Ciao a tutti, l'età è quella in cui già da tempo avrei dovuto sposarmi, arredare casa e riempirla di bambini, in molti tendono a ricordarmelo senza particolare delicatezza, omettendo un dettaglio fondamentale al buon esito di questo imprescindibile (dicono) rituale: con chi. "Sposati, riproduciti e consuma", come se la comunione fra due persone si realizzasse solo attraverso la procreazione - a volte mi sembra di essere lo sfigato di una campagna pubblicitaria. In realtà non mi infastidisce l'assoluta indifferenza verso i sentimenti altrui con la quale mi rinfacciano di non essermi fatto una "vita" (potrei obiettare che la vita, come la intendono loro, non è l'unica vita: Battiato, ad esempio, gli avrebbe risposto che non siamo fatti per riprodurci, ma per evolverci) trovo piuttosto miope riconoscere solo nella famiglia, nel diventare padre o madre, il significato di maturità e responsabilità. Del resto la natura ci ricorda che anche gli animali sono responsabili verso i propri cuccioli, dico in sostanza che non curarsi di un figlio sarebbe crudele, crescerlo ed educarlo, di contro, non implica responsabilità, come se ideologicamente questa fosse un valore riconoscibile solo ed esclusivamente nell'essere genitore.
Ebbene, la vita non cambia dall'oggi al domani, la consapevolezza del percorso che mi ha portato ad essere ciò che sono mi spinge a guardare la realtà con freddo e cinico realismo: prima di quanto pensassi, prima di diventare anagraficamente vecchio, sono arrivato al punto che l'unica cosa che cerco nella vita è smettere di cercare qualcosa. Istintivamente - lo riconosco - spero di incontrare qualcuna con cui condividere la mia vita, dopotutto siamo animali sociali. Ma non sono una persona di bell'aspetto, con la parlantina facile, alta tanti centimetri o con gli occhi verdi, distinguermi tra la folla è impossibile, se a questo aggiungiamo l'eccessiva timidezza il disastro è servito. Lo so e ho bisogno di ricordarlo per evitare di cadere nelle illusioni.
Non avendo mai avuto una relazione sentimentale, non sapendo cosa regola il rapporto di coppia, mi sento inadatto e quindi terrorizzato alla sola ipotesi di aprirmi ad una compagna, inevitabilmente anche al suo giudizio, con la sincera paura di deluderla, essere scaricato e soffrire della mia incapacità. Insomma, quell'istinto è controbilanciato dal terrore di scoprire quanto i miei timori fossero fondati: come evitare la visita dal medico nella paura di scoprire che, sì, sono malato. Questo significa soppesare i pro e i contro di ogni azione in modo inconscio prima ancora di compierla. Succede in ogni ambito della quotidianità. Mentre parlo penso se quello che per sto per dire sia giusto. Succede sempre. Mi ruba tante energie.
Le giornate si susseguono uguali fra loro, consumate in un vortice di emozioni perlopiù negative, alimentate da una crescente sfiducia verso il futuro. Trovando ispirazione dalle tante testimonianze, mi sono state particolarmente utili le parole di una ragazza: bene, ogni mattina mi tengo in forza con quotidiani esercizi di uccisione della speranza. La funzione della speranza è precisamente quella di un feticcio, una illusione affascinante che serve a nascondere l'abisso, l'oppio che ci culla in una sorta di falsa beatitudine.
"La felicità - diceva Totò - è fatta di attimi di dimenticanza". Com'è bello andare a dormire