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Vecchio 19-11-2010, 14:27   #21
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Originariamente inviata da argo84 Visualizza il messaggio
Secondo me il problema è opposto. non è la mancanza di lavoro a deprimere una persona ma la depressione stessa che impedisce di guardare al lavoro e alle cose della vita.
esattamente..
Vecchio 19-11-2010, 15:02   #22
Avanzato
 

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Originariamente inviata da argo84 Visualizza il messaggio
Secondo me il problema è opposto. non è la mancanza di lavoro a deprimere una persona ma la depressione stessa che impedisce di guardare al lavoro e alle cose della vita.
E' vero anche questo, è un cane che si morde la coda...la mancanza di lavoro ti toglie l'autostima e i mezzi per essere felice, di conseguenza ti deprimi, di conseguenza non hai più stimoli a fare nessuna cosa.
Vecchio 19-11-2010, 15:09   #23
Esperto
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Originariamente inviata da Nói Visualizza il messaggio
Preferisci vivere ai margini allora? Capisco il tuo punto di vista, ma non c'è scappatoia, se non sei figlio di papà ti tocca lavorare 8-17:30 finché non arrivi alla pensione, e quel giorno ti diranno che i fondi pensione sono esauriti e ti devi attaccare. L'alternativa è essere visto da tutti come un peso morto da evitare.

Adesso torno ad eseguire il mio lavoro spersonalizzante, altrimenti l'ingranaggio si inceppa ed emerge la mia superfluità.
Prendi per il culo?
Ma quale felicità dal lavoro, smettiamola. La felicità ha un'etica che il lavoro non ha. La cultura cristiana ci dice che il lavoro è la punizione che Dio diede ad Adamo per aver disobbedito ad un ordine , così come diede alla donna la punizione di partorire con dolore. Ma quale felicità, ma che cazzo di lavori fate, i pornoattori? Nessuno è felice di andare a lavorare ed i soldi non sono una valida compensazione. Basta favolette, per cortesia.
Vecchio 19-11-2010, 15:35   #24
Avanzato
 

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Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
Prendi per il culo?
Ma quale felicità dal lavoro, smettiamola. La felicità ha un'etica che il lavoro non ha. La cultura cristiana ci dice che il lavoro è la punizione che Dio diede ad Adamo per aver disobbedito ad un ordine , così come diede alla donna la punizione di partorire con dolore. Ma quale felicità, ma che cazzo di lavori fate, i pornoattori? Nessuno è felice di andare a lavorare ed i soldi non sono una valida compensazione. Basta favolette, per cortesia.
Allora non lavorare, vai a vivere su una panchina in stazione, che ti devo dire. Comunque non ti prendevo per il culo, se preferisci ascoltare chi ti compatisce e ti dà ragione fai pure...ma questo non è tempo per i sognatori. Sei tu che ti racconti le favolette se cerchi un'alternativa, perché l'alternativa al lavoro non c'è.

Io non ho mai detto che la felicità viene dal lavoro, non mi pare che l'abbia scritta nessuno una frase del genere. Dico solo che è indispensabile lavorare per sopravvivere, e perché gli altri non ti considerino un poveraccio da non includere mai e poi mai tra le proprie frequentazioni.

Uno come te potrebbe trovare soddisfazione nel lavoro solo mettendo su un'attività in proprio, perché si sa, c'è ben poco stimolo e motivazione nel farsi il culo e rovinarsi la salute per arricchire un altro. Ma a meno che uno non abbia le chiappe parate in caso di cattiva riuscita degli affari, a meno che uno non abbia genitori ricchi o abbia già dei soldi da investire, meglio lasciar perdere di questi tempi. Quindi, l'unica alternativa è cercare un altro lavoro. O fare il trentenne-quarantenne-bamboccione mantenuto a vita dai genitori, ma sai che soddisfazione, e non mi pare proprio che tu aspiri a questo.

Francois Truffaut scrisse "ritengo che il lavoro sia una necessità come l’evacuazione degli escrementi e che chiunque ami il suo lavoro non sappia vivere". E lui era uno che faceva un lavoro estremamente interessante, non alienante. Ci sono invece persone che si appassionano al proprio lavoro, io non sono tra queste, però mi rendo conto che bisogna lavorare per poi fare nel tempo che rimane quello che ti piace e vivere almeno uno straccio di vita.
Vecchio 02-03-2011, 14:47   #25
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Benvenuto... mi ritrovo in quasi ogni cosa che hai scritto.... piacere di averti fra noi..

Lo dico a te come ad altri.. se ti va di parlare io sono disponibile

Ultima modifica di Rickyno; 02-03-2011 a 14:59.
Vecchio 24-07-2011, 19:09   #26
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Carissimo Gufetto,
sono nuovo del forum ma ti confesso che ho letto questa tua biografia molte e molte volte. Mi ha davvero toccato. E quel che mi ha impressionato di più è la profondità a cui è giunta la tua esplorazione della mente; una profondità che già ha sentore dell'abisso sul quale sta per spalancarsi.
Le nostre storie personali sono tutte simili, più o meno. Infondo tutta l'umanità sperimenta bene o male gli stessi passi, solo che ognuno lo fa a suo modo.
Tu ti sei fatto molte domande, che sono nate dal tuo malessere e dalla tua sofferenza. Ed è proprio questo che ti rende un essere UMANO.
Tutto quello che ci gira intorno, il vorticoso roteare di visi raggianti, sorrisi bianchissimi e facce sempre spensierate, la vita "senza preoccupazioni" di chi vuole solo sentirsi leggero, di chi "si diverte" sempre, quella che Munch chiamò "la danza della vita": quella non è umanità. Quelle sono solo persone che scappano dall'oscurità che ricopre le nostre anime.
Nella tua presentazione sei arrivato al punto cruciale del sentiero che si snoda tra queste tenebre, quella che io chaimo la strozzatura della clessidra:


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Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
Che altro dire...oramai evito i luoghi affollati, non so cosa ne sarà di me perché per vivere soli bisogna essere Dio od un animale...oramai niente mi trasmette niente, sia musica, film, libri, tutto mi sembra piatto, anonimo; il mio cuore pare arido da anni, e per cuore intendo non tanto il muscolo, figura metaforica per indicare il centro dei sentimenti, ma quel nucleo caldo che viene alimentato dall'identità che a sua volta è un prodotto del riconoscimento, quel nucleo caldo che ci permetta di di avere la passione nel fare, capire cosa siamo e sentiamo, capire cosa è giusto per noi e dare una direzione alla vita, per quanto essa sia di merda e limitata, e per riconoscimento non intendo il solo fatto di esserci, di lavorare, di respirare o riferirsi a sé con il termine "Io", ma essere riconosciuti dall'ambiente circostante come essere umano e sentirsi quindi a CASA.
Nè l'arte, nè la cultura, nè le più nobili virtù dell'umanità potranno mai distoglierti da questo errore. Solo la tua anima può farlo, ma per farlo deve essere educata, deve essere incoraggiata a seguire un cammino spirituale.
Perchè c'è una verità nascosta, che è la risposta al tuo quesito.
La verità è che la nostra casa non è in questo mondo. Noi la cerchiamo qui perchè crediamo non esista altro, ma essa si trova in un luogo diverso, al quale non possiamo accedere se non seguiamo la via indicataci da chi l'ha già percorsa.
Vogliamo trovare noi stessi, ma "noi" non siamo da nessuna parte. Là dove abbiamo costruito l'idea di "io" non c'è altro che l'eterno mutamento, come una sorgente che sgorga senza fine, la cui acqua non è mai la stessa.
Per questo non ci troviamo mai.
Una mia ex amica diceva spesso: "Quando parlo di me non riesco mai a centrare il punto. Questo dimostra che siamo infiniti". Ma non è così, questo dimostra solo che non esiste alcun punto da centrare.

Non considerare queste parole come quelle di un fanatico religioso o di un hippie new age. Non sono nè l'uno nè l'altro.
Quello che voglio dire è che per risolvere questo problema, che è il più antico e tormentoso dell'umanità, non c'è altra via che la spiritualità, la quale può assumere varie forme.
Nella tradizione cristiana è rimasto poco di autentico, e quel poco è stato infangato dall'esistenza di una istituzione che ha altro scopo se non il potere e il potere, come dice Orwell nel suo 1984, è fine a se stesso.
Tuttavia esistono altre tradizioni di comprovata affidabilità, dove non esiste casta e dove gli insegnamenti, per vari motivi, si sono mantenuti puri.
Se vuoi risolvere la tua situazione, anzi, se vogliamo risolvere la nostra situazione, è lì che dobbiamo cercare.

A cuore aperto,
Isma'il
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