho smesso perché essere come gli altri non fà per me, seppure l'omologazione abbia i suoi vantaggi.
Comunque ciò che ho scritto l'ho estrapolato da un mio tema che se volessi pubblicare tutto dovrei troncare in una decina di post...
Vecchio 18-11-2010, 22:42   #15
Banned
 

Il lavoro è importante per la vita di un uomo. Si possono fare tutti i discorsi fiolosofici che volete ma la verità è questa. perlomeno in questo mondo.
Ti ho augurato di trovare presto un lavoro forse perchè il sottoscritto ci tiene particolarmente visto che sono un 35nne precario che deve pagare bollette e quant'altro. E un giorno, chissà, mi piacerebbe avere una famiglia. Anche se le lancette mi pare scorrano più velocemente.
In ogni caso spero che tu raggiunga la felicità al più presto, cosa che auguro a tutti gli utenti di questo forum.
Vecchio 19-11-2010, 00:10   #16
Banned
 

Quote:
Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
Mi aspettavo, con un po' di delusione, le risposte di quelli che mi consigliano il lavoro..ormai è scontato, tutti i problemi di un individuo sembrano ricondursi alla sua mancanza. Forse è scappata la concezione che ho del lavoro, nient'altro come ambiente spersonalizzante, dove l'individuo incontra la sua pura strumentalità e la sua superfluità. Andassi a lavorare starei pure peggio di ora, visto che nel mio ultimo impiego a momenti sfiorai il suicidio...per quello ho problemi solo ad avvicinarmi ad un'agenzia interinale o a un centro per l'impiego, a pensare di infilarmi in un buco...questo purtroppo è un problema che non so come risolvere.
Il fatto è che vivo in un ambiente deprimente, in mezzo a pelletterie di cinesi, fabbriche e porcherie industriali varie. Proprio i posti nei quali mi sento condannato a stare, con orari dalle 8.00 alle 17.30, ore passate ad avvitare bulloni o star dietro ad una macchina. Non sono pretenzioso, non sbatto i piedini perché mi arrogo il diritto di lavorare a Disneyland o su una nave da crociera, non per questo devo rovinarmi la vita a fare cose che non sento mie solo per 4 soldi; ma nel lavoro non valgo niente e non so che lavoro potrei fare in questo pattume, visto che non esiste lavoro che dia sicurezza e attorno a tutto c'è un alone di pessimismo e incertezza per il futuro.
Quanto al dar la colpa agli altri, io mi limito a constatare ciò che ho attorno e non ho problemi nel vedere ciò che di poco buono c'è in me. Anzi, solitamente io vedo gli altri sempre migliori di quello che sono; a volte li invidiavo, volevo essere un po' più coglione, come tutti, e quindi più felice..ma poi ho smesso perché essere come gli altri non fà per me, seppure l'omologazione abbia i suoi vantaggi.
Comunque ciò che ho scritto l'ho estrapolato da un mio tema che se volessi pubblicare tutto dovrei troncare in una decina di post...
Non ho altro da aggiungere, comprendo fin troppo bene.
Amico, questa è la vita, così tocca campare. Di lavoro, anche se non ci piace.
Io spesso mi chiedo il perchè di tutto questo, perchè sono costretto a soffrire di cose che dovrebbero essere banali, quantomeno agli occhi della gente "normale".
Io mi accetto per quello che sono, vorrei essere felice, ma non ci riesco.
E non credo ci siano rimedi rapidi per "guarire" di questa condizione.
Con la realtà di questo mondo faccio i conti ogni santo giorno, vorrei vivere un'altra vita, ma questo non è possibile.
Non la'vrei mai voluto dire, ma ho come l'impressione che per campare sia necessario conformarsi e accontentarsi di quello che la società ci offre.

Buona fortuna.
Vecchio 19-11-2010, 03:10   #17
Esperto
L'avatar di Robedain
 

Ciao Gufetto e benvenuto!
Mi riconosco anch'io in molti passi della tua presentazione, soprattutto per quanto riguarda la ricerca e il significato del lavoro...
Ti auguro di trovare dentro la tua anima gli stimoli, le passioni e le motivazioni che ti aiutino a ridare un senso alla vita e di viverla in funzione di un grande scopo ultimo con il quale realizzarti e poter dire a te stesso: alla fine ce l'ho fatta!
Ti auguro il meglio...
Vecchio 19-11-2010, 03:56   #18
Banned
 

mi sono fermato alla prima riga non ce l'ho fatta a leggere il solito racconto della vita buia e tempestosa.
benvenuto e spero che ti trovi bene in questo forum. a presto.
Vecchio 19-11-2010, 11:30   #19
Avanzato
 

Quote:
Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
Mi aspettavo, con un po' di delusione, le risposte di quelli che mi consigliano il lavoro..ormai è scontato, tutti i problemi di un individuo sembrano ricondursi alla sua mancanza. Forse è scappata la concezione che ho del lavoro, nient'altro come ambiente spersonalizzante, dove l'individuo incontra la sua pura strumentalità e la sua superfluità. Andassi a lavorare starei pure peggio di ora, visto che nel mio ultimo impiego a momenti sfiorai il suicidio...per quello ho problemi solo ad avvicinarmi ad un'agenzia interinale o a un centro per l'impiego, a pensare di infilarmi in un buco...questo purtroppo è un problema che non so come risolvere.
Il fatto è che vivo in un ambiente deprimente, in mezzo a pelletterie di cinesi, fabbriche e porcherie industriali varie. Proprio i posti nei quali mi sento condannato a stare, con orari dalle 8.00 alle 17.30, ore passate ad avvitare bulloni o star dietro ad una macchina. Non sono pretenzioso, non sbatto i piedini perché mi arrogo il diritto di lavorare a Disneyland o su una nave da crociera, non per questo devo rovinarmi la vita a fare cose che non sento mie solo per 4 soldi; ma nel lavoro non valgo niente e non so che lavoro potrei fare in questo pattume, visto che non esiste lavoro che dia sicurezza e attorno a tutto c'è un alone di pessimismo e incertezza per il futuro.
Preferisci vivere ai margini allora? Capisco il tuo punto di vista, ma non c'è scappatoia, se non sei figlio di papà ti tocca lavorare 8-17:30 finché non arrivi alla pensione, e quel giorno ti diranno che i fondi pensione sono esauriti e ti devi attaccare. L'alternativa è essere visto da tutti come un peso morto da evitare.

Adesso torno ad eseguire il mio lavoro spersonalizzante, altrimenti l'ingranaggio si inceppa ed emerge la mia superfluità.
Vecchio 19-11-2010, 14:23   #20
Intermedio
L'avatar di argo84
 

Quote:
Originariamente inviata da Nói Visualizza il messaggio
Sei il classico esempio di come un uomo senza il lavoro si abbrutisce e degrada.

Spero che la lucida chiarezza con cui riesci a vedere la tua situazione ti aiuti anche a risolverla. Almeno hai ancora del tempo a 27 anni.
Secondo me il problema è opposto. non è la mancanza di lavoro a deprimere una persona ma la depressione stessa che impedisce di guardare al lavoro e alle cose della vita.
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